Scrittori della Notte: liberi di scrivere

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  1. .

    THE WAR-TORN GENERATION



    Prologo:
    “In principio, il Vento Rosso...”
    Consorella Anna Atala, 'Lexiòs, Luogotenente Frederich Oskar



    “... In principio si trattò di un semplice, comunissimo tracciante al fosforo esploso dalla canna destra di una postazione binata di cannoni navali da Cinquantadue Centimetri “Hassler Hark” in servizio presso la HMTHEOFOA “Dama d'Acciaio”.
    Se non fosse stato scoppiato da una delle innumerevoli artiglierie puntate contro la costa quel tracciante, armato di luce un momento prima vivida e pochi secondi dopo spettrale quanto la fiammata causata all'impatto, non avrebbe chiamato su di sé alcuna attenzione.
    Sfortunatamente o fortunatamente, il giudizio varia a seconda dei punti di vista, era solamente il primo di una roboante, mostruosa e malevola moltitudine.
    Trascorsi quei ventuno secondi che separavano le ore 02:08 della notte dalle ore 02.09, con un coro di ruggiti come mai quel continente ne aveva uditi prima, la prima salva dell'Operazione Vento Rosso fu sparata all'inseguimento di quel tracciante.
    Duemila-seicento corazzate di classe Regial III, tra le quali presenziava la HMTHEOFOA “Dama d'Acciaio”, dopo avere orientato ognuna le proprie dieci batterie binate da 520mm esplosero cinquantaduemila granate ad alto potenziale esplosivo.
    Nemmeno mezzo minuto dopo lo scoppio di quei colpi, tremila-e-duecento incrociatori lanciamissili “Mallevs Praetor”, singolarmente armati con ventitré postazioni di Lanciarazzi Praetor Armageddon-Pattern a trentadue testate su quattro ranghi, alzarono la loro prima salva di sbarramento.
    Missili incendiari, penetranti e ad alto potenziale esplosivo. Un terzo delle testate erano armate con capsule di Promethium, Altofuoco ed altri agenti incendiari.
    E poi giunse il fuoco di fila delle innumerevoli navi armate di batterie di cannoni laser quindi quello delle poche, tecnologicamente complesse oltre l'estrema dicitura, dotate di armamentari al plasma sia a tiro diretto che a parabolica.
    Per allora, recitano le fonti ufficiali, la capacità produttiva delle industrie dell'Over-Archia di Armageddon stava lievitando oltre la soglia dell'ottantuno percento e più che carenza di navi, vascelli inter-stellari, bombardieri, cannoni oppure carri-armati tale nazione stava trovandosi... a corto di forza lavoro da mettere in armi senza la forzatura di una leva.
    Produceva più del necessario anche considerando le domande delle forze unitesi alla Crociata ed il regime di produzione era tale da lasciare nelle menti degli Adeptvs Tecnicvs Proiectorii -coloro che si dice siano in grado di calcolare gli esiti di determinate situazioni belliche a lungo termine basandosi sulle proiezioni del prodotto industriale totale- la crescente certezza che la vittoria imperiale fosse non più una questione di strategie vincenti e tattiche giuste ma mero attrito ed urto.
    Sebbene l'Operazione Vento Rosso impallidisca al confronto con la sorella maggiore nominata Tifone Nero, che si sarebbe abbattuta sulla lega separatista a partire dalla fine del Mese di Giugno 42.018 fino al termine del mese di Gennaio 42.019, uno studio approfondito di questa campagna può rivelare alla mente dell'interessato lettore alcuni eventi salienti spesso ignorati dalla Cronaca Militare Imperiale.
    Alcuni fatti particolari accaddero in concomitanza con ...”
    Estratto da “Storia delle Ultime Crociate Imperiali
    “La Crociata dell'Aula di Joramund, Libro XI”, scritto da Consorella Anna Atala dell'Ordo Historiae-et-Chronichaes Imperialii in data M42.025


    M42.018, Giorno Sedicesimo del mese di Maggio
    (Sono trascorsi diciassette giorni dall'avvio dell'Operazione “Vento Rosso”)
    Imperium dell'Uomo, Segmentum Solar, cuore capitale
    Terzo Saliente del Sub-Sector Periferico di Orazonna, Ascendenza di Aravarra Sagathon,
    Ultima Profondità, finale tratto delle Marche Cremisi del Grande Oceano Vermiglio degli Phtumeria
    Epwroth Carlyle Lanta, Entroterra di Lanta Damnica
    Città Fortificata di Balanatys, Alta Verica Danaldena Shyre


    Il vento sibilava tra le macerie annerite dalla prematura caduta della notte. Il suo fischio era un lamento che scorreva tra i sobborghi bombardati, costellati da palazzi che i voli della Reale Over-Archica Aviazione Militare avevano trasformato in vuote sagome di cartone.
    Disturbato dagli schianti dell'artiglieria e dal tiro teso dei mezzi corazzati in avanzata, il requiem del tempo doveva sembrare uguale a tutte le parti coinvolte nella battaglia per quella città.
    Un'altra, inutile accozzaglia di palazzi e casupole che non valeva niente ma che per il Comando Locale della Crociata era suolo sacro da riconquistare ad ogni costo.
    Le solite stronzate.
    I mezzi corazzati del 937esimo Reggimento Corazzato delle Iannel Lantes di Armageddon Capitale stavano martellando i sobborghi con i tiri ad iper-velocità dei Koenighaìn-Macharivs e la martellate a traiettoria parabolica delle artiglierie semoventi Basilisk Vanheim-Armageddon Pattern. Ogni secondo si succedevano una trentina di scoppi d'artiglieria lungo il profilo est di quella cittadina stupida ed inutile.
    Granate benedette dal Culto dei Sette Dei di Uno, dalla Via Opheliana, dall'Aureo Fuoco e probabilmente un'altra dozzina di religioni che sostenevano la Crociata dell'Over-Lord Fabritiòs Von Gianellen.
    Eh, dannato Capo VG. La vorrei pure io un'Alta Cardinalessa che mi butta soldi in faccia e si fa scopare ogni volta che mi tira...
    Vanno sempre ai potenti tutte le cose belle in questo mondo di merda...

    Riparato dietro una costa di sacchi di sabbia arrangiati a difesa sul muso del trasporto truppe Chimera, il luogotenente Frederich Oskar adocchiò tre puntini in rapida discesa dall'orizzonte nero e rossastro giacente in alto alla sua destra.
    Passarono sopra alla colonna pochi attimi dopo, rombando come diavoli alati. Due chilometri innanzi alla testa della formazione corazzata, un quartiere di abitazioni evaporò in uno scoppiare di geyser di fuoco iridescente e fiamme verdastre.
    Piscio di Piromanti.
    I bombardieri tattici stavano ricorrendo all'Altofuoco per snidare i separatisti arroccati in quelle dannatissime rovine delle quali non ricordava più il nome.
    «Seh! Bruciate, figli di puttana! Bruciate!», esclamò il soldato Junn-Tharren agitando un pugno in segno di saluto agli aerei che già stavano volando di ritorno alla base Sbatté il calcio del fucile laser contro lo scafo del Chimera in lenta avanzata e poi sputò in terra.
    «Com'è il meteo da quelle parti? Un po' scottante, vero?!»
    Che battuta di merda.
    Bella la vita dell'aviazione, però! Arrivava dalle super-navi della Flotta tutte tirate a lucido, vaporizzava il sito suo bersaglio con una tonnellata di bombe per metro quadrato e poi se ne tornava a casa a farsi la doccia, cenare e forse scopare.
    Tutti bravi a fare gli eroi, così.
    «Dai, ch'yss bluetti! Dai, correte!», s'unì Ristina agitando una mano verso gli aeromobili quando questi passarono sopra alla testa della colonna. «Bravi ragazzi! Ne fate un'altra di passata?!»
    Rivolgendosi alla squadra tele-video novitarìs di Mar Tranquillitatìs che seguiva l'avanzata dell'Ottava Compagnia riprendendo la distruzione ed i soldati per la propaganda imperiale, il luogotenente Frederich Oskar le notò sul viso un'espressione basita.
    Cos'è, non aveva mai visto un'azione militare di martella-scaccia-e-distruggi?
    Che stupida!
    Come replica chiamò la sua attenzione e poi si strinse nelle spalle, dicendo: «Signorina, voi che ne dite? La guerra è proprio un inferno, eh?»


    Trasportata l'inquadratura oltre uno shot davvero cinematografico di due Leman Russ Armageddon Pattern che esplodevano le loro cannonate ad alzo zero contro le distanti torri cittadini, chino sulle ginocchia e con in mano la cinepresa, 'Lexyòs scivolò a destra.
    Nell'inquadratura v'erano una dozzina di anime della soldataglia Armageddoniana, Guardie del Tempestvs Marinerìs, schiacciati dietro una montagnola di macerie. Il primo della fila, seduto a gambe divaricate, gli scoccò un'occhiata da sotto la falda metallica dell'elmetto.
    «Sei proprio tu, Sly Marbo?», urlò per farsi sentire sopra la cacofonia delle mitragliatrici e dei cannoni laser in costante funzione. «Ed io chi sarei?!»
    Una coppia di barellieri gli passò davanti l'inquadratura, rovinandola.
    Teste di merda!
    «Ey, ey, ey regista!», lo canzonò il compagno dell'urlatore in grigioverde scuro, «Spingi quella camera in funzione, dai! Questo è Epwroth Carlyle... IIIIL FIIIILM
    Il soldato immediatamente a destra del secondo rompipalle si schiacciò contro il muretto, esplose una raffica di las-fucile all'indirizzo dei ribelli e poi si voltò a guardare in camera. Dall'occhio della cinepresa, 'Lexyòs lo vide storpiare il proprio volto in un ghigno paonazzo a denti snudati. «Io farò Yarrick!»
    «Eh, se 'sto stronzo può fare Yarrick io farò un cavallo!»
    Una delle Guardie del Tempestvs Marinerìs si tirò la manica destra dei calzoni per esporre un guizzo di calza mimetica scura. Ghignando, egli disse: «Allora io faccio l'Over-Lady Biondina Hilda Grande Armatrice Von Gianellen!»
    «Io sarò un sasso!»
    Dopo un fischio super-sonico, una granata contro-carro esplose contro un muro a meno di cinquanta metri da quel cumulo di decerebrati idioti che nemmeno reagirono.
    Nel cielo sfrecciarono tre cannoniere Valkyrie dirette, probabilmente, verso la base più vicina. Avevano contrassegni, vide 'Lexiòs con un sospiro in bocca, Elysiani.
    «E chi fa i bluetti, allora?!», chiese uno dei soldatacci.
    «Lasceremo che siano i bluettia fare i bluetti

    Quel mattino...

    «Secondo te hanno tirato le cuoia?»
    Schiacciato contro il muro, il soldato Spathiano accarezzò nervosamente l'astina del fucile laser senza rispondere alla domanda del soldato semplice Kryzs. Chino sulle ginocchia, vicino a quella bestia d'uomo dallo sguardo cinico, Kyrzs pareva un dwarvùat glabro e nervoso che imbracciava il proprio las' come se la sua vita dipendesse da esso.
    Il che, pensò Frederich Oskar, non era un'affermazione poi troppo lontana dalla verità in quel semi-distrutto, rovinato vicolo di quartiere industriale.
    Drappeggiato a tracolla ma spoglio di una bustina protettrice, il gigante Spathiano portava con sé anche un vetusto modello di fucile a pompa che agli occhi di Frederich denunciava un fatto veritiero senz'ombra di dubbio alcuna: aveva decisamente visto giorni e guerre migliori.
    «Ah, boh...» borbottò lo Spathiano avvicinandosi di un colpo di reni al termine di quell'angolo masticato, anzi in più punti sbrecciato dal volo di molti proiettili e dardi d'arma laser.
    Masticava una comunissima gomma.
    Frederich gettò vita la sigaretta che s'era acceso un paio di minuti prima, la quinta dall'inizio di quello schifoso mattino di pioggia, controllò la spia sulla cella della sua las-carabina e poi si volse a guardare l'avanguardia del suo plotone.
    Asserragliati dietro ad una cresta di macerie, i ventotto soldati del XII Plotone dell'Ottava Compagnia del Settecentosettantasettesimo Reggimento Granatieri-Assaltatori delle Contee Fortificate di Pyran Archia-Regial erano in attesa.
    Sporchi di polvere, fuliggine e lerciume bellico, armati fino ai denti e con nervose occhiaie scavate a colpi di scalpello nei loro visi, attendevano i suoi ordini in compagnia di quella mezza decina di Boia di Spathian incontrati più per caso che per organizzazione tra le macerie.
    Scattò per raggiungerli. Tenendosi basso e curvo, Frederich percorse i pochi metri che lo separavano dalla frana dietro la quale attendevano i suoi uomini. S'inginocchiò alle spalle di una gobba di calcinacci, roccia-cemento e travi storpiate.
    «Ho bisogno di due volontari», disse reggendosi lo sthalkrimr con l'inguantata mano sinistra. Anche se chiamarli aspiranti suicidi sarebbe più prossimo allo stato delle cose.
    Ventotto mani pyran-archiaregiali, tra le quali una bionica ed una senza due dita, s'alzarono all'unisono in risposta.
    Stupidi imbecilli volenterosi. «Sono certo che l'Over-Lady è fiera di voi in questo momento.»
    Un paio di soldati alzarono impercettibilmente il capo. Un terzo si strofinò l'emblema inciso a fuoco sul fronte dell'elmetto.
    Puntò con lo sguardo quelli che parevano più entusiasti all'idea di morire in quell'angolo di niente a nord-est del nulla e tre passi dal dimenticato dagli Dei antichi e li chiamò per nome: «Junn-Tharren, Erych. Voi siete i volontari. Gli altri coprano la manovra prendendo l'angolo nord e quello ovest. Dividetevi in due squadre: se in quell'edificio ci sta ancora qualcuno, lo inculiamo andiamo d'accerchiamento.»
    Li condusse con sé dal soldato Spathiano, la sua etichetta identificativa lo diceva chiamarsi Mactas Qualcosa-e-Qualcuno, e dal soldato semplice Kryzs. Quest'ultimo si mosse di un passo in avanti per fare spazio ai compagni e poi, cautamente, allungò un cannocchiale singolo angolare oltre il muro.
    «Sembrano essere tutti morti laggiù, signore.»
    Junn-Tharren, ricevuto un cenno, scavalcò il compagno di squadra e lentamente espose la canna della sua las-carabina oltre l'angolo. La mosse ora in alto ed ora in basso, in attesa che qualcuno la fulminasse con una scarica di dardi cremisi od una sventagliata di mitragliatrice.
    Non accadde nulla e, sotto gli occhi del luogotenente Frederich Oskar, il soldato semplice si sporse oltre l'angolo con il fucile imbracciato contro lo spallaccio dell'armatura anti-schegge.
    «Allora?», chiese Mactas lo Spathiano sputando in terra la sua gomma da masticare. «I topi come sono? Morti? Vivi?»
    «Secondo me stanno chiamando il loro compagno Console Antaren per sapere che cosa fare e...»
    Un dardo di fucile laser fulminò Junn-Tharren lì dov'era. Il soldato caracollò all'indietro, già morto prima di toccare il suolo pieno di rovine.
    Un cratere annerito si stagliava al posto dell'occhio sinistro.
    Ora sappiamo che sono decisamente vivi, borbottò Frederich tra sé e sé stringendo i denti. Un gran bel modo per cominciare la mattina!


    Shit-eating' grin!
  2. .
    CITAZIONE
    Pezzo lungo.

    Una lapidaria consuetudine, quella di Acièl, ormai consolidata.
    Aprire il commento con "pezzo lungo".
    Generalmente seguono insulti ed improperi!

    CITAZIONE
    Parecchio lungo ma non l' ho trovato pesante.

    Ma occasionalmente tale lunghezza, equiparata alla qualità e ad una narrazione pseudo-decente, non l'ammorba eccessivamente.
    FVCK YEAH.

    CITAZIONE
    E i pendolari possono essere un coagulo di irriducibile guerriglieri
    Addestrati alla pazienza dagli infiniti ritardi, abituati a svegliarsi ad orari improponibili pur di prendere il treno, assuefatti agli sbalzi termici estremi tra interni ed esterni (per la serie: gelo totale in estate sulle carrozze con all’ esterno 40 gradi), temprati dalle avversità tra cui: rimanere per ore in piedi o mangiare e bere (i veterani riescono pure a dormire) in posizione eretta, privi di qualsiasi scrupolo pur di ottenere un posto a sedere ed infine soliti al giornaliero combattimento corpo a corpo pur di guadagnare spazio vitale.
    Solo i più forti sopravvivono…
    Gli altri periscono e i loro corpi sono abbandonati alle bestie presso lo snodo ferroviari più vicino.

    Sappiamo di che cosa si sta parlando, qui xD
    Esperienze comuni in quella giungla orribile che sono le varie, numerose, inconcludenti e cacofoniche ferrovie italiane.
    Ma questa frase devo, in qualche modo, inserirla dentro BOH! e farla essere Ascended Meme per quanto figa è.
    In ogni caso...
    "TrenArmageddon si scusa per il disagio. Per ingannare l'attesa, alla vostra destra potete rimirare il 1601esimo Reggimento che si muove verso gli spazioporti. Grazie per la comprensione."

    CITAZIONE
    Mi ricorda qualcosa Chazar… evoca un’ immagine di steppe e soldati a cavalli.

