La Morte ed Io

Genere: non ne ho idea.

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  1. The Aster
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    scusate il ritardo, ma scrivere tre racconti simultaneamente é alquanto stressante, soprattutto quando sei di matrimonio XD:


    Una miriade di pensieri e congetture vennero a crearsi nella mia mente dopo che Giacomo mi fece quella rivelazione.
    «In che senso "era"? Spiegati meglio.»
    «Beh... se non me l'avessi fatto notare tu, non ci sarei mai arrivato, ma...»
    «Ma?»
    Giacomo sospirò. «Quando era molto piccolo, Marco aveva l'abitudine di lanciare le cose che gli venivano date, tuttavia lui...»
    «Lo faceva con la sinistra?»
    Giacomo annuì. «Era una cosa innocente, e io non ci feci mai molto caso.»
    «E tua moglie? Credi che lei se ne sia accorta e abbia fatto... qualcosa?»
    «Su questo non so che dirti. Il suo atteggiamento verso Marco é sempre stato lo stesso , non c'era nulla di strano. Era amorevole verso i ragazzi, come al solito.»
    Ogni dubbio che risolvevamo ne creava un altro, ci trovavamo dentro un dedalo di domande senza risposta, o, forse, ero io che non facevo le giuste richieste.
    «E Giovanni?»
    «Eh?»
    «Anche lui era mancino?»
    Stavolta Giacomo scosse la testa convinto. « No, lui era destrorso, ne sono sicuro.»
    Una piccola scintilla si accese nella mia mente, un dubbio? No, una possibile certezza, anche se speravo di sbagliarmi.
    «Giovanni sapeva che suo fratello era mancino?»
    «Io... non so... penso di sì, visto che passavano molto tempo insieme.»
    "Oh signore." Avevo desiderato di sbagliarmi, ma la convinzione che la mia ipotesi fosse esatta si stava rivelando estremamente forte.
    «Che scuola frequentavano i tuoi figli?»
    «L'istituto che frequentavano non era in alcun modo legato alla Chiesa, se é questo che stavi pensando.»
    Tirai un sospiro di sollievo, felice d'essermi sbagliato.
    «Però...»
    «Però?»
    «Beh... ecco... non so se... io spero di sbagliarmi, ma...»
    Cercai di farlo rilassare, evidentemente cominciava a ricordarsi cose che potevano sfoltire la nebbia oscura che celava il segreto di Marco.
    «Continua Giacomo, dì quello che ti passa per la testa, coraggio.»
    «C'é stato un periodo in cui io e mia moglie siamo stati lontani da casa.»
    Quella era una cosa che, secondo me, poteva essere la chiave di tutto. «Chi badava a loro mentre voi eravate via?»
    «Una nostra vicina di casa, la signora Dariena.»
    «E che tipo é la sua vicina?»
    «Una persona anziana, tranquilla e socievole. Adorava i ragazzi.»
    «Quindi nulla di strano.»
    «Non proprio.»
    «Cioé?»
    «Avresti dovuto vedere casa sua, sembrava un santuario.»
    «Che vuoi dire?»
    «C'erano un sacco di oggetti religiosi: quadri raffiguranti scene della Bibbia, statue di Madonne e Santi, insomma cose di questo genere.»
    «Una persona devota.« Dissi io.
    «Sì, ma c'é dell'altro.»
    "Ci siamo." Pensai, il punto di svolta di quella vicenda stava forse per essere rivelato.
    «Ho saputo che aveva cercato di entrare in convento e farsi suora, ma che poi non ha preso i voti.»
    "Eccola!"

