Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Appostato dall’altro lato della strada Michel finse di non fare caso alla ragazza appena uscita dallo Starlit Cafè. In realtà era stato tentato, almeno per un attimo, di avvicinarsi a lei e di parlarle con una scusa, ma avrebbe potuto rivelarsi una pessima idea. Era la stessa che aveva visto il giorno precedente mentre usciva dal bar e, seppure non avesse idea di chi fosse, non poteva fare a meno di pensare che avesse un’aria familiare.
    “O sto impazzendo o è così” valutò.
    Forse stava davvero diventando pazzo. Ammesso che quella ragazza fosse cresciuta a Starlit Spring, non doveva avere più di dieci o undici anni la prima volta in cui si era recato in quel luogo. Se anche l’avesse vista allora, difficilmente avrebbe potuto riconoscerla.
    Il fatto che fosse entrata per ben due volte allo Starlit Cafè, però, non lo rendeva tranquillo. Non era certo improbabile che una volta si fosse trovata a passare per caso da quelle parti quando c’era anche lui, ma era possibile che una simile circostanza capitasse per ben due volte in due giorni consecutivi?
    “Sì, è possibile.”
    Doveva essere meno paranoico. Negli ultimi tempi si stava mettendo in testa che tutto ciò che accadeva intorno a lui dovesse essere necessariamente legato alle sue ricerche. Naturalmente non poteva essere così.
    Lasciò che passasse qualche minuto e, quando fu sicuro che la ragazza non sarebbe tornata indietro, decise di attraversare la strada e di entrare al bar.
    Trovò Kelly immersa in una conversazione in apparenza interminabile con un uomo sulla settantina che teneva davanti a sé un giornale spiegazzato. Probabilmente stavano commentando – o meglio, lui stava commentando, mentre Kelly non vedeva l’ora che la smettesse – qualcuna delle notizie principali della giornata.
    La barista sembrò illuminarsi nel vederlo.
    «Michel!»
    Il settantenne interruppe per qualche istante quello che sembrava sempre più simile a un monologo e, si girò verso di lui e gli lanciò un’occhiata infastidita.
    Michel se lo immaginò a casa insieme alla moglie – probabilmente una sua coetanea appassionata di teleromanzi argentini – mentre si lamentava dell’insistenza delle nuove generazioni.
    «Pensa, mia cara, mentre parlavo con la cameriera dello Starlit Cafè un giovane cliente si è permesso di interromperci!»
    La moglie, a quel punto, avrebbe probabilmente finto di essere d’accordo con lui, poi si sarebbe nuovamente concentrata sulla sua telenovela preferita.
    «Michel, come stai?» gli chiese Kelly, a quel punto, distogliendolo dai suoi assurdi pensieri. «Tutto bene, spero.»
    «Sì, tutto bene» confermò Michel. «Non peggio di ieri, almeno.»
    «Ne sono felice.»
    «E tu?»
    Kelly sorrise.
    «Nemmeno io sto peggio di ieri.»
    «Allora si può davvero dire che stia andando tutto per il verso giusto.»
    «Sì, forse.»
    Trascorsero i dieci minuti che seguirono a chiacchierare tra di loro, sotto il vigile e infastidito sguardo del settantenne appassionato di monologhi sull’attualità.
    Quando Michel le spiegò dove alloggiava in quei giorni, Kelly gli lanciò infine un’occhiata disgustata.
    «Sei proprio sicuro di non avere alternative migliori?»
    «Finora non ho ancora visto un soldo» le spiegò Michel. «Probabilmente verrò pagato, ma solo se riuscirò a portare a termine un certo incarico. Non credo di potermi permettere di meglio.»
    Kelly sorrise per l’ennesima volta.
    «Potrei sempre ospitarti io. Ho una stanza libera a casa.»
    Michel si chiese che intenzioni avesse quella ragazza.
    «Finirei per disturbare.»
    «Sono sicura che non è così. Ti prego, Michel, non dire di no!»
    Le bastarono pochi minuti per convincerlo ad accettare quella strana proposta. Probabilmente era solo una questione di solitudine: nella vita di Kelly James non c’era nessuno, tranne gli uomini che frequentavano il bar, e considerando quanto era scontrosa di solito non si poteva certo dire che fosse molto soddisfatta della loro presenza.
    Quando le disse che le andava bene trasferirsi da lei per qualche giorno – sperando davvero che si trattasse solo di qualche giorno – i suoi occhi si illuminarono.
    «Grazie mille, Michel.»
    Fu in quel momento che il settantenne tornò alla carica.
    «Scusi, signorina, io e lei avevamo un discorso in sospeso. Quello che è successo a quella povera signora...»
    Michel non poté trattenere una risatina, mentre lanciava un’occhiata a Kelly.
    «Senti, io e te ci vediamo più tardi!»
    Kelly annuì.
    «Lo spero.»
    L’uomo, imperturbabile, continuava a parlare.
    Michel uscì dal bar in fretta e per poco non rischiò di scontrarsi con una donna ferma a pochi metri di distanza dalla porta.
    «Mi scusi, non l’avevo vista, mi...» Michel la guardò e spalancò gli occhi di colpo. «Ehi, io e te ci conosciamo!»
    Gli parve che la donna non fosse troppo sorpresa di vederlo, mentre rispondeva: «Già. È davvero strano ritrovarci qui.»
    «Come mai sei qui?» volle sapere Michel. «Non mi sembra che...»
    Lei lo interruppe: «Non ti sembra che io abbia qualcosa da fare da queste parti? Ammetto che in apparenza potrei dare questa impressione.»
    «È già un passo avanti.»
    «Anche tu, però, non dovresti essere qui.»
    «Chi te lo dice? In fondo potrei essere qui per lavoro.»
    La donna annuì.
    «Giusto, per lavoro...»
    Michel sorrise.
    «Non vorrai farmi credere che sei qui per questioni professionali anche tu, spero.»
    «Non ti sto facendo credere niente» precisò lei. «Sei tu, piuttosto, che stai saltando alle conclusioni senza che nessuno te l’abbia chiesto.»
    «Non sono saltato alle conclusioni.»
    «Non esplicitamente.»
    Michel annuì.
    «Forse hai ragione: non esplicitamente. Devi ammettere, però, che è molto strano ritrovarci qui, dopo tanti anni che non ci vediamo.»
    Lei non lo contraddisse.
    «È una coincidenza molto curiosa.»
    «Io non sono convinto che si tratti di una coincidenza, però» puntualizzò Michel. «Sono passati tanti anni, ma... Niente, lasciamo stare. Tutto sommato non abbiamo poi così tanto da dirci. Spero solo che tu sia riuscita a realizzare gli obiettivi che ti eri posta.»
    Lei lo fulminò con lo sguardo.
    «Sai bene che non era possibile.»
    «Sono tante le cose impossibili» obiettò Michel. «Osservando tutto più attentamente, però, si può notare come molte di queste siano soltanto improbabili
     
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