Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Kelly si era morsa la lingua per non replicare.
    «Natascha è piuttosto deludente» aveva proseguito Dean. «È una puttana da quattro soldi, l’unica cosa che mi piace di lei sono le sue belle tette.»
    «Risparmiami i dettagli» l’aveva pregato Kelly. «Sto bene anche senza.»
    «Sono sicuro che tu te la caveresti molto meglio di lei. Mi piacerebbe metterti alla prova.»
    «A me invece piacerebbe sputarti in faccia.»
    «Vedo che nemmeno dirti le cose così come stanno ti fa perdere la tua acidità.» Dean non ne sembrava infastidito. «Non c’è niente di male in quello che ti ho detto. Più che infastidita dovresti esserne lusingata.» Si era fatto ancora più vicino e con una mano le aveva sfiorato il collo. «So bene che Michel Sallivan non è capace di far felice una donna. Posso pensarci io.»
    Kelly si era tirata indietro.
    «L’unica cosa che puoi pensare di fare è tornare da dove sei venuto e non farti più vedere.»
    Da come Dean l’aveva guardata, aveva capito che non gli importava nulla di quale fosse il suo parere.
    Aveva deciso di giocare un’altra carta.
    «Ti prego, lasciami in pace» l’aveva supplicato. Il suo classico tono acido aveva lasciato il posto a una voce gentile e accomodante. «Ci sono tante ragazze, come Natascha, che sono disponibili. Perché non punti a una di loro?»
    Non era servito a niente.
    «Perché voglio te, e sono disposto a tutto pur di averti.»
    Kelly aveva valutato la distanza che la separava dalla macchina, rendendosi conto di avere parcheggiato troppo lontano. Non sarebbe riuscita a liberarsi di Dean, a meno che non fosse successo un miracolo.
    Il miracolo non era arrivato, ma almeno la sua discussione con quell’individuo non era passata del tutto inosservata.
    «Kelly, va tutto bene?» le aveva chiesto Gabriel, infatti, comparendo all’improvviso accanto al cancello.
    Pochi metri li separavano.
    «Sì, più o meno» aveva mormorato lei, senza staccare gli occhi da Dean.
    Sapeva che, se avesse chiesto aiuto a Gabriel, lui non avrebbe esitato ad aprire il cancello e a farla entrare di nuovo, ma non era quello che desiderava.
    Improvvisamente Dean aveva allontanato lo sguardo da lei.
    «Che piacere rivederti, Gabriel» aveva esclamato, con una certa ironia. «Sono passati talmente tanti anni... Credevo fossi morto nel frattempo e, anzi, un po’ ci speravo.»
    Da parte di Gabriel non era arrivata alcuna risposta.
    Kelly si era girata verso l’amico, che fissava Dean con lo stesso sguardo di chi ha appena visto un fantasma.
    «Che cosa ci fai qui?» aveva chiesto Gabriel, finalmente.
    Kelly non aveva ascoltato la risposta. Era corsa via, sicura che Dean Tray non l’avrebbe seguita. Le era bastato poco più di un minuto per raggiungere la sua vecchia automobile, salirvi e andare a casa, sperando con tutte le sue forze di non incontrare mai più quell’uomo.
    Scoprire che prima di farle delle avance così volgari aveva tentato di uccidere Ronnie fece incrementare il suo desiderio di non avere mai più niente a che fare con lui e a questo si aggiunse, ovviamente, la presunta scomparsa di Natascha. Per quanto fosse convinta che la sua amica si sarebbe fatta viva, un giorno o l’altro, non riusciva a togliersi dalla testa un orribile presagio.
    “E se non fosse tutto così semplice?”
    Natascha era sempre stata una ragazza particolare, ma non era mai sparita nel nulla. Magari aveva lasciato l’ennesimo lavoro in circostanze mai del tutto chiarite oppure non si era fatta vedere per giorni dalla madre o dalla sorella, all’epoca in cui Victoria abitava a Starlit Spring, ma con qualcuno era sempre rimasta in contatto.
