Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Per fortuna in casa non c’era nessuno. Ralph corse a infilarsi nella propria stanza. Aveva bisogno di riflettere.
    Kenneth era morto.
    Kenneth era rimasto vittima di un incidente stradale.
    Kenneth poteva essere stato ucciso.
    “Sembra assurdo” valutò, “e Ronnie ha fottutamente ragione a pensare che Natascha non abbia un briciolo di fantasia.”
    A Ralph sembrò che il mondo che gli era sempre sembrato stabile e privo di mutamenti fosse vicino a un punto di svolta, anche se in realtà non sarebbe cambiato niente a parte, forse, il suo modo di vedere le cose.
    Si sedette sul bordo del letto e guardò la finestra chiusa, oltre la quale si intravedeva il giardino, sul quale si mescolava la luce naturale del tramonto e quella artificiale dei lampioni già accesi.
    A quella finestra, una sera di molti anni prima, aveva sentito bussare. Non poteva essere altri che Aaron, aveva quell’abitudine.
    Si era alzato in piedi e aveva spalancato il vetro.
    «Che cosa ci fai qui?» gli aveva chiesto, seccato. «Perché vieni a casa mia a quest’ora?»
    «È un’emergenza» gli aveva assicurato Aaron. «Se così non fosse stato, non sarei venuto a disturbarti. A quest’ora tu dormi, se non sei ancora impegnato a studiare.»
    «Era quello che stavo facendo.» Ralph era stato infastidito dal tono con cui Aaron aveva commentato le sue abitudini, ma aveva preferito non farglielo notare. Era uno dei pochi amici che, seppure ritenendolo troppo interessato allo studio e troppo indifferente nei confronti di tutto il resto, non gli faceva pesare niente e non lo considerava un “diverso”. «Che cosa vuoi?»
    «Te l’ho detto, è un’emergenza» aveva ribadito Aaron. «Ho bisogno di te... e mi servi subito!»
    «Vieni alla porta. Ti apro.»
    Aaron aveva scosso la testa con fermezza.
    «Non ci penso nemmeno! Devi uscire tu!»
    «Non posso. Ho detto a tutti che avrei studiato per tutta la sera.»
    Aaron aveva alzato gli occhi al cielo.
    «Cazzo, Ralph, hai vent’anni! Pensi che alla tua famiglia importi qualcosa se per una volta fai uno strappo alla regola?»
    «Importa a me, è una questione di principio: ho detto che avrei studiato e non voglio rimangiarmi quello che ho detto.»
    «Allora esci dalla finestra» gli aveva proposto Aaron. «Sei nella tua stanza a studiare, per quanto ne sanno, quindi nessuno verrà a disturbarti.»
    Per qualche ragione Ralph aveva finito per assecondarlo. Aveva scavalcato la finestra - l'aveva già fatto altre volte in passato, su esplicita richiesta dell’amico - e si era ritrovato in cortile.
    «Non ne avremo per molto, vero?»
    Aaron aveva abbassato lo sguardo.
    «Spero di no.»
    «Mi spieghi almeno cos’è successo?»
    «Si tratta di Kenny.»
    Ralph aveva sospirato, con aria rassegnata.
    «Che cosa vuole da noi?»
    «Lui niente» aveva risposto Aaron, «Anzi, sono sicurissimo che preferirebbe di gran lunga non vederci affatto. Sostiene che io mi stia impicciando in affari che non lo riguardano.»
    «Magari ha ragione.»
    «Adesso non iniziare a difenderlo! Da quando non fa altro che seguire quel cretino...»
    Ralph l’aveva interrotto: «Ancora con questa storia? Sei così sicuro di quello che mi hai detto l’altro giorno?»
    «Sì, ne sono certo. Kenny, però, sembra fregarsene, e credo che anche Gabriel finirà per fare una brutta fine.»
    «Ma noi cosa c’entriamo?»
    «Voglio scoprire cos’hanno in mente. Ho sentito Kenny e Gabriel che ne discutevano. C’entra una donna che ripara e rivernicia auto rubate, se non ho capito male. Gabriel non mi sembrava molto soddisfatto. Voleva convincere Kenny a lasciar perdere, ma...» Aaron si era interrotto. «Andiamo. Ti spiegherò il resto lungo la strada.»

