Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Ecco qui l'aggiornamento che aspettavi...



    Capitolo 36.
    Michel valutò la possibilità di telefonare a Tom Harvey, ma decise ben presto di lasciar perdere: non aveva nulla da riferirgli, se non che non aveva la minima idea di dove iniziare le ricerche. Si era aggrappato all’appiglio che, se Yuma sosteneva di non potere fare a meno di Ronnie al punto tale da lasciare Black Hill in fretta e furia, esistesse la concreta possibilità di trovarla a Starlit Spring insieme a lui.
    Fin da quella mattina, però, aveva iniziato ad essergli chiara un’amara verità: rintracciare Yuma Emerson, compito che aveva accettato senza nemmeno preoccuparsi del perché qualcuno avesse affidato a Tom Harvey l’incarico di trovarla, si stava rivelando molto più difficile del previsto. Kelly aveva chiesto proprio a lui informazioni su Yuma, senza un motivo apparente, dal momento che non aveva avuto notizie di lei fin dal giorno in cui era partita per andarsene insieme a Ronnie. Possibile che Kelly non ne fosse al corrente? Doveva essere stato proprio lo stesso Ronnie a parlarle di Yuma, non c’erano altri modi in cui poteva avere appreso della sua esistenza.
    Aveva naturalmente già tentato, prima di tornare a Starlit Spring, di mettersi in contatto con Naive, ma gli oltre sette anni trascorsi da quando Yuma se n’era andata avevano fatto sì che il mondo intorno a lei fosse cambiato: al numero che aveva chiamato aveva risposto una signora di mezza età che gli aveva confidato di non avere la benché minima idea di dove fossero andate a finire “Naive Doyle e la ragazzina” che si erano trasferite già da molti anni, prima di liquidarlo con una scusa. Soltanto a quel punto aveva deciso di recarsi nella città in cui, per quanto ne sapeva, esisteva una possibilità più concreta di rintracciare Yuma.
    La notizia che Ronnie avesse avuto una relazione con una certa Maya, con la quale aveva messo al mondo una figlia, era stata un fulmine a ciel sereno, anche se naturalmente non aveva potuto fare a meno di provare un minimo di soddisfazione quando aveva scoperto che Yuma aveva lasciato anche lui. Dal momento che, stando alle informazioni che gli aveva riferito Kelly, la storia tra Ronnie e Maya risaliva a sei o sette anni prima, esisteva la concreta possibilità che Yuma si fosse stancata di Ronnie poco tempo dopo averlo seguito a Starlit Spring.
    In ogni caso, Michel l’aveva capito subito dopo avere parlato con Kelly, quella mattina, soltanto Ronnie poteva dargli le risposte che cercava. Se solo avesse potuto chiedergli esplicitamente come stavano le cose, non avrebbe esitato a farlo, ma Harvey pretendeva la massima discrezione in proposito.
    «Nessuno deve sapere che sei andato in città soltanto per ficcanasare» aveva puntualizzato più di una volta. «Se qualcuno scoprisse che tu cerchi Yuma per conto di altri, finirebbe sicuramente per insospettirsi.»
    «Quindi c’è qualcosa di cui insospettirsi» aveva replicato Michel, la prima volta in cui aveva sentito quel discorso. «Il fatto che tu stia cercando proprio Yuma mi ha sempre lasciato un po’ perplesso, ma adesso...»
    Harvey si era affrettato a interromperlo: «Sono io a dettare le regole e ti assicuro che nessuno ha intenzione di fare niente di male a quella ragazza. Guarda al lato positivo: potrai addirittura cercare di riconquistarla.»
    Come al solito Tom Harvey era riuscito a sfoderare l’arte in cui riusciva al meglio: vedere un aspetto personale in tutto ciò che avrebbe dovuto essere soltanto professionale.
    «Posso avere tutte le donne che voglio» aveva obiettato Michel. «Perché dovrebbe interessarmi una ragazzina che mi ha lasciato molti anni fa senza nemmeno avere il coraggio di guardarmi negli occhi per dirmi che se ne andava?»
    «Tu puoi avere tutte le donne che vuoi?» Harvey non aveva cercato di nascondere di essere piuttosto divertito. «Dovresti smetterla di ritenerti il playboy più affascinante di Dark River. Ho seri dubbi che tu lo sia.»
    «Non è comunque un affare che ti riguardi.»
