Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Prima parte del capitolo 29.



    Capitolo 29.
    Era strano come in dieci giorni tutto potesse cambiare radicalmente, nonostante una linea di fondo rimanesse invariata.
    Patricia si chiese per l’ennesima volta dove avesse sbagliato. Aveva trascorso gli ultimi tredici anni a fingere e avrebbe continuato, qualunque cosa fosse accaduta nel frattempo. Era riuscita a trovare un equilibrio e non aveva mai pensato che potesse spezzarsi, almeno finché il suo sguardo non aveva incrociato per la prima volta quello di Ronnie Craven.
    Non aveva mai lontanamente immaginato né di potersi innamorare di lui né che ciò che provava nei suoi confronti potesse diventare un’ossessione. Se si era fatta assumere nello stesso luogo in cui lui lavorava era per un motivo ben diverso, che alla luce degli ultimi eventi le sembrava totalmente irrilevante, seppure in realtà non lo fosse.
    Forse era stata pazza a illudersi che le cose tra loro potessero cambiare, ma negli ultimi anni aveva vissuto soltanto per quell’intento, come se tutto il resto non importasse più.
    “Se solo Michel Sallivan avesse accettato di aiutarmi...”
    Si sarebbe trattato di uno scambio di favori nel quale Michel ci avrebbe soltanto guadagnato, tutto sarebbe andato nel migliore dei modi...
    Il telefono che squillava interruppe i suoi pensieri.
    Andò a rispondere, non sapendo cosa aspettarsi.
    La voce di Ronnie ebbe il potere di farla morire e rinascere nello stesso istante, mentre la informava: «Hai ottenuto quello che volevi.»
    Patricia non aveva idea di che cosa stesse parlando: pensava che si fossero già detti tutto il giorno precedente, quando lui aveva scoperto che erano state le pressioni di lei sul loro datore di lavoro a provocarne il licenziamento.
    «Non sai cosa volevo» replicò Patricia, «Non puoi sapere se l’ho ottenuto o meno.»
    In realtà, a parte per il compiacimento per essere riuscita a vendicarsi delle sue confidenze – monologhi strappalacrime sui baci che lui e Yuma si scambiavano nell’oscurità e sull’impossibilità per lui di allontanarsi da quella ragazza – non si sentiva particolarmente realizzata. Desiderava Ronnie con tutte le sue forze e, facendogli perdere il lavoro, probabilmente era risalita in cima alla sua lista nera. Non era certo il modo migliore per conquistarlo e per legarlo a lei per tutto il resto della loro vita.
    «Desideravi tenermi lontano» precisò Ronnie, «E ti assicuro che, da adesso in poi, non ti capiterà più di incontrarmi.»
    Patricia si sforzò di non essere troppo accomodante nei suoi confronti, mentre obiettava: «Non si sa mai. Magari potremmo ritrovarci a passare per la stessa strada.»
    «Lo ritengo molto improbabile» le confidò Ronnie. «Sto per lasciare la città.»
    Quelle parole furono un colpo al cuore.
    «Stai per... per lasciare Black Hill?»
    «Sì. Ormai non c’è più nessun motivo che mi trattenga qui.»
    «C’è sempre Yuma» lo provocò Patricia. «Non hai forse passato gli ultimi giorni a parlarmi soltanto di lei?»
    «Probabilmente l’hai ritenuto talmente squallido da non volere più avere niente a che fare con me. Tutto sommato avevi ragione: quello che ho fatto è stato un grave errore.»
    Un grave errore.
    “Quello che ho fatto io potrebbe essere un grave errore” si ritrovò a valutare Patricia.
    Non aveva certo ipotizzato che Ronnie decidesse di preparare le valigie e di andare via... per trasferirsi dove, tra l’altro?
    «Dove andrai?»
    «Dai miei genitori, almeno per il momento.»
    Patricia sapeva che abitavano a Starlit Spring. Era lontano abbastanza perché esistesse la possibilità concreta che non si incontrassero mai più. Doveva dissuaderlo.
    «Non è una scelta avventata?»
    «Non più di quella di trasferirmi qui, quando venni a Black Hill.»
    «Perché me l’hai detto?» volle sapere Patricia. «Non potevi andartene e basta?»
    Sperava che Ronnie le confidasse di tenerci a lei, nonostante tutto, ma non lo fece.
    «Volevi allontanarmi da te» puntualizzò Ronnie. «Ti ho telefonato soltanto per assicurarti che ci sei riuscita.»
    Riattaccò senza nemmeno darle il tempo di controbattere.
    “Meglio così.”
    Non avrebbe saputo che cosa risponderle.

