Anime di metallo

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Milly Sunshine
        +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Scrittore
    +1,079

    Status
    Anonymous
    @Gab: ho mille occhi, di cui ne mostro però solo due per non destare sospetti sulla mia natura aliena, gli unici due leggermente miopi. XD
    @entrambe: dato che ho l'impressione che vogliate leggere il seguito, pensavo di postarlo... che ne dite? :P





    «Tu sei pazza» replicò Eric. «Mi spieghi che cosa ti trattiene qui? Tu e tuo figlio potreste essere felici altrove, invece tu...»
    «Io sono felice soltanto qui, accanto a Ronnie» lo interruppe Yuma. «Voi non siete nessuno per poter decretare se sono felice o no.»
    Eric annuì.
    «Non pretendiamo di farlo.»
    «Io sono d’accordo con lui e con tua sorella» convenne Michel. «Stando qui a Starlit Spring rischi soltanto che tuo padre o Dean ti trovino... e sai bene quanto me che anche Dean potrebbe essere pericoloso per te.»
    Yuma scosse la testa.
    «Dean non vuole farmi del male.»
    «È quello che credi» intervenne Ronnie. «Non fidarti di lui, per nessun motivo al mondo.»
    «Non mi fiderò di lui» lo rassicurò Yuma, «Ma non farò nemmeno quello che secondo Eric, Heaven e Michel dovrei fare. Non mi allontanerò da te.»
    «Non sarebbe per sempre» obiettò Ronnie.
    Yuma spalancò gli occhi.
    «Tu vuoi... vuoi che me ne vada?»
    «Se serve a proteggerti, sì» rispose Ronnie, con prontezza. «Potremmo rivederci prima di quanto tu creda.»
    Yuma negò con fermezza.
    «Nemmeno per idea, non potrei mai lasciarti.»
    Michel sospirò.
    «Finiscila di recitare la parte dell’eroina romantica, Yuma. Qui stiamo parlando della vita tua e di tuo figlio, e probabilmente hai a che fare con le stesse persone che hanno ucciso tua madre... anche se qualche dubbio ce l’ho ancora.» Michel sembrava perplesso. «Dean, a quanto pare, se la cava molto bene a inscenare incidenti stradali. Se tua madre fosse morta al volante di una macchina, avrei più certezze...»
    Yuma obiettò: «Non c’entra mia madre e quello che le hanno fatto. Quello che conta è il presente, e nel mio presente deve esserci l’uomo che amo.»
    «Possibile che tu non capisca?» Michel lanciò un’occhiataccia a Ronnie. «In fin dei conti il mondo è pieno di contabili depressi.»
    «Bada ai fatti tuoi» replicò Yuma. «Quello che voglio per il mio futuro posso saperlo soltanto io.»
    «Evidentemente per l’immediato futuro progetti di farti ammazzare» decretò Michel. «Se questa è la tua volontà...»
    «Tu non capisci, Michel.»
    «Invece capisco benissimo che...»
    «No, non capisci... e sai cosa ti dico? Che tu non hai mai capito niente di me! Non c’è da sorprendersi se non sei mai stato in grado di farmi felice!»
    Michel si rabbuiò.
    «Forse eri tu che avevi troppe pretese.»
    «Non scherzare. Io...»
    Ronnie li interruppe: «Calmatevi. Non mi sembra il caso di...»
    Fu interrotto a sua volta.
    «Tu fatti i cazzi tuoi! È un discorso tra me e Yuma.»
    «Appunto» confermò Yuma, rivolgendosi più a Michel che a Ronnie. «Che cosa ne dici di proseguire questo discorso lontano da orecchie indiscrete.»
    Michel ridacchiò.
    «È strano che tu definisca Ronnie in questi termini. A proposito, complimenti per la fantasia: non m’è sfuggito il nome che hai messo a tuo figlio. Magari pensavi davvero, quando hai scelto il nome, che fosse figlio suo...»
    «Quello che pensavo non ti riguarda.» Yuma scattò in piedi. «Vieni fuori, Michel.»
    Lui non perse il sorriso.
    «Allora insisti? Vuoi escludere Ronnie dalla tua vita?»
    «Non escludo nessuno da niente» replicò Yuma. «Vieni con me o ti devo trascinare fuori a calci nel culo?»
    Senza attendere la risposta di Michel, Yuma si avviò. Lui finì per seguirla.
    «Meno male che Heaven non somiglia a sua sorella» borbottò Eric, quando i due furono spariti all’esterno.
    Udirono Yuma che sbatteva la porta.
    «Di solito non è così» obiettò Ronnie. «Il problema è che non sopporta che qualcun altro debba decidere al posto suo.»
    «Se lei non capisce qual è la cosa migliore da fare, dobbiamo per forza pensarci noi.»
    Ronnie non disse nulla. C’erano troppe domande, in quel momento, a cui non era in grado di dare una risposta.
    Aaron.
    Ralph.
    Rick.
    La notte dell’incidente.

