Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Ronnie alzò gli occhi e gli lanciò uno sguardo carico di gelo.
    «L’hai letta? Perché?»
    «Dovevo farlo» rispose Ralph. «Non ho potuto fare a meno.»
    «Non avresti dovuto.»
    «Eppure non mi sembri tanto sconvolto da quello che ho fatto.»
    Ronnie non rispose.
    Ralph rimase a lungo a fissarlo, poi gli domandò: «Perché l’hai sempre difesa? È stata Kelly a convincerti.»
    «Diciamo che Kelly ha avuto quell’idea, ma prima... tutto quello che è successo prima non c’entra niente con lei.»
    Ralph annuì.
    «Lo so, ma è ugualmente colpevole. Anzi, è doppiamente colpevole: lei stessa mi ha fatto credere di non c’entrare niente.»
    «Non aveva motivo per prendersi quella responsabilità quando sapeva che io stesso l’avrei coperta, qualunque cosa fosse successa.»
    «Forse no.»
    Ronnie indicò la lettera.
    «Te l’ha data oggi?»
    «No, ieri. Ma l’ho letta oggi, mentre venivo a portartela.»
    «Te lo chiedo un’altra volta: perché l’hai letta? Cosa speravi di ottenere?»
    «Ti ho detto che dovevo farlo.»
    «Mi hai detto che dovevi farlo, appunto, ma non perché dovevi.»
    «Queste sono sottigliezze.»
    «Sono sottigliezze che potrebbero cambiare la vita di molte persone.»
    Ralph spalancò gli occhi.
    «Credi davvero che possa usare questa lettera contro di te?»
    «Una volta l’avresti fatto.»
    «Una volta non è adesso. Puoi fidarti.»
    «E non la userai nemmeno contro Kelly?»
    «No, che senso avrebbe?» Ralph tornò ad alzarsi in piedi e ad andare alla finestra. «Rick non potrà più tornare indietro, comunque siano andate le cose. Con il passare degli anni mi sono reso conto che non posso fare altro che accettarlo.»
    Quelle parole suonavano come un’assoluzione, ma dentro di sé Ronnie non poteva fare a meno di sentirsi colpevole.
    «Margot Emerson, però, è morta per colpa mia.»
    «Quella donna è stata assassinata» gli ricordò Ralph. «Tu e Rick non potevate sapere quello che le sarebbe successo... e poi non eravate lucidi.»
    «Non credo che sia una giustificazione valida per averla lasciata morire.»
    «Quando l’avete incontrata era viva e vegeta, davanti a un locale pubblico» replicò Ralph. «Avrebbe potuto entrare e chiedere aiuto a qualcuno che la stesse a sentire, se davvero sapeva di essere in pericolo.»
    «Può darsi» fu costretto ad ammettere Ronnie, pur senza troppa convinzione, mentre un dubbio affiorava nella sua mente. «La lettera, comunque, l’hai letta solo tu?»
    Ralph sviò la domanda, mentre si avvicinava e andava a sedersi ancora una volta.
    «Soltanto io e nostra madre siamo a conoscenza di questa lettera.»
    «Appunto. Lei si è limitata a consegnartela o...»
    Ralph lo interruppe: «Mi ha pregato di dartela, perché era convinta che fosse meglio se la tenevi tu. È stato un momento fondamentale della tua esistenza, in fin dei conti.»
    Ronnie avvertì un brivido che lo attraversava.
    «È stato un momento da dimenticare.»
    «Per poco non sei riuscito a dimenticarlo definitivamente.»
    La sensazione di gelo non diminuì.
    «Ti faccio notare che non mi hai risposto.»
    Ralph sospirò.
    «No, non l’ha letta.»
    Ronnie sperò con tutto il cuore che fosse vero.
    «Mi stai dicendo la verità?»
    «Ovvio» rispose Ralph, con decisione. «Che motivo avrei per mentirti?»
    Ne avrebbe avuti tanti, ma Ronnie preferì non pensarci.
    Prese la busta e si alzò.
    «Vado a metterla da qualche parte, in modo che non finisca in mano a qualcuno che non dovrebbe leggerla.»
    Si diresse verso la stanza da letto e la infilò nel primo cassetto del comodino, prima di tornare in cucina.
    Trovò Ralph che trafficava con la scatola che aveva lasciato sul tavolo.
    «Non ti avevo detto di badare agli affari tuoi?»
    Ralph lo ignorò e prese fuori un orologio dalla cassa rotta.
    «Cos’è questa roba?»
    Ronnie si avvicinò e strabuzzò gli occhi per lo stupore.
    «Cosa...»
    Ralph ripeté: «Da dove salta fuori questo catorcio di orologio? Che cosa ci faceva in una scatola sul tuo tavolo?»
    Ronnie glielo strappò di mano, per verificare che la sua prima impressione fosse corretta. Constatò che lo era.
    «Questo è l’orologio che mi è stato rubato anni fa.»
    Ralph lo guardò con un’espressione divertita.
    «Mi stai dicendo che chi ti ha rubato l’orologio si è scomodato di conservarlo per anni in queste condizioni e di restituirtelo?»
    «A quanto pare.»
    «Ma non ha senso!»
    «Ti assicuro che è così.»
    Ralph scosse la testa.
    «Questa cosa non mi convince.»
    «Se ti può consolare» rispose Ronnie, «Non convince neanche me.»
    Ralph tornò a guardare dentro la scatola.
    «C’è anche un biglietto.»
    Era un foglio che sembrava essere stato strappato da un quaderno a quadretti ed era ripiegato in quattro parti.
    All’interno, con un collage di caratteri ritagliati da giornali e riviste, trovò un messaggio inquietante:

    Avresti dovuto morire molti anni fa, ma una stronza spuntata dal nulla ti ha salvato.
    Stavolta non mi sfuggirai.
    So tutto di te, la tua vita è ormai finita.

    «Ronnie, mi spieghi che razza di scherzo è?»
    La voce di Ralph lo fece sussultare.
    «Il problema è proprio questo: non credo che sia tratti di uno scherzo.»
     
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