Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    E dato che Gab è armata e sono io a rischiare grosso se non continuo, ecco la parte conclusiva del capitolo. :D



    Ronnie avvertì nitidamente la lama affilata che lo sfiorava.
    «Ti avevo detto di non muoverti o sbaglio?»
    Yuma.
    Yuma.
    Yuma.

    La sua vita sarebbe finita su quella strada e lui e Yuma non si sarebbero rivisti mai più, ormai ne era certo. Quel rapinatore, chiunque fosse, lo voleva morto. Gli aveva dato l’orologio, e non era andata bene. Aveva tentato di disarmarlo, ma non era andata bene. Quella era la fine.
    «Hai commesso un grave errore.»
    Ronnie lo sapeva.
    Poi, all’improvviso, ricominciò a pensare alla notte maledetta, senza saperne il motivo.
    Una donna correva.
    Scappava, cercando di non inciampare nei tacchi troppo alti.
    Correva, nonostante il vestito troppo stretto.
    Tre uomini urlavano, in lontananza.
    Lei fuggiva.
    Era da loro che scappava.

    Ronnie cercò di ricordare. Lui e Rick dovevano essere passati accanto a quei tre, uscendo dal locale, ma che importanza aveva?
    “Nessuna.”
    Non ne aveva affatto, adesso che la fine era vicina.
    Yuma.
    Yuma.
    Yuma.
    Yuma.

    Voleva spegnersi con la sua immagine riflessa nella mente; almeno adesso, che il suo tempo stava per scadere, poteva ammettere con se stesso di amarla come non aveva mai amato nessun’altra prima di lei.
    Rimase in attesa che l’arma lo colpisse, rassegnato a una fine imminente, ma non accadde nulla di tutto questo.
    Udì distintamente la voce di una donna.
    «Yuma» sussurrò, anche se aveva la consapevolezza che non potesse trattarsi di lei.
    Tutto ciò che seguì, in un primo momento, non riuscì a comprenderlo, furono istanti più confusi di quanto avrebbe voluto. Si rese conto soltanto che il suo assalitore stava scappando.
    Aggrappandosi al muro di un vecchio edificio si rimise in piedi.
    «Come stai?»
    Ronnie spalancò gli occhi.
    Davanti a lui, rischiarata da uno dei pochi lampioni ancora in funzione, c’era una ragazza bionda, vestita di grigio chiaro.
    «M-Maya?»
    Lei gli parve altrettanto sorpresa.
    «Ronnie, sei tu?» Gli si avvicinò. «Che sorpresa rivederti qui.»
    Ronnie abbassò lo sguardo.
    Maya calzava un paio di scarpe dai tacchi vertiginosi.
    «Eri tu, quindi...»
    «Chi?» gli chiese Maya, senza capire. «Di chi parli?»
    «Niente, lascia stare» si affrettò a rispondere Ronnie, ripensando alla donna che aveva cercato di evitare, ritrovandosi in quella via. «Piuttosto, cos’è successo?»
    Maya sorrise.
    «Dovresti dirmelo tu.»
    «Io?»
    «Sono passata di qui e ti ho trovato a terra, con un uomo che ti teneva un coltello puntato alla gola. Nessuno meglio di te può sapere cosa sia accaduto.»
    «Mi ha portato via l’orologio. La cosa più assurda è che vale poco e niente. Ma tu, piuttosto, che cosa ci facevi qui?»
    «Sto andando a casa.»
    «No, dico proprio qui, in questa strada.»
    «Ho sentito delle voci che mi hanno insospettito e sono venuta a controllare.»
    Ronnie l’ammonì: «Avrebbe potuto essere pericoloso.»
    «Parla quello che per poco non si è fatto ammazzare per un orologio» ribatté Maya. «Quello che conta è che l’ho messo in fuga, no?»
    «Quello che non capisco è come tu abbia fatto» ammise Ronnie. «È... è molto strano.»
    «Non direi» obiettò Maya. «Aveva due soluzioni: o non farsi riconoscere o ucciderci entrambi. Per fortuna ha scelto quella più indolore.»
    «Già.»
    «A proposito, come ti senti? Ti accompagno a casa.»
    «Non preoccuparti, ce la faccio da solo» la rassicurò Ronnie. «Grazie a te. Ormai ti ho già arrecato anche troppo disturbo.»
    «Figurati. Anzi, per me è un piacere avere scoperto di avere salvato la vita proprio a te, invece che a uno sconosciuto qualsiasi.»
    Quelle parole gli strapparono un sorriso.
    «Speravo che ci saremmo rivisti in un’altra circostanza, ma tutto sommato non è stato così male neanche così.»
    Maya sorrise a sua volta.
    «Anch’io avrei voluto rivederti in una situazione diversa, ma mi faccio bastare quello che ho avuto.» Abbassò lo sguardo. «Non so se sia la cosa migliore da dire, ma...» Alzò di nuovo gli occhi. «...ma, mi sei mancato, Ronnie.»
    «Anche tu.»
    «Avresti potuto chiamarmi, ogni tanto.»
    Ronnie annuì.
    «Lo so, ma ho sempre pensato che non era il caso. Avrebbe potuto essere imbarazzante per te.»
    Maya strabuzzò gli occhi.
    «Imbarazzante?! E perché?»
    «Non tutte le ragazze sono felici di ricevere una telefonata da parte del loro ex.»
    Maya rise.
    «Ma tu non sei un ex come tutti gli altri!»
     
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