Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    @Pavone:
    Sì, alcune cose le vorrei sistemare un po' e fare anche qualche piccolo ritocco agli eventi... :D
    Spero che mi seguirai anche nella revisione. ^^
    Intanto ecco qui il nuovo capitolo, o meglio, la prima parte di quel capitolo. ^^





    PARTE QUARTA: FUSIONE DI ANIME

    10-14 Ottobre 1997

    Capitolo 50.
    Ralph era seduto sui gradini, accanto al pianerottolo. Sembrava che lo stesse aspettando. Ronnie spalancò gli occhi, nel vederlo.
    «Che cosa ci fai qui?»
    Ralph scattò in piedi.
    «Hai sentito cos’è successo?»
    «Non ho sentito niente che comporti la tua presenza qui in questo momento» ammise Ronnie. «Da quanto tempo mi stavi aspettando?»
    Ralph non rispose alla sua domanda.
    Si limitò a confidargli: «Kenneth è morto.»
    Kenneth.
    Ronnie si chiese se quel nome dovesse ricordargli qualcuno.
    «Chi?»
    «Kenneth Tray.»
    Soltanto allora Ronnie comprese di chi si trattasse.
    «Il fratello di Aaron?»
    Ralph annuì.
    Ronnie non ricordava molto di Kenneth, sapeva soltanto che aveva qualche anno più di lui e che si era trasferito in un’altra città ormai da anni. Nemmeno i suoi amici di un tempo, tra i quali spiccava Gabriel, sembravano essere in contatto con lui.
    «Quando è successo?»
    «Non lo so esattamente, da poco.»
    «Com’è morto?»
    «Un incidente in macchina, è uscito di strada.» Ralph abbassò lo sguardo. «Natascha non mi ha detto molto, ma ci sono delle strane chiacchiere sull’incidente.»
    «Chiacchiere?» ripeté Ronnie, senza sapere che significato attribuire a quel termine. «Che tipo di chiacchiere?»
    «Dice che secondo lei non è stato un incidente.» Ralph scosse la testa, come per rifiutare quell’idea troppo bizzarra. «Naturalmente Nat ha sempre avuto un po’ troppa fantasia.»
    Ronnie spalancò gli occhi.
    «Troppa fantasia?»
    «Beh, sì...»
    Ralph non era tanto sicuro quanto avrebbe voluto dimostrarsi, Ronnie se ne accorse molto in fretta. Natascha Harris era una ragazza scontata e banale, che non poteva avere avuto un’idea del genere da sola.
    «Va beh, è meglio se vado a casa» osservò Ralph, a quel punto. «Ho alcune cose da fare e...»
    «Aspetta, vuoi entrare?» gli propose Ronnie, prendendo fuori le chiavi che aveva in tasca. «Se vuoi ti offro qualcosa da bere.»
    «No, non ho tempo.»
    Ralph si fiondò giù dalle scale senza nemmeno salutare.
    Ronnie rimase spiazzato per qualche istante, poi decise di aprire la porta ed entrare nel proprio appartamento, chiedendosi cosa fosse veramente accaduto. Ralph era scioccato dalla morte di Kenneth, questo era poco ma sicuro, ma il suo comportamento era davvero molto strano per uno come lui che di solito - tranne quando molti anni prima aveva l’abitudine di cercare spiegazioni che non stavano né in cielo né in terra sulla morte di Rick - era una persona estremamente razionale e ancorata alla realtà.
    “Va beh, lasciamo stare.”
    Ronnie richiuse la porta alle proprie spalle e andò ad aprire la finestra della cucina, proprio mentre un flash gli attraversava la mente.
    Kenneth.
    Gabriel.
    Uno sconosciuto di cui non conosceva il nome.

    Durò un istante, eppure gli sembrò che quell’immagine improvvisa potesse avere una certa importanza.
    «Forse sto impazzendo» borbottò, chiudendo la tenda. «Ha ragione Maya, dovrei prendermi una vacanza, prima o poi.»
    Più di una volta aveva fatto quel pensiero, ma non l’aveva mai tradotto in realtà.
    “Dovrei farlo ora.”
    Sarebbe stato anche un buon modo - almeno così sperava - per togliersi di torno la donna dai capelli platinati con cui aveva già avuto a che fare. Pamela, così si chiamava, se non ricordava male, era la peggiore impicciona che gli fosse mai capitato di incontrare. Si era quasi scordato di lei e se ne sarebbe dimenticato completamente se non se la fosse ritrovata davanti quel giorno stesso, mentre stava per tornare a casa dal lavoro.
    «Ho riconosciuto la tua macchina» gli aveva confidato Pamela, «E ho pensato che sarebbe stato carino fare quattro chiacchiere.»
    «Che pensiero gentile» aveva replicato Ronnie, palesemente sarcastico. «Sentiamo, qual è il tuo programma? Impicciarti ancora una volta della mia vita privata?»
    «Non c’è bisogno che tu sia scortese» aveva obiettato Pamela. «Io voglio solo il meglio per le persone che ho intorno. Per esempio spero che un giorno tu possa rivedere la ragazza che mi hai confidato di amare.»
    Davvero si era spinto così oltre, in occasione del loro primo incontro? Non ne era sicuro; anzi, era certo di avere lasciato cadere il discorso sul nascere.
    Pamela sembrava molto interessata al suo “amore perduto” e Ronnie iniziava a dubitare che si trattasse di un’impicciona come tutte le altre. Lui e Yuma si erano rincontrati da poco e, anche se erano destinati a non vedersi mai più, gli sembrava molto strano che Pamela gli avesse augurato di poterla rivedere.
    “C’è qualcosa che non torna” dedusse Ronnie.
    Il problema era che, almeno in apparenza, gli sembrava che ci fosse qualcosa che non tornasse da ogni prospettiva.
    Pamela faceva strane domande.
    Ralph rimaneva scioccato dalla morte di Kenneth.
    L’incidente in cui era morto Kenneth avrebbe potuto non essere un incidente.
    Era come se ogni dettaglio fosse ancorato a un unico filo, talmente sottile da non apparire ai suoi occhi.
    «Eppure è impossibile» mormorò.
    Come poteva Pamela avere qualcosa a che fare con Ralph e con Kenneth? Quale filo sottile poteva legarli?
    “Nessuno.”

    Edited by »Milù Sunshine» - 11/7/2013, 17:58
     
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