Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Dopo avere risposto al post di Pavone che non era neanche mezzanotte e avere detto che prestissimo avrei aggiornato, mi ritrovo a farlo con un po' di ritardo... ^^ Questa, comunque, è la prima parte del capitolo 42. Buona lettura!




    Capitolo 42.
    Michel scattò in piedi non appena il telefono iniziò a squillare e corse a rispondere. Aveva lasciato un messaggio sulla segreteria telefonica di Pamela Custer, informandola di avere bisogno urgente di mettersi in comunicazione con lei, probabilmente era lei che lo stava cercando.
    In realtà non c’era nulla che non potesse aspettare, ma dal momento che era intenzionato a farle il proprio resoconto di quanto era accaduto negli ultimi sette giorni era meglio che ciò accadesse quando Kelly era al lavoro.
    Al telefono era proprio Pamela e, non appena Michel sollevò il ricevitore, gli domandò, irritata: «Si può sapere perché mi hai disturbata?»
    Michel cercò di non far caso al suo tono scorbutico. Non gli fu difficile: ormai si era abituato con Kelly.
    «Mi avevi chiesto di darti segni di vita, di tanto in tanto» le ricordò Michel. «Sono qui da una settimana ed è giusto che tu sappia...»
    Pamela lo interruppe: «Sì, certo, ma il numero che mi hai lasciato? Chi ci sta ascoltando?»
    «Nessuno ci sta ascoltando.»
    «Di chi è quel numero?»
    Michel sospirò.
    «Di una mia amica. È così importante?»
    «La tua amica ci sta ascoltando?»
    «La mia amica non c’è.»
    «Sarà meglio. Hai tenuto d’occhio Ronnie Craven?»
    «Sì, nel limite del possibile.»
    Pamela sembrò soddisfatta.
    «Quindi sai dov’è Yuma?»
    «No, e non lo sa nemmeno lui.»
    «E se ci stesse depistando?» ipotizzò Pamela. «Magari vuole impedirci di scoprire che cosa ne è stato di lei.»
    «Perché dovrebbe?» In realtà lo stesso Michel era convinto che fosse necessario accertarsi in modo più approfondito che Ronnie dicesse la verità, ma non gli sembrava il caso di anticiparlo a Pamela. Ne avrebbero discusso in momento più opportuno, se fosse giunto davvero un momento più opportuno. «Rifletti, Pamela: non ha alcun motivo per nascondercelo, dato che non sa che la stiamo cercando.»
    «Dai troppe cose per scontate» replicò Pamela. «Sai benissimo che c’è qualcosa di poco chiaro in...»
    Michel si affrettò a interromperla: «Non c’è niente di poco chiaro in quello che stiamo facendo; almeno queste erano le mie condizioni. Non permetterò a qualcuno che ha intenti non proprio legittimi di avvicinarsi a Yuma o a sua sorella.»
    Pamela ridacchiò.
    «Vuoi davvero farmi credere che i soldi non ti tentino?»
    «Sono nato in una famiglia ricca» puntualizzò Michel. «Non mi manca nulla. Perché dovrei voler guadagnare soldi in modo deplorevole?»
    «Non è questione di soldi, forse, ma ti ricordo che Yuma ti ha lasciato per partire insieme a Ronnie» rispose Pamela. «Potrebbe essere un’ottima vendetta.»
    Michel inorridì. Davvero le dava quell’impressione?
    «Non sai quello che dici» azzardò. «Perché dovrei...?»
    «Lo so benissimo, invece» lo interruppe Pamela. «Tom mi ha informata che...»
    «Tom Harvey non è una fonte attendibile» decretò Michel. «È chiaro che si inventa a proprio piacimento ciò che gli fa più comodo raccontare.»
    «A me non sembra così chiaro.»
    «Forse lo conosci meno bene di quanto tu creda.»
    «Impossibile: lo conosco da quando sono nata.»
    Michel rise.
    «Non ti invidio.»
    «A volte può dare certi vantaggi» ammise Pamela. «Direi, però, che adesso stiamo divagando. Era del destino di Yuma Emerson che parlavamo, no?»
