Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Oltre la porta, Heaven guardò dallo spioncino. Si sentì quasi paralizzata nel momento in cui udì i passi di Eric lungo il corridoio.
    «Ehi, Heav, chi è alla porta?»
    Heaven si voltò e gli fece cenno di tacere.
    Alle spalle di Eric comparve anche Yuma.
    «Chi...»
    Fortunatamente Eric la zittì.
    «Pare che ci sia qualche problema» mormorò.
    Heaven fece per avvicinarsi a loro, ma le bastò un passo per accorgersi che dall’esterno la sua presenza avrebbe potuto essere avvertita. Portava un paio di scarpe con i tacchi alti, che facevano troppo rumore.
    Se le sfilò, prima di dirigersi verso di loro.
    «C’è Naive» sussurrò alla sorella.
    Yuma strabuzzò gli occhi.
    «Come ha fatto a trovarci?»
    «Non ne ho idea.»
    «E adesso? Cosa facciamo?»
    «Magari potreste aprirle la porta» suggerì Eric, mentre il campanello suonava ancora una volta. «Non è forse l’idea migliore?»
    Heaven scosse la testa.
    «No, non sa che sono qui.»
    Eric obiettò: «Se è venuta, vuole dire che lo sa.»
    «Lo sospetta, ma non può esserne sicura.»
    «Non capisco perché tu sia spaventata da lei.»
    «Mia zia non mi spaventa» precisò Heaven. «Preferirei che non fosse venuta qui, ma di per sé non mi turba particolarmente. È semplicemente meglio che non sappia certe cose.»
    «Per esempio che...»
    «Shhh!» lo zittì Heaven. Sapeva dove Eric stava per andare a parare e avrebbe fatto qualsiasi cosa per impedirglielo. Yuma sembrava essersi accorta che le stava nascondendo qualcosa, ma non aveva prove. Le parole di Eric avrebbero potuto smascherarla. «Mi riferisco, ovviamente, al bambino. Naive non sa niente di lui.»
    «Non pensi che dovresti informarla?» obiettò Eric. «Il bambino è il suo pronipote.»
    «Non c’è alcun bisogno di anticipare i tempi» decretò Heaven. «Un giorno rivedremo Naive e la informeremo di tutto ciò che si è persa in questi mesi, ma non oggi.»
    «Perché no?» insisté Eric, lanciando un’occhiata speranzosa anche a Yuma. «Non vorrei che vostra zia pensasse che vi sto tenendo in ostaggio.»
    Heaven ridacchiò.
    «Ti sfugge che siamo entrambe maggiorenni, forse.»
    «No, questo lo so benissimo» replicò Eric, «Ma qualcuno potrebbe vedere male la nostra... ehm... convivenza forzata. Non intendo quella tra me e te, ma quella tra noi e Yuma.» Si rivolse a quest’ultima. «Sia chiaro, ovviamente puoi rimanere qui tutto il tempo che vuoi.»
    Yuma annuì.
    «Lo so.»
    «A proposito» osservò Heaven, guardando attentamente la sorella, «Come mai ti sei messa quel vestito così elegante?»
    «Devo uscire» la avvertì Yuma. «Ho una cosa importante da fare.»
    «Che cosa, esattamente?» si affrettò a chiederle Heaven. «Non è tanto normale che tu te ne vada in giro dopo cena vestita a quel modo. Devi vedere qualcuno?»
    «Sì» confermò Yuma, prima di abbassare lo sguardo. «O meglio, forse sì.»
    Heaven spalancò gli occhi.
    «Hai intenzione di farti scoprire da Naive?»
    «No, niente affatto» la rassicurò Yuma. «Uscirò dal retro e, ovviamente, non mi vedrà.» Si rivolse poi a Eric. «Posso prendere in prestito la tua macchina?»
    «Ma tu non hai la patente!» sbottò Heaven.
    Si pentì immediatamente di non avere tenuto sotto controllo il tono della propria voce e si girò verso la porta, temendo di sentire suonare il campanello un’altra volta. Ciò che la preoccupava, comunque, non si verificò.
    «Ho una patente falsa intestata a una certa Oona Craven» le ricordò Yuma. «Non sono disposta a trasferirmi e a usare il mio nome falso da qui alla fine dei miei giorni, ma non ho problemi ad approfittarne stavolta.»
    “È pazza” si disse Heaven. “È impazzita completamente!”
    Quasi come se avesse intercettato i suoi pensieri, Yuma le domandò: «Hai per caso qualcosa in contrario?»
    «Sì. Non sono sicura che tu sappia guidare.»
    Yuma sorrise.
    «Diciamo che, prima di entrare al secondo posto nella lista delle persone che è meglio se non incontro mai più, Dean mi ha insegnato qualcosa di utile.»
    «Mi stai dicendo che sai guidare, quindi?» Heaven non ne era del tutto convinta. «La macchina di Eric è impeccabile, non vorrei che gliela riportassi a casa tutta ammaccata... o peggio!»
    «Non accadrà niente di peggio. Anzi, non succederà proprio nulla. Oona Craven riporterà l’auto tutta intera... e sarà intera lei stessa.»
    «Almeno potresti dirci dove stai andando.» Heaven guardò Eric, cercando disperatamente la sua approvazione. «Che cosa ne pensi?»
    «Penso che una ragazza di ventisei anni sia libera di uscire da sola senza dare spiegazioni a noi» ribatté Eric, con sua grande delusione. Si rivolse a Yuma: «Non preoccuparti delle paranoie di Heaven. A condizione che me la riporti a casa intatta, per stasera la mia macchina è a tua completa disposizione.»
    Yuma sorrise.
    «Grazie mille.»
    Heaven tentò di insistere.
    «Dove vai?»
    Yuma alzò gli occhi al cielo.
    «Te lo dirò quando torno.»
    «Mi raccomando» ribadì Heaven, «Cerca di non trovarti sulla stessa strada di Naive.»
    «Non accadrà» la rassicurò Yuma. «Per quanto ti possa sembrare strano, sono capace di badare a me stessa.»
    Heaven la guardò avviarsi verso l’uscita secondaria della casa di Eric e sperò che sua sorella non si stesse sopravvalutando.
     
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