    Il telefono squillò, interrompendo i suoi pensieri. Quando Ralph andò a rispondere, scoprì che era Kelly.
    «Ho trovato il tuo messaggio in segreteria» lo avvertì lei. «Mi sembrava che fosse qualcosa di importante, quindi ho pensato di richiamarti subito.»
    «Si tratta di Natascha» le spiegò Ralph. «Ha iniziato a fare discorsi strani dopo che ha scoperto...» Si fermò, chiedendosi se Kelly fosse informata dell’accaduto. «Hai sentito di Kenneth?»
    «Me ne ha parlato Natascha non più tardi di venti minuti fa» lo informò Kelly. «Penso di sapere che cosa intendi, quando parli di discorsi strani. Credi a me, Ralph, sono convinta che quella ragazza abbia qualche rotella fuori posto.»
    «Io invece penso che possa avere ragione.» Quella consapevolezza, intrappolata dentro di lui, non vedeva l’ora di uscire. Adesso che ne aveva fatto cenno a Kelly poteva sentirsi libero. «Ho paura che Natascha sappia qualcosa che sarebbe meglio non sapere.»
    Kelly rimase in silenzio a lungo.
    «Cosa ne dici?» le domandò infine Ralph, stanco di attendere invano una risposta. «Qualcuno potrebbe...»
    «Devo andare, Ralph» lo interruppe Kelly. «Possiamo parlarne un’altra volta?»
    Non gli lasciò nemmeno il tempo di replicare e riattaccò.

    «È successo qualcosa?»
    Kelly sobbalzò nell’udire la voce di Michel, dietro di lei.
    «Possibile che tu debba sempre comparire dal nulla nei momenti meno opportuni?» borbottò, voltandosi. «Dov’eri fino a qualche secondo fa?»
    «Sul balcone a fumare. A proposito, quel balcone così piccolo è pessimo.»
    «Anche l’odore di fumo che ti rimane sui vestiti è pessimo.»
    Michel alzò gli occhi al cielo.
    «Hai altro di cui lamentarti o vuoi deciderti a dirmi cos’è successo?»
    «Niente di che» si affrettò a rispondere Kelly. «Un uomo è morto e Natascha si fa delle fantasie sul fatto che si tratti di un omicidio.»
    «E se avesse ragione?» obiettò Michel. «Magari ha...»
    «Non iniziare anche tu!» lo pregò Kelly. «Ho appena sbattuto il telefono in faccia al ragazzo di Natascha perché ha fatto la tua stessa ipotesi. La verità è che Natascha è la più grande ingenua che io abbia mai incontrato... e non ce la vedo proprio a rendersi complice di un omicidio.»
    «Guarda che per venire a scoprire certe cose non bisogna per forza essere complici...»
    «Lo so, ma non me ne importa niente. Sono stanca di questa storia. Kenneth Tray è morto in un incidente stradale ed è insensato farsi delle fantasie!»
    Michel spalancò gli occhi.
    «Tray?»
    «Sì, Tray» ripeté Kelly. «Che cosa c’è di strano?»
    «Niente» mormorò Michel, poco convinto. «Mi stavo chiedendo se questo Kenneth non abbia, per caso, qualche grado di parentela con Dean.»
    Kelly s’irrigidì.
    «Dean?»
    «Dean Tray, il rompipalle» confermò Michel. «È curioso che lui e quel Kenneth portino lo stesso cognome.»
    «Tanta gente ha lo stesso cognome.»
    «Ma Dean Tray ha avuto a che fare con Natascha e lei stessa ha insinuato che l’altro Tray possa essere stato ucciso» puntualizzò Michel. «Sarebbe una coincidenza davvero enorme se due diverse persone che portano lo stesso cognome avessero avuto qualcosa a che vedere con Natascha in un arco di tempo così ristretto.»
    Kelly si sentì costretta ad ammettere che potesse avere ragione.
    «Può darsi.»
    Michel rifletté per qualche istante, poi le chiese: «Quel Kenneth che tipo è?»
    «Non lo so, non lo vedo da anni. Suo fratello è un mio amico... più o meno. Non credo però che si tenessero molto in contatto. Kenneth era invischiato in strani affari prima di lasciare Starlit Spring. Si dice che abbia messo la testa a posto solo dopo essersene andato.»
    Michel annuì.
    «Tutto ciò è molto interessante.»
    «Io non ci vedo nulla di interessante» obiettò Kelly, «Ma non sarò certo io a smentirti. Se vuoi continuare a scervellarti su questa storia, ritieniti pure libero di farlo.»
     
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