Anime di metallo

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Milly Sunshine
        +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Scrittore
    +1,079

    Status
    Anonymous
    Capitolo 56.
    Quella sera avevano scelto un luogo migliore, rispetto a quello per cui avevano optato appena ventiquattro ore prima.
    Yuma notò l’auto di Ronnie parcheggiata a lato della strada, attraversò e salì a bordo.
    «Finalmente ce l’abbiamo fatta» osservò, con un sorriso sulle labbra.
    Ronnie si girò a guardarla.
    «Già.»
    «Mi dispiace per ieri» mormorò Yuma. «Non avrei dovuto andarmene, solo che, quando ho visto che Dean mi aveva seguita...»
    «Non preoccuparti» la interruppe Ronnie. «Quello che conta è che siamo qui oggi e che nessuno abbia potuto impedirci di vederci.»
    «Ma nessun luogo è sicuro, né casa tua né dove sto adesso. Mio padre potrebbe trovarmi...»
    «Non accadrà» la rassicurò Ronnie. «Andrà tutto bene.»
    Avviò il motore e partì.
    «Dove mi stai portando?» volle sapere Yuma.
    «Non lo so» ammise Ronnie. «Andiamo da qualche parte, fuori città. Che cosa ne pensi?»
    «Spero che nessuno ci segua.»
    «Appunto per questo preferisco allontanarmi da Starlit Spring» le spiegò Ronnie. «Se qualcuno ci seguirà ce ne accorgeremo e ci comporteremo di conseguenza.»
    Yuma annuì.
    «È una buona idea.»
    Voleva chiedere a Ronnie che cosa gli fosse successo esattamente, la sera precedente, quando lei se n’era andata, ma preferì aspettare. Parlò di argomenti meno importanti, gli raccontò qualcosa a proposito di Heaven, Eric e Naive, e rimase in attesa.
    Erano partiti da poco meno di venti minuti quando Ronnie si fermò lungo una strada isolata.
    «Che cosa ne pensi?» le chiese. «Va bene qui?»
    Yuma si limitò ad annuire.
    Rimase a fissarlo a lungo, nell’oscurità.
    «Mi dispiace per come me ne sono andata, quando ci siamo rivisti.»
    Ronnie rimase in silenzio.
    «Davvero, non avrei dovuto» proseguì Yuma. «È stato un errore.»
    «No, non è stato un errore» replicò Ronnie, finalmente. «Tutto quello che ho fatto è orribile, non capisco come tu possa riuscire a stare qui, seduta accanto a me, senza scappare un’altra volta. Chiunque, al posto tuo, finirebbe per farlo.»
    «Non m’importa niente di cosa farebbe un’altra ragazza al posto mio» obiettò Yuma. «Quello che conta è quello che sto facendo io... e io non mi fermo davanti a quello che hai fatto: quello che è successo non è colpa tua.»
    «Sì, invece.»
    «No, Ronnie, non hai scelto tu di farlo accadere. Ho trascorso quasi tutta la mia vita con persone che hanno agito in malafede - mio padre, mia madre - e per quanto riguarda te...»
    Ronnie la interruppe: «Che cosa c’entra tua madre?»
    «C’entra.»
    «Non è stata forse lei una delle poche persone che hanno fatto qualcosa di buono per te?»
    Yuma annuì.
    «E allora perché parli di malafede?» le chiese Ronnie. «Non ha molto senso.»
    «Mia madre mi ha aiutata e, se non fosse morta, avrebbe impedito a mio padre di fare quello che ha fatto» rispose Yuma, «Ma questo non fa di lei una santa. Mio padre vendeva auto rubate - e chissà quante altre cose ha fatto di cui non sono informata - e lei le rendeva vendibili.» Fece una pausa, guardò fuori dal finestrino, poi riprese: «Vorrei tanto che non fosse così, ma non posso negare la verità.»
    Ronnie non rispose.
    «Sei sconvolto, vero?» gli chiese Yuma. «L’idea che anche mia madre abbia commesso certi reati è davvero così terribile?»
    A quelle parole Ronnie si girò verso di lei.
    «No.»
    «Davvero?»
    «Per me è tutto come prima» la rassicurò Ronnie. «Non ti giudicherò in modo diverso per quello che ha fatto tua madre. Inoltre non credo che dovresti metterla sullo stesso piano di tuo padre. È vero, avrà anche commesso dei crimini, ma non ha mai agito conto di te. Tuo padre, invece, ti ha rovinato la vita.»
    «E vi metterà fine, prima o poi.»
    «Non succederà.»
    «Sì, invece.»
    Ronnie scosse la testa.
    «Perché dovrebbe?»
    «Perché le cose sono cambiate» gli confidò Yuma. Inspirò profondamente, in attesa di trovare il coraggio di liberarsi del peso del più grande dei suoi segreti. «Vedi, Ronnie, io ho avuto un figlio, nato ad agosto.»
    Ronnie spalancò gli occhi.
    «U-un figlio?»
    Yuma abbassò lo sguardo.
    «Sì, ormai non posso più negarlo.»
    Ronnie le parve sinceramente sorpreso.
    «E perché dovresti negarlo?»
    «Perché è...» Yuma s’interruppe. «No, non posso dirtelo. Sono sicura che mi giudicheresti per questo.»
    Ronnie alzò gli occhi al cielo.
    «Credi davvero che io sia nella posizione per poter giudicare qualcuno? Tu stessa hai letto la mia lettera, sai che di scheletri nell’armadio non ne ho pochi. Io ho tolto la vita, tu l’hai data: penso che quello che hai fatto tu sia molto meno grave di quello che ho fatto io...» S’interruppe di colpo e si girò verso di lei. «Aspetta un attimo... tu hai avuto un figlio... ma con chi?»
    Yuma si sforzò di non chiudersi nel silenzio più totale.
    «È... è figlio di...» Si fermò, non poteva andare avanti. «Non mi sembra il caso di parlarne, Ronnie, davvero.»
    «Devo quindi credere che sia stato concepito durante uno stupro?»
    Le parole di Ronnie la colpirono più di quanto avrebbe creduto.
    «No... cos’hai capito?» Scosse la testa, rifiutando anche solo quel pensiero. «Come puoi pensare che io abbia permesso a mio padre...»
    Ronnie la interruppe: «Non stavo comunque dando la colpa a te! Non è certo responsabilità tua se...»
    «Non è andata così, in ogni caso.» Yuma valutò le alternative. Forse raccontare a Ronnie la verità era la soluzione migliore. «Ho avuto una relazione con Dean.» Guardò Ronnie e fu certa di averlo lasciato spiazzato. «Lo so, è stata una cazzata, ma...»
    «È stato quello che sentivi allora» replicò Ronnie. «Non puoi dire che si tratti di una cazzata, anche se ora la pensi diversamente.»
    Yuma negò.
    «Non è così. Credevo che a Dean interessasse davvero qualcosa di me, ma quando sono rimasta incinta sono diventata un pericolo per lui. Voleva che abortissi... e ora vuole che dia in adozione mio figlio, se si può parlare di adozione per quello che ha in mente lui.»
    «Per questo ti cercava, ieri?»
    Yuma annuì.
    «Ci siamo incontrati oggi.»
    «Vi... vi siete incontrati?!»
    «Sì.»
    «Come ha fatto a trovarti?»
    Yuma sospirò.
    «Mi ha dato un appuntamento.»
    «E tu ci sei andata?» Ronnie strabuzzò gli occhi. «Perché l’hai fatto? Avrebbe potuto essere pericoloso.»
     
    Top
    .
587 replies since 18/5/2013, 16:33   3129 views
  Share  
.