Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Credo che sia giunto il momento di inserire la prima parte del capitolo 24.



    Capitolo 24.
    Mentre aspettava che quell'interminabile e noioso pranzo terminasse, Ronnie provò a immaginare con quale tono ne avrebbe potuto parlare con Yuma.
    «Com’è andata, alla fine?» gli chiese lei, nella sua immaginazione.
    «Neanche troppo male, pensavo peggio» ipotizzò di rispondere Ronnie.
    Gli occhi della sua mente videro Yuma ridere mentre osservava: «Sì, suppongo che debbano esserci cose ben peggiori.»
    Il suo passato era una di esse, quello di Yuma anche.
    «In ogni caso» avrebbe aggiunto, sono felice di essermelo lasciato alle spalle.»
    Yuma avrebbe annuito, con aria di approvazione.
    «Già, meglio così. Peccato solo che questo significhi che non hai più niente da fare qui a Starlit Spring.»
    «Sono felice, comunque, di potermene tornare a casa.»
    «Anch’io sono felice che tu possa rientrare a Black Hill, ma ovviamente mi mancherai.»
    A quel punto, inevitabilmente, le avrebbe domandato: «Pensi che resterai qui molto a lungo?»
    Yuma gli avrebbe risposto...
    Già, che cosa gli avrebbe risposto?
    Ronnie si accorse di essersi lasciato prendere dalle proprie fantasie soltanto quando Ralph gli chiese: «Stai pensando a qualcosa di ossessivo o sei ancora tra noi, Ron?»
    Ron.
    Ron.
    Ron.

