Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    E' giunto il momento di dare inizio alla seconda parte del romanzo. u.u
    Ecco qui la prima parte del capitolo 17. Spero che possa essere travolgente come il finale della prima parte! :D

    PS. Il nome che ho dato a uno dei personaggi che compaiono per la prima volta in questo capitolo, è stato scelto in onore della più affezionata lettrice di questo romanzo. XD



    PARTE SECONDA: RICORDI INTERROTTI

    18 Marzo - 30 Maggio 1990

    Capitolo 17.
    Ralph diede un’occhiata all’orologio, strizzando gli occhi per mettere a fuoco nella penombra. Si era sempre chiesto perché nei pub le persone avessero l’abitudine di starsene al buio. Personalmente aveva sempre detestato le mezze luci, ma ancora di più detestava l’idea di sprecare tempo prezioso che avrebbe potuto impiegare in maniera diversa.
    «Si è fatto tardi. È meglio che vada.»
    Fece per alzarsi in piedi, ma Aaron lo trattenne immediatamente: «Devi finirla di pensare allo studio! Non vorrai metterti sui libri a quest’ora!»
    Ralph scosse la testa.
    «No, non a quest’ora. Domani mattina, però...»
    Aaron lo interruppe: «Non sarai uscito con noi per pensare allo studio anche stasera, spero! Tu sei ossessionato.»
    Ralph sospirò.
    «Lo studio mi ha già salvato la vita una volta.»
    Natascha alzò gli occhi.
    «Lo studio?» Gli lanciò uno sguardo disgustato. «Quando ti deciderai a vivere la tua vita?»
    «Adesso non fare prediche a lui!» ribatté Maya. «Non mi sembra che tu sia riuscita a realizzare molto di più.»
    Natascha sbuffò.
    «Io almeno ho conosciuto l’uomo della mia vita. Ralph invece da quanto tempo non ha una ragazza?» Si rivolse direttamente a lui: «Dì un po’, hai mai avuto una storia vera o ti sei limitato ad andartene in giro mano nella mano a dodici anni con la tua compagna di banco?»
    «Non penso che questi siano affari che ti riguardano» ribatté Ralph. «E poi gira voce che anche tu non sia riuscita a concludere molto. Il tuo Dylan non è forse sparito nel nulla senza darti la benché minima spiegazione?»
    «Si chiama Dean» puntualizzò Natascha, palesemente seccata. «Comunque io lo sto ancora aspettando, sono sicura che ha avuto qualche problema.»
    «Non hai detto che non lo vedi da novembre?» s’intromise Gabriel. «Sinceramente mi sembra che sia già passato un bel po’ di tempo.»
    Maya lo corresse: «Era ottobre.»
    Aaron scosse la testa.
    «No, vi sbagliate entrambi: era la fine di settembre.»
    Natascha sospirò.
    «Mi volete spiegare tutto questo interesse per la mia vita privata?»
    «Sei tu quella che giudica la vita privata degli altri» le ricordò Ralph. «Dovresti mettere in conto la possibilità che qualcuno decida di ricambiare il giudizio.»
    «Sei di una noia micidiale» replicò Natascha. «La tua voglia di dimostrare che voi intellettuali siete superiori a chi giustamente dello studio se n’è sempre fregato ti rende molto più seccante di quanto tu possa immaginare.»
    «Non voglio dimostrare nulla» precisò Ralph. «Siete stati voi i primi a farvi dei problemi sul fatto che trascorrerò la giornata di domani a studiare... sempre che non mi venga voglia di tagliarmi le vene prima.» Abbassò lo sguardo. «Mi ero quasi dimenticato che stasera dovrebbe tornare a casa quel fallito di Ronnie.»
    «È da un po’ che non sentiamo parlare di lui» osservò Maya. «Come sta?»
    «Non m’interessa saperlo» ammise Ralph. «Mi chiedo per quale dannata ragione ai miei genitori sia venuta l’idea di invitarlo!»
    «Forse perché fanno trent’anni di matrimonio e vogliono festeggiare in grande» suggerì Maya. «È uno dei loro figli, dopotutto.»
    Ralph sbuffò.
    «Adesso non dirmi che avere un figlio come lui è un motivo di vanto!»
    «Tra vantarsi e invitarlo a una festa mi sembra che ci sia una bella differenza» obiettò Maya. «E comunque Ronnie non mi sembra così pessimo come lo descrivi.»
