IL LIBRO DELLA NOTTE

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    SPOILER (click to view)
    Lo ammetto, mi sono divertita un sacco a scrivere questo pezzo ed è venuto molto lungo... Spero non risulti noioso!
    E il fatto che posso postare lo devo a Hilvia! Grazie mille ancora! ^^
    Si può fare? Beh, io lo faccio lo stesso! → Questo pezzo lo dedico a lei! ^^


    I giorni scorrevano inesorabili, senza che il Tempo avesse pietà della sofferenza del mondo. Demode, nel suo delirio, sterminava i nobili giganti del cielo e Kito con il suo fido Chronepsis non potevano fare altro che tentare di contrastare quel massacro. Erano volati via dal castello, in cerca di una protezione; avevano volato fino al tempio di Maekrix e lì avevano ricevuto la conferma a quell’ordine che si erano già scambiati mentalmente all’inizio del loro volo. Dovevano proteggere i draghi. Ci provarono, ma non riuscivano a proteggere tutti e mentre loro erano sempre più stremati dalle varie battaglie, i seguaci di Demode non cadevano mai e sembravano moltiplicarsi. Aveva bisogno di aiuto. Aeleen, sua sorella.
    E ripresero il volo verso il castello.

    “Sei uno sporco traditore!” Kito si era ritrovato con le spalle contro il muro del raffinato salone da ballo. Aeleen lo teneva bloccato con le mani poste ai lati della sua testa, le braccia piegate facevano in modo che i volti dei due si trovassero vicinissimi, il corpo esile della ragazza, infine, gli impediva le possibili via di fuga. La Principessa aveva lunghi capelli ondulati color del miele, grandi occhi verdi smeraldo e labbra carnose di un vivido color rosso, in contrasto con la pelle chiara e il sottile naso all’insù conferiva al viso un aspetto particolare.
    “E perché mai?” rispose serio alla provocazione rabbiosa della sorella.
    Se non fosse stato per gli occhi così simili, uguali a quelli di loro padre, non si sarebbe mai sospettato che fossero parenti.
    “E me lo chiedi?” domandò Aeleen a metà tra il furioso e l’esterrefatto. Accompagnò l’esclamazione con un ampio gesto del braccio che si affrettò a riportare nella posizione iniziale. Kito sentì rimbombare nelle orecchie il colpo della ragazza. Lei riprese adirata: “Forse perché ti stai opponendo al volere di nostro padre? O forse perché preferisci salvare quegli inutili animali piuttosto che mia madre?”
    “Ti ricordo che è anche
    mia madre. E come ho detto a nostro padre è una follia...”
    Aeleen lo interruppe con una risata isterica: tra un urletto e l’altro echeggiava un “no”. Kito non la sopportava più. Con forza le spostò un braccio e si scostò dalla sua presa. Se ne andò, lasciandosi alle spalle la principessa impazzita. Non si aspettava una reazione di questo tipo da sua sorella alla sua richiesta di alleanza.
    “Tu non sei figlio di Shayndel” Aeleen aveva smesso di ridere e ora se ne stava con un piede e la schiena appoggiati contro al muro dove pochi istanti prima aveva costretto il ragazzo, le braccia incrociate al petto.
    Quell’affermazione lo colpì come un pugno allo stomaco. Si voltò di scatto, dopo un secondo di esitazione, per chiedere spiegazioni su quella frase totalmente e preoccupantemente assurda.“Cosa significa?” chiese stranito.
    “Non dirmi che paparino non ti hai mai detto nulla.” Aeleen proruppe in una risatina divertita “Davvero non sapevi di essere il figlio di una delle sue tante concubine?” altra risata. La ragazza iniziava a prenderci gusto nel vedere la faccia addolorata e confusa di Kito. Continuò imperterrita: “Se ti può interessare tua madre si chiama Èlia. Però sei stato davvero fortunato! E sai perché? Perché sei maschio. Solo un uomo può essere l’erede al trono e nostro padre ha sempre avuto solo ragazze, come me, che sono l’unica figlia legittima.” Una punta d’orgoglio colorò le ultime parole. “Vuoi sapere che fine hanno fatto le altre tue sorelle bastarde? Sono tutte servette del palazzo!” Si sentiva che Aeleen si stava divertendo un mondo. D’un tratto riprese più seria e con voce tremante per quell’ira che teneva in petto da anni e che ora poteva finalmente liberare: “Ma tu no... Tu eri un maschio! Che gioia, quando nostro padre l’ha saputo. E fu così che io fui messa da parte, ignorata per colpa di un figlio illegittimo!”
    “Taci” la interruppe Kito con calma perentoria; una calma che ostentava solo all’esterno, mentre dentro di sé un numero infinito di emozioni gli turbinavano nel cuore, dove a sbalzi una prendeva il soppravvento sull’altra, per poi essere oscurata da un’altra ancora. Aveva bisogno di riflettere, ma Aeleen non gli lasciava il tempo.