    Mi fa strano che evochi quell'immagine; Chazarica è la Russia Zarista! xD

    CITAZIONE
    Il brutto delle guerre civili…
    Si finisce col combattersi tra ex amici… e compagni di classe.

    Esatto :(
    E finalmente sono riuscito ad introdurre un po' questo discorso che, più e più volte, ritornerà a perseguitare le righe di questo thread.

    CITAZIONE
    Eton?

    Yup!

    CITAZIONE
    questo nome odora di classicità in modo vistoso

    Anni ed anni fa menzionai un Lord Solar "Traiano"...

    CITAZIONE
    “Si vis pacem, para bellum” vedo che è una massima che anche nel lontano futuro è rimasta attuale.

    La pace resterà sempre un bell'ideale, la guerra un fatto...

    CITAZIONE
    Panzerzug incoming…

    *Grossdeutschland intensifies*

    CITAZIONE
    Il pezzo successivo… quello del breviario, del dito lasciato come segnalibro mi ricorda i Promessi Sposi, dico bene?
    Don Abbondio forse?

    Esattamente! :D
    Ypres, per un momento, è diventato Ypressondio.

    CITAZIONE
    TERRE IRREDENTE!

    Maledetti moschini aurelici...!

    CITAZIONE
    Bella gerant alii, tu , felix Austria, nube.

    Bella gerant alii, tu, felix Rein-Regial...nube!


    CITAZIONE
    Raddrizziamo la schiena di questi pivelli con un sano istruttore prussiano della vecchia guardia!

    Von Kemlot: ma siamo sicuri che QUESTI SIGNORI siano imparentati con i Gianellen e con Armageddon...?

    CITAZIONE
    Hilda è diventata lamentosa tutto a un tratto?

    Ogni tanto lo è!

    CITAZIONE
    hilda sa cosa vuol dire pogrom?

    Yup!
    Sa che cosa vuol dire!

    CITAZIONE
    Hilda ha delle visioni!
    Hilda è una psionica!

    A wisdom that runs deeper than the roots.
    One million skins and one hundred billion eyes...and one more...
    A greenseer.


    CITAZIONE
    Purtroppo ho dovuto assentarmi ed ho scoperto quanto la realtà sia noiosa rispetto ad un universo fatto di dolore, sofferenza, guerra, bombardamenti, esplosioni planetarie, sangue, morte...

    Non può essere quel tanto male, dai! xD
    si1 xd
    CITAZIONE
    come sempre interessante, soprattutto per la mole di informazioni che ci si può trovare

    Innanzitutto grazie per trovarlo interessante!
    Circa le informazioni...è tanta roba, ogni POV aggiunge o cambia qualcosina, ma vorrei fare notare quanto tramite Hilda il mondo in cui s'ambienta la storia inizi ad avere forma e consistenza.
    E sopratutto...La Disfatta dei Kromdaìl!

    CITAZIONE
    Mi ha colpito molto la spaccatura che ha provocato il Sogno separatista: non è qualcosa di semplicemente politico, è qualcosa di più,

    Oooh, quest'osservazione mi fa molto contento ^_^
    Eh sì! Non è la solita ribellioncina di un solo mondo o di un singolo sistema. E' qualcosa di più grande, tanto da richiedere un Lord Solar per non continuare a combatterla perdendo come tanti fronti separati.
    Ed è una spaccatura, la parola è proprio quella giusta, che sta attraversando ambienti alti e bassi dell'Imperium.
    Una (porzione di) Galassia Divisa...

    CITAZIONE
    Sarebbe interessante vedere questo aspetto anche dalla parte separatista: sono davvero completamente felici della loro scelta? O è stata sofferta?

    La vedremo, la vedremo ^^
    Non temere, poi torneremo anche da loro per sentire la loro versione.

    CITAZIONE
    Del tutto normale. Sinceramente, al di là dei Primi Uomini, il mio adorato GrammarNazi Comandante è impeccabile in ogni sua forma.

    E' un signore; non trova interessante l'essere irsuto in faccia.
    E poi la gente è pure più inquietata da lui quando si lascia crescere un po' di barba -forse gli farà il pizzetto, sarà per quello- e già è lord Roose Draculesti prussiano del setting...! xD

    CITAZIONE
    Ha sangue Eldar. Dovrebbe ardere. Ed ho detto tutto.

    Beh ma qui, via Hilda, ho mostrato che sensazioni ispirino gli Alti Uomini.
    Sono sia belli che "strani". Non sai bene dove posizionarli, se nell'alieno o nel quasi-quasi umano.

    CITAZIONE
    E' davvero appagante vedere altri personaggi seguire lo stile del Magnifico ed Eccellentissimo Lord Vendas.

    Eheheh! xD

    CITAZIONE
    Il finale mi ha colpito. Hilda a quanto pare nasconde qualcosa in più, oltre alle sue indiscutibili doti amministrative.
    Comunque, un bel pezzo. E' stato persino citato Vendas, quindi, approvvo a pieni voti (d'altra parte mi piace particolarmente l'aspetto politico/amministrativo).
    P.s: Ypres ha guadagnato parecchi punti in questo aggiornamento xD

    TROLLYPRES STRIKES BACK.

    Mi fa molto piacere che questo pezzo abbia incontrato la tua approvazione ^^
    Circa Hilda, c'è più di quel che vedono gli occhi...
  3. .
    CITAZIONE
    Base Ferrvm era in pieno fermento.

    Magari sarà il mio egocentrismo che parla, eh...
    Ma ho come la sensazione d'averti in qualche modo influenzato con il mio rendere alcune "u" con la "v latina" e rendere ferro, dunque, un latinorum ferrvm xD

    CITAZIONE
    Oltre la loro scocca spigolosa si vedeva in lontananza, diversi livelli sotto, la mostruosità delle raffinerie in fiamme illuminavano a giorno il cielo tempestoso.

    Raffinerie in fiamme?!
    Che sta succedendo, qui?

    CITAZIONE
    Hermann De Gregory, alto ufficiale di Gladius, maestro istruttore presso l'alta accademia per ufficiali di Cerberus, osservava con sguardo assorto il suo vecchio, fedele compagno di guerra: il Magellan di Picche.

    Eccolo qui.
    Ti è servito talmente tanto tempo per ideare e costruire e parlarmi di questo carro armato e della sua storia che quasi mi sembra di conoscerlo.
    Il Magellan di Picche.
    Merita un colpo del Leitmotif gladiano, il corale, semi-eroico, cupo: "Gladius in Marcia".

    CITAZIONE
    Un'antica, mostruosa macchina guerra che era stata data per distrutta un'infinità di volte...riuscendo sempre a smentire sia tecnopreti che carristi.
    Si narra che addirittura fece ritorno alla base col reattore fuso, mentre altri carristi sostengono di essere riusciti a sopravvivere persino all'esplosione di una testata al plasma.
    Altri ancora, nel corso della lunga e gloriosa carriera di quel veicolo corazzato, sono riusciti a rincasare senza un cingolo.

    Non so, parti al passato e poi, in certi punti, vai al presente.
    Mmm.
    Sarebbe sbagliato.
    Non so se dartelo come errore, e quindi dirti che magari dovresti revisionare la questione, o se prenderlo come un pezzo della narrazione che fotte le regole e quindi salta da un tempo all'altro.
    Mi fa strano.

    CITAZIONE
    Dare picche...dare picche...bah, un giorno si sarebbe informato meglio al riguardo, ora aveva da pensare con malinconia al passato.

    ^Questo è De Gregory.

    CITAZIONE
    Al suo fianco, ben più contenuti nelle dimensioni e nell'armamento, attendevano maliziosi i nuovi Barbarossa.
    Veicoli portentosi a detta dei tecnopreti, derivati dal progetto di un carro da battaglia di una qualche insulsa corporazione extra-galattica.

    "Attendevano maliziosi" è bellissimo.
    E' figurativo, quasi quasi te lo ruberei.
    Quanto all'insulsa corporazione extra-galattica...non la giudicherei così velocemente nè mi azzarderei a sottovalutarla.
    Così, per consiglio.

    CITAZIONE
    Però erano belli de vedere, degni di essere parcheggiati in giardino per fare la guardia contro quelle fastidiosa bestia che ogni tanto gli sembrava di vedere.

    Occhio, rivedi la grammatica di questa frase!
    Comunque...+1 per il riferimento alla Minor-Oh Amygdala di Gladius!

    CITAZIONE
    Tornato poi ad osservare il suo vecchio e fedele compagno, ormai unico lascito di una vita spesa nel sacrificio in nome della patria, un nuovo ricordo riaffiorò dalla sua psiche martoriata.
    Un ricordo nitido, al pari dei peggiori incubi che la notte lo fustigavano, il ricordo di quello scontro lontano...

    L'effetto "blurring screen" è riuscito proprio bene.
    BRAVOH

    CITAZIONE
    Il rumore di motori, il clangore dei cingoli ed il sole alto nel cristallino cielo, davvero una bella giornata.

    Cristallino cielo invece che cielo cristallino...è sovvertire l'ordine ma sai, ci sta anche.
    Non fa un brutto effetto.
    Potrei dire che immedesima.

    CITAZIONE
    Sarebbe stata anche migliore se il governatore planetario di quel merdosissimo posto si fosse degnato di pagare i giusti tributi all'Administratum

    Approvo fortemente!
    Mi piace che tu sia riuscito a costruire tutta una scena su di una mia CHAT di un rigo e mezzo.
    Complimenti u.u

    CITAZIONE
    Tanta era la fretta di riconquistare quel postaccio che un qualche genio aveva imposto al suo reggimento di cambiare destinazione per riunirsi con un qualche comandante garoniano da due troni bucati, onde poterlo assistere nella riconquista.

    L'organizzatore era un coglione u.u
    Stupido a livello scandoloso u.u
    Licenziatelo.

    CITAZIONE
    Gli era stato detto che tra i giovani ufficiali del mondo di Garon vi era un particolare ufficiale di artiglieria troppo propenso allo sparare accidentalmente sugli alleati.

    Tsrichòv xD
    Eccolo qui, prima di scoprire le Hildusha...è lui!

    CITAZIONE
    ed in tal caso, dice il detto, chi colpisce per primo colpisce due volte

    Questa mi è piaciuta tanto!
    La citerò.

    CITAZIONE
    Spargere sangue inutilmente non era mai bello.

    Approvo la cosa.
    Molto vendaica come pensata.

    CITAZIONE
    Nella sua lunga carriera da ufficiale aveva visitato i luoghi di mezzo Imperium: la superba e ricca Altaopera di Tikelia, le tetre terra della oscura Spathian, dagli oceani perlati di Zevona fino agli aridi deserti della lontana Elysia, passando per le monumentali Tecnometropoli di Xion.

    Riguarda bene questa frase ^.^
    Però...riferimento!
    +1! :)
    Scherzi a parte, è bello quando vedo collegamenti e riferimenti fatti anche da voi, non solo da me. Offre dei legami che si possono sfruttrare e dai quali trarre cose interessanti u.u

    CITAZIONE
    Ogni uomo di Gladius era maledetto e quantopiù si allontanava dalla sua terra natia tantopiù questa gli veniva a mancare...ecco perché faceva ritorno.

    E' parte della Sindrome del Gladio.

    CITAZIONE
    Senza contare poi la promessa fatta a suo figlio.

    Riferimento! ^.^
    Adesso sembra una cosa buttata qui, senza capo ne coda...ma in verità, c'è tanto dietro e prima o poi si arriverà alle sue parti ^.^

    CITAZIONE
    una donna dalla pelle bronzea, i capelli castani ed un'uniforme da paracadutista che giunse a consolare quel fanciullo quasi orfano.

    Ci starebbe il suo motivetto musicale, qui...

    CITAZIONE
    Purtroppo non ne ricordava il volto, tuttavia era rimasta ben impressa la gratitudine per quel gesto di umanità.

    Lei, probabilmente, si ricorda tutto.
    E' un dono ed una maledizione...

    Lo scontro con l'Ent è una cosa che attendevo da tempo.
    E scorre bene, cosa che apprezzo.
    Ci sono un sacco di botti, cose come carri armati che tutto ad un tratto volano per aria e perfino il momento in cui De Gregory dice "fuck this" e decide di usare la pistola.
    In sè, quella scena è una perla.
    E' folle, esagerata ma anche comprensibile. Non è nemmeno o la va o la spacca ma direttamente andiamocene con le armi in mano.
    Ed il vecchio Ent si batte come volevo che si battesse, arrivando quasi a vincere. E non aveva cannoni o corazze, solo corteccia e tronco e pietra e rabbia.
    Ed è morto.
    Non ne vedremo mai più uno simile. Come direbbe Tar-Aranor, sono una genia in via d'estinzione.
    Però è rimasta una ghianda. Può nascere un nuovo Ent.
    Ed un giorno, un nuovo scontro...

    Al di là della grammatica da rivedere un po', mi è piaciuto tantissimo questo pezzo ed ha reso il carattere di De Gregory. Lo stesso uomo che, ricordiamolo, ha VINTO una partita a scacchi con lord Vendas, pareggiando un match.
    E' un successo epico.

    Quindi...BRAVOH!
  4. .
    LordSidious!
    Eccoti per primo a commentare questo POV!
    SUPER-COMMENTO!
    SEEEEEEH

    CITAZIONE
    Sinceramente, questa alternanza di pezzi belligeranti e pezzi "narrativi" mi piace molto

    Ne sono davvero felicissimo!
    ^.^ Dopo un credo onesto centinaio di pagine di battaglia brutale e sanguinosa, ho ritenuto che fosse giunta l'ora di fare ritorno da Hilda e proseguire con la trama aperta con l'annuncio della visita di Tar-Aranor.

    CITAZIONE
    Discutere è bellissimo?

    A quanto pare, Hilda adora l'atto della discussione civile.
    Al contempo, fa notare, queste sono use essere ridotte all'osso ed all'essenziale per risparmiare tempo ed essere più spediti nel prendere le decisioni richieste in un momento di guerra.
    Non fa suonare alcuna campanella, tutto ciò?

    CITAZIONE
    Nel senso che se si discute poi si raggiunge una decisione, spero, Over-Lady! I burocrati cianciano troppo...

    Questa frase dovrei inserirla nella trama perché vale tutto l'oro del mondo xD
    Vediamo che cosa riesco a fare, dai!
    Però mettiti nei panni di Hilda; le piace avere qualcuno con il quale parlare e discutere ma è da quando ha memoria che questo avviene con l'orologio che ticchetta.
    Vi è sempre la sottolineatura "siamo in guerra, il tempo è denaro".
    Pensa vivere quattordici anni così e poi, forse, potrai metterti nei panni della piccola Over-Lady.
    Il desiderio di discutere che ha è, forse, soltanto una maschera per dire che le piacerebbe vivere in una condizione dove si può parlare senza quell'orologio del destino che ticchetta alle tue spalle.
    Forse.
    Oppure ama soltanto parlare xD

    CITAZIONE
    Un sunto davvero interessante. Ypres mi piace come personaggio. Dà un tocco in più.

    Qui era nelle vesti del temuto Trollypres! xD

    CITAZIONE
    Lord Vendas approverebbe, suppongo.

    Sì, ma questo è un lato della personalità di Hilda che potrei dire "Von Gianellen-born" piuttosto che dovuta ad altri.
    Sono dei Primi Uomini, forse i loro ultimi chiefthaìn, ed alla base quella dei Primi Uomini è una cultura-idea-di-popolo molto...spiccia.
    Una cosa o la fai bene oppure non la fai e muori, insomma.

    CITAZIONE
    Sta donna mi sta sulle p***e a tatto proprio

    Perché stai vedendola via Hilda e Ypres, Lordsidious! ^.^
    Chissà che tu non la rivaluti quando la vedrai attraverso altri occhi e pensieri; fino ad ora sono stati due POV tesi a docciarla d'insulti.
    Che sia un condizionamento al quale vi sto sottoponendo?
    O che sia davvero quel tanto pessima?
    Lo scopriremo...

    CITAZIONE
    Dai su, devi pur cercare di capirli! Va bene che vuoi fare quella che sta in mezzo al popolo e bla bla bla, però, bisogna anche capire che un soldato deve adempiere ai propri compiti!


    Dannati pregiudizi. Dovrei avere più fede nella nostra cara "principessa".

    Ahahah, il bait-and-switch ha funzionato! ^.^

    L'intera scena, se ci pensi per un piccolo momento, può servire a ricordare a voi lettori da parte di Hilda stessa che questa genietta dell'economia e madrina del popolo...ha comunque, sempre, solo e soltanto quattordici anni.
    E' poco più di una bambina messa a fare un lavoro che risulterebbe difficile anche per un qualsiasi adulto.
    In certi momenti dimentica cose, sembrerebbe, oppure si astrae dal mondo. Forse lo fa per ridurre la pressione oppure perché è un meccanismo di difesa che ha sviluppato.
    Non lo sappiamo, lei non ce lo dice, ma bisogna considerare la sua età ed il fatto che per quanto venga detta e considerata adulta non è che lo sia davvero.
    E difatti, l'ufficiale riesce a farla desistere con che cosa?
    Solleva un punto ragionevole, da adulto ad adulta, E le fa un paio di belle moine come farebbe con la sua stessa figlia.

    CITAZIONE
    Ehm, aspetta; fammi pensare... chi mi ricorda... chi? Ah. Già. Oalis

    La massima, però, è vera :)
    Quantomeno, è vera nove volte su dieci ^.^

    CITAZIONE
    Questa frase è stata una stoccata geniale, sinceramente. Non so perché ma mi ha trasmesso proprio tutto l'orrore che prova Hilda in presenza del padre.

