Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Heaven cercò su tutti i campanelli il nome che le interessava. Finalmente lo trovò.
    KELLY JAMES.
    Non le restava che premere quel pulsante e rimanere in attesa: sapeva che colui che stava cercando era in casa.
    Si domandò, non certo per la prima volta, se fosse una buona idea quella di parlargli. Forse Yuma non ne sarebbe stata molto soddisfatta.
    “Va beh, questo non ha affatto importanza” si disse Heaven. “Yuma non è mai soddisfatta di niente.”
    Lei ed Eric avevano cercato di convincerla che non c’erano molte soluzioni praticabili.
    «Quei documenti sono sicuri» l’aveva rassicurata Eric. «Puoi iniziare una nuova vita in un’altra città, senza che nessuno possa risalire a te.»
    «Non posso andarmene adesso» aveva replicato Yuma. «Non m’importa se Heaven sarebbe disposta a trasferirsi ovunque tu accettassi di seguirla. Per quanto mi riguarda non è così facile prendere una decisione del genere.»
    «Stai ancora pensando a quel tizio, non è vero?» si era intromessa Heaven. «Ti rendi conto che non c’è mai stato niente tra te e lui?»
    «Io e lui ci amavamo.»
    «Ma il vostro amore non ha mai avuto sviluppi.»
    Yuma si era girata di scatto verso di lei e le aveva lanciato un’occhiataccia.
    «Che cosa dovevo fare? Permettere a nostro padre di farti quello che aveva fatto a me?»
    «Vuoi continuare a rinfacciarmelo ancora per molto?» aveva replicato Heaven. «Avresti potuto denunciarlo e quell’incubo sarebbe finito!»
    «Non ti sto rinfacciando niente» aveva puntualizzato Yuma. «Se potessi tornare indietro rifarei quello che ho fatto allora. Il punto è che non puoi costringermi a rinunciare alla mia vita!»
    «Tu non hai una vita!» aveva obiettato Heaven. «Ti sei talmente rassegnata a farti trattare da puttana che tutto il resto ha iniziato a farti schifo!»
    «Credi davvero che non vorrei vivere una vita normale, come possono fare tutte?»
    «Allora perché non lo fai?» aveva insistito Heaven. «Prendi quei documenti e vattene dove preferisci. Ricomincia tutto dall’inizio e...»
    «Non posso» l’aveva interrotta Yuma. «Non potrò mai farlo.»
    Heaven aveva cercato di replicare, ma Eric non gliel’aveva permesso.
    «Tua sorella è libera di fare le scelte che ritiene più appropriate.»
    «Allora avrebbe potuto evitare di venire qui» aveva osservato Heaven. «Avrebbe potuto evitare di piombare nella nostra vita pretendendo che fosse normale farne parte!»
    «Non è quello che ha fatto.»
    Heaven aveva tentato di insistere, ma nemmeno Eric aveva voluto ascoltarla. Era stanca di restare immobile ad aspettare che la situazione cambiasse: nulla sarebbe mai mutato... se non in peggio. Yuma era praticamente scappata e non voleva essere trovata.
    Heaven si chiese per l’ennesima volta quali potessero essere le conseguenze se quello che Yuma voleva evitare fosse accaduto.
    Era meglio non scoprire mai la risposta a quel suo dubbio.
    Suonò il campanello e rimase in attesa.

    Michel non riuscì a mascherare il proprio stupore nel momento in cui, aprendo la porta, si ritrovò davanti proprio la ragazza che aveva visto entrare allo Starlit Cafè.
    «Non ti aspettavi che fossi io, non è vero?» gli chiese la ragazza.
    Michel sorrise.
    «Si vede?»
    «Decisamente.»
    «Possiamo parlare?»
    Michel annuì.
    «Entra.»
    La ragazza richiuse la porta alle proprie spalle e prese a guardarsi intorno.
    «Sei il fidanzato di Kelly James, vero?»
    Michel ridacchiò.
    «Non proprio.»
    «Vivete nella stessa casa. Pensavo...»
    Michel la interruppe: «Non abitiamo nella stessa casa. Diciamo che sono un suo ospite. Sono qui a Starlit Spring per questioni professionali.»
    «Questioni professionali, certo» ripeté la ragazza, avviandosi verso la cucina, che era sicuramente la stanza più illuminata dell’appartamento. Si sedette sul bordo del tavolo. «Per caso il tuo lavoro è illegale?»
    Michel spalancò gli occhi.
    «Illegale?!» Entrò in cucina a sua volta e si fermò a meno di un metro di distanza dalla giovane sconosciuta. «Non mi sembra così tanto normale fare questo genere di insinuazioni.»
    «Ne sono consapevole» convenne la ragazza, «Ma ho il sospetto che tu sia qui con il solo scopo di cercare qualcuno.»
    «Cercare qualcuno non è illegale.»
    «Farlo per conto di un maniaco, però, potrebbe diventarlo.»
