Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    In effetti... povero Michel, hai ragione! :D
    Per quanto riguarda quello che è successo a Yuma... lo scoprirai in questa seconda parte del capitolo. ^^ Diciamo che tu hai dato troppo per scontato che lei stesse veramente partendo. U.U
    Per la sorpresa... attendo! A proposito, devo spaventarmi? :lol:



    Yuma rimase a guardare il telefono. Suo padre era accanto a lei.
    «Hai preso la decisione migliore» le comunicò, con aria soddisfatta. «Sono fiero di avere una figlia come te.»
    «Dovrei esserne felice?»
    «Suppongo di sì, perché non dovresti? Spero che un giorno anche tu sarai orgogliosa di avermi come padre.»
    Yuma si voltò di scatto, guardandolo negli occhi.
    «Che cos’hai detto?»
    «Spero che sarai orgogliosa di me, prima o poi» ribadì lui. «Sai benissimo che per me è molto importante avere la tua approvazione.»
    «E tu sai benissimo che non accadrà mai nemmeno tra un milione di anni» replicò Yuma. «Se ho accettato la tua condizione, è soltanto perché voglio proteggere mia sorella.» Ripensò con orrore a Heaven e ai suoi occhi spaventati, finalmente consapevole che l’uomo che aveva sempre stimato poteva rivelarsi più pericoloso di quanto avesse sempre creduto. «Non posso permettere che le capiti quello che è successo a me.»
    Suo padre si avvicinò lentamente.
    «Tu non mi hai mai capito...»
    Yuma arretrò di un passo.
    «Invece ormai ti ho capito benissimo» replicò. «So fino a che punto si spinge la tua bassezza, so che per me quest’incubo non finirà mai...»
    «Sbagli a chiamarlo incubo» ribatté suo padre. «Non ti sei mai sforzata di guardare le cose dal lato positivo, è questo il problema.»
    «Non sapevo che ne avessero uno.»
    «Certo che ce l’hanno. Sai, Yuma, l’amore ha mille sfaccettature, tua madre me lo ripeteva sempre. Pensi che fosse pazza?»
    «Forse lo era» ammise Yuma. «Se non lo fosse stata, come avrebbe potuto provare qualcosa che somigliasse all’amore per un verme come te?»
    Suo padre rise.
    «Mi piaci quando cerchi di mostrarti determinata. È solo una farsa, in realtà. Lo sai perfettamente, ti piegherai alle mie volontà ancora per molti anni.»
    «Sì, forse» convenne Yuma. «Sappi, però, che lo faccio soltanto perché in qualche modo sei riuscito a portarti via Heaven e mi hai promesso che, in cambio del mio sacrificio, la riporterai da Naive e che le permetterai di vivere lontana da te. Se non fosse per questo, me ne sarei andata davvero a Starlit Spring.»
    «Non mi serve più tua sorella, puoi stare tranquilla» replicò lui. «Adesso ci sei tu e so che non te ne andrai più.»
    Yuma abbassò lo sguardo.
    «Lo so.»
    Suo padre insisté: «Sai come andrebbe a finire se tu te ne andassi, non è vero?»
    Yuma annuì.
    «Ovvio, non hai fatto altro che ripetermelo.»
    «Bene» concluse suo padre. «Cerca di non dimenticartelo mai, Margot.»
    «Non chiamarmi Margot.»
    «Tua madre apprezzerebbe.»
    «Io invece penso che si rivolterebbe nella tomba per il disgusto, se sapesse davvero che razza di uomo sei.»
    Melvin sogghignò.
    «Devo ammettere che in qualcosa sei molto migliore di lei: Margot non è mai stata così melodrammatica.» Si fece serio di colpo. «Tornando a noi, ti ricordo che sei libera di andartene quando vuoi, ma non appena varcherai la porta di casa per andartene, tua sorella si trasferirebbe da me in pianta stabile e prenderebbe il tuo posto... in tutti i sensi.»
    «Ti assicuro che non me ne andrò mai, non contro la tua volontà, almeno» ribadì Yuma. «Non c’è niente di più importante di lei.»
    «Quindi, per il suo bene, non avrai problemi a sparire per sempre anche dalla sua vita» suggerì lui. «Mi sembra che sia la soluzione migliore.»
    Yuma sospirò.
    «Dovrei?»
    «Accetti questa condizione?» insisté Melvin. «Non ti chiedo il tuo parere, ti sto solo pregando di dirmi sì o no.» I suoi occhi brillarono per un istante. «Immagino che tu sappia quale delle due risposte è quella giusta.»
    Yuma lo guardò negli occhi.
    «Sì, accetto la tua condizione.»
    «E naturalmente» aggiunse suo padre, «Non dovrai più avere niente a che fare neanche quella stronza di tua zia.»
    Yuma si morse la lingua per non protestare.
    Non le sembrava giusto che suo padre definisse Naive con quel termine, ma d’altronde non valeva la pena di discutere di una simile sottigliezza, non in una situazione del genere, almeno.
    «Allora?» insisté Melvin. «Non dici niente?»
    «Farò anche questo» concesse Yuma. «Te l’ho già detto più di una volta: per salvaguardare Heaven farò tutto quello che mi chiederai.»
    Suo padre la guardò con aria compiaciuta.
    «L’ho sempre detto che non avrei potuto sperare di avere una figlia migliore di te.»
    Yuma non rispose.
    Abbassò lo sguardo, prese a fissare il pavimento, chiedendosi se non si sarebbe mai pentita del suo spirito di sacrificio troppo grande.
    Michel non faceva più parte della sua esistenza.
    Heaven non faceva più parte della sua esistenza.
    Naive non faceva più parte della sua esistenza.
    Avrebbe tollerato tutto questo per molti anni, ne era convinta, ma difficilmente sarebbe riuscita a sfuggire per sempre a ciò che in quel momento era in cima ai suoi pensieri.
    Ronnie.
    Anche Ronnie non faceva più parte della sua esistenza.
    Avrebbe potuto tollerare tutto il resto, ma come sarebbe riuscita ad accettare quella spaccatura così profonda con il suo recente passato?
    “Un giorno ci rincontreremo” pensò.
    Non poteva pretendere chissà che cosa: Ronnie si sarebbe rifatto una vita, probabilmente si sarebbe dimenticato di lei.
    Era giusto così. Si sarebbe accontentata anche soltanto di guardarlo negli occhi un’altra volta, non importava quanti anni avrebbero dovuto passare nel frattempo, senza mai rivelargli la vera ragione per cui l’aveva lasciato partire per Starlit Spring.
    Dentro di sé aveva la convinzione che non sarebbero servite parole: Ronnie avrebbe compreso tutto, da solo, come aveva sempre fatto.
     
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587 replies since 18/5/2013, 16:33   3129 views
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