    Innanzitutto grazie per averla apprezzata, era un punto che volevo mettere ma che era riuscito ad eludermi altre volte ^.^
    Ti denuncia qualcosa del carattere più intimo di Hilda e credo non sia un bello spettacolo.

    CITAZIONE
    Cioè? Accettiamo anche gli ibridi ora?! E per giunta ibridi Eldar! Ma bruciat...

    Gli Elendìili di tre regni diversi parteciparono con navi, equipaggi ed eserciti alla grande e gloriosa carica per aiutare a respingere Thraka durante la III Guerra di Armageddon.
    Forse lei, questa ibrido, è figlia di una storia di una notte e via accaduta in quel momento, forse aveva qualche anno e suo padre morì per DIFENDERE quel pianeta di Armageddon che Hilda e VG tanto amano.
    Chi può saperlo?

    CITAZIONE
    Da come si evince poco dopo, la rieducazione deve essere stata molto... rapida.

    ...and they will know...there is only one Imperium and it belongs...to the loyalists...
    Questo è quello strano momento in cui realizzi che gli Space...Space-Nazis di 42K's Helghast sono alleati con gli Space Prussiani di Armageddon.
    E forse cominci a preoccuparti: ma non è che può saltargli lo sghiribizzo di volere costruire la CRANDE CERMANIA DUE...?

    CITAZIONE
    Ma questo è lo stesso Impero di cui ha parlato Malekith, quello da cui è nata la supremazia di Zevona?

    Yup!
    Hai trovato il riferimento!
    Egalsth ed i mondi suoi legati erano, un tempo, parte dell'Impero di Valayr. Ottennero l'indipendenza, pur restando per l'ottica valyro-zevonese sempre dei coloni ribelli e come dice Ypres dei gregari che non sanno agire da soli, ma un tempo erano sudditi di Valayr.
    E' una conseguenza storica ED un riferimento tutto in uno, uno dei gesti che faccio per mostrare che il passato di Boh Saga è ciclopico e...intollerabilmente affondato nel sangue ^.^
    Una parte dell'essenza di questi egalsthiri è una presa, ironia ironia, loro sulle genti di valayriani. Non si può dire siano "colpa loro" ma hanno avuto un peso nel generare le basi dalle quali è sorta la cultura dalla quale, poi, è sorta la famiglia degli auto-crati dai quali proviene Vissari.
    Ed ora marciano alla guerra.

    CITAZIONE
    Ma questo è riferito al pov di Hilda o a Boh Saga in generale?

    POV di Hilda ^.^
    Boh Saga...credimi, siamo all'inizio dell'inizio, qui :)

    CITAZIONE
    P.s: un'altra piccola domanda, ma (chiedo venia subito se mi sono perso qualche passaggio importante) l'incontro con il Re Tiranno, Tar-Aranor, c'è già stato o me lo sono perso io?

    Deve ancora avvenire, stai tranquillo ^.^
    Ma ti ricordi che Fabritiòs aveva ordinato ad Hilda di andare ad accogliere lord Konstantìn "mani lunghe" Korbìn e lord Vainsthaynar?
    Ecco, per arrivare alla Terza Porta Orientale ed organizzare loro un piccolo comitato di benvenuto Hilda deve prendere l'equivalente space teutonico del treno shinkansen giapponese e levitazione magnetica.
    Se prendesse l'equivalente dell'eurocity, arriverebbe una settimana dopo.
    Ti fa pensare quanto grande sia Hive Regial ^.^

    Grazie per il commento! ^.^
  5. .
    Crrrrr! (statica della HBO)
    Sigla!

    Capitolo IV: So much red on the first gray
    o' that day!
    Atto IV, Colonnello Rad'c
    Parte II di II



    M42.018, ultimi giorni del mese di Aprile
    Imperium dell'Uomo
    Segmentum Solar; Sub-Sector Dar-Amalasta, Sistema Stellare di Dar'Arric, Imperiale Mondo Civilizzato di Daraìcha III, Continente di Ynnor.
    Saliente di Nahort-Adannar, Alta Terza Vena del fiume Ianqur-Ionesa, Vecchia Accademia di Na-Adana Nranresa


    Il secondo esagerato sbarramento alzato dalle “Piccole Hilda” aveva, ormai da qualche minuto, ceduto il suo posto ad un feroce cannoneggiamento dal tiro diretto.
    Puntellanti il verso occidentale del Saliente di Nahort-Adannar, sparpagliate lungo un'area di almeno trenta chilometri per forse qualcosa di vicino ai tre di profondità, le esplosioni nascevano in un parto di fiamme sprizzanti in ogni dove e colonne di schegge.
    In certe occasioni, i geyser di terra spezzata s'allungavano per ben oltre quindici metri d'altezza. Al momento di fare ritorno al suolo dal quale erano stati strappati, quegli sbuffi piovigginavano in caduta con un pestare continuo.
    Il rumore dei massi che si schiantavano fragorosamente contro una distesa di tappeti fatti da sassaiole e rocce lo stavano esaurendo.
    Quando erano vicine, a meno di un chilometro dal primo lembo della spiaggia costellata di veicoli in fiamme ed irta di morti e moribondi, le esplosioni delle artiglierie navali gettavano pesanti tormente di polveri e mareggiati frammenti addosso a quanti lasciavano i propri mezzi da sbarco per guadagnare la riva.
    Si sfracellavano ad ondate su quel tentativo di stabilire una testa di ponte, falciandola quasi quanto i pigri tiri dei cannoni garoniani.
    Le acque del fiume Ianqur tremavano con forza allo scoccare delle detonazioni; proprio come se chiuse dentro una pentola battuta a colpi di vanga, s'agitavano per via del fuoco di controbatteria alzato dalle postazioni ancora integre dei separatisti.
    E poi schiumavano.
    Schiumavano con ringhi e creste di spuma gelida per gli effetti del cumulativo, pesantissimo rinculo delle artiglierie navali imperiali. Quando un ponte di cannoni faceva fuoco, Rad'c aveva la sensazione che il mondo steso intorno a lui andasse in briciole.
    Non poteva fare altro che schiacciarsi contro il suo riparo e lì, fucile alla mano ed HUD piantato sul fronte livellato delle colline fluviali, attendere che la tempesta si placasse.
    Ogni volta che lo faceva, v'erano dei minuti “liberi” nei quali le mitragliatrici tornavano ad intonare le loro litanie meccaniche e le forze imperiali scagliate in quel disastro ricominciavano la loro costosissima avanzata.
    Uomini e donne zuppi dalla testa sino ai piedi, appesantiti dagli zaini tattici e dalle armi, lasciavano i veicoli della prima e della seconda ondata sfidando gli sputi assassini delle fauci collinari.
    Erano arrivati, a ridosso della riva già piena di cadaveri e vivi in attesa d'unirsi ai morti, nuovi Hokha, nuovi Rynn-Gladii ed anche nuovi Gorgoon.
    Anime, anime per il massacro.
    Carne da cannone.
    Il colonnello Rad'c aveva visto, a riprova di quella definizione, ben tre dozzine di soldati scendere a passo di carico dai Gorgoon, i mezzi impiegati dal 2061esimo Reggimento di Nova Cadia Ocearìs, soltanto per venire cancellati in meno di un'istante dalle schegge di una serie di scoppi d'artiglieria navale caduti troppo maldestramente vicini.
    Gli era venuto l'istinto di sbattere le palpebre e chiedersi, con tutta l'onestà possibile in quella maledetta e disgustosa grande galassia, se non avesse appena sofferto di un serio attacco di traveggole.
    Era rimasto impalato lì dov'era, addossato al riparo anti-carro assieme a Iaken e Krevr'n e Derren e J. Anthar, ad osservare impotente e senza parole sulle labbra quel cumulativo centinaio di anime svanire in una mareggiata di frantumi umani e palate di terra annerita e spazzata via dalle bombe.
    Qualche loro residuo, appiccicoso e caldo, gli era piovuto addosso. Non ne aveva potuto sentire l'odore, gli era stato insegnato che il naso non mentiva mai quando si trattava di questioni disgustose, ma aveva percepito l'impatto con fin troppa chiarezza.
    Il resto di quello che forse era stato l'occhio di un uomo gli si era incollato sul visore, spiaccicandosi con tutta la grazia che una cosa simile poteva avere.
    Di suo, aveva udito soltanto un tonfo melmoso seguito dal rimanere a fissare, fermo e basito, una pupilla ancora avvolta da un pezzo di palpebre rimasta aperta. Un'iride contratta nel fulmine del dolore tesa a guardarlo con fare schiantato, forse addirittura accusatorio.
    Poi, qualche istante dopo l'impatto, l'organo oculare era autonomamente colato giù dal visore e s'era perso tra i tocchi ed i rintocchi della marea fluviale.
    Per alcuni minuti, o forse qualche decina di secondi, il colonnello del 5614esimo Reggimento d'Assalto proveniente dal mondo di Egalsth-in-Pacificus s'era sentito sordo e muto.
    Ogni istanza di vita, di suono e di parola, era svanita dal suo mondo.
    Andata.
    Perduta per sempre.
    Quegli scoppi d'artiglieria caduta troppo vicina non erano stati un'accidentale fuoco amico come invece era stato ed era ancora per tutta quell'infinita artiglieria in mano al contingente garoniano.
    Che un fulmine prendesse quella maledetta biondina! Dannata principessa d'Armageddon, bionda e fine e cortese come una bambolina, che regalava l'artiglieria lancia-razzi ai folli!
    Chi le aveva messo quell'idea in testa?!
    Le granate navali colpevoli di quell'indesiderata strage erano cadute corte, più del dovuto, e le loro esplosioni avevano cancellato tutti quegli uomini per via di un semplice effetto collaterale.
    Qualcosa d'indesiderato e, sopratutto, assolutamente marginale.
    Una conseguenza imprevista e nemmeno così importante da meritare per davvero qualche pensiero. La sua mente s'era bloccata su quella riflessione, lasciandolo a chiedersi quando tempo doveva ancora trascorrere prima che la morte venisse anche per lui.
    Allorché il suo udito aveva fatto ritorno, il colonnello aveva chiamato a squarciagola un qualsiasi, dannatissimo operatore Vox. Non poteva essere possibile che non ve ne fosse nemmeno uno ancora vivo! Il Sogno non poteva averli uccisi tutti!
    Non poteva stare diventando per davvero quel tanto bravo e professionale, per l'Imperatore che regnava che Sacra Terra!
    Non poteva, non poteva e non poteva! Non sarebbe stato naturale, dannazione!
    Quei cecchini dal tiro sempre mortale non erano appartenenti all'Esercito Continentale di Ynnor; per quanto capace e combattivo, era lungi dall'avere la professionalità richiesta per schierare individui addestrati tanto bene e con una simile cognizione tattica.
    Dovevano per forza essere soldati militanti dentro il Battaglione di Mar'anvar. Quei maledetti traditori! Cani, cani randagi che si muovevano di guerra in guerra!
    Soltanto il Sogno di Von Strab poteva accettare simile feccia criminale tra le proprie fila, secondo Rad'c. Un onesto signore dell'Imperium, timorato di qualsiasi forma di credo religioso egli avesse cara, non si sarebbe mai abbassato ad arruolare simili mostri.
    Con un ritmo martellante, uno che incalzava con ticchettante ferocia gli animi e non dava alcun riposo all'udito già frastornato dagli assaltatori e degli assediati dalla posizione avvantaggiata, le fortificazioni costiere possedute dai Separatisti venivano raggiunte da sibili bruti e devastanti.
    Schiocchi fulminei, sempre preceduti dal rullare di un grande tuono, che in volo apparivano neri più di quella notte stessa.
    E gli uomini e le donne dei reparti scagliati senza complimenti in quel suicidio di massa, lì a morire per due ordini e quattro sassi inutili, ad ogni fischio che prorompeva dal buio diretto verso un altro punto del buio scattavano in fiotti di imprecazioni.
    E bestemmiavano.
    Il Ministrorum non sarebbe stato contento di loro, aveva pensato Rad'c. Proprio per niente.
    Per quanto gliene fregava in quel momento, il Ministrorum poteva andare a farsi fottere...anzi, poteva tornare a fottersi a sangue i poveri e bianchi chierichetti delle basiliche e delle cattedrali.
    Porci.
    Quei preti che aveva visto e scannato a colpi di baionetta e calcio del fucile laser non erano stati nient'altro che dei porci. Aveva fatto bene ad ucciderli e Iaken, come sempre il migliore tra tutti gli amici, l'aveva aiutato a liberarsi dei corpi.
    I preti cantavano le lodi a chi andava a morire per l'Imperatore-Dio, il Signore della Terra, ma chissà come chi intonava quei salmi non era chi faceva il lavoro duro. Non erano mai i preti-guerrieri a glorificare lo scontro; quel ruolo toccava, stranamente, ai predi predicatori.
    E loro un campo di battaglia non l'avevano mai visto nemmeno con il cannocchiale binato magnoculare.
    Avrebbero raccontato ai fedeli a messa, in combutta con tutti i giornali ed i bollettini di guerra, che il prode e coraggioso lord Oalìs aveva sferrato un ardimentoso attacco notturno contro le postazioni del separatistico Sogno di Von Strab.
    Avrebbero idolatrato i morti, recitando vecchie linee usate ed usurate. Come facevano quelle frasi fatte, poi?
    Forse le ricordava.
    Ci pensò per un momento, durante il quale la spiaggia fu scossa dalla caduta di qualche granata pesante, e poi tra le urla rievocò quel fiume di chiacchiere futili, trite e ritrite: “Un altro soldato a rapporto innanzi ai Suoi Dorati Cancelli dell'Eternità, o grande San Rogal Dorn luminoso custode della Sacra Terra dimora del nostro signore l'Imperatore!
    Ho svolto il mio dovere giù all'inferno per l'immortale sovrano e per la nazione e per la patria...ed ora la mia guardia è finita!
    Sono gloriosamente caduto in azione andando, una volta ancora, alla breccia con i miei carissimi commilitoni; alla breccia io ci sono andato per vincer l'ardua battaglia oppure occludere il varco con il mio corpo e quello dei miei compagni tutti!
    Quali sono i vostri comandi, San Rogal Dorn?
    Un altro soldato a rapporto!”

