Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Credo che i presunti "scheletri nell'armadio" verranno svelati in seguito. :D
    Al momento verrà invece svelato qualcos'altro...



    Capitolo 45.
    Per quanto Ronnie non amasse fare calcoli temporali, quando si trattava del suo tentativo di suicidio, non poté evitare di osservare un’analogia tra la data in cui il fatto era capitato e quella in cui si ritrovava, dopo tanti anni, a rileggere la lettera che aveva scritto a Yuma. Era ancora una volta il ventinovesimo giorno del mese, fortunatamente un altro mese, fortunatamente di un altro anno, ma sfortunatamente non lontano abbastanza affinché potesse dimenticare totalmente quello che aveva cercato di fare.
    Erano passati ben cinque giorni da quando Ralph gli aveva restituito la lettera, cinque giorni nel corso dei quali aveva cercato di ignorarla. L’aveva infilata dentro a uno dei cassetti del comodino perché era l’unico modo che aveva per non distruggerla e, lo sapeva, se l’avesse distrutta prima o poi se ne sarebbe pentito.
    A cinque giorni di distanza aveva sentito finalmente di avere il coraggio di ripercorrere quelle parole. Se era stato in grado di ingurgitare un intero flacone di sonnifero, poteva essere capace anche di limitarsi a una semplice lettura.
    Si sedette quindi sul bordo del letto e si impose di non desistere dal proprio intento finché non fosse arrivato fino alla fine.