    “Tu non sei mio fratello e ora non posso proprio accettare che un domani il regno sarà tuo. Inoltre ci hai traditi! Hai tradito l’amore che mia madre ti ha dato per proteggere quei... quei cosi! Per colpa tua, lei potrebbe non tornare più in vita!” una lacrima le rigò il volto, annebbiando i grandi occhi da cerbiatta, accecati dalla furia.
    “Taci” ripeté. La sua pazienza era già giunta a un limite. Troppi insulti in una volta sola, e tutti da una delle persone che aveva amato di più in vita sua. Non poteva credere che sua sorella gli serbasse così tanto rancore.
    “Tu servivi a nostro padre perché eri un maschio, ma in realtà, tu non sei niente di più che un lurido bastardo!”
    “Ho detto, taci!” tuonò Kito. Con un gesto tanto fulmineo quanto involontario le si avventò contro e la sbatté contro la parete violentemente. Alzò la spada, ma la lucidità arrivò qualche secondo prima che la lama affondasse nel collo della sorella e Kito virò altrettanto velocemente la direzione, facendola conficcare nel muro lì accanto. “Taci...” ripeté in un sibilo, ansimante.
    Aeleen aveva gli occhi sbarrati e colmi di terrore. Quando l’albino l’incrociò, dovette chiudere i suoi, non potendo reggere oltre quello sguardo smarrito.
    La stanza incominciò a tremare.
    Forti vibrazioni facevano smuovere il pavimento, e le colonne dell’immenso salone sembravano una gelatina sotto la forza delle scosse sempre più potenti.
    “La punizione divina si abbatte su di noi. La terra si dischiude, per inghiottirci e mai più rilasciarci. Addio cielo.” Aeleen aveva gli occhi sgranati e un’espressione stralunata sul viso, come di disperata rassegnazione. Da brava sacerdotessa, qual’era, s’inginocchiò e rivolse il capo verso il soffitto, aspettando la condanna arrivata dall’alto.
    “Che diamine stai dicendo?” urlò Kito. “Io non posso rimanere qua!” E così dicendo sradicò con un colpo secco la sua spada e corse nella direzione della portone d’ingresso. Se si sbrigava forse faceva in tempo ad uscire.
    Sentì Aeleen imprecare alle sue spalle e bisbigliare delle strane parole. Una specie di muro invisibile comparve davanti a lui, bloccandogli la fuga. Una sottile ed eterea barriera che però aveva una consistenza tangibile. Kito la guardò scocciato.
    Magia, pensò con disprezzo rivolto alla sorella. In quanto sacerdotessa di Selenfeshil, dea della Luna, sapeva padroneggiarla molto bene. Il ragazzo non aveva appoggiato la scelta di Aeleen di entrare nell’Ordine della Regina della Notte: non solo perché lui era devoto alle divinità draconiche, in perenne scontro con quelle oscure di Selenfeshil, ma proprio per la malvagità che rappresentava la dea.
    L’albino chiuse gli occhi e si concentrò. La lama della sua spada brillò leggermente nelle sue mani prima di infrangere la barriera createsi davanti a lui. Riprese la sua corsa, i sensi in allerta per un ulteriore attacco da parte di Aeleen che non tardò ad arrivare. Un fulmine gli parò la strada, costringendolo a fermarsi di colpo. Intanto, la ragazza l’aveva raggiunto e aveva fatto comparire tra le mani una lunga asta con una protuberanza a una delle due estremità. Lo Scettro di Selenfeshil si espresse in tutta la sua forza, nel fendente che Aeleen aveva menato, intenzionata a non lasciar fuggire il fratellastro. Kito non si scompose e lo afferrò al volo, prima che questo gli raggiungesse il volo e con la mano libera partì un attacco con la sua spada. Aeleen lo schivò senza difficoltà e facendo leva sul suo Scettro si issò da terra, colpendo Kito in faccia con un calcio. Il ragazzo non si agitò. L’attacco non era abbastanza potente per farlo cadere in terra, l’aveva semplicemente sbilanciato all’indietro, costringendolo a inarcare la schiena, appoggiare le mani sul terreno vibrante e rotearsi all’indietro, riportandosi in posizione eretta.
    Non poteva colpire una donna, non poteva uccidere sua sorella. Ma sapeva che quella non l’avrebbe lasciato sfuggire e lui non poteva permettersi di rimanere rinchiuso negli Inferi, dove stavano inesorabilmente precipitando.
    Partì di corsa e fece un fendente. Com’era prevedibile Aeleen lo parò senza difficoltà. Kito era consapevole dell’abilità della ragazza nei combattimenti e volutamente non aveva mirato a ferirla, ma solo a distrarla.
    Aeleen, invece, non scherzava. Non gli lasciò il tempo di caricare un altro attacco, che si preparò a impartigli un calcio nello stomaco. Il Cavaliere lo schivò e si portò alle spalle dell’avversaria con un balzo. Alzò la spada per colpire, ma un mulinello d’aria venne contro di lui, approfittando del petto senza guardia. Venne scaraventato contro la parete dove pochi istanti prima avevano avuto il loro colloquio.
