Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Heaven parve sorpresa nel vederlo rientrare.
    «Non andavate di fretta, voi due?»
    «Andiamo di fretta, infatti» confermò Ronnie. «Ho solo dimenticato una cosa.»
    «Qualcosa di cui proprio non potevi fare a meno?»
    Ronnie prese le chiavi della casa di Maya e gliele sventolò sotto agli occhi.
    «Qualcosa di cui non posso fare a meno.»
    Era una fortuna che Maya, preoccupata dall'idea che Kara potesse avere dimenticato a casa qualcosa, gli avesse lasciato una copia delle chiavi.
    Mentre usciva guardo l'orologio.
    Lei e Gabriel sarebbero tornati a casa in serata. Esisteva la concreta possibilità che non si accorgessero di nulla, o almeno così sperava.
    «Hai risolto?» volle sapere Michel quando lo raggiunse.
    «Direi di sì.»
    «Quindi sai dove possiamo trovare una macchina?»
    «Esatto.»
    Michel lo guardo con ben più ammirazione di quanto Ronnie pensasse di meritare.
    «Andiamo, allora.»
    «Ti avverto, però, che ci sarà un po' di strada da fare.»
    «Allora speriamo di non incontrare Dean.»
    Ronnie si sforzò di essere ottimista.
    «Andrà tutto bene. Anche perché, se qualcosa non dovesse andare bene, Gabriel scoprirebbe che abbiamo preso la sua macchina e mi ucciderebbe.»
    «Gabriel non ti ucciderà, se qualcosa andrà male» replicò Michel. «In quel caso saremmo già morti quando lo verrà a sapere.»

    Entrarono in casa. Ronnie non impiegò molto per trovare le chiavi dell'auto di Gabriel. Esitò un attimo.
    «Forse non stiamo facendo la cosa più giusta.»
    Michel gli strappò le chiavi di mano.
    «Non abbiamo altre soluzioni quindi, di conseguenza, prendere la macchina di Gabriel è la migliore.»
    Uscì e si diresse verso l'auto.
    Ronnie lo seguì.
    Quando lo vide piazzarsi al posto di guida, cercò di protestare: «Non pensarci nemmeno! Quella è la...»
    Michel lo ignorò.
    «Sali!»
    Era troppo tardi per obiettare. Era stato lui ad avere avuto l'idea di utilizzare l'automobile di Gabriel e adesso era opportuno che affrontasse senza tirarsi indietro la situazione nella quale si era infilato spontaneamente.
    Ronnie salì.
    «Dove dobbiamo andare?»
    «Nell'unico posto in cui Melvin può avere portato Yuma.»
    Ronnie si sentì raggelare.
    «Yuma è con lui?»
    «Penso di sì, ma non ne sono sicuro.»
    «E se invece fosse con Dean?»
    «Spero di no. Per proteggere il proprio segreto non esiterebbe a ucciderla.» Michel avviò il motore. «Per quanto sia assurdo a dirsi, in questo momento Melvin potrebbe essere meno pericoloso di Dean.»
    Ronnie abbassò lo sguardo.
    «Spero che tu abbia ragione.»
    «Lo spero anch'io.»
    Michel uscì dal cortile e, non appena fu in strada, accese lo stereo.
    «Non mi sembra il caso di accendere la musica» obiettò Ronnie.
    «Non dobbiamo farci notare» precisò Michel, alzando il volume.
    Ronnie spalancò gli occhi.
    «Ascoltare musica rock a tutto volume lungo la strada ti pare il modo migliore?»
    Michel annuì.
    «Essere notati è il modo migliore per non essere notati.»
    «Quello che dici non ha senso.»
    «Invece ne ha eccome» obiettò Michel, offeso. «Se passa un'auto con la musica a tutto volume, la gente non pensa che chi la sua guidando si voglia nascondere, quindi nessuno presterà troppa attenzione.»
    «Va bene, va bene, se lo dici tu» si arrese Ronnie. «Io, comunque, rimango del parere che tu abbia qualche rotella fuori posto.»
    «È probabile» ammise Michel. «Se fossi completamente sano di mente me ne sbatterei le palle di Melvin, di Yuma, di Dean, di te e di tutti gli altri. Non avrei mai accettato la proposta di quel venduto di Harvey e sarei rimasto a Dark River.»
    Ronnie si ritrovò a chiedersi come sarebbero andate le cose se Michel non fosse tornato a Starlit Spring.
    Yuma sarebbe stata ugualmente in pericolo?
    Lui e Yuma si sarebbero rivisti?
    Tutto, ancora una volta, sembrava ruotare intorno a Yuma.
    Ronnie non poté fare a meno di chiedersi dove fosse, con chi fosse e, infine, se stesse pensando a lui.
    «Sei davvero sicuro di dove sia?» chiese a Michel.
    L'altro alzò gli occhi al cielo.
    «Possibile che tu non sappia fare altro che ripetere le stesse domande? Ovvio che non posso essere sicuro di niente! L'unica certezza, nella vita, è la morte. È inutile dire che spero di poter rimandare la nostra il più possibile. E anche quella di Yuma, naturalmente, altrimenti non sarei qui.»
     
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