Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Avevo inizialmente pensato di aspettare che anche Ylenya leggesse il capitolo precedente... ma alla fine ho deciso di aggiornare lo stesso con la prima parte del capitolo 58. ^^




    Capitolo 58.
    Yuma aprì la porta, trovandosi davanti Ronnie insieme a una bambina bionda.
    «Tua figlia, immagino.»
    Ronnie annuì.
    «Kara voleva venire a conoscerti, quindi l’ho portata con me.»
    Yuma s’illuminò.
    «Davvero volevi conoscermi?»
    Kara annuì.
    «Papà mi parla sempre di te, quindi volevo conoscere te e il tuo bambino.»
    Yuma lanciò un’occhiataccia a Ronnie.
    «Le hai detto anche di Ron?»
    Ronnie ridacchiò.
    «Che cosa c’è di male? Kara non vede l’ora di conoscere anche lui.»
    «Allora che cosa ne dite di entrare?» ribatté Yuma, «E soprattutto di fare poco rumore, dato che Ron sta dormendo?»
    Kara non se lo fece ripetere due volte. Corse verso Yuma e l’abbracciò, lasciandola spiazzata. Non si sarebbe mai aspettata che la figlia di Ronnie potesse essere entusiasta di lei.
    Ricambiò l’abbraccio, poi la esortò a seguirla.
    «Vieni con me, Kara. Ti presento Ron.»
    Gli occhi della bambina brillavano.
    «Vengo subito.»
    «E io naturalmente vengo con voi» aggiunse Ronnie, «dato che non ho ancora avuto l’onore di conoscerlo.»
    Nella sua culla Ron dormiva.
    A Yuma diede ancora una volta l’impressione di sorridere.
    «È bellissimo» dichiarò Kara, senza esitazione, mentre Yuma sentiva Ronnie sfiorarle i capelli.
    Si girò verso di lui.
    «Tu, invece, che cosa ne pensi?»
    «Penso che Kara abbia ragione, e che me lo aspettavo.» Ronnie sorrise. «D’altronde, se somiglia alla mamma, come potrebbe non essere bellissimo?»
    «Adesso non esagerare» ribatté Yuma. «Lo sai che non mi piacciono gli adulatori.»
    «Si vede che non sai distinguere gli adulatori da quelli che dicono la verità.» Ronnie si rivolse a Kara: «Anche Yuma è molto bella, vero?»
    Kara la guardò attentamente.
    «Sì, è bella» confermò.
    Ronnie annuì, con aria soddisfatta.
    «Lo vedi? Si dice che i bambini siano la bocca della verità, quindi spero che vorrai fidarti almeno di lei.»
    «Ovvio che mi fido di lei» rispose Yuma, con una risatina. «Mi fido molto più di lei che di te.»
    Ronnie sorrise.
    «Fai bene.»
    Rimasero per un istante a fissarsi, poi vennero interrotti dalla voce di Kara: «Papà, Yuma è la tua fidanzata, vero?»
    Ronnie avvampò.
    «Kara, non fare domande come questa...»
    Yuma lo interruppe: «Perché non dovrebbe? È giusto che tua figlia sappia come stanno le cose tra noi.»
    Ronnie le sembrò perplesso.
    «Non...»
    Yuma decise di non ascoltare cos’avesse da dire.
    «Sì, Kara» rispose, finalmente. «Io e il tuo papà stiamo insieme, quindi potrai venire a trovare me e Ron tutte le volte che vorrai.»
    Ronnie le si avvicinò.
    «Qualche volta» le sussurrò in un orecchio, «Spero che vorrai incontrarmi anche da solo.»
    Yuma rise.
    «Sì, certo.»
    «Ehi, cosa dite voi due?» intervenne Kara. «Di cosa parlate?»
    «Stavo... mhm... stavo chiedendo a Yuma se lei e Ron sono soli in casa» mentì Ronnie. «Non c’è nessuno, mi pare di capire.»
    «Eric è nella sua stanza» lo informò Yuma. «Sta studiando e penso che non abbia intenzione di uscirne per un bel po’. È rimasto indietro con gli esami e ha deciso che vuole recuperarli prima di Natale.» Abbassò la voce. «Secondo me non ce la farà.»
    «Heaven, invece?» volle sapere Ronnie.
    «È uscita» gli spiegò Yuma. «È venuta a trovarci Naive e sono andate a fare un giro insieme. Dovrebbero tornare tra poco.» Guardò l’orologio che portava al polso. «Questo, almeno, è quanto mi hanno detto prima di uscire.»

