Luce in frantumi

Drammatico

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  1. •GABRIEL•
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    senzanomeoz



    Luce in frantumi



    Indice:
    Backstage, Book-Trailer e Personaggi
    Capitolo 1
    Capitolo 2
    Capitolo 3
    Capitolo 4
    Capitolo 5

    A Silvio
    A Matthew:

    In un giorno triste
    mi destai da un incubo.
    La realtà mi fece paura,
    ogni passo era un massacro.
    Non siamo niente;
    non saremo mai niente.
    A parte questo,
    abbiamo i sogni.


    CAPITOLO 1

    Osservai accuratamente quell’immagine deformata che si riflesse nello specchio della mia cameretta.
    Mi voltai, ma solo per un istante. Il letto era ancora disfatto, la coperta era caduta sul pavimento, le lenzuola non profumano più di pulito. Sul pavimento di legno scadente c’erano pezzi di vetro e fogli di carta sparsi qua e là. La stanza era eccessivamente piccola e poco illuminata. Si riusciva solo a intravedere un piccolo raggio di sole che timido si affacciava dalle tende scarlatte della finestra e che per un attimo illuminò il mio viso deturpato dal sangue che scendeva incessantemente come a formare delle lacrime.
    Appoggiai lentamente la mano sporca di sangue sullo specchio e abbassai la testa; no, non ero io quello lì, non ero io... quella era solo un’immagine riflessa, senza anima. Ma forse quell’anima non apparteneva neanche a me. Lacrime silenziose si mescolarono al sangue, chiusi gli occhi e una sensazione di buio mi devastò, mi trascinai a terra mentre quell’immagine mi accompagnava. Non poteva dirmi nulla, non poteva sussurrarmi nulla, poteva solamente guardarmi. Lacrime amare continuarono a rigare il mio volto. Strinsi i denti. Non riuscii a respirare. Cercai di confortarmi abbracciandomi da solo, ma non servì a nulla... solo quell’immagine mi fece compagnia, il resto era solitudine. Sono sempre stato solo.
    Da che io ricordi, avevo sempre sofferto e da allora la domanda nacque spontanea: perché vivere? Già, perché? Non sapevo darmi una risposta, ma una cosa la pensai, ero troppo vigliacco per farla finita, non ce l’avevo questo coraggio. Eppure il dolore era così forte, mi stava distruggendo poco a poco, mi portava lentamente alla pazzia. Anche se forse pazzo lo ero già, dovevo solo dimostrarlo a me stesso.
    Guardai in alto e tutto sembrò molto più grande di me; ritornai a fissare quell’estraneo sullo specchio, non potevo essere io, mi ripetei ancora e ancora.
    Con il dorso della mano cercai di fermare, ma con scarso successo, le lacrime miste a sangue che fluivano ininterrottamente.
    Le ferite erano troppo recenti, troppo aperte; ma già lo sapevo, tra qualche tempo ci sarebbero state solo cicatrici al loro posto... c’ero abituato. Erano diciotto anni che vivevo con questo terrore, forse ci sarei persino morto.
    Ma in fondo cos’era la morte? Era solo un distacco da questa realtà; solo un semplice e banalissimo distacco... e allora perché averne paura? Dio! Come avrei voluto non essere mai nato. Perché mi hanno fatto nascere se non mi volevano? Non mi hanno mai voluto, in realtà. E questo lo so per certo, perché avevo solo cinque anni quando iniziò questo scempio.

    Edited by •Lady 1 Million• GÆBRIEL - 28/8/2013, 19:27
     
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