Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    In effetti sto notando che apprezzi particolarmente Ronnie. u.u
    Quindi ti do due notizie, una buona e una cattiva: quella buona è che è pronta la prima parte del capitolo 13, quella cattiva... è che per il momento Ronnie non ci sarà! :D



    Capitolo 13.
    L’arrivo di Natascha fu una sorpresa, quando il giovedì pomeriggio stava per lasciare spazio a un giovedì sera che per Kelly si sarebbe probabilmente rivelato piatto e incolore, come qualsiasi altro momento della sua esistenza.
    «E tu che cosa ci fai da queste parti?» esclamò, sinceramente stupita dalla presenza di quella che un tempo si era sforzata di considerare un’amica, all’epoca in cui Natascha era soltanto una ragazzina che trascorreva le proprie giornate al seguito della sorella maggiore Victoria.
    «Non ci vedevamo da un po’» rispose Natascha. «Ho pensato che sarebbe stato carino passare per farti un saluto.»
    Kelly annuì.
    «Hai fatto bene a venire. Come vedi», le indicò lo spazio circostante, «Non c’è più nessuno: sono già andati tutti quanti a casa.»
    «Stavi per chiudere, quindi?» Dal tono piatto di Natascha non trapelava certo la sensazione di essere “di troppo”, probabilmente aveva posto quella domanda soltanto per educazione. «Ti basta dirmelo, non ho problemi ad andarmene. Magari, però, una di queste sere potremmo vederci per fare quattro chiacchiere, che cosa ne dici?»
    «Non c’è bisogno di rimandare a una di queste sere» puntualizzò Kelly. «Manca ancora un po’ all’orario di chiusura, quindi non farti problemi.»
    L’espressione di Natascha rimase ugualmente impassibile.
    Kelly attese che la sorella minore di Victoria si rivolgesse a lei, ma Natascha rimase in silenzio a fissare il nulla davanti a sé.
    «Allora?» azzardò Kelly. «Che cosa mi racconti di nuovo? Come vanno le cose al lavoro?»
    Natascha sospirò.
    «Dobbiamo per forza parlarne? Neanche facessi un lavoro interessante.»
    Kelly sbuffò.
    «Chiedevo così per dire qualcosa.»
    «Se non sia cosa dire, allora stattene zitta!» replicò Natascha. «Io sono qui per una cosa importante.»
    Kelly le lanciò un’occhiata interrogativa.
    «Cioè?»
    Natascha abbassò lo sguardo.
    «Ho sentito parlare di nuovo di quella donna che fu uccisa la notte dell’incidente.»
    Bastò un attimo perché Kelly sentisse il mondo che le crollava addosso.
    «L-la n-notte d-del...» si ritrovò a balbettare.
    «Sì, la notte dell’incidente di Rick» specificò Natascha, come se davvero ce ne fosse bisogno. «Fu uccisa quella donna...»
    Kelly la interruppe: «Non me ne frega niente di quello che è successo a quella donna! Era una perfetta sconosciuta, che ha trovato la morte per mano di perfetti sconosciuti! Perché dovrebbe importarmene?»
    Si pentì subito della propria reazione. Perfino una persona tendenzialmente indifferente a tutto ciò che non la riguardava in prima persona come Natascha – Kelly era sicura che non fosse davvero interessata all’omicidio che era stato commesso a Starlit Spring la notte in cui Rick Craven era morto in un tragico incidente stradale –avrebbe potuto notare qualcosa che non andava in lei e chiedersene il motivo.
    «Non ti scaldare» replicò infatti Natascha, secca. «Non mi sembra di avere parlato di qualcosa di innominabile.»
    Kelly abbassò lo sguardo.
    «Sai bene che non mi piace parlare di morti.»
    «Questa mi è nuova!» ribatté Natascha. «Non eri tu quella che aveva un interesse morboso per tutto quello che succedeva a Starlit Spring, un tempo?»
    «Un tempo...»
    Natascha la ignorò e proseguì: «Tra tutto quello che capita ci sono anche i decessi, naturalmente. Se hai sempre ritenuto opportuno tenere lunghi dibattiti, all’interno di questo bar, su ultraottantenni morti tranquillamente nel loro letto o in una stanza d’ospedale, come puoi essere indifferente nei confronti di una donna brutalmente assassinata lungo le strade di Starlit Spring nel cuore della notte all’età di quarantadue anni?»
    Kelly sospirò.
    «Non ne sono indifferente, ma...»
    S’interruppe. Valeva davvero la pena di sprecare parole?
    Natascha la esortò a proseguire: «Ma...?»
    Kelly rifletté un istante, alla disperata ricerca di una risposta, mentre i ricordi si mescolavano nella sua mente.
    Natascha se n’era andata.
    Rick e Ronnie se ne stavano andando.
    Ronnie.
    Ronnie le aveva lanciato un’occhiata che significava molto.
    «Un giorno parleremo di quello che c’è stato tra noi» le aveva detto proprio quella sera, in quei pochi secondi in cui si era ritrovato solo con lei.
    «Non dobbiamo parlare di niente» aveva replicato Kelly.
    Natascha si era avvicinata con un bicchiere in mano, qualcosa di analcolico da cui usciva una cannuccia colorata.
    Ronnie.
    Natascha.
    Possibile che Natascha avesse intuito qualcosa?
    No, non poteva essere.
    Se n’era andata senza chiederle spiegazioni.