    Rad'c poteva vedere tutti loro, i suoi carissimi commilitoni e compagni di reggimenti e mondi diversi, schiacciarsi a terra, le mani premute contro l'elmetto per non perderlo, urlando a gola secca tra le raffiche delle mitragliatrici e gli scoppi.
    Spiaccicati al suolo, piegati dalle granate, come degli scarafaggi. Eccoli i soldati che stavano per andare a rapporto da San Rogal Dorn!
    Urla e granate; le due cose assieme alzavano un coro d'incomprensibile schifo.
    Sia i suoi soldati che i loro alleati cercavano di farsi scudo con il granito di quella terra infame, quasi lo stesso fosse capace o disposto ad aprirsi per inglobarli in sé.
    Non c'era una storia elysiana in merito ad una cosa simile? L'aveva udita raccontata da qualche parte ma non riusciva a ricordare con esattezza quando era stato.
    Una certa Daphne o qualcosa del genere.
    Quando aveva sentito quella storia? Proprio non riusciva a ricordarlo.
    O forse era un mito trikeliano?
    No, no: era elysiano, non trikeliano. Elysiano.
    Decisamente elysiano.
    Sotto il ventre dell'oscurità, già attraversato da moltitudini di strisce di missili e le loro venature di scarico tanto incandescenti da far sorgere la sete solo a guardarle, le bombe delle navi sfrecciavano con un frastuono supersonico.
    I loro tonfi, gli impatti di un grande numero di pesanti calibri Basilisk inastati come tante baionette sui tre ponti di una flottiglia scura e vendicativa apparsa come una mandria di creature epiche e fumanti le ire recanti tanta strage, scaricavano se stessi contro il granito.
    Ad ogni scoppio, ad ogni singola esplosione, Rad'c batteva i denti.
    S'era morso la lingua tre volte dall'inizio di quel cannoneggiamento ed aveva l'impressione che ben presto avrebbe toccato la quarta e la quinta. Rossi ed arancioni e gialli, così caldi da strinargli la pelle anche al di sotto dell'uniforme fradicia e dell'armatura anti-schegge, gli scoppi delle granate erano come i cazzotti che un pugile vibrava al sacco d'allenamento.
    Un botto seguiva subito lo sparire veloce di un'esplosione ad esso anteriore, giunto a succedere una detonazione precedente.
    Quando era iniziato quel cannoneggiamento?
    Dieci minuti prima?
    Quindici?
    Forse addirittura venti.
    Con l'ausilio di un magnocular-cannocchiale binato, una dotazione da Alto Ufficiale della più grande agenzie auto-promotrice di pompe funebri dell'intero Imperium, il colonnello Rad'c era stato in grado di scorgere l'arrivo a duecento metri dalla riva di un fumoso schieramento di quindici Ferrvm-Vestae, tutte di stampo Kar-Halmatikano.
    Per un lunghissimo momento aveva temuto, quasi sentendosi le dita della Straniera Morte già pronte a posarsi sulle sue spalle, che quelli fossero vascelli appartenenti all'ostinata 65esima Divisione del Separatista Esercito Continentale di Ynnor.
    Le navi del 631esimo Corpo Reggimentale di Dalla-Sìmberaì.
    Se lo fossero state, se il suo timore si fosse rivelato autentico, la loro presenza avrebbe significato che l'Esercito Continentale di Ynnor era riuscito a forzare il blocco sul Grande Delta di Yaha-Ianqùr e dunque a portare un'intera squadra da guerra in risalita per lo 'Ionesa, fino alla confusionaria confluenza dell'Alta Terza Via.
    Il suo timore s'era rivelato essere soltanto una bruta, nera paura da soldato di fanteria che si considerava ormai già spacciato.
    Quelle navi, quelle quindici bellissime navi a doppio ponte d'artiglieria e scafo in piastre di blindatissimo tarmnasthalloungthenn, battevano le insegne di Kar-Helmetik di Cyrelhulkana Landentes Regal Regio del Mondo di Armageddon-in Solar.
    Erano alleate.
    Navi amiche.
    Navi alleate!
    Il timore di una qualche falsa bandiera, un modus operandi che Rad'c aveva scoperto non essere del tutto estraneo alle capacità logistiche del Sogno di Von Strab, era svanito allorché le Ferrvm-Vestae avevano incominciato a dispiegare un robusto sbarramento d'artiglieria sulle postazioni trincerate più robuste ed attive in mano al Sogno di Von Strab.
    La sua mente, preoccupata per l'orribile stato dello sbarco e la salute di tutti i soldati sottoposti al suo diretto comando, aveva immediatamente cominciato ad elaborare quell'apparizione ed il conseguente cannoneggiamento costiero: le forze di Kar-Helmetik, per quanto ne sapeva lui, non erano anzitempo state sottoposte al comando del Lord Generale Oalìs.
    Erano direttamente preposte ad eseguire gli ordini del Primo Signore Militante, il dannatissimo lord Arer della Casa di Vendas.
    La serpe di Castel Anthrax aveva finalmente scoperto ciò che il Lord Generale Oalìs aveva combinato, dunque?
    L'arrivo di quelle navi voleva dire ciò?
    Quando erano state lanciate in azione? La flottiglia dei mezzi da sbarco era stata lanciata all'attacco un'ora intera prima di quel momento e nel tempo precedente, già segnato dagli scontri che il colonnello sapeva stavano interessando il resto del fronte della Breccia, qualcuno poteva avere fatto una soffiata informatrice al Primo Signore Militante...
    Per un momento Rad'c se l'era augurato.
    Quando finalmente aveva compreso che si trattava di bastimenti amici, da alcuni minuti vigorosamente intenti a battere la costa dell'ansa nord dell'Alta Terza Via, in cuor suo aveva sperato che quel dannatissimo Primo Signore Militante avesse colto vento della follia del macellaio altavistianico e deciso di salvare la situazione con una manovra diversiva.
    In quel momento, l'attimo che aveva visto rovesciarsi almeno un po' l'enorme disparità posseduta verso le forze intente a respingere gli sbarchi, lui s'era detto che avrebbe volentieri pagato con la propria vita non una ma ben tre volte per vedere quello stronzo di lord Oalìs venire inchiodato di faccia contro un ceppo ligneo.
    Sarebbe morto pur di vederlo lasciato in attesa della gentile carezza portata dalla spada del Primo Signore Militante.
    Se quella era la verità, s'era detto in un pensiero a denti stretti sussurrato mentre una granata apriva in due la folla di una squadra di soldati del suo reggimento, se davvero lord Arer Vendas era stato informato ed aveva preso le redini della situazione...allora c'era una chance che lo sbarco si risolvesse in una buona operazione di ripiegamento!
    Forse vi era una possibilità di salvare i suoi uomini!
    Dopotutto, avanzare era quasi impossibile.
    Erano trascorsi minuti dall'arrivo delle navi e quella speranza non s'era ancora avverata.
    Guardandosi attorno, il colonnello Rad'c vide folle di soldati infreddoliti e lenti che cercavano di guadagnare metri a dispetto del fumo e delle mitragliatrici.
    Il bombardamento infuriava.
    Da parte e parte venivano scambiate grandi quantità di proiettili d'artiglieria. Come tanti scambi di diretti tra due pugili, s'intersecavano veloci come il vento sopra alla spiaggia.
    I vascelli provavano a coprire l'avanzata di quel che restava dell'avanguardia e delle forze in arrivo appartenenti alla seconda ondata ma, ad aperto dispetto di tutta l'immane quantità d'artiglieria caduta sulla costa occidentale dello Ianqur-Ionesa, le difese del Sogno erano ancora forti e battevano serrate le quindici avversarie apparse dalla nebbia.
    Sulle acque del fiume lampeggiavano gli schianti tra le bombe delle batterie separatiste e le opposizioni fisico-energetiche delle Void Aegidae attivate a difesa dei vascelli. Rad'c si sentiva tutti i peli del suo corpo ritti per la statica emessa dalle cupola energetiche.
    Nelle narici aveva l'odore dell'ozono e dell'aria ionizzata.
    Uno schianto ancora più tremendo dei precedenti lo schiacciò di petto contro l'ostacolo anti-carro. Boccheggiando l'ufficiale si volse una volta ancora alle navi, in movimento diagonale per ottenere delle buone postazioni dalle quali assestare i propri tiri, e vide che una tra le più centrali era stata colpita sulla sezione più meridionale del secondo castello di poppa.
    Si portò il cannocchiale binato magnoculare agli occhi; il cursore del tecno-artefatto dardeggiò nel buio e nella penombra incendiata. Trovò la nave e vi si posò sopra, osservando uno squarcio ampio almeno sette metri dal quale usciva un fiume di fumo.
    Le pareti slabbrate del varco erano incandescenti, quasi giallognole. Gocce e rivoli di metallo fuso colavano sul ponte inferiore, quello esposto dall'alto, e poi dentro alle acque dello 'Ionesa.
    Il vascello colpito, ai suoi occhi quasi illeso da quel colpo per un momento balenato tra le tenebre come una lancia di luce cerulea, rispose al fuoco con mezzo ponte d'artiglieria che all'unisono esplose una raffica dai grandi cannoni automatici da 220 millimetri.
    Tre di quei colpi caddero a ridosso d'uno dei rilievi più vicini alla spiaggia. Schiacciandosi contro l'ostacolo anti-carro adottato come riparo, Rad'c si morse la lingua.
    Maledetti fossero gli artiglieri dai tiri corti!
    La cresta presta a bersaglio dalle granate pigre si frantumò con una catena di schianti terribili ad udirsi, sprizzando nell'aria, in una frazione d'istante, almeno tre volte ben più di dieci metri di roccia granitica. Il boato di quello scoppio, il crollo di una classe di giganti di pietra, sconvolse il corpo del colonnello trasmettendogli una ridda di brividi dolorosi.
    «A che cazzo stanno sparando, adesso?!» Urlò l'ufficiale egalsthiro quasi sbattendo i pugni contro le sbarre metalliche dell'ostacolo.
    Che razza di tiri erano quelli?! Il loro alzo, notò ignorando la risposta urlata dai soldati a lui vicini, stava andando in salita.
    Verso il cielo.
    Un'altra granata si schiantò contro il fianco di un rilievo, questa volta lievemente più voluminoso del precedente, e deflagrò in una bolla di calore e fulmini di plasma. Il bunker vicino a quella cresta, vide Rad'c dopo avere atteso alcuni secondi prima d'osservare, s'era sciolto al pari di una candela esaurita.
    Vicino alla struttura liquefatta poteva scorgere le cupole di due carri armati Oversaahr di Zabalth-in-Yusikaì che, a loro volta prede della liquefazione da eccessivo calore, andavano sciogliendosi.
    Scomparivano in rivoli di metallo e colonne di fumo.
    Poi due ulteriori granate al plasma piovvero contro quella stessa fortificazione, annientando altri cinquanta metri di terra al granito in una duplice detonazione a bolla incandescente. Rad'c percepì la folata di calore raggiungerlo, spazzando l'intera spiaggia, e perfino dei fili di fumo alzarsi dalla sua uniforme.
    La sensazione d'essere fradicio s'era molto diminuita in quel secondo.
    Il calore, invece, era avvampato per tre istanti e già lo HUD del suo elmetto stava avvisandolo che andava in discesa.
    Tornava alle minime stagionali previste dalla Marina per il continente di Ynnor.
    Da una delle creste baluginarono tre ruggiti di fuoco e subito, come fosse una cosa sola con i suoi uomini, il colonnello Rad'c si piegò il più basso possibile. In sottofondo udì il commissario Iaken urlare degli insulti alle truppe separatiste.
    La voce dell'ufficiale politico fu sommersa dal boato, caduto lontano ma rumoroso come se vicino, prodotto dalle granate all'attacco dello scoppio.
    «Ci stanno massacrando!»
    Chi aveva parlato?!
    Chi cazzo aveva parlato?!
    «Stai zitto, piscia-sotto!» ruggì una voce vecchia e familiare. Era quella, rammentò Rad'c, del sergente veterano Krevr'n. Lui di battaglie ne aveva viste tantissime.
    Forse fin troppe.
    «Sarge, qui moriamo e basta!» urlò ancora la stessa voce di pochi secondi prima, quella che aveva osservato l'ovvio estraibile dalla situazione corrente.
    Era il soldato semplice Kod'k.
    Mossa la testa nella sua direzione, Rad'c lo vide accucciato a terra.
    Non poteva indovinare che cosa egli stesse provando né misurare le emozioni sul suo volto, coperto dall'elmetto integrale, ma dal tono di voce comprendeva che era un ammasso di terrore e nervi distrutti.
    Non poteva biasimarlo.
    Se avesse potuto, anche lui si sarebbe lasciato andare al panico. Non v'era via d'uscita da quello scenario di macelleria!
    Non per la prima ondata, certamente!
    Kote'k e Derren, altri due semplici soldati di quel 5614esimo Reggimento spedito al macello per la fretta di un bastardo altolocato, Rad'c li vide che cercavano, con gesti ora pesanti ed ora nervosamente veloci, di armare un lancia-razzi da spalla con una testata dirompente.
    Dov'erano finiti quei tre Tubi Rad-Detonanti?! Servivano ad aprire una breccia nei muraglioni spinati alzati dai separatisti in prossimità dei punti di passaggio tra le colline.
    I due soldati esplosero il loro razzo e Rad'c lo perse di vista. Ne udì l'esplosione, lontana ed alle sue orecchie quasi dolcemente soffusa, con gli occhi però spalancati e piantati sull'oggetto delle ultime tre raffiche d'artiglieria alzate dalle Ferrvm-Vestae di Kar-Helmetik.
    Gli scoppi delle granate, impattate contro una Void Aegidae dorata, avevano spazzato via una copertura di nuvole rivelando la mostruosità nemica in tutta la sua forma.
    Adesso sì che ci servirebbero quelle Piccole Hilda!
    Era una stazione aeronavale da combattimento quella che la squadra navale di Armageddon aveva assunto a nuovo bersaglio prioritario. Una piramide gradinata che lo HUD del suo elmetto gli disse essere ampia ottocento metri al livello più ampio.
    Dai bordi dei primi tre livelli si estendevano un grande numero di cerchi aero-glottici sprizzanti tormente di lampi cerulei. Erano sostenuti da altrettanti bracci metallici, sorretti via enormi intelaiature ai bordi rispettivamente superiori ed inferiori, e la loro struttura scheletrica appariva luminosa per i lampi che si susseguivano incessanti e nervosi.
    Portato il cannocchiale binato all'altezza degli occhi, laddove si connetteva per tecno-magia minus-filamentae allo HUD dell'elmetto, il colonnello Rad'c vide che quella era l'avanguardia di una ben più ampia formazione.
    Una flottiglia, così lui l'avrebbe potuta chiamare.
    Una flottiglia di aeronavi.
    «Da dove cazzo sbucano fuori quelle?!» urlò il kasrkin novacadiano soldato semplice J. Anthar stringendo il suo inutile fucile laser Folgore AMPV7 Kantrael Pattern con caricatore a zainetto tra le mani inguantate. La sua voce stillava terrore.
    Non era un buon segno.
    «Ffram Vaana» borbottò il commissario Iaken in un sospiro a malapena percettibile. «Che bella cosa quando i volontari del mondo-forgia di Zabalth-in-Yusikaì vengono da te, piccolo e scalcagnato separatista, con l'uniforme ed i carri armati e...e pure le fottutissime aeronavi da combattimento atmosferico.»
    «Sono proprio dei signori questi volontari!» Scherzò il colonnello Rad'c, deciso ad ignorare il fuoco delle mitragliatrici separatiste ancora intente a martellare le zone da sbarco. «Hanno una cortesia d'altri tempi. Si portano le armi pesanti!»
    Il cielo fu invaso da una tormenta di fuoco. Nembi di fuoco, il risultato tra le Void Aegidae delle Ffram Vaana che facevano contatto tra di loro e la conseguenza degli schianti esplosivi delle granate navali esplose dalla flottiglia alleata, si propagarono per almeno due chilometri nel cielo ammantando la notte con una sanguigna ed incandescente luce diurna.
    Rad'c si schermò il viso, semi-accecato dall'intensità delle fiamme.
    Un rullare di cingoli pesanti chiamò la sua attenzione e lo portò a voltarsi; un veicolo da sbarco Hokha in volo catturò la sua attenzione, portandolo a seguirlo con gli occhi.
    Strappato alle acque da uno scoppio violentissimo, il mezzo da sbarco gli passò ad almeno cinquanta metri dalla testa, roteando alla stregua di una trottola per bambini lanciata con forza eccessiva.
    No, si disse lui sbattendo le palpebre.
    Non era normale.
    Non era affatto normale che un cassone da sbarco lungo quarantacinque metri e largo sette volasse nel cielo perché propulso dall'onda d'urto di un'esplosione.
    Non era dannatamente normale.
    Lo Hokha si schiantò di fianco contro una schiera d'ostacoli anti-carro, sbaragliandogli in un caotico rovesciarsi di metallo e dilaniarsi di fiancate.
    Lo scontro tra le due cose fu talmente rumoroso e brutto che gli venne da tapparsi le orecchie con i palmi delle mani.
    Si schiacciò il tessuto dei guanti contro la corazza dell'elmetto e per un lungo istante si sentì incredibilmente ed intollerabilmente stupido.
    Dalle Ferrvm-Vestate scaturirono altre cinque raffiche di cannoni automatici; le loro granate, vide Rad'c in un guizzo da torcicollo, sibilarono fuori da obici alzati quasi sino ai limiti degli scudi tattici e, salva di dardi mortali, si schiantarono con estrema ed ululante violenza sulla più vicina tra tutte le aeronavi Ffram Vaana emerse dalle tenebre.
    Gli scoppi s'estesero per dozzine di metri a ridosso degli scudi energetici, quei Void Aegidae che frustavano l'aria con guizzi di fulmini di scarico e la portavano a vibrare ondulata in loro presenza. Funghi di fuoco, l'aria incendiata dovuta ai fiori di fuoco, che gettavano bagliori lucenti sulle coperture opalescenti dei campi di forza innescanti l'un con l'altro un torrente di continue fiamme.
    Rad'c si sentiva un verme indifeso.
    Come migliaia d'altri fanti buttati all'attacco di delle fortificazioni che sin dal primo minuto erano state pronte ad accoglierli, non aveva niente in suo possesso capace d'arrecare un qualche danno alle nove aeronavi Ffram Vaana sbucate fuori dalle nuvole notturne.
    Niente.
    Qual'era la sua arma? Uno stramaledetto fucile laser, uno stramaledetto Egalsth Zytashka-Sthala Las-Carabine Pattern.
    Contro quelle cose, opposto ad una flottiglia di aeronavi in scontro aperto e senza valvole chiuse con una squadra navali di Ferrvm-Vestae a doppio ponte e duplice castello corazzato costruite e varate in Kar-Helmetik d'Armageddon, non valeva un cazzo.
    Non ci poteva fare niente con quell'arnese! Era una fottuta torcia elettrica in confronto alle artiglierie dei due giganti, l'aereo ed il marino, intenti a scambiarsi cazzotti sul viso!
    «Se non ci stacchiamo da qui saremo un banchetto per corvi, colonnello!»
    «Anghelian!» Era il capitano-maggiore del 35esimo Battaglione, 105esimo Reggimento del Corpo dei Marines del mondo-fortezza di Gladius.
    Anghelian.
    Il tizio che minuti e minuti prima, gli aveva evitato d'incontrare il Creatore dei Valayra Zevoni spingendolo a terra prima di una raffica di mitragliatrice.
    «Eh!» sbuffò l'ufficiale gladiano. «Colonnello, qui ha lei il comando! Dobbiamo muoverci oppure ci resteremo secchi come statue!»
    Aveva ragione.
    Aveva dannatamente ragione.
    Il veicolo Rynn-Gladii del capitano Patterson, appartenente alla stessa unità del capitano-maggiore Anghelian, trottò in avvicinamento tra due aloni di polvere di granito sbriciolato.
    Il mitragliere in torretta, una sigaretta tra le labbra in sprezzo del fuoco automatico di controbatteria alzato dai separatisti, stava sgranando centinaia di calibri all'uranio impoverito su qualsiasi cosa fosse visibile, anche soltanto per un secondo, tra le linee dei Sognatori Separatisti.
    Dalla camera d'espulsione della mitragliatrice, quella che brandeggiava era una Draken dall'azzannata furibonda e velocissima, scaturivano torrenti di bronzee cartucce vuote.
    Tutte quante, sapeva il colonnello Rad'c, erano segnate a stampo laser con il simbolo che avvisava chi le doveva maneggiare del pericolo della radioattività.
    Le precauzioni non erano mai troppe in quegli ambiti.
    La mitragliatrice continuava a sputare devastazione sulle linee costiere dei separatisti, tartassandole con sbuffi di pietra polverizzata alti anche quaranta centimetri.
    Dio mi è testimone, pensò Rad'c lasciando il proprio riparo, IO AMO QUEL SUONO!
    Non stava mentendo a se stesso.
    I dreamis cercavano di catturare il maggior numero possibile di Draken per impiegarle contro il fronte imperiale, che ne impiegava grandi numeri, ed era per ciò che i serventi alle brandeggiabili Draken venivano istruiti a sabotare le proprie armi nel qual caso l'essere catturati fosse inevitabile.
    Avevano uno speciale permesso da parte dell'Adeptus Mechanicum del Pianeta Rosso.
    Subito dopo l'averle distrutte in modo tale che non fosse assolutamente possibile ripararle e rimetterle in servizio, era consigliato loro d'uccidersi se la fuga non era assolutamente possibile.
    I separatisti, a chi impiegava le Draken, prima usavano accecarli con delle pinze roventi e poi li uccidevano, lasciandoli ai corvi ed al nemico come monito a chiunque usasse quelle seghe elettriche portatrici di morte per avvelenamento da radiazioni.
    Un paio di volte Rad'c aveva visto i cadaveri dei serventi delle Draken, con ficcati dentro le orbite vuote dei bossoli vuoti.
    In risposta, le truppe dell'Imperium erano solite impiegare le bombe ad alto-fuoco e le granate armate con i gas letali ed i fumi asfissianti.
    Occhio per occhio.
    Il rullare dei cingoli crebbe e, semi-accecato da un colpo di fanali, Rad'c vide che si trovava sulla traiettoria di un mezzo corazzato della IV Brigata del 643esimo Reggimento Corazzato di Segma Solar Tantalusa.
    Un pesante Macharius-Indhira bardato di corazza reattiva, con i due binati cannoni a tiro lungo che fumavano a dimostrazione di una mezza dozzina di colpi già esplosi.
    Una bestia mitologica, corazzatissima, fradicia e freschissima di sbarco da uno Hokha del 645esimo stava venendogli addosso.
    Oh mio Rogal Dorn...porca put...!
    Si scansò a lato, travolto da uno sbuffo d'acqua gelida e sangue di soldati falcidiati da una stringa di calibri di mitragliatrici, e vide che dietro al veicolo v'era un plotone di incursori in divisa da fatica, ragnatela tattica ed armatura anti-schegge.
    Fece loro cenno di mettersi al riparo, quasi urlando. Il suo HUD si focalizzò sugli stemmi che recavano all'altezza degli spallacci, 920-SST, e per un momento fu contento dell'arrivo di degli alleati.
    La sua felicità durò poco.
    Erano stati spediti nel tritacarne.
    Se non altro, quelli del Genio Munitoriale stavano per davvero aprendo dei varchi per i mezzi corazzati!
    Uno degli incursori di Segma Solar Tantalusa, vide Rad'c, aveva un apparato vox da schiena.
    «Tu!» urlò lui, accecato ed assordato dallo scoppiare di un lampo verdastro e screziato d'oro alle sue spalle. Incespicò in avanti, quasi cadendo addosso ad un cadavere novacadiano, e chiamò una volta ancora l'operatore vox a sé.
    Quel lampo, pensò una parte della sua mente, doveva essere esploso da qualche parte sulle colline mantenute dal Sogno. Forse aveva fatto fuori un bel numero di quei bastardi dannati.
    C'erano dei tonfi metallici, al di sotto dei cingoli dei mezzi in fase di sbarco e degli stivali delle fanterie gettate nel tritacarne, che lo inquietavano.
    Stavano crescendo.
    Non dirmi che...
    «Tu!» urlò per la terza volta, rivolto all'operatore vox dalla mimetica tattica verde e nera. «Tu, vieni qui! Per l'Imperatore, porta il culo qui! Mi serve il tuo vox!»
    Il voxonista notò i suoi ordini e fece per raggiungerlo.
    In quello stesso istante, qualcuno dei suoi compagni innescò una mina a strappo. Trentuno geyser di roccia sbriciolata, acqua semi-vaporizzata e membra umane s'innalzarono con uno schiocco metallico che gli proiettò in mente la brutta immagine di una trappola per topi.
    Le ferrvm-vestae esplosero una nuova raffica, anche questa rivolta alle aeronavi Ffram Vaana apparse a dominare il cielo della riva occidentale dello Ianqur-Ionesa, ed il loro cumulativo boato lo riscosse dal torpore nel quale era caduto.
    Si rialzò, scorgendo subito alcuni superstiti della colonna di fanteria discesa alle spalle del Macharius, e gridò perché dei medici si precipitassero da loro.
    V'era qualcuno in grado di rispondergli?
    I tonfi aumentavano.
    Stavano facendosi più vicini.
    Prima di cominciare aveva udito un rumore simile allo schiocco di una frusta elettrica e poi era stato sommerso da un bagliore bellissimo, verde e dorato, che per l'aveva forzato a chinarsi.
    Ve ne fu un secondo in quello stesso istante, seguito da un terzo e poi da un quarto.
    Ma adesso cominciava ad udire anche degli altri tonfi, precedenti a giudicare dalla loro andatura quelli apparsi con il primo bagliore ed i suoi compagni.
    No, no...
    Dimmi che non li hanno sbarcati...