    Michel realizzò quanto quella definizione si addicesse a Melvin Emerson. Era possibile che quella ragazza si riferisse proprio a lui?
    «Un... maniaco?»
    «Non fare il finto tonto con me» ribatté lei. «So perfettamente chi stai cercando, quello che vorrei sapere, però, è se lo fai per conto di tu-sai-chi o se il tuo interesse è puramente personale.»
    Michel sospirò.
    «Il mio datore di lavoro, se così si può chiamare, è un certo Tom Harvey, che ho conosciuto molti anni fa a Black Hill. È titolare, o almeno lo era, di un’agenzia investigativa. A volte mi ha affidato incarichi un po’ fuori dalle righe, a suo tempo, ma ti assicuro che non è un maniaco.»
    «Non mi riferisco a questo Harvey» replicò la ragazza. «Immagino che non abbia deciso da sé che doveva cercare una certa persona.»
    Michel si chiese fino a che punto potesse spingersi. Quella giovane gli sembrava innocua, ma non riusciva a comprendere né la ragione per cui si era presentata a casa di Kelly né come facesse ad essere così informata sulla sua “missione”.
    «Mi è stato fatto il nome di un certo Dean Tray» si limitò a rassicurarla. «Dovrebbe essere lui quello che vuole trovare Yu...» S’interruppe appena in tempo. «...che vuole trovare la persona che sto cercando.»
    La ragazza fu scossa da un fremito.
    «Devo pensare che tu sappia chi è questo Dean Tray?» le chiese quindi Michel. «Saprai valutare tu stessa, a questo punto, se è un maniaco oppure no. Per quanto mi riguarda non lo penso: sono soltanto convinto che sia un perfetto idiota, per quel poco che ho avuto a che fare con lui. Si tratta comunque di molti anni fa, magari il suo quoziente intellettivo potrebbe essere aumentato nel frattempo, anche se ho qualche dubbio.»
    «Tu, quindi, conosci Dean Tray» dedusse la ragazza. «Avete lavorato insieme?»
    «Per così dire.»
    «Su cosa?»
    «Questo non è affare tuo» puntualizzò Michel. «È qualcosa che è successo molti anni fa.»
    «Vi stavate occupando di una certa persona che è stata assassinata, non è vero?» insisté lei. «E per caso si tratta di una persona che ha un legame di parentela piuttosto netto con chi stai cercando adesso?»
    «Questi non sono affari tuoi.»
    «Potrebbero.»
    «Non vedo come.»
    La ragazza gli lanciò un’occhiata di ghiaccio.
    «Margot Emerson era mia madre» lo informò. «Credo di avere il diritto di sapere che cosa c’entrasse quel Dean Tray.»
    Michel spalancò la bocca per lo stupore.
    «T-tua madre?»
    «Ebbene sì» confermò la ragazza. «Mi chiamo Heaven, sono la sorella minore di Yuma. Ora capisci il senso delle mie domande?»
    «H-heaven?»
    «Ti ricordi di me?»
    Michel rifletté.
    «Forse ci siamo incontrati una volta, ma sei molto cambiata da allora.»
    Heaven annuì.
    «Anche Yuma è cambiata, ma non tanto quanto me. Diciamo che è un po’ più sicura di sé, ma non abbastanza per lasciarsi alle spalle l’ambiente marcio in cui è cresciuta.»
    «Hai ancora contatti con lei?»
    «Sì.» Heaven balzò giù dal tavolo. «Ma non pensare che ti dica dove trovarla!»
    «Non l’ho mai pensato.»
    «Almeno un po’ di cervello ce l’hai, quindi» osservò Heaven. «Mi chiedo che cos’abbia a che fare con Dean Tray uno come te.»
    Michel sorrise.
    «A volte me lo chiedo anch’io. Sono passati otto anni, comunque, dall’ultima volta in cui l’ho visto.»
    «Quindi quel Tom di cui parlavi prima ha fatto da intermediario tra te e lui.»
    «Forse.»
    Heaven gli lanciò un’occhiata dubbiosa.
    «Mi stai dicendo che non lo sai?»
    «Tom Harvey è piuttosto discreto, se così si può dire» le spiegò Michel. «Di fatto nemmeno io ho troppe certezze sul perché mi abbia spinto a cercare Yuma.»
    «Eppure gliela vuoi consegnare.»
    «Io non voglio consegnare nessuno a nessuno» precisò Michel. «Quando avrò trovato Yuma e avrò saputo qualcosa in più da Harvey, prenderò la mia decisione.»
    Yuma lo fulminò con lo sguardo, prima di avviarsi verso la porta.
    «Stai attento, Michel» lo avvertì. «Non ho intenzione di permettere a nessuno di fare del male a mia sorella.»
    Non gli lasciò nemmeno il tempo di replicare che non aveva alcuna intenzione di danneggiare Yuma prima di andarsene, lasciandolo ancora più carico di dubbi di quanto non fosse prima.
     
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