    «Non c’è peggior cieco di chi non vuole vedere.»
    Maya annuì.
    «Forse sei tu il cieco.»
    Ralph la fulminò con lo sguardo.
    «Non scherzare.»
    «Non sto scherzando» precisò Maya. «È da quando Rick non c’è più che combatti la tua crociata personale contro Ronnie. È stata una disgrazia, non puoi dare la colpa a lui. Se non avessi scelto di rimanere a casa sui libri...» Maya s’interruppe. «Dovresti essere felice di essere vivo e cercare di non rimanere sempre ancorato a un passato che non può più tornare.»
    «Sono d’accordo con lei» intervenne Aaron, «E già questo è notevole.»
    Ralph si girò a guardarlo.
    «Ho forse chiesto il tuo parere?»
    «No, e forse non ti fa nemmeno piacere sentirlo, ma è la verità. Rick manca a tutti, ma dobbiamo accettare la realtà.»
    Ralph annuì, poco convinto.
    «Sì, dobbiamo accettare la realtà. Il problema è che nessuno sembra accettare la realtà al cento per cento e che si preferisce chiudere gli occhi per non vedere quello che è evidente.» Si rivolse a Natascha: «Tu e tua sorella potete forse negare di essere al corrente di... ehm, come posso definirli? Diciamo dettagli compromettenti?»
    «Che cosa c’entra Victoria adesso?» sbottò Natascha. «Non spetta a me renderti conto di quello che sa o crede di sapere mia sorella – a proposito, è caduta giù per il cesso? quando si decide a tornare? – e nemmeno di quello che so io! Dovresti iniziare a capire che non puoi pretendere che ci adeguiamo a tutte le tue convinzioni solo perché siamo tuoi amici.»
    Ralph rifletté. Quelli erano davvero suoi amici? Aaron forse lo era e Natascha lo era stata molto tempo prima, ma cosa poteva dire degli altri? Era uscito con loro soltanto perché, per una volta, non aveva così tanta voglia di comportarsi da studente ossessionato dalle materie di studio, e a quanto pareva non era stata una buona idea. Le persone che aveva intorno, in un modo o nell’altro, erano connesse a Kelly James.
    «Non voglio che tu ti adegui alle mie convinzioni» disse a Natascha, «Ma preferirei almeno che certi argomenti di conversazione venissero evitati.»
    «Allora perché ne parli?» replicò Natascha. «Non sei forse stato tu il primo a tirare fuori l’argomento scottante?»
    «Io non...»
    Natascha lo interruppe: «Non negare! Sei stato tu a lamentarti del ritorno di Ronnie e a definirlo un fallito, non io! Sai cosa ti dico? Che sei tu il vero fallito!»
    «Nat, per favore, calmati» la ammonì Gabriel. «Non mi sembra il caso di...»
    Anche lui non riuscì a completare la frase.
    «Perché non ti fai i cazzi tuoi anche tu? Te la fai con mia sorella e le paghi vacanze costose, ma non per questo hai il diritto di decidere cosa posso o non posso dire!»
    Gabriel alzò gli occhi al cielo.
    «Allora vorrà dire che mi prenderò anch’io il diritto di dire quello che penso di te: credo che tu sia una pazza isterica e, se fossi stato al posto del tuo Dean, io stesso non avrei esitato a scappare a gambe levate!»
    Ralph comprese che quello era il momento opportuno per andarsene.
    Si alzò in piedi, si infilò il giubbotto, poi annunciò: «Stavolta vado a casa davvero. Domani mattina ho da fare, non posso più trattenermi.»
    Natascha, che fissava Gabriel con il migliore dei suoi sguardi da pazza, non lo considerò nemmeno, così come fecero a malapena caso a lui gli altri.
    Soltanto Aaron gli sussurrò, sorridendo: «Da te me lo aspettavo!»
    Ralph lo salutò con un cenno e gli voltò le spalle una frazione di secondo dopo avere visto Victoria che usciva dal bagno, pronta a tornare al tavolo. Si chiese come avrebbe reagito non appena le fossero state riferite le parole che il suo ragazzo aveva rivolto a sua sorella e realizzò che non gliene importava niente.

    Edited by »Milù Sunshine» - 6/7/2013, 22:36
     
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