Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Esatto... sette anni dopo... e di cose si può dire che ne siano successe. XD
    Comunque adesso metto la seconda parte del capitolo...



    Michel aprì la portiera dell’automobile e salì a bordo. Stava per richiuderla quando qualcuno lo fermò.
    «Dove pensi di andare?»
    Michel spalancò gli occhi.
    «T-Tom?»
    L’altro lo fissava.
    «Sorpreso di vedermi?»
    «Direi di sì» ammise Michel. «Che cosa ci fai alle due nel parcheggio di un locale di Dark River? Mi avevano detto che ti eri sposato, avevi messo su famiglia e te n’eri andato da Black Hill. Ammesso che tu ti sia trasferito da queste parti, tua moglie ti permette di andartene in giro nel cuore della notte?»
    «Quello che sto facendo qui non è un affare che riguarda mia moglie» ribatté Tom Harvey. «Lo sa che il mio lavoro è sacro e lei non deve impicciarsi.»
    Michel scese dalla macchina e accostò la portiera.
    «Da quando il tuo lavoro consiste nell’andare in giro per i parcheggi dei locali notturni agli orari più strani?»
    «Da quando tu frequenti locali» rispose Tom. «Stavo aspettando proprio te.»
    «Guarda caso... Proprio dopo che una ragazza di mia conoscenza mi ha chiesto se conosco un certo Dean Tray.»
    «La ragazza di tua conoscenza è una tizia che si veste in maniera appariscente e ha i capelli decolorati, immagino.»
    «Non credo che tutto ciò abbia rilevanza.»
    «Hai ragione, so perfettamente che è lei.»
    Michel sospirò.
    «Devo dedurre che sei stato tu a convincerla a uscire con me nelle ultime settimane?»
    «Uscire?» si sorprese Tom. «Pamela mi ha detto che insieme avete sperimentato una buona metà delle posizioni del kamasutra, non sapevo che questo fosse accaduto fuori casa.»
    «Non credo che quello che ho fatto con Pamela ti riguardi.»
    «Devo ammettere che hai ragione.»
    Michel annuì.
    «Bene. Ora, però, potresti cortesemente spiegarmi per quale fottuta ragione ti sei messo a seguirmi in piena notte?»
    «Non ti ho seguito soltanto in piena notte, ma anche di giorno» gli rivelò Tom. «Era necessario.»
    «Andiamo di male in peggio, a quanto vedo.»
    «Niente affatto» replicò Tom. «L’ho fatto soltanto per motivi professionali, peraltro piuttosto rispettabili.»
    «Non metto in dubbio che tu l’abbia fatto per motivi di lavoro» ribatté Michel. «Quello che non mi convince è piuttosto il concetto che hai di rispettabilità.»
    «I tuoi dubbi sono leciti» ammise Tom, «Però non sono qui per stabilire con te che cosa sia etico e che cosa non lo sia.»
    «Ho il sospetto che non saremmo d’accordo su una definizione precisa.»
    «Lo credo anch’io, ma non conta. Se ti ho seguito, è perché sto cercando una persona.»
    Michel ripensò alla fotografia che gli era stata mostrata da Pamela Custer.
    «Ho le mie buone ragioni per ritenere che questa persona sia una donna.»
    «Proprio così» confermò Tom.
    «Bene. Ora, però, potresti spiegarmi perché sei sulle sue tracce?»
    Tom scosse la testa.
    «Segreto professionale.»
    «Suvvia, Harvey, non crederai che io ti aiuti a cercarla senza saperne il motivo?»
    «Aiutarmi a cercarla?» si sorprese Tom. «Ti sbagli, Michel. Tu non devi aiutarmi a cercarla, devi soltanto dirmi dove trovarla.»
    «Fammi capire... Pensi che io lo sappia?»
    «Non mi limito a pensarlo. Ne sono sicuro.»
    Michel fece per spalancare nuovamente la portiera.
    «Non penserai di andartene, spero» lo trattenne Tom.
    «Sì, invece, penso proprio di andarmene. Anzi, ne sono certo: non hai alcun diritto di trattenermi qui, per giunta alle due passate.»
    «Per avere dei diritti, basta prenderseli. Sei davvero sicuro di non voler proseguire la nostra conversazione?»
    «Non ho motivo per farlo.»
    Tom Harvey rise.
    «Non sai cosa ti perdi, Michel.»
    «Sinceramente non credo di perdermi qualcosa.»
    «Potresti perdere l’occasione per riconquistare la tua vecchia fiamma.»
    Michel spalancò gli occhi.
    «R-riconquistarla?»
    «Che c’è?» ribatté Tom. «Non hai idea di che cosa significhi?»
    «Sì, certo che lo so... ma non mi pare un’ipotesi ragionevole. Ti devo ricordare che sono passati più di sette anni dall’ultima volta in cui l’ho vista?»
