Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    @Gab: Ecco, lo vedi, non riesco a trattenermi. :D
    Tu vuoi Ronnie... e io te lo offro su un piatto d'argento! u.u Mi raccomando, trattamelo bene! XD
    :trollface:




    Capitolo 41.
    Ronnie lanciò un’occhiata perplessa alla scatola che aveva trovato davanti alla porta d’ingresso del suo appartamento. Era un semplice contenitore grigio di cartone, sul quale non vi era scritto nulla. Si chiese se qualcuno l’avesse lasciata lì per farla trovare a lui.
    Non poteva essere altro che così. Abitava all’ultimo piano e l’unico altro appartamento affacciato sullo stesso pianerottolo era sfitto. Nessuno si sarebbe spinto fino lì senza un motivo ben preciso: quella scatola doveva essere destinata a lui.
    Aprì la porta e, prima di entrare, la raccolse. S’infilò dentro, si diresse in cucina e la appoggiò sul tavolo prima di andare a versarsi un bicchiere d’acqua. Qualche istante più tardi il campanello squillò.
    Ronnie si diresse verso il citofono. Era Ralph. Fu leggermente sorpreso, ma non più di tanto: l’aver trovato quel contenitore misterioso davanti alla sua porta l’aveva stupito di più.
    Diede il tiro e sentì Ralph precipitarsi su per le scale.
    «Avevi così tanta fretta?» osservò Ronnie, perplesso, facendolo entrare.
    Ralph varcò la soglia e proseguì fino alla cucina.
    «Cosa c’è qui dentro?»
    Indicava il contenitore sul tavolo.
    «Fatti gli affari tuoi» ribatté Ronnie.
    «Sì, giusto.»
    Ralph si sedette sulla sedia più vicina alla scatola.
    «Come mai sei venuto?» gli chiese Ronnie.
    «Sono venuto per... per...»
    S’interruppe.
    “Non è da lui.”
    «Per...?» lo esortò Ronnie, desideroso di venire a sapere la verità.
    «...Per parlarti di Natascha.»
    «Di... di Natascha?»
    Ralph sospirò.
    «Sì, la mia ragazza.»
    «So benissimo di chi stai parlando» puntualizzò Ronnie, «Ma non capisco che cosa c’entro io.»
    «Forse tu ne capisci più di me di donne.»
    Ronnie spalancò gli occhi.
    «Ne sei proprio convinto?»
    «Beh, sì...»
    «Ti ricordo che tutte le storie che ho avuto sono andate a rotoli.»
    Ralph annuì.
    «Lo so, ma almeno ci hai provato a impegnarti con qualcuna.»
    «Anche tu ci stai provando.»
    «Appunto, io.» Ralph abbassò lo sguardo. «Mi capita spesso di pensare che Nat non sia altrettanto convinta.»
    «Strano» osservò Ronnie. «Nostra madre è terrorizzata dall’idea che tu e lei possiate...»
    «Non dirlo, per favore» lo interruppe Ralph. «È fissata con l’idea che dovrei stare lontano il più possibile da lei.»
    «E che non dovresti sposarla» aggiunse Ronnie.
    «Non le ho ancora detto che lo farò.»
    «Non sapevo che...» iniziò Ronnie, prima di essere nuovamente interrotto.
    «Non ho ancora chiesto a Natascha cosa ne pensa.»
    «Quindi non sa che vuoi sposarla?»
    «No.»
    «Ma pensi che valga la pena di chiederglielo.»
    «Sì.»
    «Allora, se sei arrivato al punto di volerle proporre di sposarti, da dove escono le tue paranoie?» obiettò Ronnie. «Di solito una coppia in crisi non pensa al matrimonio.»
    Ralph sbuffò.
    «Non sono paranoie!»
    «Se pensi di fare un passo del genere, è poco plausibile che...»
    «È poco plausibile che lei stia diventando giorno dopo giorno sempre più sfuggente?» replicò Ralph. «Non importa che cosa ne pensi tu, io so di cosa sto parlando!»
    «Non lo metto in discussione.»
    «Ieri sera dovevamo uscire insieme» gli spiegò Ralph. «Ne era convinta anche lei, eppure mi ha dato buca.»
    «Magari aveva un impegno.»
    «S’è inventata di avere mal di testa.»
    «Forse aveva davvero mal di testa» ipotizzò Ronnie. «Perché devi dare per scontato che mentisse? Non riesci proprio a fidarti di lei?»
    «Mi fiderei di lei, se non fosse che non fa altro che vantarsi di avere una salute di ferro e di non essere quasi mai indisposta» rispose Ralph. «Ieri sera mi ha telefonato, mezz’ora dopo l’orario in cui avremmo dovuto trovarci, per dirmi che siccome aveva mal di testa, come spesso le succede, non le sembrava il caso di vederci.»
    Ralph si alzò in piedi e andò ad affacciarsi alla finestra.
    «Lo so, il mio discorso può sembrarti assurdo, ma non riesco a immaginarmi la mia vita senza Natascha.»
    Ronnie si sedette sulla sedia appena lasciata libera da suo fratello.
    «Non è necessario.»
    «Sì, lo è.»
    «Tu e Natascha state ancora insieme, non ha senso che tu ti ponga questo genere di domande.»
    «E se tra noi dovesse davvero finire?»
    «Tante relazioni prima o poi finiscono» puntualizzò Ronnie. «Sono sicuro che riusciresti ad andare avanti lo stesso.»
    Ralph si girò verso di lui.
    «Parli per esperienza personale?»
    «Anche.»
    «E allora vogliamo parlare della tua reazione quando la tua ragazza di Black Hill ti ha informato che non aveva intenzione di raggiungerti?»
    Ronnie s’irrigidì.
    «Non è stato per quello.»
    «Però l’hai fatto per lei.»
    Ronnie scosse la testa.
    «Non è così.»
    «Non mentire» replicò Ralph. «So tutto.»
    «Non puoi sapere che cosa mi passasse per la testa.»
    Ralph prese fuori una busta piegata in due parti che teneva in tasca.
    «Nostra madre mi ha dato questa.»
    «Cos’è?»
    «La tua lettera per Yuma.»
    Ronnie rabbrividì.
    «Ce l’aveva lei?»
    «Cosa pensavi, che l’avesse spedita?»
    «No.» Ronnie abbassò lo sguardo, mentre suo fratello si sedeva di fronte a lui e appoggiava la busta sul tavolo. «Quando le chiesi se l’avesse trovata, mi rispose che non c’era niente nella mia stanza e che forse era stata Elizabeth a buttarla via, quando venne a fare le pulizie il giorno successivo. Quella donna era un po’ distratta a volte, dopotutto.»
    «S’è inventata una storia piuttosto credibile» osservò Ralph. «Scommetto che ne sei sempre stato convinto.»
    «Sì.»
    «Invece questa lettera è venuta fuori... e adesso so tutto.»
     
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