Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Eccomi qui con la parte conclusiva del capitolo 18.
    Immagino che tu ne sia soddisfatta, Gab! :D



    “Chi è quel maleducato che chiama a quest’ora?” si chiese Naive, mentre il telefono prendeva a squillare.
    «Posso rispondere io?» domandò Heaven.
    «Stavi per andare a dormire» le ricordò Naive. «Domani mattina devi andare a scuola, non puoi fare tardi.»
    «Faccio in tempo anche se rispondo al telefono» obiettò Heaven. «Potrebbe essere Yuma, è da un po’ che non chiama.»
    «Se è Yuma te la saluterò» la rassicurò Naive, «Ma soltanto se vai subito a dormire.»
    Heaven annuì.
    «Va bene.»
    Corse nella propria stanza, mentre Naive si avviava velocemente verso il telefono. Sollevò il ricevitore chiedendosi se fosse proprio sua nipote a cercarla. Era tardi, magari Yuma era riuscita a trovare una scusa per fare una chiamata.
    Naive si accorse che il cuore le batteva all’impazzata.
    «P-Pronto?» balbettò.
    «Naive?» le chiese una voce. «Sei tu?»
    «Sì, certo. Sei... sei Yuma?»
    Dall’altro capo del telefono sua nipote confermò: «Sono proprio io.»
    «Mi fa piacere sentirti.»
    «Dal tuo tono di voce non si direbbe.»
    «No, credimi... è solo che mi sembra strano che tu mi abbia chiamata.»
    A Naive sembrò che Yuma stesse ridendo – probabilmente fingeva di essere davvero divertita – mentre le spiegava: «Non potevo farne a meno.»
    «Non può che farmi piacere» ribatté, quindi. «Tu che affronti mille peripezie pur di farmi una telefonata... Sai, è una cosa che ha il suo fascino.»
    Yuma, però, non aveva voglia di scherzare.
    «C’è una cosa importante di cui devo parlarti» l’avvertì. «Non penso che questo discorso si possa rimandare.»
    Una cosa importante? Quelle parole potevano avere molteplici interpretazioni, che a loro volta lasciavano il posto a svariate implicazioni. Di solito Yuma non trattava argomenti di primo piano, ma si limitava a qualche banalità che Melvin potesse ascoltare senza problemi. Cos’era successo? Perché adesso poteva farlo?
    «Tuo padre è con te?»
    «No, non c’è» la rassicurò Yuma. «Sto chiamando da una cabina telefonica.»
    Naive avvertì un brivido gelido.
    «Da una cabina telefonica a quest’ora?»
    «Perché? C’è un orario oltre il quale non si può chiamare da un telefono pubblico?»
    «Oh, certo che no... ma come hai fatto a uscire? Cosa ti sei inventata con tuo padre? Non avevi detto che ti teneva sotto controllo, per evitare che potessi incontrare Michel?»
    «È venuta a trovarlo una sua amica, che si è dimenticata a casa nostra una sciarpa» le spiegò Yuma. «Sono scesa per portargliela, naturalmente.»
    «E hai pensato di venire a chiamarmi... Ottima intuizione, Yuma, sei la degna figlia di tua madre! Se fossi stata al tuo posto, non avrei mai potuto farlo: per andare a portare una sciarpa a una persona non mi sarei mai scomodata di portarmi delle monete.»
    «Le avevo per puro caso in tasca: ero uscita a comprare le sigarette un paio d’ore prima...»
    Naive la interruppe: «Dovresti prendere in seria considerazione l’ipotesi di smettere di fumare, prima o poi.»
    «Prima o poi, appunto. Ma non dovevamo parlare di cose importanti?»
    «La tua salute non è importante?»
    «Mhm... forse» borbottò Yuma. «Adesso, però, vorrei che tu mi ascoltassi. Se sono uscita non è stato solo per portare la sciarpa a Rachel... l’amica di mio padre, insomma. Mi ero messa in testa di spiegarle la situazione, speravo che potesse aiutarmi.»