    «È proprio questo a cui non credo» gli fece presente Tom. «Sono sicuro che tu sappia perfettamente dove si trova.»
    «Non so che dirti: tieniti le tue certezze. A me non cambia la vita.»
    Tom sbuffò.
    «È assurdo. Tu continui a non capire.»
    «Non c’è niente da...»
    Tom lo interruppe.
    «Non c’è niente da capire? Se la pensi così, sei libero di andare avanti per la tua strada... ma non crederò mai, nemmeno tra un milione di anni, che non t’interessi nulla di riconquistarla.»
    «In ogni caso, Harvey, non vedo il motivo per cui dovresti atteggiarti a Cupido in una situazione del genere. Non sei semplicemente in grado di badare agli affari tuoi?»
    «Soltanto quando gli affari altrui non hanno rilevanza per me: ti stavo soltanto offrendo la possibilità di collaborare con me un’altra volta.»
    «È una possibilità che non prenderei mai in considerazione, qualunque sia la posta in palio. Adesso ho un lavoro rispettabile. Intendo dire davvero rispettabile.»
    Tom rise.
    «Come ti pare. Se cambi idea, questo è il mio numero di telefono.» Gli infilò un biglietto da visita in una delle tasche della giacca. «Chiamami.»
    Si allontanò e finalmente Michel risalì in auto.
    Era una situazione assurda. Pamela Custer, una sconosciuta a cui aveva permesso di rimorchiarlo un paio di mesi prima, sembrava conoscere dettagli della sua vita privata passata. Per giunta Tom Harvey ricompariva dal nulla dopo anni, mostrandosi strettamente collegato a Pamela.
    Riconquistare la ragazza dei sogni: quel pensiero era una pazzia. Per quanto folle, però, gli richiamò alla mente il suo ultimo contatto telefonico con lei. Attraverso la linea disturbata gli era arrivata una voce metallica che aveva definitivamente squarciato in due la sua anima.
    «Sto per partire per Starlit Spring insieme a Ronnie.»
    Giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, Yuma era lentamente scivolata in fondo al cassetto dei ricordi che Michel raramente apriva.
    “Non è giusto che Pamela e Harvey vogliano sconvolgere la mia esistenza” si disse, chiudendo la portiera.
    Si allacciò la cintura di sicurezza, avviò il motore e si diresse verso casa.

    Uno sbruffo d’aria fredda fece rabbrividire Pamela, mentre la melodia di “Right in the night” dei Jam & Spoon, ultima canzone che aveva sentito prima di uscire dal locale, che le risuonava in testa. Si guardò intorno. Tom Harvey la stava aspettando da qualche parte.
    «Eccolo laggiù» disse Pamela, tra sé e sé.
    Gli andò incontro, cercando invano di scacciare la canzone che aveva in mente.
    “Fall in love with music, fall in love with life, forget about the troubles and be a little nice...”
    Fece un cenno con la mano, per attirare l’attenzione di Tom. Come era tipico del suo stile, lui non si mosse di un passo.
    «Finalmente, Pamela Custer» la accolse, marcando con enfasi il nome falso. «Temevo che avessi preferito rimanere dentro tutto il resto della notte.»
    «Se non sbaglio ci eravamo accordati che avrei dovuto aspettare un po’, dopo che Michel se ne fosse andato, prima di uscire a mia volta» puntualizzò Pamela. «Ora non dovresti venire a lamentarti della lunga attesa.»
    «Hai ragione» ammise Tom.
    «Io, invece, non dovrei sorprendermene» ribatté Pamela. «Da quando ci conosciamo - e ormai ci conosciamo veramente da tanto tempo - so che lamentarti è l’essenza della tua esistenza, la tua linfa vitale.»
    Tom Harvey ignorò volutamente quel commento.
    «Che cosa mi dici, Pam? Sei riuscita a estorcergli qualche informazione?»
    Pamela sbuffò.
    «Fosse facile!»
    «Suvvia, non vedere ostacoli che non ci sono.»
    «Ma quali ostacoli che non ci sono?» sbottò Pamela. «È da settimane che la mia vita ruota intorno a Michel Sallivan – che tra parentesi non mi piace neanche – ed è impossibile cavare un ragno dal buco. Non c’è modo per spingerlo a parlare.»
    «Si vede che non usi i mezzi giusti» suggerì Tom.
    «Se stai facendo allusioni sessuali, ti assicuro che sotto le lenzuola me la cavo alla grande... Anche se non ci sono le lenzuola, ovviamente, e anche se non c’è un letto.»
    «Vedi, è proprio questo il problema.»
    Pamela spalancò gli occhi.
    «Come sarebbe a dire? Se non sbaglio, sei stato proprio tu a dirmi che dovevo usare ogni mezzo per arrivare alla verità.»
    Tom ridacchiò.
