Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    «Cosa ci fai qui?»
    «Forse dovrei chiederti cosa ci fai tu a Starlit Spring» ribatté Michel. «Io ti avevo detto che sarei partito.»
    «Che saresti partito per la tua città natale, per l’esattezza» puntualizzò Ronnie. «Devo pensare che tu sia stato a trovare i tuoi familiari a Dark River e che poi per caso ti sia ritrovato a passare da queste parti?»
    Michel rise.
    «Diciamo che la mia destinazione era un segreto professionale.»
    «Uno dei tanti.»
    Michel annuì.
    «Noi professionisti ci teniamo alla nostra privacy!»
    Ronnie non poté fare a meno di chiedergli: «Perché eri qui?»
    Michel riprese a ridere.
    «Non c’è motivo per cui dovrei dirtelo.»
    «Non c’è motivo per dirlo a me
    «Già» confermò Michel. «Mi è stato detto che tu abbia portato Yuma qui a cercarmi.»
    «Le notizie volano» osservò Ronnie. «Potrei sapere come fai a saperlo?»
    «Le notizie volano, l’hai detto tu» precisò Michel. «Anche questo, comunque, è un segreto professionale.»
    «Hai troppi segreti professionali.»
    «Sì, può darsi» ammise Michel. «Il punto, però, è un altro: mi è chiaro che hai portato Yuma qui e poi hai trascorso il tempo rimanente insieme alla tua famiglia...»
    Ronnie lo interruppe: «Non è andata proprio così.»
    «Intendi dire che i tuoi rapporti con la tua famiglia sono pessimi quasi quanto i miei rapporti con la mia?»
    Ronnie rifletté.
    «Forse di più.»
    Per quanto ne sapeva, a scatenare dissapori tra Michel e i suoi genitori era stata la sua decisione di non occuparsi delle imprese di famiglia e di lasciare Dark River. Senza ombra di dubbio, Ronnie lo sapeva, la situazione sarebbe stata ben diversa – molto più leggera – se anziché essere stato coinvolto nell’incidente in cui Rick era morto si fosse limitato a lasciare lo studio commerciale di suo padre, dove aveva lavorato anni prima, e a trasferirsi in un’altra città.
    Michel, poco convinto, scosse la testa.
    «Credo sia impossibile.»
    «Mi sottovaluti, allora» ribatté Ronnie.
    «Mi sembra improbabile. Tu non sei uno scapestrato, non capisco come potrebbe la tua famiglia avere qualcosa da ridire su di te.»
    «È meglio che tu non lo sappia, allora.»
    Michel annuì.
    «Può darsi che sia così. Veniamo a qualcosa di più importante, però: da quanto tempo Yuma, convinta che io fossi davvero a Dark River, se n’è tornata a casa?»
    Ronnie spalancò gli occhi.
    «Perché, Yuma per caso ti ha detto che tornava a Black Hill?»
    «Beh, no, ma l’ho immaginato, anche se in realtà non sono riuscito a contattarla.»
    «Forse, allora, non è tornata a casa» osservò Ronnie.
    «E dove potrebbe essere andata?»
    «Se ha scelto di venire a cercarti è perché ha avuto dei problemi e non poteva più stare a casa con suo padre.»
    «Te ne ha parlato?»
    «Più o meno.»
    «Complimenti, allora, se sei riuscito a strapparle qualche parola di bocca» replicò Michel. «Un giorno dovrai spiegarmi come hai fatto.»
    «Diciamo che ha dovuto per forza dirmi qualcosa» precisò Ronnie. «Dopotutto sono stato io quello da cui ha preteso di essere accompagnata a casa di sua zia.»
    «Naive?»
    Ronnie annuì.
    «Vedo che ti ha parlato almeno di lei.»
    «Sì, sua madre e Naive erano molto legate – anche se la loro situazione familiare non era esattamente idilliaca: avevano lo stesso padre, ma madri diverse – e anche Yuma vuole molto bene a sua zia» gli spiegò Michel. «Quello che non capisco, però, è perché Yuma sia andata da lei. Non era me che cercava?»