    Il Rynn-Gladii del capitano Patterson s'arrestò davanti ai feriti del 920esimo Reggimento di Segma Solar Tantalusa, offrendo il proprio corpo come scudo, e la sua mitragliatrice Draken riprese a tuonare in direzione delle colline.
    Stando basso, Rad'c si precipitò dai compagni di un mondo diverso che erano stati travolti dalle detonazioni delle mine a strappo. Molti di loro giacevano tra cadaveri di novacadiani, egalsthiri e marines presenti in zona quando gli ordini erano esplosi oppure morti durante le prime fasi.
    V'erano due Hokha del suo reggimento, vide Rad'c, che ardevano come pire funebri.
    Quanti morti?
    Quanti erano morti dentro quei mezzi?
    Quanti?
    Schiacciatosi a terra, allungò la mano destra verso il più vicino ferito di Segma-Solar. Era scioccato e sdraiato sulla schiena, un moncone al posto del braccio destro. La mano sinistra tremava.
    Gliela strinse.
    Non lo conosceva e non l'aveva mai visto prima di quel momento.
    Si chinò su di lui per coprirlo da una raffica di mitragliatrice e poi sentì una ridda di polveri di pietra polverizzata ed irta di sassolini schiaffeggiargli la schiena. Una coppia di veicoli, un Rynn-Gladii ed un chimera entrambi appartenenti al 643esimo Reggimento Corazzato di Segma Solar Tantalusa, scesero da un mezzo da sbarco Gorgoon a motori ruggenti e gli passarono vicini.
    Dietro di loro correvano altri fanti.
    «Sparpagliatevi!» sentì urlare dal sergente Krevr'n. «Non dategli un bersaglio, maledizione! Sparpagliatevi, bastardi!»
    Fischi in caduta, un gran numero, portarono Rad'c a chinarsi ancora sul corpo del segma-solarino rimasto mutilato per coprirlo. Lo sentiva urlare per il dolore e vedeva i suoi occhi, dal taglio stretto e per lui più che strano, spalancati e vitrei.
    «Resta cosciente, soldato!» gli urlò, chiamando con un gesto dei rinforzi sulla sua posizione. Dov'erano finite quelle dannatissime Hospitalliere?
    Si volse, in cerca delle Sorelle del Medicae, e ne vide tre.
    Erano accasciate a terra, riconoscibili solo per quel che rimaneva dei loro tattici vestiti talari.
    I loro corpi erano neri come la pece, gocciolavano icori d'ustione ed erano addossate alle pietre ed agli ostacoli anti-carro distrutti.
    Giacevano immobili.
    Rad'c sentì l'istinto di vomitare tornare a mordergli lo stomaco, già contratto per il rigurgito precedente, e poi avvertì una fitta d'ira.
    Si caricò il soldato ferito in spalla e lasciò quella distesa di cadaveri, proseguendo verso il cratere del primario trikeliano. Sentì dei calibri di mitragliatrice e dei bossoli di fucile automatico, spruzzati di bagliori laser, esplodergli attorno.
    Si rese conto d'essere arrivato solo quando le parole del medico, annebbiate e difficili da comprendere, gli fulminarono le orecchie con il loro tono da professore severo.
    «Colonnello, glielo ripeto: non faccia il barelliere e vada a combattere!»
    Ah, dunque era quello ciò che il medico andava dicendo?
    «S-si...» fu il suo iniziale mormorio di risposta, distratto dall'avvistamento della lady-commissaria Eilyyn e di uno dei suoi allievi cadetti commissari.
    Eyyryk, il ragazzo proveniente dal congelato mondo di Is. Stava sparando con una brandeggiabile strappata a qualche carro armato andato a puttane, urlando oscenità rivolte ai soldati del Sogno.
    «Si?! È tutto quello che ha da dire, colonnello?! Phrankòs!» sbottò il medico, trascinando a se il segma-solarino mutilo di un braccio. «A questo nuovo disgraziato ci penserò io...lei vada a combattere, dannazione! Si muova, colonnello! Su, su! Scattare!»
    «Sì, sì signore!» esclamò Rad'c, riavendosi.
    Perché diavolo aveva dato del signore ad un suo sottoposto?!
    Si scagliò dal commissario Eilyyn, il fucile impegnato a ruggire un mobile fuoco di copertura contro le trincee più facili a vedersi sotto quel cielo infuocato, e con un balzo le fu quasi addosso. Si gettò di fianco contro il suolo roccioso della spiaggia, rovinando male, e strisciò verso un cumulo di roccia usato come linea protetta di fortuna da una ventina di guardie imperiali.
    Nella notte preda del fuoco, le loro differenze non avevano senso.
    «Derren presente!» urlò il soldato semplice balzandogli a fianco. Un momento dopo giunse anche Daern, con la sua mitragliatrice armata di treppiede pronta e fumante in canne.
    «Tanya!» urlò una cadiana buttandosi di spalle contro quel riparo. Rad'c la vide abbassare la testa, le mani strette attorno al suo las-lungo, e stringere i denti con un ghigno divertito mentre una raffica di mitragliatrice a pallottole cinetiche bombardava la linea di roccia sprizzando schegge tutt'attorno.
    Anghelian, Krevr'n ed un sottoposto del primo giunsero pochi istanti dopo. Con loro v'erano anche i novacadiani armati dei tubi Rad-Detonanti.
    Siamo riusciti ad avanzare?!
    Il ruggito di un carro armato pesante Macharius interruppe quella linea di pensiero, portandolo a seguire il mezzo che solcava la bassa duna esplodendo due colpi di cannone all'indirizzo delle colline.
    Il mitragliere in torretta urlò qualcosa che lui non comprese e, meno di mezzo istante dopo, un razzo impattò contro il veicolo corazzato e, respinto dall'armatura reattiva, si perse tra i flutti ed i cadaveri che decoravano la spiaggia.
    Due rynn-gladii stavano avvicinandosi. Alle loro spalle v'era un terzo veicolo corazzato anfibio, quello del capitano Patterson dei Marines di Gladius, ed ancora più indietro v'erano morti e cori d'urla così spaventose da strinare la pelle del colonnello.
    «Rho!» esclamò Anghelian rivolgendosi al soldato armato di las-lungo giunto con lui dietro alla linea. «Ehi, Rho! Pensi che siano loro
    «Diavolo se lo so, signore! Se lo sono, non credo d'avere un fucile laser potente abbastanza da superare gli scudi che quelle puttane usano per coprirsi! Fighette fragili!»
    Oltre ai tonfi sordi, quelli pesanti, s'era aggiunto un torrenziale scalpiccio di stivali e di...piedi metallici?
    Piedi metallici?
    Erano quello?
    Parevano stivali chiodati, sì, ma sbattuti contro il granito da membra di ferro.
    Espostosi per un momento, Rad'c vide che si trattava di due colonne, ambedue in rapido avvicinamento, composte da servitori lobotomizzati da battaglia.
    Pseudo-Maenn, li chiamavano gli alti baveri del comando. Un altro regalo di Zabalth-in-Yusikaì ai separatisti...o, per meglio dire e per essere politicamente corretti, un fronte partito volontariamente in suo aiuto contravvenendo ad ogni ordine imperiale.
    Perché certamente degli automi con un cervello d'uomo sottoposto alla pratica della lobotomia condizionante erano capaci di fare qualcosa volontariamente.
    Certo.
    Il mondo-forgia di Zabalth-in-Yusikaì stava combattendo per il Sogno di Von Strab e l'unica cosa che lo difendeva dalla giusta punizione era la scusa politica che impiegava.
    Volontari.
    Quei cosi non erano nemmeno capaci di muovere i propri servo-arti senza l'ordine espresso e chiaro di un comandante umano!
    Erano criminali ricondizionati via lobotomia, per Rogal Dorn! Ritardati completi!
    Ma erano anche due battaglioni di fanteria d'urto che stavano calando sulle truppe in fase di sbarco sulla riva nord dello 'Ionesa.
    Forse duemila elementi.
    Ve ne potevano essere altri.
    Anzi, sicuramente ve n'erano degli altri. Probabilmente le Ffram Vaana stavano sbarcandoli come rinforzi per sostenere il contrattacco delle truppe del Sogno.
    Oppure, pensò Rad'c, erano stati messi in riserva e solo adesso i separatisti stavano inviandoli nella prima linea per lenire al problemino dell'avere una griglia difensiva martoriata dall'artiglieria di cannone e di lancia-razzo garoniana.
    In ambo i casi, i guai erano tutti per le forze da sbarco.
    Tuttavia...il loro arrivo vuole dire che stiamo attirando la loro attenzione. Ciò aiuterà gli altri fronti a penetrare nello schieramento e stabilire una testa di ponte!
    Non stiamo crepando come cani per niente, allora!
    Ma i passi foderati dagli stivali, invece?
    Quelli di chi erano?
    «Non si mette bene...» mormorò la lady-commissaria Eilyyn. Un colpo di fucile laser le esplose vicino al volto, scagliandole addosso alla maschera uno sbuffo di granito polverizzato.
    Non vi fece caso.
    Distanziatasi dal resto della sua flottiglia, una delle aero-navi classe Ffraam Vaana stava ora troneggiando sul varco non ancora aperto di H-15. Dalle sue batterie esplosero degli archi elettrici, lunghi interi chilometri, che tempestarono una delle Ferrvm-Vestae sul fianco e sul castello di poppa.
    «Oh, cazzo!»
    Si schermò gli occhi quasi sbattendo il cranio contro la cresta adottata a trincea e, dietro le palpebre ed il visore polarizzato, Rad'c sentì comunque l'accecante luce di una geo-costretta, minuta, abbacinante detonazione quasi-nucleare.
    E poi, sopra alla sua testa, una dozzina di aeromobili caccia-bombardieri Voss Pattern passarono in svirgolante volo radente. Dalle loro ali scaturirono una totale cinquantina tra missili anti-carro, razzi spazza-trincee e Bagliori Scramblr.
    Tenne la testa china durante lo sfrecciare di tutto quell'inferno, attendendo la sua conclusione.
    Prima o poi sarebbe stato capace d'agire, dannazione! Era senza un qualsiasi strumento od operatore vox e non aveva altro strumento che la linea elmetto-elmetto e la sua voce per distribuire ordini.
    Non era più utile di un qualsiasi fante. Il suo grado aveva un'efficacia più o meno nulla in quelle condizioni.
    La sensazione d'impotenza gli rodeva le viscere.
    Altri cinque Voss Pattern sfrecciarono sopra alla posizione che manteneva con almeno un'ottantina di soldati, sparando e volando in un dardeggio velocissimo.
    Qualcosa, oltre l'orizzonte, scoppio con violenza alzando una ridda di bagliori dorati. Le luci, tradotte anche come onde d'urto, portarono una tormenta di sassi a ridosso della spiaggia.
    L'alto ufficiale egalsthiro vide un rynn-gladii rimbalzare due, tre e poi quattro volte, preda del fuoco, prima di schiantarsi capovolto sul bagnasciuga toccato dai flutti della marea.
    Alzò la testa dal suo riparo e vide uno dei veicoli blindati sbarcati dai Segma-Solarini, una Chassyra Ellhan Pattern Mkv.125 ad otto ruote, venirgli incontro.
    Era infuocata.
    E non era la sola.
    Almeno una dozzina di quelle macchine corazzate, prima scese con fretta e furia dai mezzi da sbarco, stavano “arretrando” rovesciandosi in retro-marcia dalle chine poste a ridosso di H-15.
    Ma che cazzo...
    La Chassyra Ellhan Pattern Mkv.125 inchiodò contro ad un menhir affiorante dal suolo, dando a Rad'c il modo di vedere che l'equipaggio era ancora dentro.
    Era morto bruciato vivo oppure asfissiato.