    «È passato tanto tempo da allora» tentò Kelly, senza troppa convinzione. «Ormai alla gente non interessa più, quindi non importa nemmeno a me. Quello che conta è che mi tenga aggiornata su ciò che ai miei clienti interessa sentire.»
    Natascha alzò gli occhi al cielo.
    «Non lo trovi dannatamente frustrante?»
    «Mhm...» borbottò Kelly. «Direi di no, perché dovrebbe esserlo?»
    «Tu vivi in funzione di quello che fanno gli altri» precisò Natascha. «Anzi, vivi in funzione del tuo lavoro.»
    «Non dovrei?»
    Natascha scosse la testa.
    «La gente dovrebbe lavorare per vivere, non vivere per lavorare.»
    «E se il lavoro fosse l’unica cosa che riempie la vita?» replicò Kelly. «Hai mai pensato che potrebbe funzionare così per me?»
    Natascha ridacchiò.
    «Ovvio che è così, per chi si diverte a interpretare la parte della vedova senza speranze! Hai venticinque anni, Kelly, non settanta! C’è ancora tanto che puoi fare!»
    Rick.
    Rick.
    Rick.

    Era un pensiero ossessivo, Kelly non riusciva a toglierselo dalla testa. Era più facile sostenere che nessuno potesse eguagliarlo, piuttosto che ammettere che si sentiva colpevole per tutto quello che era accaduto.
    «C’è ancora tanto che posso fare» ripeté, con una voce talmente piatta da essere la prima a inorridire al pensiero di quanto poco fosse credibile. «Non appena arriverà il momento...»
    Natascha le indicò la porta.
    «Potrebbe essere questo il momento.»
    Kelly non si sforzò nemmeno di guardare in quella direzione.
    «Il momento di che cosa?»
    «È appena entrato un ragazzo carino» sussurrò Natascha. «Potresti sforzarti di essere sorridente e solare, almeno davanti a lui, e chiedergli di uscire con te.»
    Kelly sbuffò.
    «Perché non glielo chiedi tu?»
    «Perché sto già frequentando qualcuno» rispose Natascha. «Dean è l’uomo migliore che una donna potrebbe incontrare.»
    «Dean?» ripeté Kelly. «Chi è Dean?»
    «Giusto, chi è Dean?» s’intromise una voce che Kelly conosceva.
    Si girò verso il nuovo arrivato.
    «E tu cosa ci fai qui?» gli chiese, seccata, mentre Michel la fissava con un’espressione piuttosto divertita. «Ma soprattutto, da quando hai l’abitudine di ascoltare i discorsi privati degli altri?»
    «Possibile che tu debba sempre essere così acida?» sbottò Natascha. «Se continui così, non troverai mai un uomo come Dean!»
    Kelly non poté fare a meno di spalancare gli occhi quando Michel, come se conoscesse Natascha da sempre, le domandò: «Chi sarebbe questo Dean? Mi interessa scoprire quali siano le sue brillanti qualità...» Lanciò un’occhiata a Kelly. «Chissà che non possa essermi utile per scoprire che genere di uomini piacciono alle donne di oggi!»

    Edited by »Milù Sunshine» - 18/6/2013, 01:12
     
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