    «Finalmente l'avevo trovata, Roberto, la chiave di volta: la signora Dariena; la persona che mi aveva permesso di sciogliere il nodo Gordiano.»
    «Non la capisco Dottore, cos'ha a che fare questa signora con tutto quanto?»
    «Praticamente tutto, Roberto.»
    Mi grattai la testa confuso, non seguivo più quello che mi stava dicendo. «Dottore io non capisco...»
    «Roberto, dopo che Giacomo mi parlò di quella donna, io capii all'istante che dovevo incontrarla per sapere come si erano svolti i fatti. Promisi al padre di Marco che mi sarei occupato di suo figlio solo dopo aver fatto chiarezza sulle tragiche morti che avevano colpito la sua famiglia.»
    «Cosa faceste quindi?» Domandai ansioso, quella storia cominciava ad avere risvolti assurdi.
    «Il giorno dopo ci incontrammo un'altra volta, decisi ad andare a parlare con la signora Dariena e risolvere tutto il mistero, ma quando andammo a casa sua e bussammo alla porta, notammo che questa era aperta ed entrammo dentro. Ma quello che ci si presentò davanti ci lasciò spiazzati.»
    Concentrai i miei sensi verso di lui. «Cosa trovaste?»
    «Nulla.»
    «Eh?»
    Il Dottore sospirò stanco mentre giocherellava con la cartella medica di Marco. «Assolutamente nulla. Non c'era niente in quella casa.»
    «Come niente?»
    «Tavoli, sedie, il letto... non c'era nulla, nemmeno l'ombra del santuario che Giacomo mi aveva descritto. Il vuoto assoluto permeava quel luogo dandogli un'atmosfera nefasta.»
    «Era forse scappata?»
    Smyles annuì. «Secondo il padrone di casa, se n'era andata in fretta e furia.»
    «Molto sospetto.» Pensai.
    «Trova?»
    «Sì.»
    «E se le dicessi che se ne andò via il giorno dopo la morte della madre di Marco?»
    Suppongo di aver fatto una faccia molto stupita quando udii quelle parole. «Che cosa?»
    Smyles fece una pausa e tirò fuori dala tasca una piccola chiave, la quale apriva uno dei cassetti della scrivania. Il Dottore si mise a cercare qualcosa lì dentro, intanto io aspettavo che continuasse il suo discorso.
    «Che cosa avete fatto poi lei e il signor Lancetti?»
    «Continuammo ad indagare.» Rispose il Dottore mettendo qualcosa sulla scrivania.
    «E non avete trovato nulla che spieghi tutta questa assurda storia?»
    «Purtroppo... sì.»
    «Dannazione Dottore!» Mi irritai terribilmente. «Cosa diavolo avete scoperto?»
    Smyles mi porse l'oggetto che aveva messo sulla scrivania, io lo afferrai violentemente rischiando quasi di strapparlo. «Una vecchia fotografia?»
    «Già.»
    Nell'immagine in bianco e nero si distinguevano a malapena il paesaggio e i volti delle persone. «Che cosa rappresenta questa foto?»
    «Una foto di classe.» Disse il Dottore socchiudendo gli occhi.
    «Una scuola?»
    «Già, vede la bambina dai capelli a coda di cavallo vicino all'insegnante?»
    Dovetti avvicinarmi la foto agli occhi per riuscire a distinguere i tratti della ragazzina. «Chi é?»
    «La madre di Marco.»
    «Eh?»
    Guardai attentamente il volto di quella bambina, effettivamente somigliava un po' a Marco. «Quindi... questa foto é di quando lei era all'orfanotrofio?»
    «Già.»
    «Non capisco, cos'ha a che fare questa foto con-»
    «Osservi l'insegnante.»
    Confuso, feci come mi era stato detto. Vidi negli occhi di quell'istruttrice una severità impellente, ma pensai che era tipico di tutte le maestre, le mie di certo non scherzavano quando andavo a scuola.
    «Chi é questa donna?»
    «Roberto, quella donna é la chiave di volta.»
    Sentii il cuore saltare un battito. «Come ha detto?»
    «Già, Roberto. Quella donna é la signora Dariena.»

    Edited by The Aster - 11/6/2013, 18:37
     
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