    «Diciamo che cercava te, ma anche un modo per risolvere, almeno in parte, i problemi che ha con suo padre. Ha accompagnato sua sorella da Naive e ora sua sorella è con lei.»
    «E anche Yuma, immagino.»
    Ronnie confermò, seppure non ne fosse del tutto convinto: «Probabilmente è così.»
    «Probabilmente?» ripeté Michel. «Vuoi dire che non ne sei sicuro?»
    «Se n’è andata da un giorno all’altro senza avvertirmi. Pensavo che ti avesse trovato e avesse deciso di tornare a Black Hill insieme a te, ma dato che non è stato così non ci sono altre spiegazioni plausibili.» Quando Ronnie aveva telefonato a Naive lei gli era sembrata sincera, ma poteva essere stata la stessa Yuma a chiederle di coprirla; era evidente che, se lei stessa l’avesse desiderato, sua zia l’avrebbe assecondata. «D’altronde era passato già un po’ di tempo dalla tua partenza, non era così impossibile che tu fossi tornato a casa.»
    «Non avevo ancora portato a termine il mio compito» obiettò Michel. «Lo sai bene che, quando mi prendo un impegno, non desisto finché non sono arrivato a una conclusione.»
    «E ora hai ottenuto quello che cercavi?» volle sapere Ronnie. «Oppure devi fermarti ancora qui?»
    «Non ho ottenuto quello che cercavo» rispose Michel, «Ma temo di non essere stato messo nelle condizioni di riuscirci. È da giorni che non riesco più a contattare quell’imbecille del mio informatore – non ho idea di come il mio capo possa fidarsi di quel coglione – e ho l’impressione che mi abbia sempre nascosto qualcosa.»
    «Dovresti trovarti un lavoro più tranquillo» gli suggerì Ronnie, «Di qualsiasi cosa tu ti stia occupando adesso.»
    «Sì, forse dovrei» ammise Michel. «Ora, comunque, ho intenzione di tornarmene a Black Hill a breve.»
    «Ottima idea.»
    Michel annuì.
    «Ovviamente sì: Dean può anche andare a farsi fottere, per quanto mi riguarda. Ho avuto sue notizie per l’ultima volta martedì scorso, poi il nulla. Considerando che non faceva altro che cercarmi per i motivi più assurdi, ho l’impressione che ci sia qualcosa che non torna. Tra l’altro è da giovedì che cerco di telefonargli e che continua a non rispondermi... proprio da quando ho avuto modo di incontrare una persona di cui avremmo dovuto parlare.»
    «E questo informatore cos’avrebbe dovuto dirti esattamente?»
    «Non c’era niente che dovesse dirmi lui, a proposito di Natascha Harris.»
    Ronnie spalancò gli occhi.
    «Natascha Harris?!»
    «Oh, giusto, tu sei nato a Starlit Spring» osservò Michel. «Avrei dovuto immaginarmi che tu la conoscessi.»
    «È un amica di mio fratello.»
    «Ottimo. Allora, prima di ripartire, potresti convincerlo a farmi parlare con lei.»
    Ronnie scosse la testa.
    «Non è il caso.»
    «Sì, invece. Natascha potrebbe rispondere a qualche mia domanda.»
    «Non è il caso, ti ho detto» ribadì Ronnie. «Quando ho specificato che non sono in buoni rapporti con la mia famiglia, non mi riferivo soltanto ai miei genitori. Non ho intenzione di chiedere niente a mio fratello.»
    Michel sospirò con aria rassegnata.
    «Come ti pare. Vorrà dire che sarà Tom Harvey a rispondere a qualche mia domanda, non appena ritornerò a Black Hill.»
    «Tom Harvey?»
    «Il mio capo.»
    Ronnie annuì.
    «Direi che questa idea è senza ombra di dubbio migliore.»
     
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