Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    «Ehi, ti pare il modo di accogliere i vecchi amici?» aveva replicato Michel, più sconcertato che infastidito.
    Soltanto in quel momento Ronnie l’aveva riconosciuto.
    «Che cosa ci fai da queste parti?»
    «Forse dovresti essere tu a spiegarmi che cosa ci facevi qui» aveva obiettato Michel. «Ho avuto l’impressione che quasi ti aspettassi di essere aggredito alle spalle.»
    «Quello che mi aspettavo non ti riguarda.» Ronnie sembrava sconvolto, non tanto dall’averlo rivisto dopo tanti anni, ma da qualcosa che risaliva a prima. «Comunque ti ho fatto una domanda: cosa ci fai a Starlit Spring?»
    «Fai troppe domande.»
    «Non direi. Non ti vedo da secoli, tu compari all’improvviso quando dovresti essere altrove...»
    «Chi ha mai detto che dovrei essere altrove? Nel corso della vita si finisce per spostarsi da un luogo all’altro. Anche tu non hai trascorso tutta la tua vita in questa città.» Michel si era guardato intorno. «In effetti non avevi tutti i torti a volertene andare: questo posto è un mortorio.»
    «Dipende dai punti di vista.»
    «Suppongo di sì.»
    «Poco fa hai detto che mi stavi cercando» aveva osservato Ronnie a quel punto. «Che cosa vuoi da me?»
    «Non è proprio così» aveva mentito Michel. «Diciamo che sono venuto qui in città per esigenze professionali e che per caso mi è capitato di vederti. Non ero sicuro che fossi tu, quindi ti ho seguito per accertarmene.»
    «Molto interessante.»
    «Sembra quasi che tu non mi creda.»
    «È una spiegazione assurda. Perché dovrei?»
    «No, è piuttosto assurdo il modo in cui hai reagito!» aveva obiettato Michel. «Solo chi ha qualcosa da nascondere pensa di poter essere aggredito alle spalle.»
    «Questa teoria fa acqua da tutte le parti» aveva replicato Ronnie. «Considerando che mi è già capitato una volta di essere rapinato lungo queste strade...»
    «Quindi mi avevi scambiato per un rapinatore» aveva dedotto Michel. «Questo non me l’aspettavo!»
    «Non ho detto di averti scambiato per un rapinatore. Diciamo che non mi sentivo tranquillo, quando mi sono accorto che qualcuno mi pedinava. Per il resto non ho niente da nascondere... non a te, almeno.»
    Forse ad altri sì, si ritrovò a valutare Michel.
    “D’altronde anche una volta è sempre sembrato il classico ragazzo tormentato. Deve essere stata la sua aria da bello e dannato ad attrarre Yuma.”
    Doveva scoprire di cosa si trattasse.
    “Anzi, no, la sua vita personale non mi riguarda.”
    Una voce attirò la sua attenzione.
    «Ehi!»
    Michel alzò gli occhi, per vedere chi si stesse rivolgendo a lui mentre si trovava nella strada vuota dello Starlit Cafè, quando mancavano ancora molte ore all’apertura del bar alle prime luci dell’alba.
    «Pam?»
    Pamela Custer lo salutò con un cenno della mano.
    «Ci sono novità?»
    «C’è una novità colossale» confermò Michel. «Tu sei a Starlit Spring quando avresti dovuto essere a Dark River.»
    «Non sono qui per te» lo rassicurò Pamela.
    Doveva crederle?
    “No, non può essere così.”
    «Mi sembra molto strano» ammise. «Che cosa ti avrebbe portata a Starlit Spring?»
    «Mia sorella è in vacanza qui.»
    «In vacanza? Siamo già a fine settembre.»
    «È il 19 settembre, mancano ancora ben undici giorni prima che finisca.»
    «In ogni caso non è sicuramente la stagione che attira più turisti.»
    Pamela sospirò.
    «Sai dove sbagli? Nel credere che le abitudini di mia sorella siano per forza uguali a quelle di tutti gli altri turisti.»
    «Può darsi.»
    «Già» convenne Pamela. «Se ti può consolare, comunque, domani riparto per Dark River. Sono stata qui una settimana ed è già abbastanza.»
    «Ti capisco. Anch’io, se dovessi trascorrere una settimana intera a contatto con Marlene, probabilmente impazzirei.»
    «Non esagerare. Sono sicura che tua sorella sia una ragazza con la testa sulle spalle.»
    Michel annuì.
    «Forse sono io che non sono un ragazzo con la testa sulle spalle.»
    Pamela ridacchiò.
    «È proprio questo che mi piace di te.»
    All’improvviso gli voltò le spalle e fece per andarsene, senza nemmeno salutare. Non era un comportamento inusuale da parte di Pamela e Michel si ritrovò, per l’ennesima volta, a chiedersi come avesse fatto a lasciarsi sedurre da una come lei. Non somigliava per niente alle ragazze che aveva frequentato in passato. Non somigliava per niente a Yuma.
    A proposito di quest’ultima, la stessa Pamela, mentre si allontanava, gli ricordò: «Tienimi informata su tutto quello che scopri su di lei. Da domani sera in poi mi troverai senza problemi al telefono... o meglio, mi troverai quando non sono fuori casa, e il tempo che passo fuori casa di solito è parecchio.»
    Michel rabbrividì.
    C’era qualcosa di subdolo nella voce di Pamela, qualcosa di subdolo nelle sue parole, qualcosa di subdolo nel modo in cui lo teneva sotto controllo. Non si erano conosciuti per caso: Pamela l’aveva cercato per uno scopo ben preciso e quello scopo era trovare Yuma Emerson, per conto di qualcuno che pagava Tom Harvey per questo.
    “Non è una bella situazione” fu costretto ad ammettere.
    Soprattutto il fatto di non sapere chi ci fosse dietro lo infastidiva. Non solo non avrebbe dovuto fidarsi di Pamela, ma non avrebbe dovuto fidarsi nemmeno di Harvey.
    Si sentì quasi sollevato nel constatare di non avere fatto progressi.
    Non aveva posto domande dirette a Ronnie, per evitare che si insospettisse. Gli aveva chiesto come stava, di che cosa si occupava, e soltanto alla fine, quando si era accorto che non aveva alcun problema a parlare della sua vita privata, gli aveva chiesto, finalmente: «Hai notizie di Yuma? Sai per caso come sta?»
    Ronnie gli aveva lanciato un’occhiata quantomeno strana.
    «Dovrei saperlo?»
    Michel aveva preferito non indagare, almeno per il momento.
    «No, dicevo per dire. È da secoli che non sento parlare di lei.»
    «Anch’io non so che fine abbia fatto» aveva puntualizzato Ronnie. «Probabilmente avrà fatto la fine che fanno tutte le ragazze.»
    «Cioè?»
    «Avrà sposato un tizio noioso che ai suoi occhi sembra l’uomo più intrigante che sia mai comparso sulla faccia della Terra.»
    Michel aveva annuito.
    «Sì, probabilmente è così.»
    In realtà si rese conto di non esserne del tutto convinto: un cupo sospetto si faceva largo dentro di lui, e questo avrebbe potuto, per qualche verso, dare una spiegazione alla domanda che Kelly gli aveva posto.
    “Devo assolutamente saperne di più.”
     
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