Anime di metallo

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Milly Sunshine
        +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Scrittore
    +1,079

    Status
    Anonymous
    Capitolo 12.
    Ronnie sembrava sinceramente stupito dalla sua presenza, su questo Ralph non aveva alcun dubbio. Si rese conto, di colpo, di essere spaesato almeno tanto quanto lui. Non aveva più avuto contatti con Ronnie da quando quest’ultimo aveva lasciato la città e ritrovarselo davanti non era semplice tanto quanto aveva pensato.
    «Perché sei venuto?» volle sapere Ronnie.
    Non erano esattamente le parole che Ralph si aspettava di sentire.
    «Dovrei essere io, piuttosto, a chiederti che cosa sei venuto a fare» replicò seccamente. «Posso capire che tu avessi bisogno di venire a Starlit Spring, ma non c’era alcun bisogno che...»
    Ronnie lo interruppe: «Che andassi a vedere come stava nostra madre? Immagino che sia stata lei a dirti dove trovarmi.»
    «Vedo che sei molto perspicace. Era talmente soddisfatta di rivederti che ancora una volta non ho avuto la forza di dirle quello che so su di te.»
    «Tu non sai niente di me.»
    Ronnie fece per richiudere la porta, ma Ralph lo fermò.
    «Invece io so tante cose, non solo su di te, ma anche su quella puttana da quattro soldi.»
    «Non so di che cosa tu stia parlando» replicò Ronnie.
    Ralph sapeva che mentiva.
    «Invece lo sai benissimo» lo accusò. «Ti sei inventato una scusa, hai fatto credere a nostra madre di essere venuto a Starlit Spring con la tua ragazza...»
    «Sono venuto con un’amica» specificò Ronnie. «Se non ci credi, posso farti vedere la sua stanza.»
    «Non me ne frega niente né della sua stanza né di lei... e soprattutto non me ne frega niente di te!»
    Ronnie alzò gli occhi al cielo.
    «Per favore, smettila di interpretare la parte dell’incompreso che ce l’ha a morte con tutti quelli che gli stanno intorno! Te la sei sempre cavata alla grande a recitare la parte della vittima, ma ormai tutti sono stanchi di starti a sentire!»
    «E tu, allora?» ribatté Ralph. «Tu hai interpretato qualunque ruolo possibile, pur di nascondere a tutti una verità troppo scomoda.»
    «Non so di che parli» ribadì Ronnie.
    «Allora, se non ti ricordi» replicò Ralph, «Potresti sempre chiedere a Kelly di rinfrescarti la memoria. C’era anche lei quella sera, non è vero?»
    Ronnie abbassò lo sguardo.
    «No.»
    «So benissimo che era con voi» insisté Ralph. «Non so come sia riuscita a uscirne illesa, ma sono sicuro che fosse con voi!»
    «Kelly non c’era» ripeté Ronnie. «È venuta al locale insieme a noi, poi se n’è andata insieme a Victoria.»
    «Inventatene una migliore. Pensi che non abbia mai notato come vi guardavate tu e Kelly? Si vedeva lontano un miglio che stavate nascondendo qualcosa!»
    «Magari avevamo davvero qualcosa da nascondere» ammise Ronnie, «Ma hai mai pensato che potesse non avere niente a che fare con l’incidente?»
    «A quello c’ero già arrivato da molto tempo» replicò Ralph, «E sinceramente non me n’è mai importato nulla di chi si sia portata a letto. Finché tutto andava bene, non mi costava niente chiudere gli occhi per non vedere quello che andava avanti da mesi.»
    «Tra me e Kelly è durata soltanto un paio di settimane. È stato un errore... ed è un errore che non ti riguarda.»
    «Ti ricordo che sono stato il primo a dirlo, se non te ne sei accorto» puntualizzò Ralph. «Non me ne importa niente di quello che c’è stato tra di voi, m’importa solo di quello che avete fatto! Hai mai pensato che se nostra madre sapesse la verità impazzirebbe?»
    «E tu non vuoi che impazzisca, vero?»
    La risposta di Ronnie lo lasciò spiazzato.
    «Ovvio che no.»
    Era proprio quella l’unica ragione per cui da tre anni fingeva, davanti a lei, di non avere mai avuto sospetti.
    “Sospetti?” si disse. “Non si tratta di sospetti, ma di certezze.”