    Yuma vide Ronnie uscire sul balcone e lo seguì, senza che lui la notasse. Soltanto quando fu al suo fianco si accorse di lei.
    «È vero?»
    Ronnie non capì.
    «Che cosa?»
    «Quello che dicevi al telefono.»
    «Parlavo con Patricia» le spiegò Ronnie, «La segretaria del mio datore di lavoro, quella che mi ha fatto licenziare.»
    «Non ti ho chiesto con chi parlavi» precisò Yuma. «Ti ho chiesto se quello che le hai detto è vero.»
    «Lo è.»
    «Quindi stai per partire per Starlit Spring?»
    Ronnie annuì.
    «Credo che sia la soluzione migliore.»
    «Migliore per chi?»
    «Per Patricia sicuramente.»
    «Non me ne importa niente di Patricia» obiettò Yuma. «Sono sicura che riuscirai a trovare al più presto un altro lavoro.»
    «A te non importa di Patricia e a me nemmeno» confermò Ronnie, «Ma sono sicuro che non abbia tutti i torti.»
    Yuma spalancò gli occhi.
    «Lei ti ha fatto licenziare solo perché non le andava di averti vicino a lei... e tu le dai ragione?»
    «Non le sto dando ragione» obiettò Ronnie, «Semplicemente non voglio limitarmi a scaricare tutte le responsabilità su di lei.»
    «Chi altro dovrebbe essere responsabile di quello che è successo?»
    «Io, suppongo.»
    «Ti sbagli.»
    «Se fossi stato un dipendente così valido e insostituibile, non mi sarei ritrovato senza un lavoro.»
    «Nessuno è insostituibile.»
    «Tu sì.»
    Yuma non capì cosa intendesse.
    «Che cosa c’entro io?»
    «Ti amo con tutto me stesso, Yuma, e quello che provo per te è profondamente sbagliato» rispose Ronnie. «Fin da quando l’ho capito ho fatto di tutto per non mettermi tra te e Michel...»
    «Che cosa c’entra questo col tuo lavoro?» insisté Yuma. «Che cosa c’entra con quella stronza di Patricia?»
    «Forse non c’entra col lavoro, ma c’entra con la mia presenza qui. È l’ennesima prova che, ovunque io vada, finisco sempre per fare qualche casino.»
    «Dovresti smetterla di vedere del marcio in qualunque cosa ti succeda.»
    «Il problema è che, appunto, in qualunque cosa mi succeda c’è sempre del marcio.»
    Yuma sospirò.
    «Questo significa che io sono marcia?»
    «No, significa che lo sono io» ammise Ronnie, «E prima me ne andrò sarà meglio per tutti.»
    «O magari sarà meglio per te stesso» replicò Yuma. «Fuggire di fronte alla realtà è più facile che affrontarla. È la stessa cosa che hai fatto quando te ne sei andato via da Starlit Spring.»
    «Almeno stavolta ho deciso di andare via prima che succedesse qualcosa di irreparabile.»
    «A Starlit Spring non è successo niente di irreparabile. Non è certo colpa tua se tuo fratello guidava ubriaco.»
    «E se ti dicessi che non era lui a guidare?»
    Yuma lo guardò, senza capire.
    «È quello che mi hai sempre raccontato.»
    «È quello che ho raccontato a tutti» ammise Ronnie. «All’epoca pensavo che salvaguardare la mia posizione fosse la cosa più importante. Adesso lo capisci perché sono io ad essere marcio?»
    «Tuo fratello era già morto» puntualizzò Yuma. «Ti sei limitato a trarre vantaggio da una situazione in cui di vantaggi non avresti dovuto averne.»
    «Non ne vado particolarmente fiero.»
    «E allora? Qual è il problema con quello che sta succedendo adesso?»
    «Ho fatto solo errori finora e voglio smetterla.»
    «Andartene è la soluzione migliore?»
    «Sì, lo è, per questo partirò oggi stesso.»
    Yuma si sentì spiazzata.
    «O-oggi?»
    «È la cosa più giusta da fare.»
    «Eppure dici di amarmi.»
    «Questo non ha importanza» replicò Ronnie. «Tu stai insieme a Michel, per me non c’è spazio nella tua vita.»
    «E se io ricambiassi quello che tu provi per me?» gli chiese Yuma. «Questo cambierebbe le cose?»
    Ronnie la guardò negli occhi.
    «Spetta a te deciderlo.»
    «Non vedo come.»
    «Se davvero mi ami, sai dove trovarmi.»
    «Ma sarai lontano.»
    «Sì, sarò lontano. Ma se davvero tu mi amassi saresti disposta a lasciare Michel e a venire da me. Saresti più vicina a tua sorella, a Naive...»
    Yuma lo interruppe: «Mi stai chiedendo di decidere adesso
    «No» la rassicurò Ronnie. «Resterò a Starlit Spring, potrai raggiungermi quando vorrai.»
    Yuma abbassò lo sguardo.
    «E se non dovessi raggiungerti mai?»
    «Vorrebbe dire che non mi ami abbastanza» rispose Ronnie. «Non ci sarebbe niente di più naturale al mondo. L’importante è che tu faccia tutto quello che è in tuo potere per essere felice.»
     
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