Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Non mi avevi detto di averlo sognatooooo! :woot: :woot: :woot:
    Ora pretendo di sapere cosa faceva nel sogno. U.U
    Consideralo uno scambio equo: io in cambio ti offro la conclusione del capitolo. XD




    «Ho lasciato Ron con Heaven.»
    «Ron?»
    Yuma rabbrividì.
    Non avrebbe dovuto pronunciare il nome di suo figlio proprio davanti a Ronnie.
    Si sentì avvampare.
    «Mi dispiace.»
    «Di che cosa?» si stupì Ronnie. «Gli hai dato un bel nome.»
    Non sembrava particolarmente infastidito da quella scoperta.
    Yuma si ritrovò a sorridergli.
    «In realtà è un nome che mi è sempre stato indifferente» ammise, «almeno prima di conoscere te. Tu hai cambiato la mia vita.»
    Ronnie scosse la testa.
    «No, Yuma, non esagerare.»
    «Non sto esagerando» ribadì Yuma. «Non avrei mai potuto incontrare una persona migliore di te.» Si accorse che Ronnie stava per replicare, perciò si affrettò a proseguire: «Non m’importa niente delle tue obiezioni, non m’importa se pensi che il contenuto della tua lettera dovrebbe lasciarmi sconcertata... Anzi, te lo dico: mi ha lasciata davvero sconcertata. Come hai potuto pensare che la tua vita non valesse la pena di essere vissuta?»
    Ronnie abbassò lo sguardo.
    «Parliamone un’altra volta. Mi stavi dicendo che hai accettato di incontrare Dean, o sbaglio?»
    «Non sbagli.»
    «È stata una pazzia.»
    Yuma rise.
    «Lo sai, sono sempre stata un po’ pazza. Non credo che sia un grosso problema: qualcuno ha detto che i pazzi sono sempre i migliori.»
    «Tu sei la migliore» replicò Ronnie, «E non m’interessa se tu sia pazza o meno. Quello che conta è che stai lontana da Dean, da tuo padre e da chiunque altro possa farti del male.»
    «Dean non voleva...» iniziò Yuma, ma s’interruppe. Non ne era davvero convinta. «Forse hai ragione, avrei dovuto evitarlo. Non l’ha presa molto bene quando gli ho detto che non ne voglio sapere di dare in adozione il mio bambino.»
    «Che cosa intendi quando dici che non l’ha presa bene?»
    «Non voleva lasciarmi andare. Uno sconosciuto mi ha difesa.»
    «Uno sconosciuto?»
    «Evidentemente ci sono sconosciuti a cui interessa la sorte di una povera ragazza in difficoltà» ribatté Yuma. «O forse voleva soltanto fermare Dean: mi è sembrato che lo conoscesse. Questo, però, non ha importanza: quello che conta è che io sia riuscita a sfuggirgli.»
    «Non prendere più certi rischi» la pregò Ronnie. «Non voglio che ti accada qualcosa di brutto... e sono convinto che non lo voglia nemmeno Ron.»
    Yuma sorrise.
    «Non prenderò più rischi.» Rifletté un istante. «O meglio, ti assicuro che non ne prenderò più, ma a una condizione.»
    Ronnie sembrò seriamente interessato alla sua proposta.
    «Quale?»
    «Non devi mai più pensare che la tua vita non debba essere vissuta fino in fondo. La prima volta ti sei fermato in tempo, ma...»
    «No, Yuma, non è così.»
    La voce di Ronnie era piatta, ma la colpì nel profondo.
    «Cosa vuoi dire?»
    «Ho davvero fatto quello che ti ho scritto» le confessò. «Non ci ho ripensato. Se mia madre non avesse anticipato il suo rientro a casa...»
    Ronnie non finì la frase, ma Yuma comprese perfettamente cosa intendeva dire.
    «Perché?»
    «Non c’è un motivo diverso da quelli che già sai.»
    «Ma quella lettera...»
