Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Prima parte del capitolo 49.



    Capitolo 49.
    Lo Starlit Cafè era tranquillo, per essere sabato mattina. I minuti scorrevano, uno dopo l’altro, sull’orologio alla parete. Qualche cliente c’era, ma per il momento preferivano chiacchierare tra di loro, piuttosto che rivolgersi a Kelly.
    Quando la porta si aprì, si domandò per un attimo se la tregua fosse finita. Quando però vide comparire Gabriel si rese conto che non era così.
    Sfoderò un sorriso - uno dei suoi rari sorrisi - nell’accogliere l’amico.
    «Che piacere vederti!»
    Si sforzava di apparire entusiasta, ma non lo era affatto. La sera precedente Natascha le aveva telefonato e le aveva parlato di una notte di sesso sfrenato con il suo amato Dean e aveva dovuto trattenersi per non dirle ciò che pensava.
    «Passavo da queste parti e ho pensato di venire a salutarti» la informò Gabriel.
    Non era un segnale positivo. Kelly sapeva ormai per esperienza che quando qualcuno dei suoi amici “passava da quelle parti” generalmente finiva per parlarle di qualche conoscente single che, pur non avendo mai sentito parlare di lei, sembrava ansioso di conoscerla.
    Era una situazione di potenziale pericolo, perciò Kelly si affrettò a cercare un argomento di conversazione interessante.
    Passò in rassegna tutto ciò di cui aveva sentito parlare quella mattina.
    Colazioni ipocaloriche.
    Partite a carte.
    Scollature pronunciate di indumenti femminili.
    Tasse.
    Partiti da votare alle successive elezioni politiche.
    Inflazione.
    Film in bianco e nero trasmessi in televisione la sera precedente.
    Teleromanzi brasiliani.
    No, non c’era nulla che potesse essere in qualche modo riciclato: con Gabriel doveva inventarsi qualcos’altro, e doveva essere convincente.
    Prima di avere individuato un potenziale argomento di conversazione, però, venne interrotta: «È passato molto tempo dall’ultima volta in cui hai visto Aaron?»
    Kelly spalancò gli occhi.
    «Aaron?!»
    Che cosa c’entrava Aaron con lei? Poteva sopportare che volessero appiopparle quarantenni che avevano serie difficoltà a relazionarsi con le donne, ma per quale motivo avrebbe dovuto prendere in considerazione anche solo l’idea di uscire insieme al migliore amico di Ralph Craven?
    «Mi ha telefonato un’ora fa» la informò Gabriel.
    Sembrava perso nei propri pensieri.
    “C’è qualcosa sotto” decretò Kelly. “Non sta cercando di convincermi che è l’uomo della mia vita, ma che non me ne sono mai accorta.”
    Rimase in attesa di scoprirne di più, ma Gabriel si chiuse nel silenzio più totale.
    «Sembri preoccupato» osservò quindi. «Aaron ti ha detto qualcosa di particolare?»
    Finalmente Gabriel annuì.
    «Mi ha parlato di Kenneth.»
    «Kenneth?»
    Era da tanto tempo che non sentiva parlare del fratello maggiore di Aaron, che doveva avere più o meno l’età di Gabriel.
    «Sì, e l’ho trovato strano.»
    Kelly annuì.
    «Non era un tipo affidabile un tempo, non è vero?»
    Gabriel abbassò lo sguardo.
    «Diciamo che frequentava pessime compagnie... ma è stato molto tempo fa. Secondo Aaron è cambiato molto.»
    Kelly strinse i denti.
    Era forse un tentativo di farle credere che Kenneth fosse migliore rispetto a quanto era in realtà? Il suo sospetto che Gabriel fosse lì perché voleva presentarle qualche esponente dell’altro sesso, non impegnato in una relazione sentimentale, tornò a farsi intenso.
    Possibile che tutti fossero convinti che la presenza di un uomo al suo fianco fosse necessaria?
    “Come se non bastasse Michel...”

    Quando aveva riattaccato, dopo la telefonata con Natascha, se l’era ritrovato accanto.
    «Mi sembri piuttosto agitata» aveva osservato. «È successo qualcosa di grave?»
    Kelly aveva negato.
    «Niente di cui tu ti debba preoccupare.»
    «Ma tu sì?»
    «Teoricamente non dovrei» aveva ammesso Kelly, «Ma non riesco a fare a meno di pensare a Nat che, come al solito, s’è messa in testa di mandare a rotoli la sua vita e non si rende conto di quello che fa.»
    «Dovresti darle un po’ di fiducia» le aveva suggerito Michel. «Forse, in fondo, sta facendo la cosa giusta.»
    Kelly aveva spalancato gli occhi.
    «Tu non hai idea di che cosa si sia messa in testa!»
    «Sembra qualcosa di agghiacciante, da come ne parli.»
    «Natascha è caduta tra le braccia del tuo amico» aveva puntualizzato Kelly. «Non mi sembra una gran bella prospettiva.»
    «Quale mio amico?»
    «Dean.»
    «Forse dovrei offendermi» aveva obiettato Michel. «Quel rompipalle non è affatto un mio amico... ma cosa dicevi di lui e di Nat?»
    «A quanto pare hanno una storia» gli aveva spiegato Kelly. «C’era già stato qualcosa tra loro, anni fa, e lei si sta di nuovo illudendo che sia l’uomo più importante della sua vita.»
    Michel era rimasto in silenzio per quella che le era parsa un’eternità.
    «Scusa se ti sto sommergendo con i miei problemi... che poi non sarebbero nemmeno problemi miei.»
    «Non è questo il punto.»
    «E allora che cosa c’è che non va?»
    «Si tratta di Dean» aveva risposto Michel. «Mi ha fatto credere di amare Yuma e di volerla proteggere. Sostiene che lei lo ricambia... ma se fosse davvero così perché dovrebbe farsela con la tua amica?»
    Le era sembrato più sconcertato del dovuto.
    «Te ne importa così tanto?»
    «Sì» aveva ammesso Michel. «Se avesse avuto buone intenzioni, non avrebbe avuto alcuna ragione valida per mentirmi.»
    Kelly aveva desiderato dirgli di fregarsene di Yuma, che da qualche tempo era diventata il suo chiodo fisso, ma a posteriori era felice di non averlo fatto: Michel avrebbe potuto interpretare le sue parole nel modo sbagliato, proprio come non aveva interpretato nella maniera più corretta la situazione che si era venuta a creare tra loro.
    Quando Michel, all’improvviso, si era avvicinato a lei e l’aveva baciata, per un attimo aveva avvertito dentro di sé la tentazione di lasciarsi andare.
    Non l’aveva fatto. Si era tirata indietro. Era la soluzione migliore o, almeno, la più semplice di tutte. Lei e Michel erano amici e questo le bastava; più di questo sarebbe stato troppo.
    Si era sforzata di non essere troppo acida mentre metteva in chiaro che quello che era accaduto non avrebbe mai più dovuto succedere.
    Michel non aveva opposto resistenza.
    «Credo che tu abbia ragione» aveva ammesso. «Non avrei dovuto farlo.»
    «Non importa» aveva concluso Kelly. «Dimentichiamocene.»
    Era sicura che Michel potesse davvero scordarsi tutto, ma per lei non funzionava allo stesso modo. Non sarebbe stato altrettanto semplice.
     
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587 replies since 18/5/2013, 16:33   3088 views
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