Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Nel caso non avessi già spoilerato abbastanza sull'identità di quel personaggio, ecco qui...




    Capitolo 55.
    Quando Gabriel rientrò in casa il sole era ormai tramontato. Trovò Maya ad accoglierlo.
    «Pensavo saresti tornato prima.»
    Lui alzò gli occhi e la fissò, rendendosi conto che il suo sguardo doveva sembrare assente. La sua mente continuava a tornare indietro a un passato che ormai non c’era più, ma che avrebbe potuto segnarlo per il resto della sua vita.
    «Tutto bene?» gli chiese sua moglie.
    «Sì» la rassicurò Gabriel. «Sto bene.»
    Era vero, se non altro, almeno dal punto di vista fisico. Maya, invece, gli appariva lievemente turbata, come se fosse appena accaduto qualcosa. Avrebbe voluto chiederle cosa fosse successo, ma non lo fece.
    «Scusa un attimo, Maya.»
    Entrò in bagno e chiuse la porta alle proprie spalle. Si appoggiò al bordo del lavandino e cercò di ricordare un pomeriggio di tanti anni prima.
    Lui e Naive Doyle si erano appena diplomati, lei con il massimo dei voti. Kenneth era accanto a loro, lui che aveva lasciato la scuola poco prima.
    «Adesso cosa farai?» aveva chiesto Kenneth, a Naive.
    «Penso che me ne andrò» aveva risposto lei.
    Gabriel sapeva già da tempo che Naive aveva intenzione di proseguire gli studi, ma gli era sembrato che non fosse quella la ragione principale per cui aveva deciso di lasciare Starlit Spring.
    Aveva aspettato che Kenneth se ne andasse, prima di chiederle: «Perché lo fai?»
    Naive aveva abbassato lo sguardo ed era rimasta in silenzio a lungo.
    «Perché non ho scelta.»
    «Invece credo che le scelte ci siano...»
    Naive aveva scosso la testa.
    «Non quando hai appena scoperto che tua sorella aiuta un delinquente nei suoi traffici.»
    Gabriel ricordava di essere rimasto sconcertato da quelle parole. Non conosceva Margot, figlia del primo matrimonio del padre di Naive, ma aveva sentito parlare di lei più di una volta e sapeva che Naive le era molto legata.
    «Ne sei sicura?»
    «Sì che ne sono sicura» aveva risposto Naive. «A quanto pare stare a contatto con chi è marcio dentro porta a marcire. È per questo che voglio andarmene.»
    «Per abbandonare Margot?»
    «Non voglio abbandonarla» aveva replicato Naive, «Ma non voglio nemmeno lasciarmi trascinare nel baratro. Lei ormai è corrotta, io voglio salvarmi.»
    Aveva messo in pratica i propri intenti e se n’era andata di lì a pochi mesi, senza più ricontattare nessuno. Tutti, a poco a poco, si erano dimenticati di lei. In fondo al cuore Gabriel conservava il suo ricordo. Naive era stata la sua compagna di studi per molti anni, oltre che una delle poche amiche vere che avesse mai avuto. Kenneth e tutti gli altri, invece, non si erano fatti problemi a dimenticarsi di lei.
    La sera di molti anni dopo in cui lui e Kenneth avevano rivisto Margot, gli aveva fatto notare che si trattava della sorella di Naive.
    «Di chi?» gli aveva chiesto Kenneth.
    Sembrava che avesse completamente cancellato la loro ex compagna di scuola dalla propria memoria.
    “Forse era davvero così.”
    Gabriel uscì dal bagno, cercando di liberarsi di quei vecchi ricordi, ma sapendo che sarebbe stato impossibile. Aveva desiderato tante volte di poter tornare indietro nel tempo e cancellare parte del suo passato, ma non poteva fare altro che trascorrere ogni giorno della propria vita a pentirsi di avere perso tempo insieme a Kenneth. Adesso che era morto non avrebbe più potuto condizionare nessuno, ma Gabriel sapeva che non era stato il suo vecchio amico il vero problema: lo stesso Kenneth non avrebbe commesso certi errori, se non fosse stato influenzato da Dean.
    Aveva ragione Naive, quando aveva commentato, piuttosto tristemente, che stando a contatto con chi era marcio dentro si poteva arrivare fino all’autodistruzione.

