Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Va beh, non mi trattengo ulteriormente e vi offro su un piatto d'argento il seguito. :P :P :P




    Capitolo 54.
    Scoprire che Dean sapeva dove trovarla era stato abbastanza traumatico, ma Yuma era riuscita a non lasciar trapelare nulla. Si era inventata una scusa con Heaven, poi era uscita.
    Le aveva dato appuntamento in centro e, seppure sapesse che accettare l’invito non era un’idea molto intelligente, aveva deciso di accettare. Se Heaven avesse saputo cos’aveva in mente avrebbe fatto il possibile per trattenerla, ma Yuma sapeva di non avere alternative: se voleva liberarsi della presenza di Dean una volta per tutte doveva ascoltare cos’aveva da dirle.
    Lo trovò ad attenderla davanti alla vetrina di un negozio e si avvicinò a lui.
    «Sapevo che saresti venuta» la accolse Dean. «Dopotutto ho sempre avuto un certo ascendente sulle donne.»
    Yuma ignorò il suo commento, ne era talmente sopraffatta da non farvi nemmeno caso.
    «Come sei riuscito a rintracciarmi?»
    Dean sorrise.
    «Non è stato tanto difficile. Se poi consideri che ne avevo la necessità...»
    Yuma lo interruppe: «Quale necessità?»
    «Possibile che tu non lo capisca?» Dean si guardò intorno. «A proposito, ti dispiacerebbe seguirmi in un posto più appartato?»
    «Mi dispiace eccome» si affrettò a rispondere Yuma. «Anzi, non mi dispiace affatto, perché non ho alcuna intenzione di seguirti.»
    Dean alzò gli occhi al cielo.
    «Non ti fidi proprio di me?»
    «Dovrei?»
    «Sì. Ti ho coperta con tuo padre, e...»
    Yuma lo interruppe: «Tu non mi hai coperta con nessuno, ti sei semplicemente limitato a pararti il culo!»
    «Da qualunque prospettiva guardi la situazione, il risultato non cambia.»
    «Forse non cambia, ma...»
    «Vieni con me» le ordinò Dean. «Non ho intenzione di parlare con te qui, dove chiunque potrebbe sentirci.»
    «Chiunque potrebbe sentirci?» ripeté Yuma. «Non penso proprio, dato che non c’è nessuno nei dintorni.»
    «Qualcuno potrebbe passare...»
    «Non credo che a dei perfetti sconosciuti possa interessare farsi i fatti nostri.»
    «Come ti pare» si arrese Dean. «Sono qui per parlare di tuo padre.»
    Yuma sospirò.
    «Non ne abbiamo già parlato abbastanza?»
    «No, dato che non ti sei sbarazzata della prova di quello che abbiamo fatto.»
    Prova.
    Il modo in cui Dean definì suo figlio la fece inorridire.
    Lui parve non accorgersene, dal momento che proseguì: «Credo che dovresti farlo adesso, il prima possibile.»
    Yuma strabuzzò gli occhi.
    «Che... che cosa dovrei fare?»
    «Non ci vedo niente di sconvolgente» replicò Dean. «Anzi, credo che sia la cosa più sensata da fare.»
    «Tu sei pazzo.»
    «Non ti sto suggerendo di uccidere tuo figlio» puntualizzò Dean. «Per quanto mi riguarda sarebbe molto meglio se non fosse mai nato, ma dato che hai deciso che quel rifiuto doveva venire al mondo...»
    Yuma lo interruppe: «Il rifiuto è anche figlio tuo.»
    «Non me lo ricordare. Se non fosse mai nato non ci sarebbero stati tutti questi problemi. Avresti potuto tornare da tuo padre e...»
    «Non ho alcuna intenzione di tornare da lui!»
    «Va bene, come vuoi» concesse Dean. «Basta insabbiare una volta per tutte quello che abbiamo fatto e potrai andare dove ti pare. Anzi, considerando che anche tu finiresti per guadagnarci...»
    Yuma lo fermò: «Di cosa parli?»
    «Se non mi lasci finire...»
    «Non ti lascio finire perché stai parlando di soldi, e i soldi non c’entrano niente.»
    «Sbagliato» replicò Dean. «I soldi c’entrano eccome e, quando ti spiegherò in che cosa consiste l’affare che voglio proporti...»
    «Tu di solito non proponi, ma imponi...»
    «Puoi vederla come ti pare. Quello che conta è che non rifiuti.»
    «Allora non è una proposta.»
    Dean sorrise.
    «Non sei nella condizione di poter trattare.»
    «Invece sì» insisté Yuma. «Hai ragione, se consideri Ron un rifiuto, non sei degno di essere considerato suo padre.»
    Dean scoppiò a ridere.
    «Scusa, che nome hai dato al... mhm... a tuo figlio?»
    «Ronald.»
    «Questa è l’ennesima dimostrazione di quanto voi donne siate patetiche.» Dean era palesemente divertito. «Hai chiamato tuo figlio come quel contabile depresso con cui te la fai! Lasciatelo dire, Yuma: tu hai gusti schifosi in fatto di uomini. Magari, quando hai messo al mondo il rifiuto, desideravi che fosse davvero tuo figlio...»
    «Quello che desideravo non ti riguarda» replicò Yuma. «Dimmi qual è la tua proposta e facciamola finita una volta per tutte.»
    «Ventimila.»
    «Ventimila che cosa?»
    «Diecimila a te e diecimila a me» specificò Dean. «È la cifra che mi è stata offerta: oltre i ventimila non vanno.»
    Yuma sbuffò.
    «Si può sapere di chi stai parlando e per che cosa vuole pagarti?»
    «Vuole pagarci, ci guadagneresti anche tu» chiarì Dean. «Saresti di nuovo libera e avresti una discreta somma tra le mani.»
    «Continuo a non capire di che cosa parli.»
    Dean sospirò.
    «Possibile che tu sia così ritardata?» Abbassò la voce. «Si tratta del rifiuto. Ho trovato una coppia facoltosa che non desidera altro che un figlio. C’è un solo problema: la signora è sterile. Le procedure di adozione legale sono molto lunghe, perciò...»
    «Non ci pensare nemmeno!» lo interruppe Yuma. «Come puoi anche solo pensare che io possa vendere mio figlio?»
    «Non credo neanche lontanamente che tu voglia passare tanti anni a occuparti di lui. Liberartene sarebbe la soluzione migliore per tutti. Ci hai pensato che tuo padre potrebbe trovarti da un momento all’altro? Ti ammazzerebbe, se scoprisse che hai avuto un figlio con un altro uomo. Io posso ancora cavarmela, negare tutto, ma tu? Che cosa ti è rimasto da fare? Senza contare che con quei soldi potresti espatriare e liberarti di tuo padre una volta per tutte.»
    «Non se ne parla.»
    «Possiamo trattare» concesse Dean. «Cinquemila a me e quindicimila a te.»
    «Neanche per sogno.»
    «Ventimila tutti per te.»
    Yuma lo fulminò con lo sguardo.
    «Il fatto che tu sia disposto a non portare a casa nemmeno un centesimo la dice lunga.»
    «Cosa dovrebbe dire?»
    «Che non te ne importa niente di guadagnarci dei soldi, ma che stai solo cercando una scappatoia. Tu hai paura che mio padre scopra che io e te abbiamo avuto un figlio insieme.»
    «E va bene» ammise Dean. «Ci ho messo tanti anni per conquistarmi la sua fiducia e si può dire che ormai Melvin penda dalle mie labbra. Non voglio perdere quello che ho.»
    «Così va meglio» ribatté Yuma. «Se non altro sei ancora in grado di essere sincero.»
     
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