    Si chiese se fosse il caso di raccontare a Ralph qualcosa a proposito di Dean e di quanto Natascha fosse ossessionata da lui. Fino a quel momento non le era sembrata una buona idea, ma adesso non si trattava più di limitarsi a impicciarsi nella vita privata della sua amica.
    Riferì a lui e a Ronnie tutto quello che sapeva, poi pretese che Ronnie le raccontasse che cos’era successo la sera precedente. Lui non le parve molto soddisfatto della sua richiesta, ma poi le spiegò che la comparsa di Dean aveva mandato a monte il suo appuntamento con Yuma e che, se ne era uscito vivo, era stato grazie all’intervento di Michel e di una certa Patricia, che Kelly associò immediatamente a una frequentatrice saltuaria dello Starlit Cafè, che le era rimasta impressa per il suo aspetto piuttosto intrigante.
    Ascoltò a bocca spalancata Ronnie che le raccontava di come quella donna fosse stata una sua spasimante molti anni prima.
    «Come hai fatto a lasciartela scappare?» non poté fare a meno di chiedergli. «Credo che in pochi avrebbero avuto il coraggio di rifiutarla.»
    Ronnie ignorò il suo commento, tornando a un argomento che Kelly avrebbe preferito lasciarsi alle spalle.
    «Ti è sembrato che Dean e Gabriel si conoscessero bene?»
    «Non me ne importava più di tanto» si ritrovò ad ammettere Kelly. «In tal caso non credo comunque che siano in buoni rapporti.»
    Ronnie non disse nulla, ma le parve sollevato. Ralph, invece, sembrava un condannato a morte in attesa che la sentenza venisse eseguita.
    «Sono sicura che Nat si farà viva» cercò di rassicurarlo. «Vedrai, tornerà da te e si renderà conto che quel coglione non vale niente.»
    Ralph non rispose.
    Ronnie si alzò in piedi.
    «È meglio che vada. Ho da fare.»
    «Cosa potrai avere di così importante da fare di sabato pomeriggio?» protestò Kelly. «Rimani ancora un po’.»
    Lui spalancò gli occhi.
    «Mi stai davvero chiedendo di rimanere qui?»
    Kelly avvampò.
    «Beh, sì...»
    «È strano» osservò Ronnie. «Di solito non è nel tuo stile.»
    Kelly sorrise.
    «È così fondamentale mantenere sempre il proprio stile?»
    «Per chi non ha sbalzi d’umore continui, direi di sì.»
    «Io non ho sbalzi d’umore continui!»
    Ronnie ridacchiò con aria innocente.
    «Ho forse parlato di te?»
    No, non l’aveva fatto, ma lei si era riconosciuta in quella descrizione e finì per chiedersi se fosse il caso di preoccuparsi.
    Lo guardò mentre si alzava in piedi e se ne andava. Ralph, ancora una volta, non spostò lo sguardo dal tavolino al quale era seduto. Rimase in quella posa a lungo e, proprio quando Kelly stava per allontanarsi, osservò: «Non può essere tutto un caso.»
    Kelly non capì cosa intendesse.
    «Di cosa parli?»
    «Di Natascha.»
    «Certo che non è un caso» confermò Kelly. «Quando quel Dean è riapparso...»
    «Non è di questo che sto parlando» replicò Ralph. «Mi riferisco a Kenneth. Non è strano che, proprio dopo avere iniziato a dire che non si è trattato di un incidente, Natascha sia sparita nel nulla?»
    «Sembra la trama di un film giallo» osservò Kelly, distrattamente.
    In realtà era poco convinta di un effettivo collegamento tra quei due fatti che, a suo parere, non avevano niente in comune.
    «Spera che non lo sia, allora» la pregò Ralph. «Di solito nei gialli muore sempre qualcuno.»
    Kelly fece per replicare, ma lui sembrò intuire che cosa stesse per dire e si affrettò a interromperla.
    «Non dirmi che, se è già morto Kenneth, non abbiamo niente di cui preoccuparci. Nei gialli spesso muore più di una persona.»
    Kelly pensò che immaginasse Natascha in pericolo, ma non ebbe il coraggio di chiedergli conferma.
     
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