    Maledizione... imprecò a denti stretti Di questo passo non uscirò più. E a questa preoccupazione si unì quella del soffitto che iniziava a cedere sotto la potenza degli scossoni. Piccoli pezzi di roccia cominciavano a cadere e un masso di notevole dimensioni gli venne incontro. Lo scansò con un balzo, ma con la coda dell’occhio notò gli occhi di Aeleen illuminarsi di fronte a un’idea improvvisa. Vide il masso non precipitare del tutto, ma fermarsi a pochi millimetri dal pavimento e dirigersi verso di lui. Iniziò a correre, cercando una soluzione al problema. Era Aeleen a controllarlo e non era facile liberarsene. Si voltò a guardare il suo inseguitore inanimato e lo vide prendere progressivamente velocità. La Sacerdotessa glielo aveva scagliato contro. Kito si lasciò sfuggire un sorriso. Si abbassò e lascio che l’enorme sasso passasse sopra alla sua testa con un sibilo e si schiantasse contro la parete, provocando altri scossoni e crolli.
    E adesso era il suo turno di attaccare: si era stufato di subire e basta. L’attaccò incessantemente, un colpo dietro all’altro, ininterrottamente precisi e potenti. Aeleen, del canto suo non accennava errori e ad ogni attacco c’era sempre una pronta parata. E lo scontro proseguì inalterato per alcuni secondi. Fendente. Parata. Affondo. Schivata. Colpo. Parata. Affondo. Parata.
    L’incontro avrebbe potuto protrarsi così all’infinito, senza che nessuno dei due contendenti cedesse, ma il lampadario intervenne a rompere quella monotona routine di colpi. Uno scossone troppo forte fece sbilanciare Aeleen e Kito poté, grazie a quel momento di distrazione, accorgersi dell’immenso lampadario di cristallo cadere in direzione della sorella. Si lanciò su di lei e stringendola al petto, la portò lontano. La premette ancora di più contro di sé per proteggerla dalle schegge che partirono in mille direzione, all’impatto tra il cristallo e la dura roccia del pavimento. Fece scudo con la sua schiena e strinse i denti per non urlare ogni volta che un frammento gli s’impiantava nella carne. Aeleen non sembrò apprezzare questo suo gesto altruistico, perché gli assestò una ginocchiata nello stomaco e lo ridusse a terra con un fulmineo colpo alla nuca. Vibrò il suo scettro in aria e mirò alla schiena di Kito, altezza cuore. Il ragazzo rotolò di lato, lasciando il bastone impiantato a terra, e si rialzò ansimante. La Sacerdotessa sembrava ancora nel pieno delle sue forze. L’albino respirò profondamente, senza staccarle gli occhi di dosso e in un secondo realizzò che la sorellastra mirava ancora ad usare la magia. La vide chiudere gli occhi e riaprirli di colpo, mentre il suo bastone s’incendiava di un fuoco che non lo inceneriva.
    Aeleen partì alla carica e un nuovo scambio di attacchi riprese a velocità incalcolabile. Kito non aveva intenzione di scoprire se quel fuoco maledetto non avrebbe fatto niente neanche a lui e pertanto parava, schivava, faceva di tutto per evitare di essere colpito e di colpirla. Non poteva farle male.
    All’ennesimo colpo di bastone, decise di reagire. Un suono stridulo si levò nell’aria quando le due armi cozzarono tra di loro. Kito non le lasciò il tempo di ripartire che fece leva sulle gambe e con tutta la sua forza la spinse via. Non si concesse neanche il tempo di guardare che fine avesse fatto la sorella che si voltò a correre verso l’uscita.
    Il palazzo stava sprofondando a una velocità sempre maggiore e i contorni del raffinato salone da ballo erano quasi irriconoscibili. Un’enorme parte lo separava dall’uscita sopraelevata. Erano scesi di parecchio.
    Kito imprecò a mezza voce e chiuse gli occhi. Era giunto di tirare fuori pure lui un po' di magia. Si concentrò e puntò la mano dietro di sé. Sentì un brivido di fatica corrergli per la schiena, mentre enormi massi si staccavano dal pavimento e s’innalzavano a formare un muro protettivo dietro di lui.
    Speriamo che questo rallenti Aeleen... e si gettò sulla parete, pronto a iniziare la sua scalata.
    Chronepsis! urlò nella sua mente, conscio che il suo fedele drago l’avrebbe raggiunto il più velocemente possibile.
    Dall’alto della sua scalata vide Aeleen alzarsi infuriata e poggiare la mano sul terreno. Un rombo si propagò nel pavimento crepato e andò a confluire sotto il muro creato da Kito. Dei geyser di una potenza inaudita lo fecero esplodere, comparendo sotto di esso e frantumandolo. Sentì Aeleen ridere di una perversa soddisfazione.

