Anime di metallo

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Milly Sunshine
        +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Scrittore
    +1,079

    Status
    Anonymous
    Capitolo 38.
    Allo Starlit Cafè i giorni si susseguivano identici gli uni agli altri: non importava che fosse sabato, i clienti erano sempre gli stessi, raccontavano le stesse cose, spingevano Kelly a sforzarsi di sorridere al solo scopo di compiacerli e non si rendevano conto di quanto lei li trovasse insistenti o, almeno talvolta, addirittura volgari e fuori luogo.
    Qualche ora a contatto con quel genere di clientela generalmente riusciva ad assuefarla al punto tale da riuscire ad adeguarsi senza problemi a ciò che avrebbe dovuto sopportare nelle ore successive, qualora non ci fosse stato un diversivo.
    In novantanove casi su cento il diversivo non c’era.
    “Questo, però, potrebbe essere il centesimo caso” fu costretta ad ammettere nel momento in cui la porta si aprì e ne entrò una ragazza che aveva già avuto modo di vedere il giorno precedente.
    Aveva i capelli chiari che contrastavano con gli occhi dal taglio orientale; Kelly l’avrebbe riconosciuta tra mille.
    «Heaven» osservò, con un certo stupore. «Come mai da queste parti?»
    L’altra rimase immobile per un lungo istante.
    Era strano vederla senza Eric. Soltanto per seguire lui avrebbe potuto recarsi in un luogo tanto squallido quanto quel localetto per uomini di mezza età. Anche Eric si faceva vedere molto raramente.
    «Kerry, vero?» le chiese la ragazza. «Non sono sicura di ricordare il tuo nome.»
    «Infatti non te lo ricordi» puntualizzò Kelly. «Non è Kerry, ma Kelly. K. E. L. L...»
    Heaven la interruppe: «Ho capito.»
    «Vorrei sperarlo» ribatté Kelly, più acida di quanto avrebbe desiderato. «Dal momento che non hai altro da fare, a parte farti mantenere da Eric, potresti almeno degnarti di imparare i nomi delle persone che incontri.»
    «Non sono una mantenuta» precisò Heaven. «Nei primi tempi in cui ci siamo conosciuti lavoravo a casa sua come donna delle pulizie.»
    Kelly annuì.
    «Mi ha raccontato questa storia strappalacrime, ma non gli ho creduto nemmeno per un attimo. Quante diciottenni di bell’aspetto ci sono che lavorano come donne delle pulizie?»
    «Quelle che non hanno alternative migliori, suppongo» rispose Heaven. «Quando sono arrivata a Starlit Spring, diversi mesi fa, non c’era nient’altro che potessi fare.»
    «E casualmente ti sei fatta assumere da un ragazzo ricco, non da un poveraccio.»
    Heaven alzò gli occhi al cielo.
    «Non sapevo che quelli che tu chiami poveracci potessero permettersi di pagare qualcuno per fare i lavori di casa al posto loro.»
    «Anche questo è vero» fu costretta ad ammettere Kelly.
    «Tra l’altro non vedo perché dovrebbe interessarti» aggiunse Heaven. «Tu ed Eric non siete nemmeno parenti di sangue.»
    Heaven aveva ragione. Non era affare suo come Eric decideva di spendere i propri soldi – o meglio, quelli di suo padre – e, per quanto la riguardava, era liberissimo di accogliere in casa qualsiasi ragazza desiderasse.
    «Non dici più niente?» le chiese Heaven. «Devo sospettare che Eric abbia ragione quando dice che tu non hai mai accettato che suo padre abbia sposato tua madre?»
    Kelly sospirò.
    «Pensi davvero che me ne importi qualcosa di Eric, di suo padre e di mia madre?»
    «Non lo so. Non so niente di te.»
    «Ed è meglio per te continuare a non saperne niente: la mia vita non è affatto interessante.»
