Anime di metallo

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Milly Sunshine
        +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Scrittore
    +1,079

    Status
    Anonymous
    Per il momento è abbastanza normale che ti sfugga qualcosa! :D
    Passiamo comunque alle cose serie. u.u Siccome a Natale siamo tutti più buoni e il giorno di Natale è passato da appena sette mesi, ho pensato che avrei potuto postare anche la prima parte del capitolo 63... :P




    Capitolo 63.
    Pamela aveva ancora gli occhi fissi sul telefono quando udì dei passi alle sue spalle. Erano leggeri, quindi non erano quelli di Patricia.
    Si girò e, senza troppa sorpresa, vide sua madre, che la fulminava con gli occhi.
    «Perché mi guardi così?» protestò. «Sapevi come sarebbe finita.»
    Lei scosse la testa.
    «Speravo che tu prendessi una decisione migliore. Voltare le spalle a Melvin non è mai la soluzione migliore.»
    Pamela si morse la lingua. Non voleva dire niente che infastidisse sua madre, in quel momento, ed era sicura che qualsiasi parola avesse pronunciato avrebbe ottenuto l’effetto che si stava sforzando di evitare.
    I rumorosi passi di Patricia anticiparono il suo arrivo.
    «Mamma, smettila.»
    Pamela vide la madre girarsi verso Patricia.
    «Patty, lo sai anche tu...»
    Lei la interruppe: «So che tu non avrai mai il coraggio di lasciare da parte Melvin una volta per tutte. Ti ha dato quello che desideravi, ma adesso ti sta prendendo più di quanto ti abbia mai offerto. Ne vale la pena?»
    «È sicuramente la soluzione più semplice. Se solo Pam se ne fosse resa conto, non avrebbe preso decisioni avventate.»
    Quella di abbandonare Tom Harvey non era stata affatto una decisione avventata.
    «So che lavori per Melvin» gli aveva comunicato Pamela, non appena le aveva risposto al telefono. «Stavolta è inutile che ti sforzi di negare, perché lo so perfettamente. La nostra collaborazione è chiusa.»
    Tom aveva cercato di replicare, ma Pamela non aveva dato importanza alle sue proteste.
    «Io e te abbiamo chiuso» aveva concluso. «Se non ti sta bene, io non so cosa farci, ma dovrai comunque fare a meno del mio aiuto.»
    «Non vedrai un soldo» le aveva ricordato Tom.
    Era stato uno sforzo notevole, per Pamela, puntualizzare che non le importava nulla del denaro. Non era così e Tom lo sapeva perfettamente, ma si era detta che, seppure la sua volontà di arricchirsi non si fosse placata, avrebbe trovato un’altra soluzione.
    Patricia sembrava soddisfatta della decisione che aveva preso.
    «Per la prima volta dopo tanto tempo posso dire che ti ammiro, Pam.»
    La loro madre aveva scosso la testa, con aria desolata.
    Patricia, imperterrita, aveva proseguito: «Melvin Emerson va fermato, e rendersi sua complice non è il modo migliore per farlo.»
    «Nessuno lo fermerà mai» aveva obiettato Pamela. «È impossibile.»
    «E allora perché hai voltato le spalle a Tom?» le aveva chiesto la madre. «Non riesco a capire il tuo strano comportamento.»
    «Perché ne ho semplicemente abbastanza» le aveva spiegato Pamela. «Sono ancora giovane per puntare a qualche preda ambita. Ho dato un’occhiata alla casa dei Craven. Il fidanzato di quella poveretta che è stata ammazzata probabilmente ha un discreto conto in banca. Se riesco a convincerlo che io posso rimpiazzare Natascha, non avrò più niente di cui preoccuparmi per il resto dei miei giorni.»
    «Ancora questa idea di conquistare un uomo ricco?» Il tono di Patricia era meno critico di quanto Pamela si fosse aspettata. «Sai, forse potrei riuscire ad approvarti, se fossi sicura che questo ti impedisse di fare altre stronzate.»
    Rincuorata dalle parole della sorella, Pamela sorrise.
    «Qualora Ralph Craven non volesse saperne, gli potrei sempre chiedermi di presentarmi qualche suo amico benestante.»
    Patricia annuì.
    «Ottimo.»
    Con una certa sorpresa, Pamela la vide infilarsi la giacca.
    «Dove vai?»
    «A fare quello che tu preferisci evitare» rispose Patricia, più gelida di quanto Pamela potesse immaginare. «Melvin Emerson va fermato, e stare qui a parlare del più e del meno non è il modo migliore per riuscirci.»
    La madre cercò di fermarla.
    «Aspetta, Patty, dimmi almeno cosa vuoi fare.»
    «Voglio trovare Melvin» si limitò a dire Patricia, prima di avviarsi verso la porta.
    La aprì, oltrepassò la soglia, la richiuse alle proprie spalle e scese le scale con la sua solita camminata pesante.
    «Pensi anche tu che ci stia nascondendo qualcosa?» domandò Pamela alla madre. «Dato che non può sperare che Melvin si materializzi dal nulla, è possibile che sappia dove si trova?»

