Anime di metallo

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Milly Sunshine
        +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Founder
    Posts
    70,943
    Scrittore
    +1,079

    Status
    Anonymous
    Parte conclusiva del capitolo 8.



    Kelly si domandò se la cosa la interessasse davvero, ma non fece in tempo a giungere a una conclusione: sentì uno squillo, e poi un altro, e poi un altro, e poi un altro ancora...
    Sperò che non fosse Colin, perché sapeva cos’avrebbe potuto chiederle: si era accordata con lui per andare al lavoro più tardi il giorno seguente e se la cercava non poteva essere per altro se non per comunicarle che ci aveva ripensato e che non aveva intenzione di essere lui ad aprire il bar l’indomani.
    Sollevò il ricevitore con una certa preoccupazione.
    «Pronto?»
    «Kelly, sei tu?»
    Non era suo zio, era una voce femminile.
    «Ovvio che sì» replicò. «Da quando mia madre è andata via, qui ci vivo solo io.»
    «Giusto.»
    «Sì, ma chi parla?»
    Dall’altra parte si udì una risata.
    «Non mi riconosci più, Kelly?»
    «Vic?!» esclamò Kelly. «Sei tu, Vic?»
    «Certo che sì» rispose Victoria. «Speravo che lo capissi prima.»
    «La tua voce è diversa al telefono» replicò Kelly. «Te lo dico da sempre.»
    «Già.»
    Kelly cercò di schiarirsi le idee: Victoria era appena tornata, il giorno stesso o al massimo il giorno precedente, da una vacanza con il suo fidanzato, durata quasi un mese. Forse era opportuno chiederle come fossero andate le cose.
    «Tutto bene? Il posto era bello?»
    Non ricordava nemmeno dove fosse andata, ma sapeva per certo che era una destinazione che lei non si sarebbe mai potuta permettere, a meno che sua madre e il suo ultimo fidanzato non l’avessero scelta come sede di un loro ipotetico futuro matrimonio, qualora si fossero ricordati di invitarla.
    «Sì, è stato stupendo» confermò Victoria. «Devi vedere la mia abbronzatura!»
    Kelly borbottò: «Sarai uno schianto, immagino.»
    «Sei sempre troppo gentile» ribatté Victoria, senza notare il suo tono. «In realtà sono sempre io, anche se sono un po’ meno pallida del solito.»
    «Sai, quando devi essere gentile per forza al lavoro, poi ci fai l’abitudine» mentì Kelly. «È normale che lo sia anche con te.»
    Victoria rise.
    «E tu? Come stai?»
    «Tutto come al solito.»
    «Io invece ho un problema di cui parlarti» le confidò Victoria. «È per questo che ti ho cercata a quest’ora.»
    «Un problema?» chiese Kelly, incredibilmente incuriosita. «Di cosa si tratta?»
    Victoria sospirò.
    «Prova a indovinare.»
    «Ti sei scottata col sole?» azzardò.
    «Niente cazzate» la pregò Victoria. «Si tratta di mia sorella, è una cosa seria.»
    Kelly sbuffò.
    «Che altro ha combinato quella scapestrata? Si è fatta licenziare, per caso?»
    «Per fortuna no» rispose Victoria. «Non per ora, almeno.»
    «È già un passo avanti.»
    «Non ne sono convinta: in questi giorni non sta andando al lavoro.»
    «E perché?» si sorprese Kelly. «Sta male?»
    «Ma figuriamoci! Non potrebbe stare meglio. Gliel’ho chiesto e mi ha risposto che sta facendo un favore a un suo amico.»
    «Cioè? Che significa?»
    «Bella domanda, vorrei tanto sapere cosa le passa in quella testa vuota.»
    «Non le hai chiesto altre spiegazioni?»
    «Ovvio che l’ho fatto, ma non ho ottenuto grandi risultati. Ho capito solo che questo suo “amico” ha quindici anni più di lei e che le ha offerto dei soldi se in cambio lei gli farà alcuni favori, uno dei quali sarebbe assentarsi dal lavoro.»
    «Ma è assurdo!» obiettò Kelly. «Questa spiegazione non sta né in cielo né in terra.»
    «Lo so, ma lei ha insistito che è così.»
    «E il suo amico?» volle sapere Kelly. «Sai che tipo è?»
    «È un tizio che se ne va in giro con una giacca di pelle anche di giorno, quando fa caldo, con cui mia sorella è uscita ieri sera rincasando stamattina alle nove.»
    «Alle nove?»
    «Proprio così.»
    «E tu le permetti di tornare a quell’ora?» si sorprese Kelly.
    «Ha solo quattro anni in meno di me e non sono sua madre» le ricordò Victoria.
    «Anche questo è vero.»
    «Almeno dal punto di vista fisico ha quattro anni in meno di me. Da quello mentale non ne sono poi così tanto convinta.»
    «Già, è una di quelle persone che difficilmente metteranno la testa a posto.»
    «Invece sono convinta che prima o poi accadrà» replicò Victoria. «Il prossimo anno io e Jonathan ci sposeremo e vedrai che quando me ne andrò di casa si accorgerà che deve cavarsela da sola.»
    Già, Victoria e Jonathan si sarebbero sposati presto.
    Kelly provò a immaginare cosa sarebbe accaduto se Rick non fosse morto. Magari anche loro due sarebbero stati sul punto di sposarsi. Sarebbe stato stupendo.
    «A proposito di Jonathan, che mi dici di raccontarmi della vostra vacanza?»
    Victoria accolse la sua proposta con entusiasmo.
    Restarono al telefono fino a mezzanotte meno venti. A quel punto Kelly si preparò per andare a dormire, non potendo immaginare in anticipo che non era la scelta migliore.