    Heaven si guardò intorno.
    «In effetti dando un’occhiata a questo posto lo si può intuire.»
    Kelly la fulminò con lo sguardo.
    «Se questo posto ti fa così tanto schifo, sai benissimo dov’è la porta!»
    «Non ti scaldare così tanto» le suggerì Heaven. «Adesso magari non ti dà problemi, ma se ti accadesse tra una trentina d’anni potrebbe venirti un attacco di cuore.»
    Kelly cercò di contenersi: lavorava pur sempre in un locale pubblico, in cui doveva conservare un certo autocontrollo.
    «Senti, Heaven, non capisco che cosa tu possa volere da me...»
    «Se me lo lasci spiegare...»
    «È da quando sei entrata che, di proposito, cerchi di parlare d’altro.»
    «Di proposito?» Heaven ridacchiò. «Bene, a quanto pare sei in grado di leggermi nella mente. È una qualità che potrebbe essere molto utile, facendo il tuo lavoro.»
    «Può darsi. Adesso, però, dimmi cosa vuoi.»
    «Hai presente ieri, quando sono entrata insieme ad Eric?»
    «Come potrei non ricordarmene?»
    Heaven annuì.
    «Appunto.»
    «Hai perso qualcosa?» le chiese Kelly. «In tal caso non cercarlo qui: io non ho trovato niente che possa essere tuo.»
    «Non ho perso niente, infatti» la rassicurò Heaven. «Ho solo visto una persona su cui vorrei chiederti alcune informazioni.»
    «Non faccio pettegolezzi sui miei clienti» si affrettò ad affermare Kelly, seppure non seguisse sempre quel principio fondamentale. «Non sono un’impicciona.»
    «Non ho detto che tu lo sia» precisò Heaven, «E non ti chiedo nemmeno informazioni troppo riservate. Ricordi, però, che mentre sono entrata stava uscendo un uomo sui trent’anni, con i capelli biondi e vestito di nero?»
    «Ah, Michel...»
    Heaven la guardò con un’espressione di trionfo.
    «Michel.»
    «Si chiama così» confermò Kelly, chiedendosi se fosse stata un’idea così positiva quella di non mordersi la lingua prima di essersi lasciata scappare il suo nome. «Per caso lo conosci?»
    «No.»
    Kelly la fulminò con lo sguardo.
    «E allora che cosa vuoi da lui?»
    «Non voglio niente.» Heaven le mostrò un sorriso da ragazzina innocente – il più falso dei sorrisi da ragazzina innocente che Kelly avesse mai avuto modo di vedere – e la rassicurò: «Era soltanto semplice curiosità, tutto qui.»
    «Cerca di riservare la tua curiosità a qualcos’altro» le suggerì Kelly. «I miei clienti non hanno niente a che vedere con te.»
    «Lo so» confermò Heaven. «Infatti adesso sto per fare quello che fanno tutte le brave ragazze.»
    «Cioè?»
    «Andarmene e badare ai cazzi miei.»
    Kelly annuì.
    «Ottimo.»
    Heaven si allontanò senza dire nulla.
    «Ehi, aspetta!» la trattenne Kelly.
    Heaven si girò lentamente.
    «Cosa vuoi?»
    «Cerca di moderare il linguaggio» le suggerì Kelly. «Le brave ragazze di solito evitano certe espressioni.»
    «Lo farò.» Heaven sorrise. «Ti assicurò che lo farò. Ti chiedo scusa per il disturbo, inoltre. Devo ammettere che a volte dovrei davvero tenere a freno la mia curiosità.»
    Kelly la guardò mentre se ne andava e decise che quella ragazza era una persona di cui era meglio – molto meglio – non fidarsi affatto. Si chiese se fosse opportuno mettere in guardia Eric, ma optò per evitare intromissioni: il suo fratellastro, se così lo poteva definire, non sembrava molto interessato al suo parere...
    “Inoltre è talmente pieno di soldi da potersi permettere di mantenerne a decine, di quelle ragazzine impiccione.”
     
    Top
    .
587 replies since 18/5/2013, 16:33   3129 views
  Share  
.