    «Su questo hai ragione. Per quanto riguarda Yuma Emerson, invece, proprio il fatto che lei ti abbia lasciato dovrebbe aprirti gli occhi.»
    «L’unica cosa che mi potrebbe aprire gli occhi sono i tuoi discorsi» aveva obiettato Michel, «Nel senso che me li fanno spalancare perché difficilmente capita di sentire assurdità del genere. Lei mi ha lasciato... e quindi?»
    «Un vero playboy come te non può accettare l’idea di essere stato piantato in asso» aveva precisato Harvey. «Trovala, torna insieme a lei in un modo o nell’altro... e dimmi dove si trova! Alla persona che la sta cercando basta sapere dov’è, niente di più. Guarda al lato positivo: in un colpo solo avrai la tua ex ragazza e ci guadagnerai anche una bella somma...»
    Michel aveva avvertito un brivido di eccitazione che lo attraversava, anche se aveva cercato di non farci caso. La prospettiva di ottenere un tornaconto economico non avrebbe dovuto attirarlo: da quando, diversi anni prima, aveva riallacciato i propri rapporti con suo padre non aveva sicuramente problemi di soldi. Anche la prospettiva di rivedere Yuma non avrebbe dovuto allettarlo: si era ritrovato a ripensare a lei, di tanto in tanto, ma era una storia conclusa.
    “Eppure non posso fare a meno di accettare la sua proposta” aveva realizzato. “Sento di dovere accettare la sua proposta.”
    «Quelli che saranno i lati positivi per me non sono affari tuoi» si era affrettato a concludere, «Ma ti assicuro che avrai ciò che desideri.»
    «Ottima idea.» Tom Harvey gli aveva mostrato un sorriso radioso, che gli dava un’aria da vero affarista. «Mi raccomando, però» aveva ripetuto, «Sii molto discreto e non farti scoprire per nessuna ragione.»
    Michel aveva cercato di attenersi alle sue disposizioni, anche se si rendeva conto, a posteriori, che forse non era stata una mossa molto intelligente quella di pedinare Ronnie Craven lungo le strade del centro. Si era rivelata ancora più avventata, però, la scelta di continuare a seguirlo anche quando, con sua estrema sorpresa, si era recato proprio a casa di Kelly James – sempre ammesso che la ragazza del bar risiedesse ancora nel vecchio palazzo in cui abitava quando si erano conosciuti – che sosteneva di non vederlo da mesi. Se lungo le vie principali era normale che passasse qualcuno, Ronnie si era naturalmente insospettito nel ritrovarselo alle proprie spalle. Aveva cercato di mantenere una certa distanza, ma in qualche modo non ne era stato capace. Tom Harvey, negli ultimi tempi della loro precedente collaborazione, l’aveva spesso definito un investigatore troppo maldestro; quella sera Michel si era reso conto che probabilmente non aveva tutti i torti.
    Mentre pensava di non essere vicino abbastanza per destare sospetti, all’improvviso Ronnie si era fermato e si era girato per guardare alle proprie spalle. Michel era certo che l’avesse individuato e non sapeva se fosse buio abbastanza per nascondere la propria identità. Se Ronnie non l’aveva riconosciuto poteva sempre fingere di essere un semplice passante, tornare indietro o attraversare la strada per allontanarsi, e abbandonare, almeno per quella sera, il proprio pedinamento. Ma se Ronnie si fosse accorto che si trattava di lui? Avrebbe sicuramente trovato molto strana la sua presenza.
    Aveva dovuto scegliere come comportarsi e, come spesso accadeva, aveva dovuto prendere quella decisione di punto in bianco – stavolta, però, non si riteneva troppo avventato: gli era capitato, in passato, di affrontare situazioni ben peggiori ritrovandosi a tu per tu con individui ben più pericolosi di Ronnie, inoltre Kelly avrebbe potuto informarlo, se non l’aveva già fatto, di averlo incontrato quella mattina stessa.
    Si era avvicinato a lui il più in fretta possibile e, prima che potesse sfuggirgli, si era affrettato ad afferrarlo per un braccio.
    Per un attimo che gli era sembrato eterno il suo ex coinquilino era rimasto immobile, come interrogandosi su che cosa stesse accadendo.
    «Sì» aveva precisato Michel, «Sto cercando proprio te.»
    La reazione di Ronnie l’aveva stupito: in un istante si era liberato della sua stretta e si era avventato contro di lui, mandandolo a sbattere contro una serranda abbassata. Doveva averlo scambiato per un malintenzionato.
     
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