    Maledizione! Chronepsis comparve provvidenziale all’imboccatura del salone. Virò e si abbassò di quota, permettendo a Kito un salto che l’avrebbe fatto appendere alle sue poderose zampe. Qualcosa interruppe l’evoluzione. Kito si sentì come avvolgere da un’invisibile presenza e tirato verso il basso senza che potesse opporre alcune resistenza. Guardò spaventato Chronepsis, invocando mentalmente il suo aiuto. Aeleen puntava lo scettro contro di lui e lo teneva con soddisfazione in suo possesso. L’immenso drago d’oro spalancò le sue fauci e una fiammata partì nella direzione della Sacerdotessa. Aeleen fu costretta a scansarsi e perse il controllo su Kito che iniziò a precipitare.
    Chronepsis sussurrò un
    Tranquillo al suo Cavaliere e lui non si preoccupò più della caduta libera. Anni e anni di amicizia li legavano e sapeva che non l’avrebbe lasciato spiaccicarsi al suolo. Con la coda dell’occhio notò Aeleen finire bloccata da un enorme masso, Chronepsis volteggiare nel salone con le sue scaglie che brillavano alla luce e il pavimento avvicinarsi, inevitabilmente, sempre di più. Sentì qualcosa di solito portarsi sotto di lui, diede una pacca sul fianco al suo drago e crollò in uno stato di dormiveglia, mentre il Drago d’Oro lo prendeva sul suo dorso e lo conduceva fuori dal palazzo cadente. A cullarlo le urla di maledizione che Aeleen gli lanciava.