    Patricia non era certa di poter rintracciare Melvin, ma il fatto che Dean si fosse fidato di lei abbastanza da spingersi a certe confidenze era un buon punto di partenza.
    Si erano incontrati soltanto un paio d’ore prima, in quella che avrebbe dovuto essere una piatta e monotona mattina di ottobre.
    «È sempre un piacere vederti, Patty» aveva osservato una voce, alle sue spalle, mentre camminava lungo le vie del centro.
    Si era girata e le era comparso davanti agli occhi Dean Tray, quello che molti anni prima era stato il ragazzo dei suoi sogni e che, se avesse potuto tornare indietro, avrebbe evitato. Ci sarebbero state altre soluzioni, oltre ai documenti falsi e alla fuga, per una ragazza che avesse davvero avuto la testa sulle spalle.
    “E io, senza Dean tra i piedi, forse sarei diventata davvero una ragazza con la testa sulle spalle.”
    «Per me è molto meno piacevole» aveva risposto, sincera.
    Dean non era stato infastidito da quel commento. Si era limitato a un lieve sorriso, fissandola con attenzione.
    «Io e te dobbiamo parlare» le aveva comunicato, infine. «È stata davvero una fortuna incontrarti per caso.»
    Per quelli come Dean Tray, Patricia lo sapeva bene, il caso non esisteva. Se lui desiderava vederla e si era trovato a percorrere la sua stessa strada poteva significare soltanto che l’aveva seguita. Avrebbe dovuto esserne infastidita, ma in passato era stata talmente assuefatta dalle manie di Dean da non farvi nemmeno caso.
    «Dimmi tutto» lo aveva esortato.
    «Non qui» aveva precisato Dean. «È un genere di discorso che non si può fare lungo una strada pubblica. Vieni con me.»
    L’aveva seguito.
    Dean l’aveva condotta verso un parcheggio fuori città.
    «Sali in macchina» le aveva ordinato, indicandole la sua automobile.
    Ancora una volta Patricia aveva fatto quello che lui le diceva.
    Erano saliti entrambi.
    «Allora?» gli aveva chiesto Patricia. «Che cosa vuoi?»
    «È molto semplice» aveva risposto Dean. «Devi aiutarmi a liberarmi di quello che per me potrebbe diventare un grosso problema.»
    Le aveva parlato di Melvin.
    Le aveva raccontato di Yuma.
    Per quanto Patricia riuscisse a immedesimarsi in quella sventurata ragazza, non riusciva a credere che avesse potuto fidarsi di Dean.
    «Yuma ha avuto un figlio» aveva aggiunto lui. «Se Melvin dovesse scoprirlo, ucciderà entrambi. Purtroppo non posso sperare a lungo nel silenzio di Yuma: so che, messa alle strette, finirà per confessare a Melvin quello che abbiamo fatto.»
    «Non è un problema mio» aveva obiettato Patricia.
    «È anche un problema tuo, invece» aveva replicato Dean. «Vuoi che qualcuno sappia chi sei davvero? Io posso confermare che sei Patty Miles.»
    Patricia era rabbrividita.
    «Non farlo, ti prego.»
    «Non lo farò, se mi aiuterai» le aveva promesso Dean.
    «A fare cosa?»
    «È molto semplice: c’è un solo modo per evitare che, prima di essere ammazzata da suo padre, Yuma gli racconto cosa c’è stato tra me e lei.»
    «Quale?»
    Per un attimo aveva pensato che Dean volesse un aiuto per eliminare Melvin. Per quanto non avesse intenzione di immischiarsi in certe faccende, avrebbe addirittura potuto arrivare a valutare quella possibilità.
    Non era questo, però, che Dean aveva in mente.
    «Tappare la bocca per sempre a Yuma prima che suo padre arrivi a lei.»
    Era seguito un interminabile momento di silenzio.
    A quel punto, trattenendo a stendo i conati di vomito, Patricia aveva spalancato la portiera.
    Se n’era andata senza una parola, ripensando al male che Melvin le aveva fatto e che sua madre aveva coperto.
    Quello che aveva subito lei, era niente in confronto a ciò che Yuma aveva dovuto sopportare. Non avrebbe permesso a Dean di avvicinarsi a lei... e non l’avrebbe permesso nemmeno a Melvin.
    “Devo parlare con Michel” si disse, ripensando ai fatti di quella mattina. “È l’unico che possa aiutarmi.”
    Si precipitò a casa di Kelly James, dove sperava di trovarlo.
    Suonò il campanello.
    Non ottenne risposta.
    Suonò ancora il campanello.
    Ancora una volta non ricevette risposta, così come non accadde al terzo, al quarto, al quinto tentativo...
    Michel non era in casa.
    “Sono ancora al punto di partenza.”
     
    Top
    .
587 replies since 18/5/2013, 16:33   3129 views
  Share  
.