    “Questa sì che è una bella notizia” non poté fare a meno di pensare Naive. “Finalmente si è decisa a confidarsi con qualcuno e a farsi aiutare.”
    Le domandò immediatamente: «L’hai fatto, alla fine?»
    Yuma rispose: «Purtroppo non è andata bene.»
    «Non hai trovato il coraggio di farlo oppure non ti ha creduta?» le chiese Naive, non sapendo quale dei due scenari fosse il peggiore.
    Nessuno dei due lo era: la verità, si rese conto ben presto, era molto più drammatica.
    «Pare che non gliene freghi niente. Dice che mi devo arrangiare io, se ho dei problemi con mio padre, e che lei non ne vuole sapere. Anzi, sostiene di avermi fatto un favore, decidendo che non gli riferirà quella nostra conversazione.»
    «Questa Rachel deve essere una gran stronza!» sbottò Naive. «Mi piacerebbe molto dirle per filo e per segno che cosa penso di lei.»
    «Sarebbe bello, ma non ti ho chiamata solo per questo.»
    «Per cosa, allora?» Domanda stupida, decretò Naive. Probabilmente voleva sapere notizie della sorellina. «Per Heaven, giusto?»
    «Non proprio, anche se presto ci rivedremo.»
    «Stai dicendo che tuo padre ti lascerà venire a trovarci?»
    «No. Me ne andrò di casa una volta per tutte.»
    Naive spalancò gli occhi.
    «Ho sentito bene?»
    «Sì, e non c’è bisogno che tu te ne sorprenda.»
    Naive rise.
    «Si notava così tanto?»
    «Diciamo che me ne sono accorta senza troppa fatica.»
    «Quando te ne andrai?»
    «Il primo giorno di primavera: un ottimo giorno per un nuovo inizio.»
    Naive rifletté.
    «Quanto manca?»
    Yuma ridacchiò.
    «Hai mai pensato di comprarti un calendario?»
    «Ce l’ho un calendario, ma non ce l’ho sotto gli occhi.»
    «È il 19 marzo.»
    «Questo significa che...»
    Yuma la interruppe: «Esatto, significa che tra quarantotto ore me ne andrò. Quella sera mio padre andrà a giocare a biliardo insieme a Rachel e a qualcun altro dei loro amici sconclusionati, io intanto farò su i miei stracci e, quando tornerà, troverà un appartamento vuoto ad aspettarlo. So che sorgeranno mille difficoltà, ma sono pronta ad affrontarle.»
    «Ne sei davvero sicura?» le chiese Naive. «La tua filosofia del “tutto è perduto” dov’è andata a finire? Hai finalmente deciso di buttarla giù per il cesso?»
    Yuma rise.
    «Niente è perduto, oppure lo è tutto, a seconda di come vedi le cose. Per quanto mi riguarda ho scelto di guardare tutto dalla prospettiva migliore, anche se questo significa mandare all’aria gli insegnamenti di Ronnie.»
    «Gli... insegnamenti di Ronnie?»
    «Lascia stare, è una sua vecchia teoria sul pessimismo. Lo definisce testualmente la sua ancora di sopravvivenza. A volte mi chiedo se sia pazzo.»
    «Stando a quanto ricordo, non lo è affatto.»
    «Già. E devo ammettere che, quando lascerò Black Hill, sarà una delle poche persone di cui sentirò la mancanza, anche se al momento non è qui. È partito ieri per Starlit Spring e, al suo ritorno, scoprirà che me ne sono andata.»
    «Troverete il modo per sentirvi» la rassicurò Naive. «Quel ragazzo ha fatto davvero tanto per te e per tua sorella.»
    «Sì» convenne Yuma. «Ronnie è stato la mia ancora di sopravvivenza, quando davvero non sapevo dove sbattere la testa.»
     
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