    «Suppongo di sì. Mi è stato detto che Dean Tray la sta cercando.»
    «Questo non c’entra.»
    «C’entra eccome, invece. Voglio sapere se Dean è dalla nostra parte o sta agendo contro di noi.»
    «Nessuno sta agendo contro nessuno. Diciamo che Yuma è una preda piuttosto ambita...»
    «La tua non è una risposta.»
    «Non sono pagata per risponderti» gli ricordò Pamela. «Anzi, non sono nemmeno pagata per conoscere le risposte alle domande che, potenzialmente, potresti pormi. Ora, se non ti dispiace, avrei altro di cui occuparmi.»
    Stava per riattaccare e non era quello che Michel più auspicava.
    «Se permetti, mi dispiace» si affrettò a replicare. «Per quanto mi riguarda questo discorso non è finito.»
    «Per me, invece, lo è eccome» ribatté Pamela. «Devi trovare Yuma e la troverai, fregandotene di tutto il resto.»
    «Non...»
    «Devo andare, Michel» lo interruppe Pamela. «Il mio tempo è prezioso e non ho intenzione di sprecarlo con te. Tu, per quanto ti riguarda, sai cosa devi fare.»
    «Forse non lo so ancora» ammise Michel, «Ma stai sicura che lo capirò. Credo in me stesso e sarà la mia mente a indicarmi che strada percorrere.»
    Pamela non recepì sicuramente il finale di quell’affermazione, dal momento che, prima ancora che Michel potesse finire di parlare, sbatté giù il telefono.
    “Maledetta stronza! Non...”
    Bastò un istante per interrompere qualsiasi altro pensiero razionale. Michel udì la propria voce che gli risuonava in mente.
    «Credo nell’intelletto umano. La mia mente mi indicherà quale sia la strada migliore da percorrere.»
    Era strano ripensare a un discorso senza né capo né coda che aveva fatto tanti anni prima con una perfetta sconosciuta davanti al locale in cui Melvin Emerson andava a giocare a biliardo insieme alla cugina, nonché segretaria, di Tom Harvey. Da quanto tempo non pensava più a lei? Forse troppo, perché gli era sempre parsa una persona totalmente insignificante. All’improvviso iniziò a ricordare tutto: era vestita in modo antiquato, aveva un’acconciatura fuori moda... Sembrava che il suo solo scopo fosse quello di intrattenerlo, come a voler rimandare il suo ingresso in quello che lei aveva definito “luogo di perdizione”. Si era lamentata del posto, aveva fatto discorsi che nessuno si sarebbe mai aspettato da una sconosciuta e aveva, almeno in apparenza, cercato di sedurlo. Non gli era nemmeno sembrata sorpresa quando le aveva riferito che si era recato in quel luogo perché doveva parlare con qualcuno.
    “Forse lo sapeva.”
    Ad un tratto si era anche presentata.
    «Io sono Pam.»
    Nonostante i capelli e il modo di vestire fossero molto diversi, in quel momento Michel iniziò a sentirsi abbastanza sicuro: le probabilità che la ragazza che si era presentata come Pam davanti al locale in cui aveva poi incontrato Melvin e Rachel fosse la stessa Pamela Custer che aveva conosciuto alcuni mesi prima a Dark River erano piuttosto elevate.
    Michel si ritrovò a valutare quanto fosse plausibile che lui e quella ragazza si fossero incontrati due volte in luoghi completamente diversi per puro caso.
    “Non è affatto possibile.”
    Se aveva già dei sospetti sul fatto che Pamela non fosse affatto disinteressata quando si era avvicinata a lui a Dark River, iniziò a chiedersi se anche il loro primo incontro non fosse stato in qualche modo programmato. Probabilmente era stata sguinzagliata da Tom Harvey anche la prima volta, oppure...
    «Oh, cazzo!» borbottò Michel. «Harvey non avrebbe avuto motivi per impedirmi di parlare con Melvin, se non avesse avuto alcun legame con lui!»
     
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