    «Yuma ci sta aspettando» osservò Naive, mentre camminavano lungo una strada isolata, ai margini di Starlit Spring. «Forse ci converrebbe tornare a casa.»
    «Restiamo fuori ancora un po’» propose Heaven. «Dopotutto Ronnie doveva andare da lei, sono sicura che sarebbero felici di rimanere soli ancora per un po’.»
    «Ma c’è Eric...»
    «Eric sa perfettamente che non deve rompere le scatole a Yuma e Ronnie» puntualizzò Heaven. «Gli ho già fatto presente più di una volta che Yuma ha avuto una vita molto travagliata, che Ronnie è l’unico che può darle un po’ di serenità e che quindi quello che c’è tra loro è prezioso e va preservato.»
    Naive la guardò con aria perplessa.
    «Sei sicura di quello che dici?»
    «Non dovrei?»
    «Tra Yuma e Ronnie non c’è mai stato niente, se ci pensi, nemmeno tanti anni fa...»
    Heaven la interruppe: «Vedi le cose in modo troppo materiale, per i miei gusti. Se non c’è stato niente tra loro, tanti anni fa, è stato perché non ne hanno avuto la possibilità. Quei due sono anime gemelle, niente potrà dividerli.»
    Naive parve non esserne convinta.
    «Spero che tu non stia sbagliando.»
    «Ronnie non ti piace, vero?»
    «Non è Ronnie il problema» replicò Naive, con decisione. «Il punto è che Yuma sembra fidarsi un po’ troppo degli uomini.»
    «Ronnie non è come nostro padre» le assicurò Heaven, «E non è nemmeno come Dean. Credo che non dovresti preoccuparti per questo.»
    «Forse non dovrei» ammise Naive. «Purtroppo, però, finché Yuma non si deciderà a lasciare questa città...»
    «Ora capisco» la interruppe Yuma. «Se non ci fosse Ronnie, Yuma non si sarebbe fermata a Starlit Spring, ma sarebbe dove nostro padre non potrebbe trovarla.»
    «Esatto.»
    «Con me è al sicuro» la rassicurò Heaven.
    «Per ora.»
    Heaven annuì.
    «Già, per ora, ma la convincerò ad andare via. Non...»
    S’interruppe. Le sembrava di avere udito delle voci, e una di queste era più familiare di quanto avrebbe voluto.
    «Vieni con me» sussurrò a Naive, prima di nascondersi dietro un cespuglio e di chinarsi.
    Sua zia la raggiunse.
    Heaven le indicò una direzione, oltre lo strato di vegetazione che celava la loro presenza.
    «Guarda.»
    Dall’altra parte della strada una donna dai capelli tinti di rosso rame parlava con Melvin Emerson, e in apparenza non sembrava molto soddisfatta.
    «Ti converrebbe lasciar perdere. Quello che hai fatto potrebbe ritorcersi contro di te prima che tu faccia in tempo ad accorgertene!»
    «Non esagerare, Rachel» la pregò Melvin. «Com’è possibile che voi donne siate sempre così melodrammatiche? Anche mia figlia lo è.»
    «Ecco, appunto, si tratta di tua figlia» ribadì la donna, che evidentemente rispondeva al nome di Rachel. «Non pensi che potrebbe finalmente decidersi a denunciarti.»
    «Non ha motivo per farlo.»
    «Mel, forse non ti rendi conto che...»
    Melvin la interruppe: «Non iniziare a comportarti come quella sciacquetta che avevo per moglie! Ne ho avuto abbastanza di lei!»
    «So che ne hai avuto abbastanza» ribatté Rachel. «Se così non fosse, non l’avresti fatta uccidere da quell’incapace.»
    «Quell’incapace ha i giorni contati.»
    «Vuoi uccidere anche lui? Non ne avevo alcun dubbio.»
    «Quello che voglio fare non ti riguarda» replicò Melvin. «Tu non hai voce in capitolo, proprio come non ne hai mai avuta prima d’ora!»
    «Stavolta ti lascerò sprofondare da solo» lo minacciò Rachel. «E mentre sprofonderai, penserò a tutto il male che hai fatto.»
    «Perché, che male ho fatto?»
    «Hai distrutto la vita di Patty, non puoi pensare che...»
    Melvin la interruppe: «Non ho distrutto la vita di tua figlia. Sei tu che hai violato i nostri accordi e che non vuoi farmi sapere dov’è andata a finire.»
    «Non ti dirò mai...»
     
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