    C’era un filo sottile che legava ogni cosa e, seppure non fosse in grado di afferrarlo, riusciva comunque a intravederne un lembo.

    «Forse è il caso di mettere in chiaro una cosa.» Yuma si sentiva sicura di sé come non mai, ed era certa di averne abbastanza dell’atteggiamento di Michel. «Posso capire che ti piaccia fare la parte del playboy che è stato rifiutato e che non è capace di rassegnarsi, ma a lungo andare finirai per renderti ridicolo!»
    «Non mi pare di avere fatto nulla che possa far sì che io venga considerato tale» obiettò Michel, senza perdere la calma. «Ti ho solo suggerito di non lasciarti guidare soltanto dai sentimenti. La scelta di restare a Starlit Spring è totalmente irrazionale da parte tua; sono sicuro che tu stessa te ne rendi conto.»
    Yuma scosse la testa.
    «Non c’è niente di irrazionale. Sono stanca di fuggire.»
    «Fuggire potrebbe essere l’unico modo per continuare a vivere.»
    «Però potrebbero essercene degli altri» replicò Yuma. «Finora me la sono sempre cavata e, ne sono sicura, un po’ di stabilità non potrà fare altro che farmi bene.»
    Michel alzò gli occhi al cielo.
    «Tu stai prendendo decisioni avventate limitandoti a pensare a Ronnie. Stai incentrando la tua stessa esistenza su di lui!»
    «Forse è meglio incentrarla su un contabile depresso, come ti diverti a chiamarlo, piuttosto che su un presunto playboy che non sopporta l’idea che io l’abbia lasciato» puntualizzò Yuma. «Qualora tu non te ne sia ancora accorto, io non sto giocando. Amo Ronnie come non ho mai amato nessun altro e non permetterò a nessuno di mettere in discussione quello che c’è tra di noi!»
    «Bel discorso, il tuo» ribatté Michel. «Mi sorprende che tu non l’abbia fatto prima davanti a tutti... davanti al tuo Ronnie. A proposito, lascia che te lo dica, se c’è qualcuno di ridicolo, quella sei tu! Come ti è venuto in mente di chiamare tuo figlio come lui?»
    «Il nome di mio figlio» ribadì Yuma, «Non è affare tuo.»
    «Un giorno, però, dovrai spiegargli perché l’hai chiamato così.»
    «Anche questo non è affare tuo.»
    «Ovvio, niente è affare mio» replicò Michel, sprezzante. «Invece di ringraziarmi perché ho mantenuto il segreto sulla tua presenza qui, seppure Tom Harvey abbia promesso di pagarmi se gli dirò dove sei, non fai altro che cercare di escludermi dalla tua vita! Credevo che fossimo amici, io e te.»
    «Lo siamo, infatti» rispose Yuma, «O almeno, per quanto mi riguarda io ti considero tale. Se tu invece hai qualcosa contro noi sprovvedute che perdiamo la testa per i contabili depressi, sei libero di andartene per la tua strada e di dimenticarti di me.»
    «O di ricordarmi di averti vista e di raccontarlo casualmente a Tom...»
    «Provaci e sei morto.»
    Michel sorrise.
    «Pensi di spaventarmi?»
    «No, non sei affatto spaventato» decretò Yuma. «Questo significa che, tra noi due, forse la sprovveduta non sono io.»
     
    Top
    .
587 replies since 18/5/2013, 16:33   3129 views
  Share  
.