    «Allora» gli suggerì Ronnie, «Evita di metterla al corrente delle tue fantasie. Non è bene che nostra madre impazzisca: un pazzo, in famiglia, basta e avanza!»
    «Io non sono pazzo» replicò Ralph. «So quello che dico... e so che, se quella sera tu non ti fossi messo al volante, Rick a quest’ora sarebbe ancora vivo!»
    Ronnie ripeté per l’ennesima volta, con il solito tono piatto che Ralph ormai detestava con tutte le sue forze: «Non ero io che guidavo.»
    Ralph lo fulminò con lo sguardo.
    «Devo dedurre, allora, che al volante ci fosse Kelly?»
    «Non so più come dirtelo» replicò Ronnie. «Kelly non era in macchina con noi.»
    «Non puoi dimostrarlo. È la tua parola contro la mia, non...»
    Ronnie lo interruppe: «E, come sappiamo entrambi, quella sera tu avevi deciso di rimanere a casa a studiare, quindi non puoi pretendere di sapere meglio di me cosa sia successo!»
    «È vero, quella sera non c’ero» fu costretto ad ammettere Ralph, «Ma non ho mai creduto alla tua storia. Nessuno, a parte nostra madre, ci ha mai creduto.»
    «Sono tutte cose che sapevo già» gli ricordò Ronnie. «Se sei venuto per questo, puoi anche andartene.»
    «Ma come, mi liquidi così? Oltre ad arrampicarti sugli specchi pur di continuare a nascondere una verità talmente lampante che solo un cieco potrebbe negarla sei diventato anche scortese nei confronti di chi nonostante tutti i suoi impegni ha trovato mezz’ora per venirti a fare una visita di cortesia?»
    Prima che Ronnie avesse il tempo per replicare una voce femminile alle loro spalle intervenne: «Signor Craven?»
    Ronnie alzò gli occhi.
    «Mi dica.»
    Ralph si girò. Davanti a lui vide una cameriera che dimostrava a malapena vent’anni, che gli rivolse un’occhiata imbarazzata prima di rivolgersi nuovamente a Ronnie: «La sua amica è per caso tornata in mia assenza?»
    «No.»
    Il tono di Ronnie era piuttosto sconsolato.
    «Certo che è davvero strano» mormorò la cameriera. «Nella stanza della signorina Emerson ci sono ancora i suoi effetti personali?»
    «L’ultima volta in cui ho controllato sì» rispose Ronnie, con la stessa voce piatta di poco prima. «È quasi come se fosse sparita nel nulla.»
    La cameriera annuì.
    «Capisco. Ora il mio turno è finito, stavo per andare a casa. Spero di rivedere la signorina Emerson domani.»
    Si voltò e si avviò lungo il corridoio, mentre Ronnie mormorava: «Lo spero anch’io.»
    Ralph si girò verso di lui.
    «Per caso la tua presunta ragazza se n’è già andata? Anche lei si è stancata di te?»
    «Yuma è soltanto un’amica» ripeté Ronnie. «E questi non sono affari che ti riguardano. È meglio che tu te ne vada.»
    Ralph si finse rassegnato.
    «Va beh, dovrò mettermi il cuore in pace, io ero venuto qui animato da buone intenzioni eppure sono costretto ad andarmene.»
    «Ma quali buone intenzioni?» replicò Ronnie. «Tornatene da dove sei venuto e lasciami in pace una volta per tutte.»
    «Una volta in cui te ne sarai tornato a Black Hill e che avrai messo tra noi qualche centinaio di chilometri, sarò lieto di farlo.»
    «Tornerò a Black Hill quando sarà il momento.»
    «Fammi capire, che intenzioni hai? Cosa vuoi cercare di dimostrare?»
    Ronnie sospirò.
    «Non voglio cercare di dimostrare niente. Non sono qui per qualcosa che ha a che vedere con Kelly, se è di questo che mi stai accusando.»
    Ralph abbassò lo sguardo.
    «Mi è difficile crederlo» concluse. «Non hai fatto altro che pendere dalle sue labbra fin dal primo momento in cui l’hai conosciuta.»
    «Ora le cose sono cambiate» obiettò Ronnie. «Io e Kelly non ci vediamo da quando...»
    «Da quando avete deciso che Rick doveva morire?» lo interruppe Ralph. «Un giorno pagherai per questo, Ron.»

    Edited by »Milù Sunshine» - 18/6/2013, 01:11
     
    Top
    .
587 replies since 18/5/2013, 16:33   3129 views
  Share  
.