Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    OK, ma è l'ultimo aggiornamento del giorno... e secondo la mia concezione di giorno, non intendo dalle 0.00 alle 24.00, ma da quando mi alzo a quando vado a dormire. :D




    Seduto al tavolo della cucina ben arredata, le cui pareti erano tempestate di fotografie incorniciate di Heaven Emerson, Gabriel teneva gli occhi fissi sul bicchiere d’acqua che Naive gli aveva messo davanti.
    «Allora?» insisté la sua amica, seduta di fronte a lei.
    «Non è facile da raccontare» ammise Gabriel, alzando lo sguardo. «A volte ho creduto che sarei impazzito, se avessi insistito nel tenermi tutto dentro.»
    Naive rimase in silenzio, come a esortarlo a continuare.
    «Come ben sai, un tempo io e Kenneth eravamo grandi amici» proseguì quindi. «Non è certo un legame di cui posso andare fiero.»
    Naive annuì.
    «Posso capire cosa significa.»
    «Già, nessuno meglio di te.»
    «Vedi, siamo sulla stessa lunghezza d’onda...» Naive si mordicchiò il labbro inferiore. «Anzi, forse io sono messa peggio. Mia sorella aveva un ruolo attivo nei traffici di suo marito...»
    «A proposito» la interruppe Gabriel, «Quello che aspetti di sentirti dire potrebbe essere spiacevole per te.»
    «C’entra mia sorella, non è vero?»
    «Sì.»
    «Tanto so quello che devi dirmi» puntualizzò Naive. «Tu eri amico di Kenneth, e Kenneth all’epoca subiva un po’ troppo l’influenza di quel delinquente da quattro soldi di suo cugino.»
    «Che, tra parentesi, probabilmente l’ha ammazzato.»
    «Sicuramente» lo corresse Naive. «Sicuramente l’ha ammazzato.»
    «Vedo che non hai dubbi.»
    «Non ne ho mai avuti, fin da quando ho scoperto che Kenneth era morto in un incidente d’auto» confermò Naive. «Ci sa fare con i motori: dopo la morte di Margot è stato lui a subentrarle. Prima, però, aveva già a che fare con lei. L’ha uccisa lui e tu lo sai bene.»
    Gabriel raggelò.
    «Cosa intendi dire?»
    «Esattamente quello che ho detto. Tu frequentavi Kenneth e Dean all’epoca...»
    Gabriel la interruppe: «Dean non mi è mai stato simpatico. Ho sempre cercato di evitarlo, quando potevo.»
    «A quanto pare, però, non l’hai evitato abbastanza per non venire a sapere che cos’ha fatto a Margot.»
    Gabriel fece un profondo respiro.
    «Io c’ero.»
    Naive non disse nulla. Si limitò a fissarlo con occhi sbarrati per quella che gli parve un’infinità di tempo.
    «Tu hai visto Dean uccidere Margot?» gli chiese infine.
    Gabriel si affrettò a negare.
    «Non l’avrebbe mai fatto davanti a me.»
    «Eppure tu lo sai.»
    «Diciamo che lo sospetto fortemente. La sera in cui Margot fu uccisa, doveva consegnare dei soldi a Dean. Si erano dati appuntamento davanti a un locale che poi ha chiuso pochi mesi dopo, c’eravamo anche io e Kenneth. Pensavo che Margot avesse già dato a Dean quello che gli doveva, dal momento che a un certo punto si era allontanata con lui e Kenny. A quanto pareva non era così: più tardi tornò. Dean e Kenny la chiamarono a gran voce e io mi unii a loro. Lei fece per andarsene, ma poi Dean e Kenneth la seguirono. Io me ne andai. Per quella sera avevo già visto abbastanza. Soltanto molto tempo dopo mi sono reso conto che, se fossi andato con loro, forse sarei riuscito a salvarla.»
    Naive scosse la testa.
    «Non è così.»
    «Sì, invece.»
    «Ti dico di no, Gabriel. Se tu fossi andato con loro, probabilmente avrebbero ucciso anche te.»
    «Può darsi.»
    Naive lo fissò a lungo.
    «C’è una cosa che non capisco, nel tuo racconto.»
    Gabriel si rese conto che quello era il momento della verità.
    «Che cosa?» domandò a Naive, seppure avesse compreso perfettamente.
    «Hai detto che Margot era già andata via con Kenneth e Dean. Dove e perché?»
    Gabriel abbassò lo sguardo.
    «Temo che, per te, sarebbe meglio non saperlo.»
    «Invece devo sapere» replicò Naive. «Nulla fa più male dell’incertezza.»
    «Credo invece che, quello che sto per dirti, sarà molto peggio.»
    Naive negò con decisione.
    «Non è possibile.»
    «Allora è giusto che tu sappia» concluse Gabriel. «Quella sera Dean deve averla convinta a fargli un certo favore, magari con la scusa che i soldi che aveva portato con sé non erano abbastanza.»
    Naive lo fissò.
    «Che genere di favore?»
    «Aaron, il fratello di Kenneth era preoccupato per l’influenza che Dean aveva su di lui. Quella sera decise di raggiungerlo al locale insieme a un amico. Quando Dean iniziò a lamentarsi, Kenny cercò di difendere Aaron - tra l’altro nessuno di noi l’aveva visto - e di scaricare tutte le “colpe” sul suo amico...»
    «Non capisco» replicò Naive. «Non riesco a comprendere che cosa possa c’entrare Margot in tutto questo.»
    «Dean decise che l’amico di Aaron doveva morire» concluse Gabriel, «E chiese a Margot di manomettere la sua macchina.»
    Quando gli occhi sbarrati di Naive si posarono su di lui, Gabriel comprese che l’amica non aveva messo in dubbio il suo racconto.
    «Quindi Margot ha aiutato Dean a uccidere l’amico di Aaron.»
    Gabriel scosse la testa.
    «Non è andata così.»
    «E come, allora? Quel tale s’è salvato?»
    Gabriel annuì.
    Naive gli sembrò sollevata.
    «Meno male...»
    «Aspetta, non ho ancora finito. S’è salvato, sì, ma soltanto perché quella che Margot ha manomesso non era la sua macchina.»
     
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