Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Parte conclusiva del capitolo 24.



    Il telefono squillò all'improvviso. Ralph scattò in piedi. Soltanto Ronnie lo guardò con un certo interesse.
    Uscì dalla sala da pranzo, chiedendosi chi potesse cercare chi a quell'ora della domenica. Gli volle poco a scoprirlo.
    «Parlo con la famiglia Emerson?» chiese una voce femminile.
    Ralph la catalogò come giovane e smarrita, una delle categorie potenzialmente più interessanti.
    «Sì» confermò Ralph, mentre un certo sospetto si faceva largo nella sua mente.
    «Sono un’amica di Ronnie» lo informò la ragazza. «Sono venuta da voi proprio ieri...»
    Ralph si rese conto di avere individuato correttamente l’identità della sua interlocutrice.
    «Sì, e abbiamo anche avuto modo di scambiare qualche parola.»
    «Tu sei Ralph, quindi?»
    «Esatto.»
    «Potresti per favore...»
    Ralph si affrettò a interromperla: «È davvero un piacere risentirti, Oona.»
    Si aspettava - o meglio, sperava ardentemente - che Yuma protestasse per il nome che aveva volutamente sbagliato e rimase piuttosto deluso quando non accadde.
    «Potrei parlare con Ronnie?» si limitò infatti a chiederli Yuma.
    «Perché dovresti?» ribatté Ralph. «Non è meglio parlare con me?»
    «Ho bisogno di lui» replicò Yuma, secca. «È in casa?»
    «No» mentì Ralph. «È uscito da un paio d’ore.»
    «E io dovrei crederti?»
    «Perché non dovresti?»
    «Ronnie è venuto a Starlit Spring per partecipare a un pranzo di anniversario. Com’è possibile che sia uscito di casa già da ore?»
    O quella ragazza era particolarmente perspicace, o Ronnie aveva l'abitudine di renderle conto dei propri spostamenti.
    Ralph si chiese quale fosse l'alternativa peggiore, proprio mentre Yuma gli ordinava: «Passami Ronnie.»
    Non gli rimaneva altro da fare che arrendersi, ma decise di fare un ultimo tentativo.
    «Sei proprio convinta di voler sprecare il tuo tempo?»
    «Sì, dato che è molto importante» confermò Yuma, «Al punto tale che sarei disposta a fare qualunque cosa per convincerti a passarmelo.»
    Qualunque cosa.
    Il tono con cui Yuma aveva pronunciato quelle parole lo spingevano a pensare a risvolti vagamente piccanti.
    «Mi piacerebbe che tu fossi qui e fossi davvero disposta a fare qualunque cosa» ammise, senza esitare.
    «Ma io non sono lì» puntualizzò Yuma, «E si può dire che parlare con Ronnie sia per me una questione di vita o di morte. Ti prego di non farmi aspettare altro tempo.»
    Ralph non poté fare altro che rassegnarsi.
    «Come vuoi.»
    «Mi stai dicendo che me lo passi?»
    «Sì, Oona.» Marcò volutamente il nome errato. «Hai vinto tu... per ora.»

    Yuma non era abituata ai lunghi viaggi in treno. Dopo avere sfogliavo più volte la rivista acquistata nell'edicola della stazione di Starlit Spring si arrese all'evidenza che si stava annoiando a morte.
    Fu tentata di provare a dormire, e stanca com'era per la notte insonne avrebbe potuto riuscirci, ma si trattenne: era necessario tenere d'occhio la situazione, per essere pronta a nascondersi qualora notasse presenze sospette.
    Fin da quando aveva incontrato Dean Tray nelle prime ore del mattino aveva capito che non poteva più rimanere a Starlit Spring. La disgustava lo stratagemma che aveva adottato per sfuggirgli, ma sapeva di non avere altre soluzioni. Dean, quello che suo padre considerata un fedele cane da guardia, era maggiormente allettato dai piaceri della carne piuttosto che dagli ordini che gli erano stati impartiti e, per sua fortuna, bastava molto poco per corromperlo. Era stato sufficiente sbottonargli i pantaloni, infilargli una mano dentro ai boxer e dargli un appuntamento al quale non aveva mai avuto alcuna intenzione di presentarsi per piegarlo alle sue volontà.
    Dean, che fino a qualche istante prima non sembrava avere altri intenti se non quello di convincerla a tornare da suo padre, aveva apprezzato quel diversivo al punto tale da divenire immediatamente più accomodante, rivelandosi sempre più malleabile per ogni secondo in cui il contatto con la mano di Yuma si prolungava.
    «Che cosa ne dici se ci vediamo tra un paio d’ore?» gli aveva proposto, a quel punto. «Sono sicura che giungeremo a un accordo che vada bene a entrambi.»
    «Penso di sì, sempre ammesso che tu sia molto generosa» aveva risposto Dean, con un sorriso malizioso stampato sulle labbra.
    «Potrei essere molto più generosa di quanto tu possa immaginare» gli aveva garantito Yuma. «E poi, se non dovessi essere soddisfatto, potresti sempre essere tu a dettare qualche condizione in più.»
    «Direi che come idea non è niente male.»
    Non appena Dean se n'era andato, tutto le era apparso più semplice: era uno di quei casi in cui conoscere i punti deboli del proprio avversario era una garanzia di successo.
    Yuma sorrise compiaciuta, al pensiero di Dean che si chiedeva che fine avesse fatto. Si era precipitata a preparare le valigie ed era scomparsa senza lasciare traccia. Soltanto dopo essere scesa dal primo treno, mentre aspettava la coincidenza, aveva deciso di mettersi in contatto con Ronnie.
    Aver parlato di nuovo con Ralph non era stata la più piacevole delle esperienze, specie per le non troppo velate allusioni che lui aveva fatto su di lei, ma alla fine era riuscita a ottenere quello che più desiderata.
    «Sono in viaggio per tornare a Black Hill» aveva annunciato a Ronnie.
    Le era sembrato perplesso, mentre le chiedeva: «Torni da tuo padre?»
    «No, penso di meritarmi di meglio» aveva ammesso lei. «Se Michel è d’accordo, potrei trasferirmi da voi. D’altronde dovrebbe farvi comodo avere qualcuno che vi aiuti con le spese.»
    «Sono sicuro che Michel sarà d’accordo... e sarà un piacere trascorrere più tempo insieme a te.»
    Dal tono con cui Ronnie le aveva risposto le era passo di capire che le spese fossero l'ultimo dei suoi interessi. Non le era mai sembrato felice come in quel momento.
     
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587 replies since 18/5/2013, 16:33   3129 views
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