    SPOILER (click to view)
    Come indicato dagli accenti il nome di “Èlia” si pronuncia con l’accento sulla “e” e con la “e” aperta. Il nome di “Aeleen”, invece, si pronuncia “Aelin”.
    Probabilmente c’eravate già arrivati, ma meglio specificare ^^
    Ah, ultima cosa: di solito i pensieri vengono espressi con il corsivo, ma dato che si tratta di un flash-back e tutto è scritto in corsivo, i pensieri sono in “normale”.


    Edited by (¯`•. Prin¢ess Dreamer .•´¯) - 30/12/2010, 10:50
     
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  2. ELEMIAH
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    Passarono alcuni giorni, i draghi che padroneggiavano il cielo morivano ogni giorno lasciando così un vuoto. Un vuoto incolmabile.
    Kito e Chronepsis intanto erano nascosti in una caverna, nella speranza che non venissero trovati. Si stavano riposando dopo aver lottato, inutilmente, contro i seguaci di Demode. Demode per il suo esercito aveva reclutato chiunque, dalla semplice guardia del castello agli Artigli di Dartak. Questi ultimi avevano solo uno scopo, uccidere tutti i draghi alla ricerca del cristallo di Dracolich.
    Kito intanto si inoltrò nel bosco per raccogliere della legna per scaldarsi, la sua mano, nonostante tutto però, non lasciava la spada nemmeno per un istante.
    Al suo ritorno, Kito entrò silenziosamente nella caverna. Poi avvertì Chronepsis.
    “Sono io!” La sua voce rimbombava nella penombra.
    Kito appoggiò la legna vicino al fuoco e il suo sguardo si posò sul suo drago, che era intento a pregare.
    “Che fai?” chiese Kito curioso.
    Chronepsis sbuffò… e si girò a guardare il suo cavaliere.
    Intanto Kito lo stava accarezzando.
    “Stavo cercando di invocare l’aiuto delle divinità draconiche… ma non ho nessuna risposta… l’unica cosa che avverto è che i loro santuari sono andati distrutti.”
    Kito abbassò lo sguardo. I suoi pensieri erano confusi e tutti rivolti ai draghi che ogni giorno perdevano la loro vita.
    “Voglio pregare insieme a te.” disse infine.
    Chronepsis intanto non lo ascoltava… era come in trance. Poi disse stupito: “Garyx... è morto!”
    Kito per un primo momento rimase incredulo, poi chiese: “Garyx?”
    “Garyx, il drago bianco di Khael. Un cavaliere di Platino. Un drago bianco temuto e rispettato da tutti!” spiegò Chronepsis.
    “Come è morto? Per mano di un artiglio di dartak, vero?” Ipotizzò Kito.
    “No, la sua morte è stata più atroce… è morto per mano del suo cavaliere stesso. Khael.”
    “Cosa? Che cavaliere è al mondo se uccide il suo drago?” sbraitò.
    Chronepsis calmò Kito. “Non saltare a conclusioni sbagliate. Era sotto una maledizione… è stato indotto a farlo. Potrebbe capitare a chiunque... persino a te. E poi che farai?”
    “Hai ragione… scusa. Khael… però non mi ricordo nessun Khael alla mia cerimonia, eppure hai detto che è un cavaliere di platino...”
    “Beh, si lo era… una volta perso il suo drago, non si è più cavalieri di platino. Comunque se non c’era alla tua cerimonia, è perché un tipo stravagante… odia i festeggiamenti. Infatti si sa ben poco di lui… è molto misterioso…” gli spiegò.
    Improvvisamente i sensi di Kito e Chronepsis si misero all'erta. Qualcuno stava entrando dentro la caverna. Kito spense il fuoco coprendolo con una coperta e si avvicinò al suo drago con in mano la sua spada.
    "Siamo circondati" disse Chronepsis nella mente di Kito.
    Con un solo soffio Chronepsis fece luce dentro la caverna. Erano davvero circondati. Dagli Artigli di Dartak.
    Kito venne costretto a gettare la sua spada a terra. Poi vennero scortati fuori dalla caverna.
    Kito però non ci stava. Non ci stava ad essere un vinto senza combattere. Così prese il pugnale dai suoi stivali e cominciò a uccidere quelle creature orripilanti.
    "Chronepsis vola!" Comandò Kito al suo drago.
    Chronepsis stava per lanciarsi in volo quando centinaia di Artigli di Dartak gli si scagliarono incontro impedendogli di scappare.
    Nel frattempo Kito combatteva. Il drago cercava di divincolarsi.
    Ma gli Artigli di Dartak si facevano sempre più numerosi e Kito cominciava a perdere le forze, ma nonostante questo non si fermava.
    Intanto il suo drago cercava di liberarsi, ma gli Artigli di Dartak lo avevano immobilizzato. Poi Chronepsis lanciò un urlo. Gli Artigli di Dartak lo avevano ferito al collo.
    Kito a quell'urlo di dolore del suo drago non seppe resistere e andò incontro al suo drago per salvarlo.
    Ma nella sua corsa verso il drago venne ferito alla testa e cadde in terra. Ma prima di chiudere gli occhi, l'ultima visione che vide fu quella del suo drago che cercava di divincolarsi dagli attacchi degli Artigli di Dartak. Poi fu buio.
    Kito aprì gli occhi e traballante raggiunse il suo drago morente di corsa urlando a squarciagola “Chronepsis!”. Kito si avvicinò al suo drago e lo accarezzò. Poi vide la ferita a petto. Voleva curarlo.
    Chronepsis avendo captato i pensieri di Kito con gli ultimi respiri disse al suo cavaliere: "Aspetta... resta con me."
    Kito non seppe dire di no al suo drago. Così si avvicinò alla sua testa e lo accarezzò. Nel silenzio piangeva.
    "Kito abbiamo superato tanti momenti insieme. Voglio che ti ricordi sempre di queste mie parole: se senti mortificazione diventa forte. I deboli sono rivolti a soccomb..." poi la luce che padroneggiava negli occhi del drago si spense.
    Kito con il viso ormai rigato dalle lacrime lanciò un urlo al cielo.
    Un urlo di disperazione. Un urlo di vendetta.


