Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Comunque, ragazze... pensavo che fosse scontato! :D
    Michel è andato in quella città perché sta cercando Yuma, eppure era palesemente sorpreso, almeno così volevo che sembrasse XD, nell'incontrare la donna che appare nel finale di capitolo. Ma forse non ci sono riuscita abbastanza...^^
    In ogni caso aggiorno con la prima parte del capitolo 39. :D




    Capitolo 39.
    Pamela aspirò un’ultima boccata, poi spense quello che restava della sigaretta su un posacenere di porcellana.
    Guardò l’orologio: erano le sette del mattino, passate da pochi minuti. Avrebbe dovuto chiamare sua sorella, ma non era il caso di telefonarle a quell’ora.
    Iniziò a sfogliare un giornale, sul quale non notò nulla di interessante: erano tutte notizie di cui aveva già avuto modo di venire a conoscenza. Decise di uscire, diretta verso un’edicola in cui avrebbe potuto comprare un quotidiano di quel giorno.
    Mezz’ora più tardi era di nuovo seduta allo stesso tavolo, davanti allo stesso posacenere di porcellana. Aveva tra le mani un giornale con la data di lunedì 22 settembre. Lesse qualche pagina, attese che fossero almeno le otto e finalmente compose il numero telefonico che si era appuntata su un foglietto.
    Sua sorella rispose al quarto squillo.
    «Sei tu, Pam?»
    «Ovvio che sono io.»
    «Infatti» osservò l’altra. «Chi potrebbe telefonarmi a quest’ora?»
    «Adesso non fare storie» ribatté Pamela. «Ci sono novità molto più interessanti di quanto tu possa immaginare.»
    «Quello che non capisco è perché tu abbia deciso di mettermi a conoscenza. Credevo che lavorassi per il nemico
    Pamela sbuffò.
    «Finiscila con questa storia! È una brava persona, dopotutto.»
    «Una... brava persona?! Lasciatelo dire, Pam, tu sei completamente pazza!»
    «Forse sono pazza» ammise Pamela, «Ma credo che tu sia esagerata. Hai quasi mandato a monte la sua storia con la mamma... e sai bene che un uomo del genere non è uno che bisogna lasciarsi scappare.»
    «Certo» ribatté sua sorella, sarcastica. «A volte mi dimentico che per te contano soltanto i soldi, non importa come siano stati guadagnati. Credi che se li sia procurati lavorando onestamente o che li abbia ricevuti in eredità?»
    «Non m’interessa come se li sia guadagnati» replicò Pamela. «Quello che so è che nostra madre non sa fare un cazzo e che, se non ci fosse lui, sarebbe a nostro carico.»
    «Nostra madre ha un lavoro.»
    «Se Tom non fosse suo cugino, non avrebbe nemmeno quello. Comunque, per quanto riguarda Tom, non ha voluto dirmi niente, quindi non so se lavoro per il nemico, come lo chiami tu. Sinceramente non mi tocca più di tanto.»
    «Quindi, se fosse davvero stato lui a chiedergli di cercare le due ragazze, non avresti problemi a consegnargliele?»
    «Sarebbe Michel Sallivan a consegnargliele» le ricordò Pamela. «A me non è chiesto niente di tutto ciò.»
    «Per fortuna.»
    «C’è comunque la possibilità che, almeno con loro, sia sempre stato innocuo. Sono le sue figlie, dopotutto.»
    «Appunto.»
    «Non mi sembri convinta.»
    «Ovvio che non sono convinta! Io, se avessi avuto una madre normale, non avrei esitato a denunciarlo.»
    «Quindi tu pensi che le sue figlie, se avesse fatto qualcosa che non doveva fare, non avrebbero avuto il coraggio di farlo» osservò Pamela. «La tua teoria è molto interessante. Forse, però, le sue figlie non l’hanno mai istigato.»
    «Nemmeno io l’ho mai istigato» sibilò sua sorella. «Ero solo una ragazzina e lui... Beh, sai com’è andata.»
    «Non s’è mai rassegnato per la tua scomparsa» la provocò Pamela. «Dopo che te ne sei andata, tra lui e nostra madre c’è davvero stato un momento di crisi.»
    «Me ne frego!»
    «Non ti scaldare, sai benissimo che il vero amore supera gli ostacoli. Nostra madre è fortunata ad avere al suo fianco un uomo come Melvin.»
    «Ripetilo un’altra volta e riattacco!»
    Pamela non poté fare a meno di ridere della minaccia della sorella.
    «Come? Non vuoi sentire la parte più interessante della storia?»
    «Dubito che ci sia qualcosa d’interessante.»
    «Sei sempre la solita donna di poca fede! È come quando eravamo bambine: non volevo mai credermi, eppure ero sempre io ad avere ragione.»
    «Non sei tu quella che non è mai stata creduta.»
    «Finiscila di piangerti addosso. Melvin ha abusato di te, dici. Lui ha sempre detto che non è così e nostra madre ha ritenuto più conveniente credere a lui. Ormai le hai già fatto scontare abbastanza la sua decisione. Se tu fossi stata un po’ più furba...»
    Sua sorella la interruppe: «È facile per te giudicarmi, non è vero? È facile, per chi non ha mai avuto a che fare con il lato più squallido di quell’uomo!»
    «Invece ti sbagli, io ho avuto a che fare con lui da quel punto di vista» le rivelò Pamela. «Non gli ho mai permesso di farmi del male, però. Avevo certe fotografie di lui e di nostra madre e, quando mi sono accorta che intenzioni aveva, l’ho minacciato di farle avere a sua moglie, insieme alle prove dei suoi traffici. Non ero una sprovveduta.»
    «Buon per te. Ciò non toglie che, anziché dare ragione a lui, avresti potuto...»
    Pamela si affrettò a interromperla: «Sì, avrei potuto dire a nostra madre che aveva davvero fatto quello di cui lo accusavi... ma non era affare mio! Io ho sempre saputo difendermi da sola, non è certo colpa mia se tu avevi sempre bisogno di qualcuno che accorresse a salvarti! La vita va così: c’è chi emerge e c’è chi scappa di casa e cambia nome.»
    «Se hai finito con le tue lezioni di vita...»
    «Sì, hai ragione» ammise Pamela. «È il caso di venire al dunque. Sei seduta?»
    «No, perché?»
    «Siediti.»
    «Perché dovrei?»
    «Perché potresti svenire per l’emozione, come capita a tutte le persone senza carattere.»
    «Fatti fottere, Pam.»
    «Ti sei seduta?»
    «Mi vuoi dire cos’è successo?»
    «Ho incontrato Ronnie Craven.»
    Proprio come si aspettava, Pamela non ricevette risposta.
    «Per caso sei svenuta?»
    «No.»
    «E allora perché non dici niente?»
    «Perché non ho niente da dire.»
    «Eppure lo conosci.»
    «Suppongo di sì, se è lo stesso Ronnie Craven.»
    «Non è male.»
    «Lo so.»
    «Però non è esattamente il mio tipo.»
    «Pam, quello che pensi di lui non mi riguarda.»
    «Ha una figlia, lo sapevi?»
    «No.»
    «Ha sei anni.»
    «Non lo sapevo.»
    «Ti interessa sapere quello che ci siamo detti?»
    Seguì qualche istante di silenzio, poi finalmente Pamela udì di nuovo la voce di sua sorella.
    «Mi stai dicendo che gli hai parlato?»
    «Ovvio che sì» ribatté Pamela. «Non mi sarei mai lasciata sfuggire un’occasione così ghiotta. Ti interessa quello che ci siamo detti?»
     
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