    «Mia madre l’ha trovata» le spiegò Ronnie. «Doveva fartela avere, spedendola a Naive. Forse, se fossi davvero morto, l’avrebbe fatto.» Yuma rabbrividì. Non voleva nemmeno immaginare l’idea che Ronnie potesse non essere più accanto a lei. «Invece l’ha conservata lei e, stando a quanto mi ha riferito Ralph, su suo incarico, non l’ha mai letta.»
    «Le credi?»
    «Devo.»
    «E Ralph?» volle sapere Yuma. «Perché ha accettato di farle da portavoce? Mi risulta che i rapporti tra voi siano pessimi...»
    «Le cose sono cambiate molto, rispetto a quando l’hai conosciuto tu» ammise Ronnie. «Ralph non riusciva a capacitarsi di quello che avevo fatto. Ho come l’impressione che si sia sentito in parte colpevole.»
    «Perché avrebbe dovuto?»
    «Per le accuse che mi lanciava continuamente. Forse era convinto che, in qualche modo, il fatto che qualcuno sapesse com’erano andate le cose - come pensava che fossero andate le cose - mi impedisse di andare avanti.»
    «E adesso?»
    «Adesso... cosa?»
    «Adesso che cosa ne pensa?» specificò Yuma. «È ancora convinto che ci sia qualcosa di poco chiaro nella morte di vostro fratello?»
    Ronnie scosse la testa.
    «No, per niente.»
    «Ne sei sicuro?»
    «Sì. Ralph ha letto la lettera, prima di consegnarmela.» Ronnie la guardò negli occhi. «Per quanto possa sembrarti strano, non mi dà fastidio quanto credevo all’inizio. Quello che c’è scritto in quella lettera è una parte di me.»
    «È una parte di te che vorresti negare, però» osservò Yuma.
    «No» replicò Ronnie. «Non c’è niente che voglio negare. Preferirei che quella parte di me non esistesse, ma dal momento che esiste sono costretto ad accettarla, anche perché...»
    Rimase in silenzio per quello che a Yuma sembrò troppo tempo.
    «Continua» lo esortò.
    Ronnie abbassò lo sguardo.
    «Stavo per dire una cazzata.»
    «Dilla lo stesso» insisté Yuma. «Che cosa vuoi che me ne importi di quanto reputi o non reputi intelligente quello che stai per dire?»
    Ronnie sospirò.
    «Va bene, come vuoi. Se non fosse accaduto tutto quello che ti ho raccontato in quella lettera, probabilmente io e te non ci saremmo mai conosciuti.»
    Yuma annuì.
    «È proprio così.»
    «Lo so, è orribile a dirsi...»
    Yuma lo interruppe: «Non è così orribile. È vero, non faccio altro che chiedermi come sarebbe andata se mio padre... beh, se mio padre fosse stato un padre normale. Poi, però, mi dico che è una domanda che non ha molto senso: non posso cambiare quello che è successo, il mio passato ormai è già scritto. Perché devo logorarmi l’anima per quello che è già accaduto quando potrei limitarmi a godermi il presente e a fare progetti per il futuro? La mia vita senza mio figlio non avrebbe senso... così come non avrebbe senso la mia vita senza starti accanto.» Si chiese se si fosse spinta troppo oltre e si trovò a fare una precisazione: «Naturalmente, se tu non lo volessi...»
    Ronnie non la lasciò finire.
    «Come potrei non volerlo? Ho sperato per anni di poterti guardare negli occhi ancora una volta...»
    «Guardare negli occhi una persona non è così impegnativo» obiettò Yuma. «È tutto il resto che ti mette di fronte a dei dubbi.»
    Ronnie negò.
    «Non ho dubbi, Yuma. Io e te siamo nati per stare insieme.»
    «Ma la mia situazione è complicata» obiettò Yuma. «Sei davvero sicuro che potresti resistere? Starmi accanto potrebbe essere pericoloso.»
    Ronnie sospirò, con aria indifferente.
    «E che cos’è il pericolo, in confronto a una vita insieme a te?»
     
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