Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Ecco qui la prima parte del capitolo 33, primo capitolo della terza parte.
    Farà la sua comparsa un nuovo personaggio, che vado immediatamente a inserire nel backstage.



    PARTE TERZA: MELODIE DELLA NOTTE

    5 Settembre - 4 Ottobre 1997

    Capitolo 33.
    Appoggiato al bancone del bar, all’interno di un piccolo discopub alla periferia di Dark River, un uomo sorseggiava un cocktail dal colore incerto, mentre le note di “More and more” dei Captain Hollywood Project terminavano lasciando spazio a un’altra melodia dalle sonorità eurodance.
    La donna che si faceva chiamare Pamela Custer lo fissò e si domandò se quello fosse l’inizio o la fine. Camminava lentamente, cercando di non aprire troppo le gambe: era rimasta impigliata in una sedia e aveva rimediato una lunga smagliatura sui collant color carne, in corrispondenza dell’interno della coscia sinistra. Teneva in mano un bicchiere contenente una bibita analcolica scelta a caso. Di solito non evitava gli alcolici, ma stavolta aveva bisogno di mantenere la concentrazione e, se avesse optato per qualcosa che riteneva sicuramente più gustoso, forse non sarebbe riuscita a rispettare il proprio obiettivo.
    Mentre l’uomo riponeva il bicchiere vuoto sul bancone, Pamela lo affiancò.
    «Sono qui» gli sussurrò.
    «Ti vedo» sbottò lui, quasi infastidito dalla sua presenza.
    «Ti va di andare a sederci?» gli propose Pamela.
    Non appena gli ebbe posto quella domanda, si rese conto che a lui non andava affatto. Non le importava: l’avrebbe seguita comunque.
    Proprio come sospettava lui le tenne dietro, fino a un tavolino bagnato che odorava di birra.
    «Ti devo parlare, Michel» esordì a quel punto Pamela, sedendosi.
    «Voglio sperarlo» ribatté lui, esaminando con attenzione la sedia sulla quale poi si sedette a sua volta. «E vorrei sperare anche che tu venissi subito al dunque.»
    Pamela non riuscì a trattenere una risatina, guardando negli occhi quello che le era sempre parso un giovane tormentato fin dal loro primo incontro avvenuto tanti anni prima, del quale lui sembrava essersi dimenticato.
    «Che c’è di divertente?» le domandò Michel, fissandola negli occhi.
    Pamela ricambiò il suo sguardo.
    «Niente di che.»
    Michel fece per alzarsi in piedi.
    «Allora non ha senso che io rimanga qui a perdere tempo.»
    «No, aspetta» lo pregò lei. «Non andartene.»
    Michel sbuffò.
    «Pam, mi spieghi che cosa succede?»
    Pamela si passò una mano tra gli orribili capelli platinati – non le piacevano affatto, ma stava agendo sotto copertura e aveva dovuto accettare di presentarsi sotto un look inusuale per lei che solitamente, non lo negava, portava acconciature adatte a una zitella di mezza età, proprio come non negava che in poco più di un decennio della zitella di mezza età non avrebbe avuto soltanto l’acconciatura – e rispose: «C’è un tempo e un luogo per tutto.»
    «Che vuoi dire?»
    «È molto semplice: si tratta di un certo Dean Tray.»
    Michel fu scosso da un fremito quasi impercettibile, che non sfuggì agli occhi attenti di Pamela Custer.
    «Non conosco nessun Dean Tray.»
    «Strano» mormorò Pamela. «Per quanto ne so, lui conosce te.»
    Michel sospirò.
    «Chiunque sia, io non mi ricordo di lui.»
    Pamela sapeva che Michel stava mentendo, ma per il momento non era necessario che ammettesse la verità; quello sarebbe servito soltanto in seguito.
    «Può essere» convenne, «Ma io so che Dean sta cercando una persona.»
    Michel aggrottò la fronte.
    «E io cosa c’entro in tutto questo?»
    Pamela rovistò nella borsa di pelle di coccodrillo e ne prese fuori una fotografia, che mostrò subito a Michel.
    «Ti dice niente?»
    Lui sobbalzò.
    «A che gioco stai giocando, Pam?»
    Il suo tono era secco, Michel era visibilmente infastidito.
    Pamela cercò di mostrarsi distesa.
    «Che c’è? Ho toccato un tasto dolente?»
    «Perché dovresti?»
    «Non essere ridicolo, Michel: non appena ti ho mostrato la foto di questa ragazza, ti sei trasformato in un’altra persona.»
    «Addirittura? Non starai esagerando?»
    Pamela si sforzò di non annuire. Era chiaro che stava ingigantendo i toni, ma era l’unica modalità che aveva per giungere, presto o tardi, al risultato che auspicava di ottenere il prima possibile.
    «Ho come l’impressione che ti abbia fatto un certo effetto.»
    «Sì, mi ha fatto un certo effetto» ammise Michel. «Conoscevo quella ragazza.»
    «Bene. Allora potresti essere proprio tu a rimescolare le sorti del povero Dean, che si ritrova a dover rintracciare a tutti i costi questa leggiadra fanciulla.»
    Michel alzò gli occhi.
    «E, sentiamo, che cosa vuole Dean da lei?»
    Pamela lo squadrò con attenzione.
    «Mi stai forse facendo capire indirettamente che sai perfettamente chi è questo fantomatico Dean Tray?»
    «Niente affatto.»
    «Strano. Io ho avuto questa impressione.»
    Michel si alzò di scatto.
    «Qualunque sia la tua impressione, è sbagliata.»
    Le passò di fianco e si allontanò.
    “Tutto sta andando secondo le aspettative” si disse Pamela. Ora Michel sarebbe uscito dal locale, sarebbe salito in macchina e se ne sarebbe andato a casa.
    Guardò l’orologio. Erano le due e cinque.
    “Fortunato lui che se ne può andare a dormire.”
    Per Pamela c’era ancora parecchio lavoro da fare.

    Edited by »Milù Sunshine» - 6/7/2013, 22:37
     
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