    Edited by ELEMIAH - 20/3/2011, 15:57
     
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  3. (¯`•. Prin¢ess Dreamer .•´¯)
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    Un giorno. Tutto era successo in un solo giorno. La distruzione delle sue convinzioni, lo sprofondamento del suo palazzo, l’uccisione del suo drago. Così come in un giorno solo sua madre era morta e suo padre impazzito.
    Camminava svuotato, ripetendosi queste parole nella mente, cercando di dare loro un senso. Un senso che non c’era e che non arrivava.
    Erano tre giorni che camminava senza sosta se non quelle che il suo corpo gli obbliga a fare con degli svenimenti. Tre giorni che non mangiava e non beveva. Era allo stremo delle forze, ma questo non gli cambiava. D’un tratto aveva perso tutta la sua sicurezza, la sua convinzione e non riusciva a capacitarsene. La consapevolezza di non avere più forza di volontà, lo aiutava solo a commiserarsi ancora di più.
    Fu all’alba del quarto giorno che qualcosa fece mutare quella mortale routine. Era comparso dal folto del bosco, gli si era avvicinato minaccioso e Kito non aveva fatto altro che fermarsi, fissarlo e aspettare. In effetti, la sua mente aveva prodotto una serie infinita di domande nell’instante in cui
    lui era comparso dalla macchia di vegetazione, ma Kito si era rifiutato di ascoltarle e di cercar loro una risposta. La prima era stata come mai Demode fosse lì davanti a lui e non sprofondato insieme al suo castello; la seconda era che cosa voleva da lui; la terza perché impugnava una spada; e via all’infinito con i numeri.
    “Non mi aspettavi, vero?” Demode, suo padre, aveva proferito quelle parole e nient’altro, prima di avventaglisi contro, la lama tesa.
    Lo scontro era iniziato. Demode combatteva per ucciderlo, Kito perché il suo corpo, scolpito dopo anni di allenamento, si rifiutava di cadere così. L’albino non avrebbe voluto altro che fermarsi e farsi trafiggere, ma sapeva che non poteva. E più combatteva, più tornava lucido. La stanchezza era sparita e lui finalmente capiva il senso di quelle parole che gli ronzavano nella mente da tre giorni. Il suo compito era quello di vendicare il suo drago e gli altri sterminati da Demode, era quello di diventare il giusto re di Elven per riportare la pace. E lentamente le forze gli tornavano, l’energia lo pervadeva e il fuoco riprendeva ad ardergli dentro.
    A interrompere il duello fu un tremito del suolo. Kito si arrestò di colpo. Quella piccola scossa lo aveva riportato indietro nel passato più prossimo, quando il suo palazzo era sprofondato. Un crepa si aprì sotto i piedi di Demode, mentre il terreno continuava a tremare.
    Qualcosa gli si aggrappò al piede. Kito cadde per terra, stremato, mentre suo padre cercava di trascinarlo con sé negli Inferi. Ci riuscì. La terra si richiuse sopra di loro e tutto fu buio.
    Passarono gli anni sotto la terra e Kito non fece altro che allenarsi e mettersi alla prova. Non era stato abbastanza forte per salvarsi e non sprofondare: ora, doveva rimediare. Vennero gli Accoliti dei Draghi che finalmente lo salvarono. Era più potente e determinato che mai. Lo condussero dal saggio Hitak. Era stato lui a causare i terremoti e lui a chiamare gli Accoliti in suo aiuto, quando si era accorto dell’errore commesso. Gli disse che la leggenda stava per compiersi, che la settima stella di Orion era sbiadita e che il Prescelto era arrivato. Da lì, Kito aveva saputo cosa doveva fare.