    Un'altra Chassyra, in preda alle fiamme ed in ritirata, toccò una mina-anticarro e saltò in aria con un boato che lo lasciò con gli occhi spalancati. La macchina ad otto ruote rotolò oltre la china assunta come trincea di prima linea e si perse nella confusione.
    Dispersa nel bailamme.
    Sfruttando il riparo offerto alla fanteria, una compagnia composta da un terzetto di carri armati pesanti Macharius e quattro Rynn-Gladii appartenenti alla IV Brigata del 643esimo Reggimento Corazzato di Segma Solar Tantalusa s'era porta in posizione di tiro e stava ora sparando con, letteralmente, tutto ciò che aveva nei suoi arsenali.
    Il colonnello del 5614esimo reggimento notò che Eilyyn stava fissando quella formidabile forza corazzata e blindata e se ne preoccupò. Quando la donna-corvo guardava qualcosa...
    «Chaynn-Naìn, Chaynn-Naìn!» esclamò una donna, una figura minuta e dal volto stillante rabbia che sulla giubba da carrista ostentava con i gradi d'ufficiale superiore di cavalleria corazzata segma-solarina, parlando in una cornetta vox agganciata alla cima dell'alta torretta del suo Macharius. «Albus-Quattro a Nero-Sette: non sortiamo alcun effetto concreto sulle 'Polpvs! Corso d'azione ribadito, ufficiale, priorità uno di quattro! Nessuna variazione operativa, confermo! Nessuna variazione operativa. L'imperativo rimane lo stesso per tutta quanta l'unità: Attaccare! Quarta Brigata, ripeto: attaccare, attaccare, attaccare
    Cosa?!
    'Polpvs?!

    Un bagliore smeraldino e tinto d'oro fendette la notte, già incendiata, e da qualche parte un veicolo corazzato esplose in una roboante palla di fuoco.
    Questo è un massacro...
    Dardeggiando oltre lo scheletro della sorella distrutta dal fulmine della aero-nave Ffram Vaana, con due slabbrati cicatrici di granata sul muso a farle da occhi incendiati, una delle Ferrvm-Vestae irruppe nella visuale del colonnello Rad'c.
    Ebbe modo di leggere il nome sullo scafo prima che il vascello, il cui alzo d'artiglieria era più basso rispetto a quello delle compagne, desse il via ad una salva di morte esplosa con tutte le artiglierie di bordo ancora capaci di fare fuoco.
    Si chiamava Thunderchild II.
    «Void Aegida crollata su Machinae-Polpvs Tre-Est! Nero-Sette, concentratevi su MP Tre-Est! Spedite quel figlio di puttana all'inferno!» Urlò la donna in cima al super-pesante mezzo corazzato Macharius, che ruggì in avanti con lo spirito di una fiera alla carica. «Hurràh per la Thunderchild
    Aveva chiaramente detto Machinae-Polpvs.
    L'aveva detto.
    Giratosi verso il fronte, Rad'c vide una delle macchine temute ed odiate che si stagliava all'orizzonte.
    Una delle sue tre zampe ad artiglio ricurvo schiacciò il tetto di un bunker già pieno di crepe, forzando i suoi occupanti a fuggire bestemmiando l'alleato proveniente da un mondo-forgia caduto nella Bionica Eresia Tecnologica.
    La testa della machinae-polpus alzava un rivolo di fumo incendiato in prossimità di uno dei suoi sette occhi-oblò ottagonali ma le sue armi, le braccia principali dotate di Eradicatori Cinerei e le servo-unità armate di potenti cannoni laser, erano tutte attive e sparavano.
    Torreggiava sugli uomini tutti, alta cento e ventisei volte un comune umano.
    E ve n'erano cinque di quelle cose dannate ed eretiche.
    Dalla Thunderchild II giunse una seconda, pesantissima raffica e Rad'c udì la lady-commissaria Eilyyn ordinare a tutti di stare giù, contro il suolo.
    Inondati dalla polvere di granito, quella sollevata dai corazzati lanciatisi all'attacco delle Machinae-Polpvs, Rad'c sentì i suoi soldati bestemmiare e gridare insulti.
    «Attaccare, attaccare, attaccare!» urlò ancora la donna in testa al Macharius, sorgente di una doppia cannonata a carica iper-veloce. «Ci riconosceranno da come moriremo!»
    «Hurràh per la Thunderchild!» urlò il sergente Krevr'n, alzando il fucile in saluto del vascello che continuava imperterrito a bombardare le 'Polpvs alleate del Sogno. «Vai così, puttanella bagnata! Fagli vedere chi cazzo comanda, qui!»
    «Hurràh, hurràh!» urlarono altri uomini, riferendosi sempre alla nave che aveva storpiato quella dannatissima Machinae-Polpvs. «Hurràh per te, Thunderchild
    Un fulmine sfiorò la Thunderchild II, venendo respinto dalle Void Aegidae a difesa della nave, e frustò le acque in una serie di lampi dagli altissimi schizzi gelidi.
    Tentato dall'unirsi a quell'entusiasmo, Rad'c cambiò la cella energetica al suo fucile laser e tese l'orecchio a tutti quegli assordanti boati che si susseguivano nel cielo.
    In un primo momento, gli parvero una pioggia di comete.
    «Sono i bellicae-costrutti degli xion, questi» borbottò la lady commissaria Eilyyn, il cui viso deformato dalla maschera di corvo era puntato come quello di tanti altri soldati al cielo.
    Ella rivolgeva le lenti sue alternative agli occhi alle piramidi gradinate, le aeronavi giunte come forza di contrattacco, ed alla pioggia di uomini-armature che qualcuno aveva sparato loro addosso dall'alto della bassa orbita.
    «Geass» fu la precisazione del sergente Krevr'n, il cui entusiasmo per le azioni della Thunderchild pareva essere defunto. «E chiunque li ha mandati qui giù spero abbia le loro anime sulla coscienza! Sarà un suicidio!»
    «Piccole Hilda!» urlò Iaken a squarciagola. «Tutti giù!»
    Qualcuno dica ai garoniani di fermarsi, Dio-Imperatore fottuto a sangue! Qualcuno li comandi di fermarsi, colpiranno anche quei cosi volanti!
    Nel cielo scoppiarono almeno due decine di migliaia di lampi esplosivi, misti alle roventi scivolate delle bellicae-costructia o Geass degli xioniani alleati del Warmaster, e Rad'c scorse uno degli incursori di Segma Solar Tantalusa alzare un dito indice al cielo.
    Elicotteri d'attacco Tungsteno. Roba gladiana.
    Roba gladiana e piena di missili.
    Rad'c ne contò una cinquantina, forse una divisione di cavalleria aerea al completo, e s'accucciò contro il suolo allorché tutte quelle macchine a pala rotante, allineatesi con rimarchevole precisione sopra alle zone di sbarchi, esplosero una salva di missili all'indirizzo delle aero-navi Ffram Vaana ed alle Macchinae-Polpvs.
    Le stesse unità nemiche che i geass xioniani, scesi in ordini di centinaia e poi altre centinaia dagli strati più alti del cielo planetario, avevano preso d'assalto pochi istanti prima.
    Le stesse mostruosità sulle quali la flottiglia delle Ferrvm-Vestae concentrava il proprio pesante, accecante e potente fuoco d'artiglieria.
    Le stesse creature eretico-tecnologiche alle quali i garoniani, quei pazzi maledetti, avevano regalato una porzione di almeno ventimila missili.
    Sputata una bestemmia, Rad'c s'alzò in piedi e fece cenno ai soldati arroccati dietro la trincea di seguirlo nel fumo e nel fuoco.
    «Basta, piantiamola di fare le formichine impaurite! Carica! Carica in avanti! Facciamo la nostra parte, per l'Imperatore e l'Imperium!»
    Senza curarsi della possibilità che i soldati non lo seguissero, il colonnello Rad'c Ara'nn si lanciò tra le scie dei mezzi corazzati già partiti incontro al nemico.
    Fu in quel momento che una squadriglia di cannoniere modello Valkyrie gli sfrecciò sopra alla testa, in volo svirgolante verso una delle aero-navi impegnate a difendere le colline della riva nord.
    Sulle fiancate avevano scritte due parole ed una sigla alfa-numerica.
    BATTAGLIONE VALOR, 164ER.
    L'ondata umana dei soldati che abbandonavano i propri ripari in un torrente d'urla e spari di copertura lo distolse dal pensare troppo a quel nome, alla possibilità che lassù vi fosse lei, portandolo alla realtà dei fatti ed al necessario da compiere.
    Prendere le colline.
    Ormai non importava null'altro.
    Hur-ràh.
  6. .
    Crrrr! (Statica della HBO)
    Sigla!

    Capitolo IV: So much red on the first gray
    o' that day!
    Atto III, Eilyyn Thead-Aecrôw



    M42.018, ultimi giorni del mese di Aprile
    Imperium dell'Uomo
    Segmentum Solar; Sub-Sector Dar-Amalasta, Sistema Stellare di Dar'Arric, Imperiale Mondo Civilizzato di Daraìcha III, Continente di Ynnor.
    Saliente di Nahort-Adannar, Alta Terza Vena del fiume Ianqur-Ionesa, Vecchia Accademia di Na-Adana Nranresa


    Qualcuno l'avrebbe potuta descrivere come una notte scura e tempestosa.
    Sarebbe stato esatto soltanto sulla parte riferita al buio.

    Non v'erano precipitazioni in corso, né in arrivo, e l'unica tempesta era quella che proveniva dalle difese che il Sogno aveva installato sulle colline attorniati la Vecchia Accademia di Na-Adana Nranresa.
    Da qualche parte lungo il corso dell'Alta Terza Vena, in un punto in quel momento a lei non chiaro del suo corso largo seicentotrentuno metri, una granata d'artiglieria da campagna impattò contro uno tra i tanti, puntuti monoliti di pietra.
    «Dorn santissimo!» urlò uno degli occupanti dello Hokha. Eilyyn si limitò ad alzare gli occhi al cielo, sbuffando pian piano.
    Niente di nuovo sotto ai soli della grande, schifosa Galassia.
    Primo dello scoppio, nel corso di un vago istante lungo all'incirca due battiti di ciglia e mezzo, le orecchie di Eilyyn ascoltarono un fischio incombente secondo dopo secondo ed udirono, qualche grado di percezione al di sotto d'esso, un coro di sospiri.
    Le parvero sollevati, quasi come se qualcuno li avesse liberati da una lunghissima prigionia.
    Poi giunse lo scoppio.
    In principio fu un singolo, elevatissimo grido nero che si levò verso il cielo in uno sbuffo di pietra disintegrata, acqua scagliata in alto, fumo scuro denso come un brutto sogno e poi fuoco.
    Tanto, troppo fuoco.
    Eilyyn sentì l'onda d'urto dovuta all'esplosione, una massa d'aria bollente pesante quanto un grosso macigno, caderle addosso provenendo da sud.
    Nello Hokha risuonarono altre urla ed imprecazioni.
    Quella ventata calda le incollò il dorso della lunga, scura giacca da ufficiale politico alla schiena, alle spalle dell'armatura carapace. Sentì le sue gemelle ali di corvo, strali e strati di penne nere inserite nel tessuto del pesante cappotto invernale per non tradire le tradizioni dalle quali lei proveniva, farsi strinate e schiacciate dalla ventata.
    Rimbombando, il boato persistette sopra l'Alta Terza Via.
    Era un presentimento del massacro a venire, forse?
    Per alcuni lunghissimi secondi, l'ufficiale politico udì distintamente lo scoppio rintoccare, perso tra cielo scuro ed acque schiumose, apparentemente deciso a non volere sparire nel buio e nel costante borbottio dei motori fuoribordo.
    Quest'attacco è un'errore madornale.
    Alle sue orecchie, allora, giunse un secondo incombente boato.
    D'istinto ella si guardò attorno, forse in cerca del punto d'approdo di quell'incombente granata, forse in caccia delle povere anime che sarebbero state brutalmente disintegrate dal colpo quando lo stesso sarebbe infine caduto a terra.
    Il fischio stava facendosi più intenso.
    «Giù!»
    Non tenne conto di quell'avvertimento ed anzi, occhieggiò alla propria sinistra. Il mondo era buio in quelle ore viventi senza la luce del sole, scuro e freddo come un cadavere, ma per i suoi occhi il buio era nulla, niente di serio.
    Le lenti della sua maschera la rendevano capace d'ignorarlo.
    Una mezza dozzina di mezzi da sbarco Gorgoon, sulle fiancate in bella vista v'erano gli onorati stemmi di Nova Cadia Ocearìs della Frangia Occidentale del Segmentum Pacificus, fendevano le acque dello Ianqur-Ionesa salendo e scendendo in contrasto con il corso d'acqua del fiume.
    Dai castelli di poppa venivano sgranati nastri di calibri pesanti mischiati a traccianti. Fuoco di copertura e segnalazione.
    Non stavano venendo impiegate le granate lampo-scoppio e nemmeno i bagliori illuminanti; già un fronte di quel parco collinare era tinto a giorno dagli scoppi dell'artiglieria e ripetere la questione lì, quando ancora mancavano più di duecento metri all'incontro con il suolo di granito, voleva dire alzare un grande bersaglio sopra alla propria testa.
    Un aiutino ai tiratori del Sogno.
    E se gli Hokha non brillavano per la corazza robusta, trattandosi di mezzi versanti più sul numero capace d'essere schierato che sulla qualità in sé un po' sotto alla media, i Gorgoon potevano essere felicemente descritti come delle lunghe e larghe scatolette di tonno cingolate.
    Le blindature che avevano alzavano una buona difesa contro le mitragliatrici ed erano tarate per assorbire e deflettere le cariche laser interne al range dei 16 M-T ma erano fantasticamente inutili contro l'artiglieria non appena questa passava dallo sparare petardi allo scagliare autentiche granate.
    Inutili.
    Del tutto, completamente futili.
    Usare lampi di segnalazione, dunque, avrebbe regalato al Sogno la posizione di ogni veicolo lanciato all'attaccco e causato ancora più morti nelle fila imperiali.
    Dato che si poteva evitare almeno quel risvolto della carneficina imminente, che lo si evitasse!
    Si avanzava al buio, affidandosi agli strumenti di bordo ed all'esperienza dei singoli piloti, occasionalmente comprendo le proprie mosse con cannonate di sbarramento e sventagliate di mitragliatrice armata di pallottole pesanti e traccianti.
    Quei Gorgoon, però, non erano parte delle truppe a lei affidate. Forse sarebbe dovuta essere contenta del fatto che, comunque, stavano attirandosi addosso il fuoco di controbatteria dei separatisti al posto dei suoi numerosi, lunghi e modesti Hokha.
    I Gorgoon erano veicoli in dotazione al 2061esimo Reggimento, sapeva Eilyyn. Il teschio umano usato al posto del numero zero sui primi cinque veicoli, quelli in testa a tutta quanta la formazione, denunciavano la presenza di una compagnia di assaltatori kasrkin.
    Soldati scelti.
    Vanagloriosi.
    Soldatini giocattolo, anche.
    Avevano tantissimi nomi, i kasrkin.
    La dicitura in ieratica lingua Alto Gotica era quella di Tempesus Scions, Figli della Tempesta, ma potevano anche essere definiti assaltatori oppure incursori o granatieri.
    Truppe speciali, per i profani degli ambienti militari propri della Guardia Imperiale dell'Imperium del Genere Umano.
    Nei piani redatti da lord Oalìs, il responsabile di quel disastro annunciato, i kasrkin dell'Undicesima Compagnia del 2061esimo Reggimento di Nova Cadia Ocearìs dovevano fare da punta di diamante per tutto il resto della formazione lanciata all'attacco.
    Sarebbero giunti in fretta e furia a ridosso dei punti nevralgici delle fortificazioni separatiste per farle brillare con le cariche termiche.
    Aperta la strada al grosso della forza da sbarco, il loro ruolo si sarebbe tramutato da incursori a teste di cuoio per i bunker pre-fabbricati e le casematte per metà interrate nel granito.
    Avevano anche il compito, spartito però con tutti gli altri reparti impegnati nell'attacco, di rimuovere eventuali ostacoli contro-carro per consentire alle forze corazzate di prendere posizione e spalleggiare le fanteria nel corso dell'avanzata. Tre compagnie, sapeva Eilyyn,
    Tre compagnie di veicoli corazzati erano state deviate dal fianco sinistro dello schieramento di lord Oalìs a quell'operazione mezza campata per aria.
    Un disastro, davvero.
    Un disastro in attesa solo d'essere innescato per bene.
    Davanti ai suoi occhi, protetti dalle lenti della sua maschera a guisa di testa di corvo nera come la pelle della notte, uno dei veicoli Gorgoon del 2061esimo Reggimento esplose in una misera, roboante e furibonda palla di fuoco.
    Andiamo di bene in meglio.
    Un momento prima s'era trovato lì, intento a prendere la testa di quel caotico mare di mezzi anfibi anzitempo sbarcati dalle navi-arsenali in orbita e predisposti per l'operazione e quindi lanciati all'attacco ad un comando del generale Oalìs.
    Un momento dopo era stato sommariamente azzerato da una granata da campagna.
    Le venne da sospirare una volta ancora.
    Sì, stava proprio andando di bene in meglio.
    Una pioggerellina di frammenti ricadde tintinnando sugli Hokha alla sinistra del veicolo distrutto. Aperta una mano inguantata, Eilyyn prese nota del fatto che in quel piovigginare v'erano pezzettini di carne umana misti a schegge metalliche.
    Vide un pezzetto di carne, appiccicosa ed annacquata, scivolarle lungo il palmo fino alla fibbia allacciante del guanto.
    Fino a pochi istanti prima, quella era stata una persona.
    Ed ora la sua guardia è finita.
    Si pulì la mano contro i drappeggi inferiori della giacca e, facendo tranquillamente conto che non fosse accaduto niente di nuovo o da lei mai visto prima, sussurrò interiormente una preghiera a Dama Astarea al fine di chiedere pietà e salvezza per le anime di quei disgraziati andati in pezzi e svaniti in una vampata di fumo.
    Anni ed anni d'esperienza militare, fu il suo pensiero, sfumati in un fottuto secondo.
    Erano cose che capitavano.
    Sì, è proprio un terribile, madornale errore.
    Eilyyn Thead-Aecrôw era dell'opinione che non fosse necessario possedere un qualche corso di studi militari in una qualche alta accademia dotata della livrea e di tutti gli onori della Schola Progenium per dedurre con, secondo lei, più che sufficiente esattezza come una qualsiasi operazione offensiva progettata male ed in meno di due ore e messa in moto in un tempo inferiore alle tre fosse destinata ad essere alternativamente un disastro oppure un costoso carnaio.
    Non poteva essere altrimenti e quella era una verità matematica.
    Eilyyn era altrettanto convinta che, nel nome della bieca probabilità aritmetica, ogni nove generali più o meno competenti ve ne dovesse essere uno che rispecchiasse il concetto del bistrattato Ophuoe Bruno del mondo di Elbas DaarcSchaì-Bùr'iaal: la creatura più dannosa possibile posta nelle condizioni in cui era in grado di combinare il maggior danno possibile al suo stesso ambiente circostante.
    Lord Oalìs era l'Ophuoe Bruno.
    Nello specifico, era l'Ophuoe Bruno dei generali al servizio del Primo Signore Militante.
    Un sorriso si dipinse sulle sue labbra bianche, nascoste dalla maschera: in che modo il terribile Lord Terrore avrebbe preso la notizia di quell'attacco lanciato in aperta opposizione ai suoi ordini?
    Avrebbe chiesto la testa del generale d'Altavista?
    Ascoltando i fischi di una ventina di mortai e le immediate contro-risposte provenienti da alcuni degli APC Chimera appartenenti al suo stesso reggimento, Eilyyn si corresse mentalmente: no, lord Vendas non avrebbe chiesto la testa del generale Oalìs.
    Il Signore di Castel Anthraax era uno dei Primi Uomini. Egli si sarebbe fatto giustizia come tale, da sé, evitando di chiamare in causa un plotone d'esecuzione oppure l'ufficio del boia.
    Noti per tante cose e discussi per altrettante, solitamente i nobili dei Primi Uomini non erano intenzionati a lasciare che qualcuno togliesse loro il divertimento intrinseco nel tagliare la testa a chi ritenevano avesse commesso degli errori.
    Si facevano giustizia da soli, con la spada oppure la scure.
    Ma che belle persone che sono...
    «Alla calata delle rampe, disperdetevi! Disperdetevi bassi e veloci!» disse la voce, sussurrata ed insospettabilmente calma, dell'ufficiale politico Iaken Ormound, natio del Mondo di Armageddon nel Segmentum Solar.
    Lo stesso pianeta del Signore della Guerra Von Gianellen, l'ufficiale più alto in grado di tutta quella Crociata per metà illegale e per l'altra metà tenuta in piedi più da un comune nemico che da un senso d'alleanza.
    Se il Sogno fosse svanito quel giorno stesso, sospettava lei, il fronte imperiale si sarebbe frammentato in un centinaio di alleanze all'improvviso sprovviste di un nemico e con fin troppi giovani sotto le armi.
    Nessuno avrebbe rammentato che Thraka, la Bestia di Armageddon, era ancora vivo e che di lui non si avevano più avuto notizie dai giorni di Ur-Nullduhr.
    Tutti si sarebbero improvvisamente e casualmente ricordati degli sgambetti, delle antipatie e delle rivalità per qualche anno messe apparentemente da parte.
    Se il Sogno di Von Strab fosse scomparso una guerra civile sarebbe finita, sì, ma solo per vedersi succeduta da una ventina di simili conflitti.
    Forse dovremmo fare proseguire questa guerra il più a lungo possibile per scaricare le ire di tutti questi signori d'uomini ed arsenali. Se tutti quanti dovessimo vincere a fiato corto, la popolazione civile avrebbe davanti a sé qualche decennio di pace.
    Un tempo di latenza, né più né meno.
    Ma se vinciamo a fiato contro contro il Sogno e la Bestia dovesse fare ritorno per la terza volta in Armageddon...