    Era davvero perso nel nulla, e sentirsi chiamare proprio con lo stesso nomignolo che utilizzava Rick non era d'aiuto.
    Fulminò Ralph, che era seduto di fronte a lui, con lo sguardo. Nessuno, in quel momento, stava badando a loro.
    «Non osare tirare fuori le tue solite accuse in un momento come questo» sibilò. «Non ricordo di avere mai visto mamma e papà così felici da...» Non ricordava nemmeno lui da quanto. «Da molto tempo.»
    «Se tra noi c’è un perfetto idiota, quello non sono certo io» ribatté Ralph. «Non farei mai un discorso del genere in questa circostanza.»
    Ronnie si sentì rassicurato, ma sapeva che non sarebbe finita lì. Se Ralph si era scomodato di osservare il suo comportamento, poteva significare soltanto che aveva qualcosa in mente.
    «Pensavi forse alla tua amica Oona?» gli domandò infatti.
    «Oona?»
    «La ragazza che è venuta a trovarti ieri.»
    «Ah, vuoi dire Yuma.»
    «Sì, Yuma» si corresse Ralph. «Ho avuto modo di scambiare qualche parola con lei proprio ieri, quando se n’è andata.»
    Ronnie strabuzzò gli occhi.
    «Che cosa ti sei messo in testa, Ralph?»
    «Niente. Che cos’ho fatto di male?»
    «Hai approfittato di un incontro casuale per parlarle.»
    «E allora?» replicò Ralph, con aria innocente. «Per caso mi è vietato rivolgere la parola alle tue amiche?»
    «Non ho detto questo» precisò Ronnie. «Spero solo che tu non ci abbia provato con lei in modo troppo spudorato, perché...»
    Ralph lo interruppe: «Sarebbe un problema?»
    Ronnie puntualizzò: «Sarebbe scortese.»
    Ralph annuì.
    «Hai ragione, anche se non pensavo che ti scandalizzassi con così poco.»
    Dal modo in cui suo fratello sorrise, Ronnie sospettò che non si trattasse di semplici avance, anche perché Ralph non era il tipo che corteggiava una perfetta sconosciuta.
    «Cos’altro le hai detto?»
    «Niente di scortese, questo posso assicurartelo.»
    «Di cos’avete parlato?»
    Ralph gli lanciò un'occhiata penetrante.
    «L’ho messa in guardia dalle delusioni, tutto qui.»
    Ronnie spalancò gli occhi.
    «Ma che razza di discorso è?»
    Ralph ridacchiò.
    «Certe ragazze sono delle sprovvedute: sono pronte a cadere ai piedi di chiunque dica loro qualche parola da incantatore.»
    «Yuma non è una di queste.»
    «È strano che questo non ti infastidisca.»
    «Perché dovrebbe?»
    «Perché non ci sono incantatori peggiori di te. Credi che non me ne sia accorto che il tuo unico scopo è quello di sedurla? Quella Oona...»
    Ronnie lo interruppe: «Yuma.»
    «Sì, hai ragione, Yuma. Puoi forse negare che ti piaccia?»
    «Ovvio che lo nego. Io e lei siamo soltanto amici.» Ronnie sperò di risultare credibile. «Tra l’altro lei...» Stava per aggiungere che Yuma aveva già una relazione con Michel, ma si trattenne appena in tempo. Era sicuro che, in un modo o nell’altro, Ralph sarebbe riuscito a fargli notare che anche Kelly era già impegnata con Rick, quando lui le aveva messo gli occhi addosso. Lasciare quelle parole in sospeso sarebbe stato ugualmente pericoloso, perciò cercò un’alternativa. «Tra l’altro lei si fermerà a Starlit Spring piuttosto a lungo» ebbe l’accortezza di precisare, «Quindi non ci rivedremo per un bel po’ di tempo.»
    «Immagino che sentirai la sua mancanza, allora» osservò Ralph.
    «Sì, può darsi, ma non nel modo che pensi tu. Io e Yuma siamo soltanto amici, te l’ho appena detto.»
    Ralph gli ricordò: «Anche tu e Kelly eravate soltanto amici.»
    «Smettila» lo pregò Ronnie. Gli indicò la loro madre, seduta a meno di un metro di distanza da loro, che in quel momento conversava amabilmente con una propria cugina. «Non è il caso di andare oltre con queste chiacchiere davvero inutili e fuori luogo.»
    «In effetti non è certo l’evento più adatto» fu costretto ad ammettere Ralph. «Peccato, perché era una delle ultime occasioni che avevamo per parlarne.»
    «Non ne sentirò la mancanza» replicò Ronnie. «E, naturalmente, non mi mancherai nemmeno tu. Questa è stata una settimana d’inferno.»
    «Se ti può consolare non è stato piacevole nemmeno per me» rispose Ralph. «Quello che conta è che quest'incubo sia finito.»
    Incubo.
    Non era il termine con cui Ronnie avrebbe descritto quella convivenza forzata, ma tutto sommato poteva andare senza stonare troppo, anche se c'erano incubi peggiori, come quello che aveva vissuto Yuma a Black Hill.
    Sperava soltanto che potesse riuscire a liberarsi una volta per tutte della presenza di quel padre che l'aveva rovinata, ma non era molto ottimista. Già una volta Yuma si era illusa di essersi liberata di lui, ma le era bastato fidarsi dell'uomo sbagliato per ritrovarsi di nuovo in trappola. Era stato difficile spingerla a raccontargli come erano andate davvero le cose, erano servite settimane per spingerla a confessargli che, di fatto, niente era cambiato e che suo padre continuava ad abusare di lei.
    «Adesso, però, ho ottenuto davvero qualcosa in cambio» aveva aggiunto, con aria quasi soddisfatta. «Se non altro quello che sto facendo ha una ragione: lui lascerà in pace Heaven e le permetterà di vivere a casa di Naive.»
    Ronnie aveva cercato di non mostrarsi troppo sconvolto, al fine di non ferirla.
    «Lui non ha alcun diritto di volere tua sorella per...»
    Non riusciva nemmeno a continuare la frase, tanto era disgustato dal pensiero di ciò che il padre di Yuma desiderava non soltanto da lei ma anche da una bambina di undici anni.
    «Infatti non avrà mia sorella» aveva precisato Yuma. «Per il momento questo mi basta.»
    Aveva pronunciato quelle parole come se non ai fosse niente di più naturale al mondo.
    Ronnie era quasi inorridito. Melvin Emerson aveva letteralmente rovinato quella ragazza, spingendola a pensare che quello che subita fosse per qualche verso giustificabile.
    «Non dire niente a Michel, mi raccomando» l'aveva pregato. «Non posso permettere che lui lo sappia.»
    «Perché?»
    «Non voglio sentirmi giudicata da lui» gli aveva spiegato Yuma. «Lui mi vede come una ragazza innocente.»
    «È quello che sei» aveva replicato Ronnie.
    Yuma aveva negato.
    «No, è anche colpa mia. Io sono una donna e somiglio a mia madre: di fatto sono io a istigarlo.»
    Ronnie ricordava di avere spalancato gli occhi.
    «Se essere una donna istiga allo stupro», aveva dedotto, «Allora anche andarsene in giro con una borsa istiga allo scippo!»
    Yuma aveva scorso la testa.
    «Sono due cose molto diverse.»
    In fin dei conti aveva ragione: nessuno scippatore era mai riuscito a convincere la propria vittima che erano entrambi colpevoli allo stesso modo.
    La voce di Ralph lo fece tornare alla realtà.
    «Lo vedi, allora, che avevo ragione? Sei perso nei tuoi pensieri.»
    Ronnie si sforzò di sorridere.
    «Stavo valutando quanto sia soddisfatto, su una scala da uno a dieci, di tornare a Black Hill.»
    Stranamente Ralph non fece una delle sue stupide battute, ma si limitò a ignorarlo. Ronnie lo accolse come un segnale positivo.
     
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