Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Se lo ritieni necessario, puoi andare a spupazzarlo tu! XD
    Che cosa ne pensi di questa alternativa? ;)
    Comunque finora Gabriel l'avevo tenuto un po' in ombra, ma adesso acquisisce un ruolo decisamente più attivo! u.u



    La voce di Kara riportò Gabriel al presente. A quella della bambina si sovrapposero quelle di Maya e di Ronnie.
    Kara era tornata a casa, e questo aveva delle conseguenze: innanzi tutto lui e Maya non avrebbero più potuto parlare dell’omicidio di Natascha Harris, e questo tutto sommato era un bene, e poi anche lui avrebbe dovuto riuscire a smetterla di pensare e ripensare a fatti che appartenevano al passato, anche se non era sicuro di riuscirci, ora che il vaso di Pandora si era aperto e lui non era in grado di richiuderlo.
    Prima ancora di riuscire a terminare quel pensiero vide Kara corrergli incontro urlando: «Gabe, dove sei?»
    Gabriel fece un enorme sforzo per sorridere.
    «Sono qui.»
    «Ti vedo» ribatté la bambina.
    «Anch’io vedo te.» Un dubbio s’insinuò nella mente di Gabriel. «Ma non dovevi tornare più tardi? Come mai sei già qui?»
    «Dovevo tornare più tardi» ammise Kara, «Ma stasera papà ha un impegno, quindi mi ha portata a casa prima.»
    Probabilmente aveva anche avvertito Maya, ma Gabriel non le aveva lasciato il tempo di dirgli nulla, entrando in bagno e rimanendoci troppo a lungo.
    Kara proseguì: «Papà deve uscire con una ragazza. Si chiama Yuma.»
    “Yuma, come la più vecchia delle nipoti di Naive.”
    Gabriel si chiese se si trattasse della stessa persona.
    Da un’altra stanza gli giunsero le voci di Ronnie e di Maya.
    «Non so niente di Natascha, Ralph non s’è fatto vivo...»
    «Kelly non sa nulla. Sostiene che...»
    Non era un argomento di cui era opportuno che Kara venisse a conoscenza, quindi Gabriel cercò di trattenerla.
    «Cos’hai fatto oggi pomeriggio?» le chiese, quindi, sperando che Kara iniziasse con uno di quei lunghi monologhi di cui soltanto i bambini erano capaci.
    Kara fu meno loquace del solito. Per fortuna, però, decise di andare a rifugiarsi nella sua stanza, sostenendo di dover finire un disegno che il lunedì successivo avrebbe dovuto regalare a una sua compagna di scuola.
    Gabriel entrò in sala da pranzo.
    Maya era appoggiata al bordo del tavolo e parlava con Ronnie, in piedi davanti a lei, dell’omicidio di Natascha.
    «Secondo Kelly, c’entra qualcosa un certo Dean» disse Maya, nel momento stesso in cui Gabriel si avvicinò. «Non so chi sia, ma lei dice che non c’è da fidarsi.» Fece una breve pausa. «Ovviamente» precisò subito dopo, «credo che, come al solito, Kelly stia lavorando un po’ troppo di fantasia.»
    Ronnie fissò Maya a occhi spalancati.
    «Dean, hai detto?»
    «È un tizio che Natascha frequentava.»
    «So che si frequentavano» ammise Ronnie, «Ma non immaginavo che Kelly avesse fatto delle accuse così pesanti nei suoi confronti.»
    Quando Maya alzò lo sguardo e lo posò su di lui, Gabriel pregò che non gli facesse domande a proposito dell’uomo con cui Natascha sembrava avere avuto a che fare.
    Le sue preghiere non vennero esaudite.
    «Tu sai chi sia?»
    Gabriel non disse nulla.
    Maya sospirò.
    «Si può sapere cos’hai oggi, Gabe? Sembra che tu abbia visto un fantasma!»
    Gabriel si sforzò di mostrarle un sorriso.
    «No, non preoccuparti, non ho visto fantasmi.»
    «Perfetto. Dicevamo, sai per caso chi sia quel Dean?»
    Gabriel decise di non rimandare il momento in cui avrebbe confessato a Maya di conoscerlo.
    «Sì.»
    «Sai chi è, quindi?»
    «È il cugino di Kenneth.»
    Improvvisamente si rese conto di avere dato la risposta più conveniente.
    «A proposito, è lunedì che dovete andare al funerale di Kenneth?» gli chiese infatti Ronnie, non appena udì quel nome.
    «Esatto» rispose subito Gabriel. «Partiremo domani sera, comunque.»
    «Non c’è problema, per te, Ronnie, se Kara resterà con te?» intervenne Maya. «Ce la farai con il lavoro?»
    «Certo che ce la faccio» la rassicurò Ronnie. «La prossima settimana, tra l’altro, sarò a casa dal lavoro.»
    «Ottimo.» Maya ridacchiò. «Così avrai più tempo per vedere Yuma.»
    Ronnie sorrise.
    «Dovrò ricordarmi di fare attenzione a quello che racconto a Kara.»
    «Sì, dovresti» convenne Maya. «Se vuoi mantenere segreto qualcosa, non ti conviene riferirlo a nostra figlia.»
    «Non c’è nulla da mantenere segreto, comunque» ammise Ronnie. «Sono felice di vedere Yuma e non ho problemi a farlo sapere in giro.»
    «Beato te, a cui la vita riserva ancora qualcosa di positivo» osservò Maya. «Anzi, beati noi, che siamo ancora qui a goderci ciò che il futuro ci riserverà.»
    «Pensi a Kenneth?»
    Maya annuì.
    «Sì. Non lo conoscevo, ma l’idea che sia morto ad appena trentasei anni mi mette tristezza.»
    «Ti capisco.»
    «Per non parlare di...» Maya s’interruppe. «Sai a cosa mi riferisco.»
    «No, non lo so.»
    «Mi riferivo a Rick. Lui era ancora più giovane quando...»
    «Sì, hai ragione, era davvero giovane.»
    Gabriel li interruppe: «Senti, Maya, ho una cosa da fare, arrivo subito!»
    Maya spalancò gli occhi.
    «Gabe, che cosa succede?»
    «Niente» la rassicurò lui. Le si avvicinò di scatto e le diede un rapido bacio su una guancia. «Entro mezz’ora sono a casa, okay?»
    Andò a prendere le chiavi della macchina e corse fuori, appena in tempo per sentire la voce di Ronnie che chiedeva a Maya: «Che cosa gli prende oggi? Sembra posseduto!»
    Gabriel richiuse la porta alle proprie spalle prima di udire la risposta di sua moglie. Per qualche ragione era convinto che fosse meglio non sentirla. A quel punto salì in macchina.