    Scacciò quel pensiero concentrandosi sul boato di un colpo di cannone andato a mancare clamorosamente uno dei veicoli Hokha del suo reggimento. Come si faceva a sbagliare di così tanto, si chiese lei?
    L'esplosione era avvenuta a quasi cento metri dalla poppa del mezzo da sbarco!
    Ma chi avevano preposto ad operare i cannoni, quelli del Sogno? Una manica di cerebrolesi orbi, monchi e zoppi?!
    Le colline in possesso separatista sussultarono in immediato seguito a quel pensiero, piagate da una trentina di colossali scoppi di sbarramento portati loro addosso dalle artiglierie garoniane.
    Speriamo non finiscano a colpire NOI...
    Per la modesta opinione di Eilyyn, il vero Signore della Guerra non era chi comandava tutti quegli sparuti eserciti ma chi, invece, era riuscito nell'impresa d'unire all'incirca un migliaio di potentati diversi, normalmente pronti a scannarsi tra di loro alla minima provocazione ed al più piccolo insulto, legandoli ad una singola causa con un guinzaglio stretto abbastanza da evitare diserzioni di massa e tradimenti ma largo a sufficienza per impedire loro di sentirsi eccessivamente tiranneggiati da un ufficio che, in sostanza, c'era così com'era assente.
    Un Lord Solar eletto non era un Lord Solar dichiarato dai Sommi Signori della Terra.
    Valeva tanto quanto? Era un grado diverso?
    Nessuno lo sapeva.
    Rapido come un fulmine, un colpo di cannone raggiunse a metà altezza uno degli scogli affioranti dalle acque dell'Alta Terza Via dello Ianqur-Ionesa. Metà dell'equipaggio del suo Hokha, vide Eilyyn in un colpo d'occhi veloce e serrato, si schiacciò contro le pavimentazioni zigrinate innalzando un mare di crude imprecazioni e bestemmie.
    Che pessima mira!
    L'altra metà del plotone lì imbarcato parve scattare in avanti e qualcuno, più per istintiva stupidità che per altro, esplose qualche colpo di carabina laser d'assalto ai danni delle fortificazioni separatiste installate sui fianchi delle colline.
    Spari sconclusionati e scanditi da insulti.
    Spari del tutto inutili.
    La futilità di quel fuoco di controbatteria non era tale per una questione di gittata ma, invece, per una di mera praticità.
    Da un lungo e stretto veicolo Hokha in movimento sul pelo d'acqua di un fiume che poteva essere detto tutto quanto tranne che esattamente tranquillo, salvo l'essere dei tiratori scelti eccezionali e finemente addestrati dalla Schola Progenium, non si poteva assolutamente colpire qualcosa di preciso.
    Non lo si poteva nemmeno sperare.
    Non si aveva un simile diritto.
    Chi in quel momento sparava addosso ai separatista stava, sommariamente, colpendo il buio ed i sassi che puntellavano le colline. I soldati del plotone lì imbarcato andavano solo sprecando l'energia delle celle-caricatori delle loro armi.
    «Cessate il fuoco, voi stupidi bastardi!» urlò il commissario Iaken Ormound. Quelli che continuavano a sparare erano all'incirca una decina, i più vicini al portellone di sbarco.
    Una decina di caschi integrali dai visori rossi e dalle linee cromate.
    «Basta! Zittite quei fucili, piantatela! Idioti, piantatela!»
    Alcuni obbedirono subito. Un commissario silenzioso faceva paura. Un commissario che urlava poteva mettere il terrore nel cuore di chi lo ascoltava.
    Un commissario, in genere, era una figura temuta.
    Avendo un fiume di cose spaventose innanzi a sé da combattere, gli uomini necessitavano per forza di qualcosa d'ancora più spaventoso alle proprie spalle al fine di non cedere alla paura e battere in ritirata.
    L'imperiale saggezza aveva ideato i commissari per riempire la sgradita posizione di: “cosa più spaventosa posta alle spalle dei militari”.
    Altri soldati del plotone imbarcato sullo Hokha esplosero ancora dei colpi prima d'abbassare gli Egalsth Zytashka-Sthala Las-Carabine Pattern.
    Gran parte degli insulti scemò.
    Alcuni non obbedirono affatto e continuarono, imperterriti, a disperdere deflagranti bagliori cremisi contro un nemico che non potevano vedere né sperare di colpire.
    Eilyyn notò il collega Iaken che estraeva la propria pistola requiem. Tutto ad un tratto, gli animi bollenti, quelli ancora con il grilletto stretto, rammentarono l'ordine appena ricevuto ed abbassarono le armi. Si chinarono, poi, dietro le fiancate irte di scudi balistici las-disperdenti.
    Una cresta d'acqua gelida, dovuta allo scoppio di una granata di mortaio, si rovesciò addosso agli occupanti del cassone di carico.
    «Dieci minuti!» urlò il pilota dello Hokha Numero-45 dalla sua cabina blindata installata dentro il mastio di poppa. «Ripeto: Dieci minuti! Preparatevi allo sbarco!»
    “Che l'Imperatore sia con voi” te lo sei dimenticato per strada?
    «Non accalcatevi alla rampa di sbarco!» urlò Iaken, una mano stretta alle imbracature di sicurezza per non capitombolare sul pavimento zigrinato del cassone di carico. «Procedete a gruppi di tre alla volta! I cadaveri non ostruiranno la via d'uscita!»
    Un avviso degno, pensò Eilyyn sghignazzando sotto la protezione della maschera, della peggiore scuola di guerra aureliana.
    Era però un avviso sonoro e semplice da eseguire, comprensibile anche per i ritardati e per gli scemi.
    E tutti i soldati erano degli scemi.
    Alla fine dei conti, assaltare un nemico trincerato partendo da uno sbarco in forze chiedeva, quantomeno, di possedere un numero di effettivi tre volte maggiore della cifra nota dei difensori e di mettere in conto una quantità di perdite doppia rispetto al canone standard.
    Negli attacchi come quello, lei e Iaken lo sapevano benissimo, moriva sempre un sacco di gente.
    Era scontato.
    Era dovuto.
    Era inevitabile.
    Come lei ed i loro allievi Cadetti Commissari, Iaken era uno straniero in quel 5614esimo Reggimento di Fanteria d'Assalto dell'Imperiale Mondo di Egalsth e ciò poteva indurre a pensare che non si curasse affatto delle vite dei propri soldati.
    Una persona decisamente meno colta avrebbe usato la dicitura “estraneo” ed “estranea” per indicarli in seno a quei seimila e trecento elementi tutti natii delle squallide tenebre di Egalsth-del-Pacificus.
    Avrebbe sbagliato.
    Una persona anche solo di poco più colta si sarebbe guardata bene dall'usare quei termini, ben conscia che potevano evocare il Non-Vivente Esercito Freddo.
    Mai dire quelle parole.
    Mai.
    Iaken lo sapeva. Iaken era uno dei Primi Uomini.
    Iaken ricordava.
    E non era un macellaio al quale un fato ingrato aveva messo in mano migliaia di vite. Lui ed Eilyyn si curavano dei propri soldati.
    Iaken lo faceva, lei lo faceva.
    Entrambi erano incaricati di mantenere alta la disciplina del reggimento e punire la codardia quando essa si presentava sul campo ma loro era anche l'obbligo, altissimo e solenne, di fare sì che il sacrificio di quegli uomini e di quelle donne servisse ad un dannatissimo qualcosa.
    Era inutile perdere un miliardo di soldati se li si perdeva tutti quanti per tre sassi inutili e qualche bella parolina di conforto.
    Quelle vite potevano essere spese in maniera più produttiva.
    Era loro compito, in qualità di Commissari della Guardia Imperiale da alcuni idioti pomposi detta Astra Militarum, fare in modo che ciò avvenisse. Fare sì che morissero utilmente perché loro inevitabilmente sarebbero morti.
    Tutto stava nel come più che nel quando.
    Doveva essere simile anche per tutti gli altri reparti gettati senza troppi complimenti in quell'impreparato e tragicomica-mente stupido tritacarne.
    Certe questioni, a differenza di tante altre, non cambiavano affatto da continente a continente e da mondo a mondo.
    «Un uomo da solo è soltanto uno spreco di munizioni...» esplicarono le parole, perfettamente udibili nonostante il frastuono dei fuoribordo dei rumorosi Hokha, del commissario-cavaliere Iaken Ormound.
    Sulla sua scura giacca da commissario, egli ostentava una coccarda tricolore recante l'araldica dell'Armageddon dei Gianellen. Era un sostenitore della loro Over-Archia. «... ma cinque tutti assieme sono una buona opportunità per una mitragliatrice.»
    «Sparpagliatevi» rincalzò lei, prendendo la parola per la prima volta dall'inizio del tragitto che dalle estremità dell'ala est dello schieramento della Quattordicesima Armata Crociata la stava portando a ridosso della frangia più a destra dell'Alta Terza Vena dello Ianqur'. «Usate tutto quello che potete come scudo, anche i cadaveri dei vostri compagni. Dividetevi e mantenete la testa bassa per tutta l'avanzata. Un uomo morto non può più combattere ma rimane pur sempre un corpo denso.»
    Era un'equazione brutale ma, nel complesso, funzionava.
    Tuttavia, se il loro nemico fossero stati gli Orki capitanati dalla Bestia Thraka, quel suggerimento d'economia bellica non sarebbe valso proprio a niente.
    Gli Orki non facevano mai economia di proiettili.
    Con tutta probabilità, pensò Eilyyn detta il Corvo, gli alieni pelle-verde non sapevano nemmeno che cosa volesse dire il vocabolo “economia”.
    E se per quello, nemmeno che cosa volesse dire la stessa parola “vocabolo” oppure “parola”.
    Tutto detto e considerato, probabilmente gli orki non sapevano nemmeno che cosa fossero quei concetti né interessava loro scoprirlo od approfondire il discorso.
    E facevano bene.
    Non che molti esseri umani siano poi tanto più illuminati di loro, comunque...
    Una nuova, grande colonna d'acqua fu proiettata alta nel cielo notturno dall'impatto di una granata pesante.
    «Rammentate i vostri ordini!» urlò il comandante in capo del reggimento, il colonnello Rad'c natio della Profondità 19K. «Non concentratevi a lungo sul bagnasciuga o sarete morti che camminano!»
    Eilyyn si strinse nelle spalle.
    Morti che camminano, pensò lei. Si diceva che infinite armate di simili creature fosse discesa al fianco dei Gelidi Estranei durante la Lunga Notte.
    Si diceva anche che da qualche parte, tra le infinite tenebre di quella galassia abbandonata da ogni divinità con un po' di senno in capo, esistesse un sovrano dei lich-vermi. La gente la prendeva come una bugia, come una panzana utile a spaventare i bambini.
    Eilyyn sapeva che non era così.
    Certe cose esistevano oppure erano esistite ed era bene non destarle.
    Rad'c infondeva le sue parole nel microfono della sua unità vox-auricolare, sintonizzata sul canale generale dell'interno reggimento, stando bene attento a non alzare la propria voce onde rivelare i loro piani d'assalto al nemico separatista arroccato sulle zone 11-23 delle Magne Aiuolae della Vecchia Accademia di Na-Adana Nranresa.
    Considerando quale orripilante frastuono stessero alzando i motori fuoribordo dei pessimi Hokha, era un accorgimento più futile che qualsiasi altra cosa.
    Il Sogno era già in allerta, già sotto attacco e già intento a difendere l'ansa dello Ianqur-Ionesa che fronteggiava l'entrata principale della Vecchia Accademia. Certamente doveva sapere che altre ondate di soldati imperiali stavano arrivandogli addosso.
    Ed era altamente probabile, calcolò Eilyyn, che fosse pronto ad accoglierle, quelle nuove e successive ondate, a mitragliatrici spianate e cariche.
    Non poteva non essere così.
    Messi assieme, quei dati fornivano gli elementi essenziali per comprendere quanto dannatamente folle fosse quell'attacco ed in che razza di bagno di sangue lord Oalìs stesse inviando le riserve affidategli dal Primo Signore Militante, il Lord-Serpente di Castel Anthrax in Armageddon.
    Sarebbe stato un disastro.
    Eilyyn se lo sentiva nelle ossa.
    Aveva già preso parte a simili assalti, e non tutti quanti erano stati effettuati sotto le bandiere dell'eterogenea Guardia Imperiale; sapeva come giravano certe questioni e come le stesse, più o meno, finissero sempre per venire pagate dagli uomini della truppa.
    Quando si voleva essere furtivi nel corso di un grande assalto notturno certamente non si impiegavano gli Hokha come mezzi da sbarco ed ancora più sicuramente non si affidava agli eserciti del Mondo di Garon, neanche se costretti oppure pagati in soldo contante, il compito di cambiare la geografia regionale con il solo ausilio delle cannonate d'artiglieria da campagna.
    Lord Oalìs voleva ottenere una vittoria chiara e veloce.
    Non era suo interesse che questa gli venisse tra le mani a basso costo umano ed avvolta dalle sete del genio strategico e della brillante intuizione militare.
    In fin dei conti a che cosa gli sarebbe servito vincere bene se, comunque, egli poteva trionfare in metà del tempo spendendo vite per le quali nessuno avrebbe versato una sola lacrima?
    A niente, ecco a che cosa.
    Un proiettile di cannone sfrecciò alto sopra il veicolo da sbarco Hokha, finendo per inabissarsi nelle scure acque del fiume Ianqur-Ionesa. Contati tre secondi, l'ufficiale politico Thead-Aecrôw udì un boato mostruoso detonare venticinque metri alle spalle dello Hokha sul quale si trovava.
    Non si voltò a guardare il geyser d'acqua alzata dallo scoppio.
    Non serviva.
    Sulle spalline e sul dorso della giacca ella sentì il rovesciarsi, zaffata dopo zaffata, di tante goccioline fredde come aghi di ghiaccio.
    Le sue orecchie colsero un secondo fischio, irrompente ed imprevisto proprio come il primo, ed ella calcolò che sarebbe caduto più vicino rispetto al primo.
    Occhieggiò a destra.
    Quaranta metri su quella direzione, il numero esatto era fornito dallo HUD interno alla visiera della sua maschera da corvo nero con un lungo becco acuminato, navigava lo Hokha Numero-45 in dotazione alle forze del 5614esimo Reggimento di Egalsth.
    V'erano almeno trentacinque anime a bordo di quel natante.
    Uno...
    Lunghi e stretti come pesci delle profondità senza luce dell'acqua salata, gli Hokha offrivano una buona resistenza alle raffiche di mitragliatrice, posto che i calibri delle stesse non fossero cinetici all'uranio impoverito od arricchiti con fosforo bianco oppure altofuoco, ma contro i proiettili dell'artiglieria erano robusti alla pari di un foglio di carta bagnato.
    Non che i loro capostipiti, i Leviathan di matrice zevonese, offrissero contro l'artiglieria una resistenza di gran lunga migliore.
    Alla fine dei conti, un veicolo da sbarco non poteva svolgere efficacemente il suo lavoro se tutto quanto lo spazio per il personale era devoluto alla corazza ed alla blindatura.
    Era un'equazione bieca, sì, ma era un'equazione funzionale quella degli Hokha: erano tanti, proprio come tanti erano gli egalsthiri sacrificabili, e quindi perderne uno oppure due o cinque o dieci per il fuoco statico del nemico non era economicamente insormontabile.
