Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Capitolo 51.
    Yuma si sporse verso la culla.
    «Che cosa ne dici, Ron?» domandò al bambino. «Secondo te ho preso la decisione giusta?»
    Dietro di lei Eric ridacchiò.
    «Poi fammi sapere la risposta.»
    «Non credo che me ne darà una.» Yuma, girandosi, sorrise. «Spero comunque di non essere sul punto di commettere il più grande errore della mia vita.»
    «Addirittura il più grande?» replicò Eric. «Non penso proprio che tu non abbia mai fatto niente di peggiore.»
    Yuma fu costretta ad ammettere che non aveva tutti i torti.
    «Concordo in pieno» convenne Heaven, entrando nella stanza. «Yuma non poteva prendere una decisione migliore.»
    Eric annuì.
    «Già.»
    «Spero che quell’altro imbecille non se la lasci scappare un’altra volta» aggiunse Heaven. «Non ha senso che continuino a sfuggirsi.»
    «Sono sicuro che non lo faranno.»
    «Vorrei sperarlo.»
    «Stai tranquilla, Heav.»
    «Mi è difficile stare tranquilla in un momento come questo.»
    «Ma è necessario.»
    «Sì, è necessario.»
    Yuma sbuffò.
    «La finite di parlare di me come se non ci fossi?»
    Heaven ed Eric si scambiarono un’occhiata innocente.
    «Noi parlavamo di lei?» chiese Heaven, senza nascondere una risatina. «Ti risulta, Eric?»
    «Mhm... non direi.»
    «Smettetela!» li ammonì Yuma. «Dato che Ron non può ancora rispondermi, speravo almeno che poteste pensarci voi, invece di fare i cretini.»
    «Nel caso tu non te ne sia accorta» ribatté Heaven, «Era proprio quello che stavamo facendo. Mi sembra incredibilmente ovvio che non potessi fare niente di più intelligente! Naive farà una standing ovation non appena lo verrà a sapere.»
    «Non far correre troppo le notizie» la pregò Yuma. «Non c’è alcun bisogno che venga informata di tutto quello che faccio.»
    Heaven sospirò.
    «Cosa c’è, non ti fidi più nemmeno di Naive?»
    «Ovvio che mi fido di lei» replicò Yuma, «Ma non mi sembra il caso di comunicarle certe novità prima del tempo.»
    «Giusto. Aspetterò quando tu e Ronnie sarete di nuovo felici insieme.»
    «Di nuovo?»
    «Ah, già, non lo siete mai stati» ammise Heaven. «Va beh, non è mai troppo tardi.»
    «Speriamo.» Yuma si mordicchiò le labbra, interrogandosi sul da farsi. «Piuttosto, che cosa ne pensi del vestito? A Ronnie piacerà?»
    Heaven rise.
    «Spero di no, così avrà una ragione in più per togliertelo.»
    Yuma la fulminò con lo sguardo.
    «Cos’ho detto di male?» riprese Heaven, con un’espressione innocente.
    «Niente.»
    «Ecco, lo sapevo.»
    Yuma sospirò.
    «Va beh, esco.»
    «A Oona serve la macchina?» domandò Eric.
    Yuma rifletté.
    «Mhm... no.»
    «No?»
    «Vado a piedi» gli spiegò Yuma. «Mi schiarirò le idee strada facendo.»
    «Non tornare indietro finché non sarai arrivata a destinazione» le raccomandò Heaven. «Tu e Ronnie sentite la necessità di incontrarvi... e lo farete!»
    «Non tornerò indietro» la rassicurò Yuma. «Non ho bisogno di tutte queste raccomandazioni.»
    «Io credo di sì, invece.»
    Yuma ignorò l’affermazione della sorella. La sua necessità di non fare tardi era un’ottima scusa per non doverla più ascoltare.

    Ronnie uscì di casa, richiudendo la porta alle proprie spalle. Quando aveva sentito il telefono squillare, poco prima delle sette, aveva immaginato che si trattasse di Ralph. Se n’era andato più in fretta che poteva, poche ore prima, ma non era escluso che si mettesse in contatto con lui per riprendere a parlare di Kenneth Tray, o magari di Natascha.
    Non era Ralph, era Yuma.
    «Non mi aspettavo di risentirti» le aveva confessato, piacevolmente sorpreso da quell’improvviso cambio di direzione. «Come mai mi hai chiamato?»
    «Vorrei spiegartelo di persona» aveva risposto Yuma, in un tono sufficiente neutro da fargli pensare che una conversazione a quattr’occhi potesse avere qualche risvolto positivo. «Che cosa ne dici di incontrarci?»
    Era stata un’emozione forte sentirle pronunciare quelle ultime parole, tanto che per poco non si era sentito mancare l’equilibrio.
    «Certo che voglio incontrarti.»
    «Ne sono felice.»
    «Quando?»
    Ronnie aveva sperato che Yuma volesse fissare l’appuntamento il prima possibile.
    «Alle nove e mezza potrebbe andare?»
    Era rimasto spiazzato: non si aspettava che volesse vederlo così presto, senza lasciargli il tempo di prepararsi psicologicamente al loro incontro.
    «O-oggi?»
    «Sì, perché? Sei impegnato?» si era preoccupata Yuma. «In tal caso...»
    «Stasera alle nove e mezza va benissimo» aveva confermato Ronnie, deciso a non lasciarsi scappare quella che poteva essere un’occasione unica. «Va bene se ci troviamo a casa mia?»
    Yuma non gli era sembrata molto convinta.
    «Mhm... non sarebbe meglio altrove?»
    «Forse hai ragione» aveva ammesso Ronnie. «Vederci in un territorio neutrale potrebbe essere meglio.»
    «Conosci un bar che si chiama Starlit Cafè?»
    Era l’ultima domanda a cui Ronnie avrebbe voluto rispondere.
    «Sì.»
    «Che cosa ne dici di trovarci là davanti?»
    «Alle nove e mezza di sera non è aperto.»
    «Appunto. Preferirei un luogo tranquillo.»
    Proprio il fatto che il loro appuntamento fosse programmato abbondantemente oltre l’orario di chiusura aveva spinto Ronnie ad accettare.
    «È perfetto. Sarò puntuale.»
    «Anch’io.»
    Si erano salutati e, dalla voce con cui parlava, Yuma gli era sembrata ansiosa di vederlo tanto quanto lo era lui.
    Scese le scale controllando che ora fosse. Mancavano un paio di minuti alle nove e venti, quindi non avrebbe tardato.
    Attraversò in fretta l’atrio, uscì e salì in macchina.
    “Yuma, aspettami. Tra poco sono da te.”
    Non aveva idea di che cosa si sarebbero detti, ma la possibilità di vedere Yuma e di parlare con lei a tu per tu era qualcosa che fino a poche ore prima gli era sembrato impossibile. La situazione era cambiata e, da parte sua, avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per far capire a quella ragazza quanto teneva a lei.
     
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