    Portava un meraviglioso abito bianco, che somigliava vagamente a quello che aveva indossato sua nonna quasi sessant’anni prima, quando aveva sposato suo nonno.
    Era il giorno del suo matrimonio. Colin la stava accompagnando nella chiesa in cui era stato celebrato il funerale di sua nonna, qualche anno prima.
    Kelly entrò al suo fianco, mentre risuonava una marcia nuziale.
    Rick la stava aspettando all’altare.
    Kelly camminava lungo la navata centrale, qualcuno tra gli invitati faceva commenti.
    “Rick, sto arrivando.”
    Lui le voltava le spalle, era girato proprio verso l’altare.
    “Scusami se ho fatto tardi, Rick.”
    Continuò a camminare, finché non giunse al suo fianco.
    Rick si girò verso di lei.
    Non era Rick.
    Kelly tremò.
    «R-Ronald?»
    Lui le sorrideva.
    «Chi ti aspettavi di trovare?»
    Kelly non rispose. Fuggì, corse fuori dalla chiesa, tra il mormorio degli invitati.
    Rischiò di inciampare su un tale che stava seduto sulla gradinata che dava sul piazzale. Si alzò in piedi e si girò di scatto: era Rick.
    «Lo vedi?» le chiese in tono accusatorio. «Ti sei accorta che hai distrutto tutto un’altra volta?»
    «Sei tu quello con cui voglio stare» replicò Kelly.
    «È troppo tardi, mi dispiace.»
    «No, Rick, non lo è.»
    Invece lo era, Kelly lo sapeva perfettamente, anche se non avrebbe mai potuto ammetterlo; non davanti a Rick, almeno.
    «Vattene» la pregò lui.
    Kelly sussurrò: «Non volevo che finisse così.»
    «Nemmeno io lo volevo. Se non altro ho la coscienza pulita, almeno io.»
    Gli invitati si riversarono fuori alla chiesa, rischiando di travolgerla.
    Si ritrovò Ronnie alle proprie spalle.
    «Ancora tu?!» esclamò, stravolta.
    «Sì, sono ancora qui» rispose Ronnie. «Resterò finché non sarai disposta ad accettare quello che c’è stato tra di noi... e quello che tu stessa hai fatto!»
    Kelly si girò indietro, alla ricerca disperata di Rick.
    «È inutile» replicò Ronnie. «Se n’è andato per sempre, non tornerà più.»

    Kelly si svegliò di soprassalto. Di solito non le capitava di ricordare i suoi sogni, e quei pochi che non svanivano quando apriva gli occhi difficilmente avevano il potere di inquietarla. Stavolta, però, tutto era diverso.
    “Se Michel non mi avesse fatto credere di chiamarsi Ronnie Craven” pensò, infastidita, “adesso non mi ritroverei in questa situazione.”
     
    Top
    .
587 replies since 18/5/2013, 16:33   3129 views
  Share  
.