    Cara Yuma,
    dopo la nostra telefonata di stamattina ero seriamente intenzionato a lasciarti vivere la tua vita senza alcuna interferenza o intromissione, ma in questo momento ritengo che sia necessario metterti a conoscenza di una parte di verità che ancora ignori. Ti assicuro, in ogni caso, che questa sarà l’ultima volta in cui mi metterò in contatto con te; dopo avere letto questa lettera sarai finalmente libera dalla mia presenza e, ne sono sicuro, non potrai certo rimpiangermi. Ti chiedo solo di avere la forza di leggerla fino in fondo, con la consapevolezza che poi non sentirai mai più parlare di me.
    Credo che sia opportuno iniziare dall’inizio. Mi hai detto più di una volta che la morte di tua madre fu l’inizio delle tue disgrazie e che chi la uccise era, almeno in parte, responsabile di quello che stava accadendo con tuo padre. Credo fermamente che limitare a chi la uccise la responsabilità di quanto successe dopo non sia abbastanza: anche chi vide qualcosa, chi avrebbe potuto impedire che tua madre morisse, deve essere considerato ugualmente colpevole e deve pagare per il male che commise allora, quasi inconsciamente.
    Ti ho parlato dell’incidente in cui morì mio fratello, ti ho raccontato come io stesso abbia accettato di costruire un racconto falso ma credibile, in modo da evitare qualsiasi accusa... anzi, no, non è davvero così.
    Credo che sia opportuno fare un passo indietro. Prova a immaginarti una normale sera d’estate, in cui ti sembra di avere tutto quello che desideri. Io mi sentivo così: non c’era niente che non andava nella mia vita, pensavo che il mio avvenire potesse essere sereno tanto quanto lo era stato il mio passato. Mi sbagliavo. Mi sbagliavo profondamente e soltanto poche ore più tardi ciò che avevo tra le mani sarebbe definitivamente crollato una volta per tutte. La cosa più terribile da accettare è che sia successo solo ed esclusivamente per colpa mia.
    Io e Rick dovevamo uscire con degli amici, ci aspettavano in un locale. In teoria Rick aveva proposto anche a Ralph di venire con noi, ma naturalmente non andò così. Ralph era fissato con lo studio, così come lo è tuttora. Avevo cercato di fargli capire più di una volta che poteva essere uno studente diligente anche senza dover passare tutto il suo tempo sui libri, ma non c’era mai stato verso di convincerlo. Rick era più bravo di me a persuaderlo di fare qualcosa, si può dire che Ralph pendesse quasi dalle sue labbra... ma non quando si trattava di studio. Il massimo che Rick riuscì a estorcergli fu la promessa che avrebbe seriamente preso in considerazione l’idea di uscire di casa anche lui quella sera.
    Ralph prese in considerazione l’ipotesi, ma finì per scartarla. Rick lo accusò di non voler venire perché temeva di incontrare Kelly, ma Ralph negò che fosse quella la ragione.
    Ti chiederai, a questo punto, che cosa c’entrasse Kelly. Ti dirò la verità, non l’ho mai capito nemmeno io. Si conoscevano da molti anni, era stata una compagna di scuola di entrambi. Penso semplicemente che i secchioni non le ispirassero una particolare simpatia, specie quei secchioni che non hanno l’abitudine di aiutare i compagni di classe nei compiti, e che non fossero mai andati d’accordo per questo fin da ragazzini. Sarebbe finita lì se la situazione tra Kelly e Rick non fosse stata invece totalmente diversa. Presero a frequentarsi sempre più spesso e, prima della fine delle scuole superiori, erano quella che sembrava ormai una coppia inseparabile.
    Si trattava di apparenza, o almeno ne sono convinto. Quelli che durante l’adolescenza possono sembrare amori destinati a durare per tutta la vita spesso si rivelano qualcosa di diverso con il passaggio all’età adulta, quando si inizia fare il pensiero di costruire insieme il proprio futuro. Penso che sia così, almeno. Nessuna delle storie che ho avuto in giovane età ha mai significato abbastanza per me da poterla scambiare per amore eterno, nemmeno mentre la stavo vivendo.
    Per tornare a Kelly e Rick, sebbene non sia piacevole da ammettere, quando notai i primi segnali di qualcosa che non andava, finii per approfittarne. Kelly era una bella ragazza ed ero convinto che, se mi fossi dimostrato meno immaturo di Rick, avrei potuto avere qualche chance con lei. Fu proprio quello che accadde. Quando mi fu impossibile negare a me stesso che quello che c’era stato tra noi era profondamente sbagliato, cercai ugualmente di giustificarmi. Mi dicevo che a Kelly non importava niente di Rick e che tanto tra loro sarebbe finita lo stesso, che io non potevo ritenermi colpevole di nulla. Mi illudevo davvero che fosse così, ma in realtà la situazione era ben diversa: non solo Kelly non lasciò Rick, ma i sensi di colpa che provava per averlo tradito incrementarono la sua volontà di salvare la loro relazione a tutti i costi.
    Personalmente non credevo che Kelly volesse davvero stare con lui. Mi sembrava che il suo fosse il comportamento morboso di chi ha paura di perdere qualcosa non perché ci tenga davvero, ma perché se rimanesse senza si sentirebbe troppo spaesato. Forse era davvero così, ma in fondo chi ero io per giudicare? Era molto più semplice, per me, fingere che niente fosse successo. Kelly mi piaceva, ma non abbastanza da convincerla a chiudere con mio fratello. Lei, però, quando ci vedevamo, insisteva a dirmi che era intenzionata a farlo lo stesso: se da un lato si aggrappava morbosamente a ciò che aveva, dall’altro lato era convinta che liberarsene fosse la soluzione migliore per tutti.
    Non so dire che cosa fosse cambiato, di fatto, tra lei e Rick la sera in cui uscimmo. C’erano anche altri nostri amici insieme a noi, persone di cui non ti parlerò, per il semplice fatto che forse non li frequentavo per vera amicizia, ma solo perché era più semplice aggregarmi alle persone con cui usciva Rick piuttosto che ammettere con me stesso che non ero in grado di costruire alcun genere di legame.
    Non fu niente di che, quella sera. Avevo l’abitudine di lasciarmi andare un po’ troppo con l’alcool, qualche volta, e quella non fu un’eccezione. Non ero il solo, ma non per questo mi sento meno colpevole. Non condanno l’alcool, seppure non voglio averci più niente a che fare, e non condanno nemmeno chi beve responsabilmente, ma non posso fare a meno di ripetermi che, se fossi rimasto sobrio, niente di tutto quello che accadde sarebbe mai accaduto.
    Restammo nel locale fino alle prime ore della notte, poi io e Rick ce ne andammo, da soli. Lui aveva bevuto più di me.
    Una volta fuori dal locale successe un fatto che per lungo tempo, visto quello che successe dopo, mi parve totalmente irrilevante. C’erano tre uomini che infastidivano una donna, anche se forse dire che la infastidivano è poco. Lei era spaventata, invocò me e Rick di aiutarla. Non lo facemmo. Pensammo che fosse una donna ubriaca che aveva avuto una reazione eccessiva a qualcosa che non doveva essere poi così terribile. Se solo avessi potuto immaginare quali conseguenze devastanti avrebbe avuto andare avanti per la mia strada, avrei finito per fare tutto quello che mi avrebbe potuto chiedere. Purtroppo non lo feci e credo che troppe persone ne abbiano pagato le conseguenze.
    Potrei raccontarti fin da subito di questa donna e di ciò che ho scoperto, ma credo che sia il caso di approfondire quello che successe dopo. Ti prego quindi, ancora una volta, di continuare a leggere la mia lettera fino alla fine.
     
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587 replies since 18/5/2013, 16:33   3129 views
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