    Nei pressi del cimitero di Starlit Spring non c’era nessuno.
    Gabriel guardò l’orologio.
    “In effetti non penso che qualcuno venga qui a quest’ora.”
    Per quanto Gabriel non trovasse i cimiteri particolarmente inquietanti, grazie anche agli enormi mazzi di fiori colorati che li rendevano meno lugubri, comprendeva che poche persone avrebbero gradito andarsene in giro in un luogo così isolato dopo il tramonto.
    “Se Maya mi vedesse, mi prenderebbe per pazzo.”
    C’era una ragione ben precisa per la quale si era recato in quel luogo. Non appena Maya aveva fatto il nome di Rick, un’ipotesi terribile gli era affiorata alla mente.
    Non aveva mai conosciuto Rick Craven e all’epoca in cui era morto non conosceva neppure i suoi amici, con i quali aveva avuto i primi contatti grazie a Victoria, la sua ex ragazza.
    Non solo non aveva mai avuto modo di incontrare Rick quando era ancora in vita, ma era sicuro di non avere mai visto nemmeno una sua fotografia. Era questa la ragione per cui si era diretto in gran fretta verso il cimitero: voleva vedere la sua tomba e il ritratto sulla sua lapide, nella speranza di poter escludere definitivamente un orribile sospetto.
    La voce di Kenneth, che tornava dal passato, riecheggiò tra i suoi pensieri.
    «Ho visto quel rompipalle dell’amico di Aaron.»
    Dean l’aveva avvertito: «Quell’impiccione di tuo fratello deve imparare a farsi i cazzi suoi! Che cosa ti costa farglielo capire?»
    Kenneth aveva tentato di difendere Aaron: «Non credo che sia colpa sua, deve essere Ralph che lo spinge a intromettersi nei nostri affari.»
    Gabriel, che fino a quel momento era rimasto in disparte, si era avvicinato: «Di che cosa state parlando?»
    «C’è un piccolo cambio di programma» l’aveva informato Dean. Poi si era rivolto di nuovo a Kenneth: «Sapresti riconoscere la sua macchina?»
    «Quella di Ralph?»
    «Sì.»
    «Penso di sì» aveva risposto Kenneth, senza esitare. «L’ho visto scendere dall’auto, poco fa.»
    «Perfetto» aveva osservato Dean. Si era girato a guardare la donna che era con loro, quella che Kenneth e Gabriel avevano convinto a raggiungerli. «Il piccolo cambio di programma riguarda anche te, mia cara.»
    «Di cosa parli?» aveva chiesto lei.
    Non sembrava particolarmente spaventata, come se nessuna prospettiva la spaventasse.
    «Te lo spiegherò strada facendo.» Dean si era girato verso Kenneth. «Vieni con noi, Kenny, abbiamo bisogno anche di te.»
    «E io?» aveva chiesto Gabriel.
    «Tu ci aspetti qui» gli aveva ordinato Dean. «Non fai domande e ti dimentichi di quello che hai sentito. Non è necessario che tu sia informato di quello che dobbiamo fare.»
    «Ma infatti non lo so.»
    «È molto meglio così.» Dean aveva sorriso. «Anche perché, ne sono sicuro, non ti farebbe molto piacere.»
    Per anni e anni Gabriel aveva finto di non ricordare niente. “Non so cos’abbiano fatto” si era sempre detto, “e ora sarebbe troppo tardi per fermarli.” Aveva chiuso ogni contatto con Kenneth, era stato felice di scoprire che si era trasferito in un’altra città... ma adesso non bastava più, perché non gli era più impossibile ricostruire che cosa fosse accaduto quella sera.
    Dean e Kenneth erano tornati indietro da soli.
    «È tutto risolto» si era limitato a comunicargli Dean. «La mia amica se n’è andata, almeno per adesso.»
    Quando era tornata, era passata accanto a lui per un istante. Gabriel ricordava di avere notato delle macchie di grasso sul suo vestito. All’epoca non aveva capito, aveva pensato che la soluzione migliore fosse quella di andarsene e di abbandonare Dean e Kenneth una volta per tutte. Adesso, però, sapeva che cosa poteva essere successo.
    Prese a cercare la tomba di Rick Craven, sperando che la fotografia sulla lapide non confermasse la sua teoria.
    Fu necessario parecchio tempo prima di trovarla. A quel punto non poté più sforzarsi di negare a se stesso i propri sospetti: la somiglianza tra Rick e Ralph era schiacciante al punto tale da non lasciare spazio ai dubbi.



    EDIT. Per qualche casino che avevo combinato, non era venuta la prima parte. Ho corretto il post.
     
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