Anime di metallo

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  1. Milly Sunshine
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    Mi accingo a postare la prima parte del capitolo 4, con una precisazione (che si capirà meglio dalla seconda parte del capitolo): ciò che è scritto in corsivo, può essere generalmente o un sogno o un flashback. In tal caso è un sogno.



    Capitolo 4.
    Ronnie era completamente solo, lungo una strada isolata, accanto a un’automobile incidentata in fiamme. Non sapeva come fosse arrivato fino a lì, ma era consapevole del luogo in cui si trovava.
    Udì un fruscio alle sue spalle e si girò di scatto.
    «Kelly?!» esclamò, senza nascondere un certo stupore.
    Lei lo fissò con occhi carichi di odio.
    «È solo colpa tua» lo accusò.
    «Oh, no, non è così.»
    Ronnie lo sapeva: era una giustificazione che non stava né in cielo né in terra, probabilmente Kelly conosceva perfettamente quella verità che lui invece si ostinava a negare.
    «Tu l’hai ucciso» insisté Kelly. «È solo colpa tua.»
    «Non scherzare, Kelly» replicò Ronnie. «Io non ho ucciso nessuno. È stato solo un dannato incidente.»
    «Questo dovrebbe cambiare le cose?» obiettò lei. «Hai distrutto tutto, hai distrutto tutti i miei sogni... io lo amavo.»
    «Stava guidando lui» mentì Ronnie. «Stava guidando lui, non so come ho fatto io a uscire da quella maledetta macchina.»
    «Non dire cazzate. So benissimo com’è andata.»
    «No, tu non lo sai.»
    Ronnie si avvicinò all’automobile, senza sentire il calore delle fiamme.
    «Dovresti esserci tu a bruciare là dentro» insisté Kelly. «Tu, che hai distrutto tutte le mie speranze. Io amavo Rick.»
    «No, tu non lo amavi. Non l’hai mai amato.»
    Kelly rise.
    «Chi pensi di essere tu per poter leggere dentro di me?»
    «Io lo so e basta» replicò Ronnie. «A te non importava nulla di Rick, non ti è mai importato niente di lui.»
    «Questo è quello che hai sempre creduto tu.»
    «Non senza motivo.»
    «Oh, sì, invece... un motivo c’era eccome» puntualizzò Ronnie. «Ti sei forse dimenticata di quello che c’è stato tra noi?»
    Kelly abbassò lo sguardo.
    «Quello che c’è stato tra noi non ha mai avuto alcuna importanza» obiettò, più convincente di quanto Ronnie avrebbe potuto aspettarsi. «C’era solo Rick nel mio cuore, c’è sempre stato solo lui... E quando te lo metterai in testa per me sarà una liberazione.»
    «Io non me lo metterò mai in testa» rispose Ronnie. «Io e te potevamo essere felici insieme... e potremmo esserlo ancora, se tu ti sforzassi di guardare oltre le poche cose che vuoi vedere!»
    «Dopo quello che hai fatto?! Ronnie, tu non dovresti nemmeno avere il coraggio di guardarmi negli occhi.»
    «Io non ho fatto nulla» mentì Ronnie. «Non ero io a guidare.»
    «Sì, invece» lo contraddisse una voce alle sue spalle.
    Ronnie si girò lentamente.
    «R-Rick?» balbettò.
    Lui sorrise.
    «Sorpreso di vedermi?» gli chiese, lanciandomi un’occhiata penetrante. «Lo ammetto, non è poi così strano che ti faccia questo effetto.»
    «Tu non... non dovresti...»
    Rick lo interruppe: «Non dovrei essere qui? Spiacente di deluderti, allora.»
    «Cosa ci fai qui? Che cosa vuoi?»
    «Non voglio niente» rispose Rick, «Ma posso confermare a Kelly che stavi mentendo e che al volante di quella macchina c’eri tu!»
    «Lo vedi?» intervenne Kelly. «Avevo ragione io, Ronnie. Ho sempre avuto ragione io.»
    «Non è così.»
    Non appena Ronnie pronunciò quelle parole, Rick lo fulminò con lo sguardo.
    «Sì, invece. Credevi di poter stravolgere i fatti a tuo piacimento, ma non è possibile. Io c’ero, ero seduto accanto a te, e posso confermare come sono andate le cose.»
    «Non ce n’era bisogno, peraltro» aggiunse Kelly. «Ho sempre saputo cos’è successo realmente.»
    «E ora lo sapranno tutti» aggiunse Rick.
    Ronnie obiettò: «Oh, no, non puoi...»
    «Non posso?!» replicò Rick. «Non posso raccontare a tutti quello che hai fatto?»
    Ronnie si sforzò di parlare, ma non riuscì a spiccicare parola.
    «Lo devo fare» riprese Rick. «Tu stai soltanto recitando una parte, stai cercando di far credere a tutti che quello che è accaduto non dipende da te.»
    «Io ti starò accanto» gli promise Kelly. «Confermerò la tua versione dei fatti, tutti sapranno cos’è successo davvero.»
    “No.”
    Ronnie avrebbe voluto urlare, ma la voce non gli usciva dalla bocca.
    Kelly e Rick lo fissavano, le fiamme si innalzavano sempre più, rischiava di essere travolto dall’incendio che avevo appiccato.
    «Pagherai per quello che hai fatto» gli disse Rick.
    «Pagherai per quello che hai fatto» confermò Kelly.
    Ronnie non poté fare altro che arrendersi all’evidenza.
    «Pagherò per quello che ho fatto.»
    Rick lo spinse contro l’automobile in fiamme, ma Ronnie non avvertì il calore che lo avvolgeva. Forse era morto: dopotutto toccava a lui morire.
    Uno strato di fuoco lo avvolgeva.
    Una donna si avvicinava.
    Lunghi capelli neri.
    Vestito a fiori.
    Tacchi alti.
    «È stato lui» disse Rick, indicandole Ronnie. «È stato lui a lasciarti sola quando ci hai chiesto aiuto.»
    «Lo so» rispose la donna, cupa.
    Si avvicinò a Ronnie.
    «Black Hill non proteggerà il tuo segreto» gli rivelò. «Qualcuno scoprirà quello che mi hai fatto... e allora pagherai per quello che è accaduto.»
    Ronnie li guardò, uno dopo l’altro.
    Rick.
    Kelly.
    La sconosciuta.
    Voleva che le fiamme lo soffocassero, voleva che le fiamme mi carbonizzassero.
    Vide qualcuno che si avvicinava.
    Michel.
    Yuma.
    «Stando a quanto dice Michel» declamò Yuma, «Non c’è niente di oscuro nella tua vita.»
    «Ci sono tante cose che Michel non sa» ammise Ronnie.
    «Anche lui le verrà a scoprire» intervenne Kelly. «Tutti sapranno chi sei veramente.»
    «No» mormorò Ronnie. «No, non può accadere.»
    Rick fece alcuni passi verso di lui.
    «Invece accadrà. Tutti i tuoi peggiori incubi si avvereranno.»
    Ora tutti si allontanavano.
    Rick.
    Kelly.
    La donna sconosciuta.
    Michel.
    Yuma.
    Ronnie era solo, solo in mezzo al fuoco.
    Ora avvertiva la sgradevole sensazione di bruciare, con la consapevolezza che quella notte tra le fiamme e i rottami della propria stessa automobile avrebbe dovuto esserci lui.
    Chiuse gli occhi, arrendendosi al proprio destino.
     
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