    «Gabe...» mormorò Maya.
    Era in corridoio, davanti al bagno. Gabriel se la ritrovò davanti, chiedendosi ancora se si fosse accorta che c’era qualcosa che non andava in lui.
    «Dimmi.»
    «Si tratta di Natascha.»
    Gabriel finì per lanciare alla moglie uno sguardo carico di dubbi. Natascha Harris era la sorella minore di Victoria, quella che tanti anni prima aveva creduto la sua donna ideale. Non aveva mai avuto molti contatti con lei, anche se Maya era stata una sua amica, prima che Natascha, a poco a poco, iniziasse a isolarsi da tutti, persa nei propri sogni.
    «Cos’è successo?»
    Le parole di Maya lo spiazzarono.
    «È morta.»
    «M-morta?» balbettò. «Quando?»
    «Non lo so con precisione» ammise Maya. «Ne ho sentito parlare alla radio. Ho chiamato Kelly per chiederle se ne sapeva qualcosa, ma non ha saputo dire niente di più.»
    «Alla radio?»
    Se era stata scomodata la cronaca, doveva essere accaduto qualcosa che Gabriel non avrebbe nemmeno potuto immaginare, fino a qualche istante prima.
    Maya annuì.
    «È stata uccisa.»
    Gabriel si sentì mancare e si appoggiò alla parete.
    «Uccisa?»
    «Sì» confermò Maya. «È orribile, ma è così.»
    Gabriel fece un profondo respiro, prima di domandarle: «Chi è stato?»
    Si ritrovò quasi a sperare che si fosse trattata di una rapina o comunque di qualcosa che non avesse a che vedere con la vittima in quanto tale.
    «Non si sa.»
    Gabriel si sforzò di mantenere la lucidità, ma sentì che era sempre più difficile, istante dopo istante.
    Kenneth era morto.
    Natascha era morta.
    «Natascha è caduta tra le braccia del tuo amico» gli aveva detto Kelly, qualche tempo prima, guardandolo con occhi carichi di accusa.
    Occhi carichi di accusa?
    Era davvero così?
    Gabriel si chiese quanto la realtà si stesse fondendo all’immaginazione.
    Kelly parlava di Dean.
    Natascha aveva avuto una storia con Dean.
    Natascha era morta, così come era morto Kenneth, il cugino di Dean, quello che un tempo lo seguiva ovunque, ma che un giorno aveva deciso di non mandare a rotoli la propria vita e se n’era andato il più lontano possibile.
    La morte di Kenneth era stata un incidente stradale, un banalissimo incidente, come ce n’erano tanti ogni giorno. I giornali erano pieni di gente che moriva sulla strada, per un attimo di distrazione o per qualcosa che andava storto. Era logico che Kenneth potesse essere visto come uno dei tanti, ma era davvero così?
    Dean ci sapeva fare con le auto. Poteva avere manomesso quella di Kenneth, per farlo uscire di strada e metterlo a tacere per sempre. Cos’altro poteva aspettarsi, dopotutto, da uno come Dean? Quale altra ragione avrebbe avuto per ricomparire all’improvviso?
    «Gabe?» La voce di Maya riconquistò la sua attenzione. «Ti senti male, Gabe?»
    Il campanello che suonava risparmiò Gabriel dal supplizio di risponderle. Chiuse gli occhi, mentre la sentì allontanarsi per andare alla porta.
    Ripensò al suo ultimo incontro con Dean, poco meno di un’ora prima.
    Teneva una ragazza stretta per il collo, e quella ragazza somigliava a Margot.
    «Nessuno riuscirà a rimettere insieme il tuo corpo» le aveva urlato, «Nemmeno gli avvoltoi che lo divoreranno.»
    Ripensarci gli faceva venire la nausea.
    «Vedo che non perdi mai le vecchie abitudini» era intervenuto. ««Per caso ti sei messo in testa di importunare tutte le ragazze di Starlit Spring?»
    Dean aveva lasciato il collo della ragazza.
    Gli era sembrato piuttosto meravigliato mentre gli chiedeva: «E tu che cosa vuoi?» Gli era comunque bastato poco per ricomporsi. «Sparisci prima che sia troppo tardi.»
    Gabriel aveva sostenuto il suo sguardo.
    «Forse faresti meglio ad andartene tu» gli aveva suggerito. «Se continui a fare stronzate finirai per dare nell’occhio... e tu non vuoi dare nell’occhio, non è vero?»
    Dietro a Dean, la ragazza che somigliava alla sorella di Naive l’aveva guardato con gratitudine, come se avesse pensato di non avere vie di fuga, prima che lui comparisse.
    La ragazza che somigliava a Margot non poteva essere altri che la figlia di Margot, la nipote di Naive.
    «Forse è il caso, Dean, che tu permetta a questa ragazza di andarsene» aveva proposto Gabriel. «È la soluzione migliore per tutti.»
    Dean era rimasto in silenzio per qualche istante, mentre la ragazza coglieva l’occasione. Se n’era andata via correndo, e probabilmente sperando di non avere più niente a che fare con Dean Tray.
    «Credo che dovresti stare attento a quello che fai» gli aveva consigliato quest’ultimo, non appena lei era sparita. «Impicciarsi negli affari altrui potrebbe essere molto più pericoloso di quanto hai sempre creduto. Non tutti hanno la fortuna che qualcuno finisca per morire al posto loro.»
    Dean se n’era andato senza aggiungere altro. Gabriel non poté fare a meno di chiedersi ancora una volta a chi si riferisse. Chi era morto al posto di chi?
     
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