    I ricordi gli affollarono la mente, in un istante rivisse tutto e non poté fare a meno di riprovare tutte le emozioni che già aveva vissuto. Cercò di calmarsi e alla fine sbottò in direzione di Jared e Rejka che lo fissavano accigliati: “Mi sembra normale che io non vada in giro a sbandierare il mio passato ai quattro venti. Sono fatti miei quel che sono stato, a voi importa solo quel che sono ora” la sua voce era alterata, si vedeva che stava iniziando a perdere il controllo e che faceva di tutto per trattenersi e non mettersi ad urlare. Jared lo vide stringere i pugni così forte lungo i fianchi che le nocche sbiancarono e i muscoli erano messi ancora più in evidenza, tirati in un immane sforzo di mantenere la calma. Alzò lentamente la testa e attraverso i regali capelli albini, i suoi occhi color smeraldo s’impiantarono in quelli castani di Jared. Il moro si sentì trafiggere da quello sguardo così potente, determinato e sicuro di sé; quello sguardo che lasciava chiaramente trasparire angosce e incubi di quel che era stato e un’incredibile forza per affrontare quel che sarà.
    “Io adesso sono qui, e che voi lo vogliate o meno vi aiuterò perché è questo che devo fare. Siete liberi di non accettarmi, ma questo non m’impedirà di perseguire la vostra stessa missione, con o senza di voi.”
    “Chi sei in realtà?” chiese tremante Jared.
    “Io, sono semplicemente Kito” rispose così, con un sorrisino beffardo, e nel contempo gettò uno sguardo di complice intesa a Falazure. Era sicuro che il drago avesse sentito tutta la sua storia, attraverso i suoi pensieri; ed era sicuro che non l’avrebbe tradito, raccontandola ad altri.
     
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  4. ƒelix
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    DISCUSSIONE MOMENTANEAMENTE CHIUSA.
    ORA, PROCEDEREMO INSIEME (IN UN NUOVO TOPIC ANCORA DA DEFINIRE) CON LA RIVISIONE DEL LIBRO DELLA NOTTE, PASSO PER PASSO, SISTEMANDO QUALUNQUE COSA. NON APPENA AVREMO FINITO, RIPRENDEREMO SUBITO IN MANO IL LIBRO.
    GRAZIE A TUTTI PER AVER PARTECIPATO.

     
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  5. Elros Tar-Minyatur
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    TOPIC RIAPERTO!

    Finalmente, dopo troppo tempo, il progetto RIPARTE! Reyka e Jared continuano la loro avventura nella terra di Elven e voi sarete i registi di questa magnifica storia!
    Dunque vi lascio elaborare la vostra storia in pace.

    N.D.M.: la storia che fin'ora è stata elaborata la trovate qui


    Edited by GÆBRIEL - 27/5/2013, 16:47
     
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34 replies since 18/2/2010, 20:12   1542 views
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