    «Sapevo che avresti ragionato così. Il punto è che una volta che ha ottenuto il suo scopo, quello di portarti a letto, l’uomo dimentica che anche tu hai uno scopo e che è suo dovere assecondarti. L’astinenza forzata invece potrebbe portarlo a dare più informazioni di quante lui stesso vorrebbe.»
    «Questa cos’è, un’altra delle tue teorie da quattro soldi?»
    «Non ho teorie da quattro soldi» obiettò Tom Harvey. «Diciamo piuttosto che sono filosofie di vita che ciascuno dovrebbe seguire per raggiungere il proprio fine.»
    Pamela era poco convinta.
    «Sarà...»
    «Faremo lezione di tattica in un altro momento, però» decretò Tom. «Non mi sembra il caso, in piena notte, di occuparci di queste sottigliezze. È il fine che conta, non i mezzi: sei libera di estorcere informazioni a Michel Sallivan nella maniera che preferisci, questo non mi riguarda; l’unica cosa che desidero è mettere le mani su quella ragazza... su entrambe, se possibile...»
    «Lo so, lo so» si affrettò a interromperlo Pamela. «Mi hai già raccontato per filo e per segno quella storia strappalacrime che secondo me fa acqua da tutte le parti.»
    «Forse non è acqua, ma, appunto, sono proprio lacrime.»
    Pamela sospirò.
    «Risparmiati le battute di spirito. Non ti riescono bene, il che è un peccato: come pagliaccio saresti l’ideale.»
    Ancora una volta Tom optò per l’ignorare la frecciata lanciatagli da Pamela.
    «Che tu creda o no alla storia che ti ho raccontato, quello che conta è ritrovare quelle due, e alla svelta perché se no l’importo per me potrebbe scendere vistosamente... e quindi anche per te.»
    «Queste minacce non mi spaventano» ribatté Pamela. «Ti ricordo che non è l’unico affare che ho in corso.»
    «Però è l’unico che coinvolge più sfere della tua vita.»
    Pamela scosse la testa.
    «No, coinvolge solo la sfera professionale.»
    «Oh, sì, certo: andare a letto con un uomo è lavoro, per te.»
    «In questo caso lo è.»
    Tom la fissò.
    «Non scherzare. So benissimo che, nonostante quello ti ostini a farmi credere, Michel Sallivan ti piace parecchio.»
    «Non siamo qui per parlare di questo. Almeno spero.»
    «Hai ragione, non è essenziale, ma non posso fare a meno di sospettare che tu stessa stia cercando di non far saltar fuori la tua rivale in amore.»
    Pamela spalancò gli occhi.
    «La mia rivale in amore?! Tu voli troppo in alto con la fantasia. Stai attento, Harvey: le tue ali di cera potrebbero sciogliersi, se ti avvicini troppo al sole.»
    «Ti assicuro che mi manterrò a debita distanza.»
    «Non mi pare che tu lo stia facendo.»
    Tom annuì.
    «Sì, è esagerato definirla rivale in amore. Dopotutto non si fa vedere da parecchi anni.»
    «Più che altro l’amore non ha niente a che vedere con me e Michel» replicò Pamela. «Sai benissimo che non provo niente per quel tipo.»
    Tom accennò a un lieve sorriso, che fece provare a Pamela il desiderio di prenderlo a calci.
    «Staremo a vedere.»
    «Staremo a vedere un corno» sbottò lei. «Pensa alla tua vita privata, se ne hai una, piuttosto che impicciarti della mia.»
    «Lo vedi?» ribatté Tom. «Tu stessa hai finito per contraddirti: Michel Sallivan fa parte anche della tua vita privata.»
    «Può darsi» fu costretta ad ammettere Pamela. «Ma non è nulla che ti riguardi.»
    «Questo no, ma fai molta attenzione: se venissi a sapere che hai eluso qualche informazione importante al solo scopo di salvaguardare la tua relazione con Michel, non solo avresti finito di lavorare per me, ma sarebbe la fine della tua vita professionale» la avvertì Tom. «So essere molto influente, quando lo desidero, e per nessun mio collaboratore è auspicabile mettersi contro di me, nemmeno se si tratta di una parente.»
    «Stai tranquillo» lo rassicurò Pamela. «Non ho alcuna voglia di mettermi contro di te. Sia chiaro, non perché tu mi spaventi, ma soltanto perché non fa parte delle mie intenzioni.»
    «Anche in questo caso non m’interessa il motivo per cui lo fai. Che si tratti di fedeltà o di semplice tornaconto personale, me ne sbatto: quello di cui m’importa è il risultato.»
    «E il tuo dannato risultato lo avrai» concluse Pamela, mentre frugava nella borsa alla disperata ricerca di una sigaretta. «Non te ne porterò solo una, ma le avrai entrambe.»
    Tom Harvey sorrise, compiaciuto.
    «Bene, Pamela Custer. Stai iniziando a ragionare come si deve.»
    Lei ridacchiò.
    «Io ragiono sempre come si deve.»
     
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