    Si potevano sempre fare affluire rimpiazzi per gli uomini perduti e nuovi veicoli per sostituire le macchine andate distrutte.
    Il Mechanicum ed il Munitorum servivano a quelli scopi, dopotutto.
    La granata cadde a pochi passi dall'agghiacciante castello di poppa a quadrato di torri gotiche. Dalla sua posizione, dirimpettaia alla fiancata destra dello Hokha sulla quale s'era imbarcata con le prime tre squadre di fanteria componenti il Terzo Plotone della Ventesima Compagnia, Eilyyn sentì in prima persona la terribile agonia del metallo.
    Il primo impatto del proiettile s'innalzò come un bruttissimo boato, a supportarlo un coro d'urla umane, e fu seguito da una detonazione che sventrò il buio notturno.
    Fracassando il veicolo, per un momento spezzato in tre diversi tronconi sollevati in direzioni opposte, la granata spappolò il carico umano.
    Le fiamme falcidiarono le tenebre regnanti sopra lo Ianqur-Ionesa, frustando l'aria in lingue sempre più alte e roventi, e svanirono veloci com'erano apparse.
    Due e tre.
    «Poveri bastardi...» mormorò il soldato semplice Ernst Igher, in piedi accanto a lei. Eilyyn lo degnò a malapena di un cenno d'occhi che le fece notare, più per caso che per volontà, un altro dei soldati nuovi ed alla prima battaglia chino sulle ginocchia per vomitare.
    Il suo rigurgito non aveva di dove uscire considerando che l'elmetto integrale con maschera a ghiere strette non possedeva fori di scarico.
    Quel cretino il suo vomito se lo sarebbe dovuto portare appiccicato alla faccia fino alla prima occasione utile per togliersi l'elmo in sicurezza e darsi una dignitosa lavata.
    Vorrei avere più veterani con me...
    «Qualcuno dovrebbe prendere nota del coraggio di Derren» borbottò il sergente Krevr'n. «Un cuor di Von Gianellen per davvero...anzi, un vero e proprio Sebastian Yarrick rinato.»
    «Vai a farti fottere, vecchio!»
    Eilyyn s'evitò di commentare in merito allo scambio appena udito. Krevr'n era vecchio? E lei, allora, che cos'era, una mummia decrepita? Ignorando il bisticciare tra i due soldati, un diciassettenne che s'era vomitato addosso ed un “vecchio” che in verità aveva a malapena quarantasette anagrafici anni, l'ufficiale politico Thead-Aecrôw dardeggiò con gli occhi alla propria sinistra.
    Le lunghe e squadrate sagome di ben quattro Rynn-Gladii appartenenti al 35esimo Battaglione, 105esimo Reggimento del Corpo dei Marines del mondo-fortezza di Gladius, fendevano le acque dello Ianqur-Ionesa, diretti come gli Hokha verso le ascese collinari che portavano alla mastodontica Vecchia Accademia degli Phtumeria.
    Stavano portandosi in testa, lasciando alle proprie spalle i Chimera Egalsth-Pattern del Terzo Battaglione Apri-Piste del 5614esimo Reggimento.
    Stupidi aspiranti suicidi.
    Volevano fiancheggiare i kasrkin dell'Undicesima Compagnia del 2061esimo Reggimento di Nova Cadia Ocearìs?
    Coraggiosi, quello era dovuto, ma comunque aspiranti suicidi. Mai essere la testa di ponte di uno sbarco, pensò Eilyyn, mai.
    In passato lei era già morta.
    Più e più volte era deceduta, crepata, uccisa da cose delle quali era meglio non parlare.
    Era morta ed aveva fatto ritorno, svegliandosi dal patetico “sonno eterno” perché richiamata alla vita attraverso un Rituale del Risveglio e del Ritorno.
    In ogni occasione era tornata a quella grama esistenza con qualche pezzetto del suo essere mancante.
    La morte, lei, sapeva com'era.
    V'era solo buio e freddo ad attendere chi tira le cuoira. Soltanto buio e freddo e poi una voce, intollerabilmente accogliente, che dava un benvenuto al ritornato come se nulla fosse accaduto.
    Adesso, però, non sognava più.
    Non c'era un Risveglio ad attenderla.
    Non più.
    Se fosse morta sarebbe rimasta morta, un banchetto per i vermi.
    Proprio uno di quei mezzi corazzati, uno dei Chimera Egalsth-Pattern, rispose al fuoco che proveniva dalle zolle rialzate circostanti l'edificio phtumeriano.
    Il boato del suo cannone laser la riscosse dai ricordi, cancellando la voce che donava il benvenuto ed il ricordo d'ogni singola morte da lei vissuta.
    L'aria si riempì di statica, residuo dello sparo laser ad alta frequenza, ed Eilyyn udì delle bestemmie risuonare dentro il suo casco ed il suo Hokha, e un punto non chiaro delle aiuole granitiche esplose in una vampata di rosso e bianco.
    Il suono dello scoppio arrivò qualche istante dopo l'esplosione.
    Per un momento, un brevissimo istante, agli occhi della ex-cacciatrice di cacciatori ludwighitaì furono visibili degli spezzoni di tracciato trincerato.
    Sentì le sue lame gemelle, Pietà e Misericordia, fremere nei fori sussurrandole il loro desiderio d'onorare i nomi ricevuti.
    Aveva visto le linee separatiste e laggiù, le lame lo sentivano, v'erano centinaia di persone che attendevano di ricevere la Pietà della morte e la Misericordia del Non-Ritorno.
    Linee probabilmente scavate con strumenti propri del Departemento Munitorum, pensò la sua mente da commissario politico della Guardia Imperiale, oppure fac-simili non d'ultima marca, rinforzate da sacchi di sabbia e piastre di roccia-cemento e piastre aegidae incastonate a forza nel terreno smosso.
    Proprio come avevano detto gli esploratori della Marina Imperiale e gli stessi scout inviati anzitempo per avere un quadro generale delle fortificazioni installate dal Sogno, tutto il parco antistante la Vecchia Accademia di Na-Adana Nranresa era stata preparato per quell'offensiva.
    Bene.
    Si prospetta un altro stupido massacro.
    Probabilmente né Oalìs né Vendas erano particolarmente interessati alle sorti del suo reggimento, in fin dei conti già dal suo numero identificativo si poteva trarre il suo essere uno tra tante diverse migliaia, ma il Sogno s'era preparato a riceverlo.
    V'era solo da sperare che non disponesse di calibri incendiari e che la maggior parte delle sue attenzioni fosse rivolta all'attacco che stava venendo portato all'altezza dell'ingresso principale, quello nord da prendere per salire verso la fine delle terre della Breccia.
    In meno di un singolo giorno egli, il generale Oalìs di Altavista, desiderava che la monumentale Vecchia Accademia cadesse nelle sue mani, in modo da poterla presentare come un glorioso ed inaspettato successo al Primo Signore Militante.
    Eilyyn ricordava un detto, un proverbio, in merito ad una qualche strana erba propria “del voglio”.
    Si diceva che non crescesse da nessuna parte.
    O comunque qualcosa del genere, in quel momento non le veniva da ricordarlo con precisione.
    Un altro Chimera Egalsth Pattern aprì il fuoco, esplodendo una raffica di calibri pesanti misti a traccianti al fosforo bianco dalla mitragliatrice brandeggiabile posta in torretta. Il rintoccare continuo e velocissimo dell'arma le tamburellò nelle orecchie, infastidendola.
    Aveva dell'altro per la testa.
    Lord Oalìs, fu però una sua riflessione in quegli ultimi frangenti di alla mitragliatrice susseguente quasi totale silenzio notturno, doveva vivere per un ben diverso proverbio; quello che equivaleva l'atto del volere qualcosa all'atto del potere ottenere qualcos'altro.
    La Tactica Imperialis diceva che in tutta la fredda ed immane vastità della Grande Via Lattea non vi fosse difesa statica impossibile da superare.
    Qualsiasi postazione arroccata era passibile d'essere vanificata a patto dell'avere una via alternativa oppure una roboante marea d'uomini da schiacciarvi contro.
    Lord Oalìs aveva preso la seconda tra le due strade.
    Quali erano state le sue parole?
    Ah, sì!
    Ora le ricordava bene: “Comunque vada a finire, questa storia finisce qui ed oggi. In caso di fallimento, vi sarà un bel risparmio circa le razioni da distribuire a pranzo ed a cena. Nessuno versa delle lacrime per della carne da cannone”.
    Lord Oalìs, quel bastardo, aveva ragione.
    Per vissuta esperienza, tuttavia, Eilyyn sapeva che quando un soggetto del genere otteneva un grado militare molto alto, la vita dei singoli soldati diveniva assai velocemente una merce ancora più facile da spendere, sacrificare e barattare sull'altare della carriera.
    E già alla base, bisognava notarlo, non è che valesse poi più di tanto...
    Il generale d'Altavista desiderava conquistare quel punto saliente, l'Accademia in rovina che da sola spandeva una diabolica luce sulle follia della Linea degli Phtumeria, e fare economia di infime vite di soldati non era un suo interesse.
    Gli ordini erano gli ordini.
    Egli aveva svuotato il suo estremo fianco sinistro, rimuovendo gran parte delle unità disposte a Pael-Eriur di Ianqur-Ionesa, pur di colmare il presunto svantaggio numerico posseduto nei confronti del Sogno di Von Strab ed essere dunque in grado di lanciare il suo assalto.
    Se i Dreamies fossero soltanto un po' più furbi di quel che sono, pensò Eilyyn assicurandosi che la sua maschera di corvo fosse saldamente attaccata al cappuccio in tessuto irrobustito, l'orecchio ben distante dall'interessarsi ancora al tuonare della mitragliatrice che aveva ripreso a fare fuoco di fila sulle colline antistanti la Terza Alta Via dello Ianqur-Ionesa, approfitterebbero dell'errore del nostro generale.
    Dallo schieramento imperiale scaturirono delle nuove raffiche di mitragliatrice. Riflettendosi sul pelo dell'acqua, i traccianti si mischiavano ai proiettili comuni e finirono ad intersecarsi, scie sovrimposte ad altre scie, con le occasionali risposte delle difese separatiste.
    Tre fontane d'acqua fredda come l'inferno, alte tutte quante più di quattro metri, si sollevarono in seguito alla caduta di altrettante granate. Cercando il più possibile di pensare a mente fredda, Eilyyn sospettò che i dreamies stessero facendo fuoco con i calibri leggeri.
    Le grandi artiglierie da campagna erano in fase di ricarica?
    Poteva essere il momento d'accelerare, quello.
    Lasciando che il lavoro manuale la tenesse distratta dal fioccare dei calibri delle postazioni armi a tiro teso, Eilyyn prese nota del fatto che la maschera era ben salda.
    Quante volte, negli ultimi dieci minuti di traversata fluviale, l'aveva controllata e poi ricontrollata?
    Serviva a non considerare troppo tutto quel fuoco di sbarramento che stava piovendo sull'attacco rivolto al versante più estremo e nord-orientale della rialzata sulla quale sorgeva la Vecchia Accademia.
    Era meglio non pensarci troppo onde evitare degli istinti omicidi rivolti verso quel vanaglorioso idiota noto come lord Oalìs.
    Forse egli aveva una migliore, e non ancora chiara, strategia rispetto all'attacco fronte da sostenere sino ad esaurimento carne da cannone...ma per il momento, nulla di simile appariva dai suoi schermi strategici, anzi accadeva tutto il contrario.
    Pareva quasi che egli non si fosse nemmeno preso la briga di definire un qualche piano d'azione.
    Probabilmente contava di vincere usando il puro, matematico, semplice e comune attrito.
    Eilyyn si controllò ancora la maschera.
    Già, quante volte l'aveva fatto?
    Dieci?
    Quindici?
    Venti, forse?
    Quella maschera era un portafortuna magico. Un talismano dal potere non indifferente per chi sapeva e comprendeva certi argomenti ma quelle erano questioni che era bene che il popolino, sia civile che militare, non le conoscesse né le considerasse oltre un dato punto.
    Che continuassero, quelle persona, a considerare determinati discorsi come mere fandonie!
    Quantomeno non avrebbero cominciato a scalare i gradini della pazzia...
    Pochissimi erano i sudditi dell'Imperium maledetti dalla conoscenza, dannati dal sapere con più o meno esattezza che cosa la Linea degli Phtumeria fosse stata, che cosa avesse ordito e fatto e ciò che ella aveva tentato di completare.
    Forse solamente gli enigmatici ed imprevedibili Eldar e gli Elendìili Alti-Uomini o Re-Tiranni come tèr-Dolguzagar ricordavano in maniera quasi esatta.
    Al popolo normale veniva detto, se proprio era necessario, il più risicato minimo tratto dall'ancora più minimo strettamente indispensabile: la Linea degli Phtumeria era stata una razza intera di pazzi, di danzatori con le ombre-nel-buio, di stregoni e di sedicenti maghi fatti forti dai poteri malevoli.
    Non veniva mai spiegato alla gente che gli Phtumeria, per quanto comunque ne sapeva l'umana stirpe in merito, mai avevano intrattenuto relazioni d'alcuna sorta con i Poteri Perniciosi.
    La Linea aveva cercato i suoi Dei-Salvatori altrove, guardando nel buio.
    E qualcosa, qualcosa di addirittura peggiore e più orribile dei quattro Grandi Dei del Chaos, s'era alzato in risposta a quel richiamo.
    Di tutta la loro storia e di tutta la loro stirpe non restavano che reliquie dannate come quella Vecchia Accademia di Na-Adana Nranresa. Tutto per loro è finito com'era giusto che si concludesse: in tragedia, follia, stregoneria, fuoco e sangue.
    Scuola della Benevola Curiosità per l'Infinito, se tradotta in maniera logica più che letterale dalla lingua yharnamica yaharguliaca al Gotico Basso in uso con mille dialetti diversi in tutto il malconcio e scalcagnato Imperium del Genere Umano.
    Il senso andava perduto ma una porzione di succo restava a disposizione al fine di dare una vaga idea di che cosa La Linea degli Phtumeria avessero provato a fare in quel luogo mastodontico, da millenni e millenni lasciato alla polvere ed alla decadenza.
    Altre zaffate d'acqua investirono il suo Hokha, dal ponte ormai fradicio.
    Ridacchiando sotto la protezione della sua maschera, lesta a renderle la voce profonda e più scura di quanto era veramente, Eilyyn Thead-Aecrôw rammentò che cosa sir Periklae di Trikelia avesse detto alla vista della Vecchia Accademia:“Le Scuole Classiche in Alta Opera mi pare siano grandi tre volte tanto. Quel rudere...che ha di tanto speciale ed inquietante?”.
    Mio piccolo cavaliere della Grande Estate...credimi, è meglio per la sanità della tua mente se eviti di saperlo.
    Non chiedertelo e non cercare la risposta perché potrebbe capitarti la medesima cosa accaduta agli Phtum: se guardi troppo a lungo l'Abisso, l'Abisso può decidere di ricambiare la cortesia...
    Fossi in loro, lancerei un bell'assalto sulle rive di Pael-Eriur per raggiungere l'artiglieria Garoniana e metterla K.O. Fortunatamente per il nostro generale d'Altavista Capitol, non sono io la persona preposta a comandare le linee dei separatisti...

    Nell'aria notturna, già funestata a sud-ovest da lampi e bagliori ed a nord da virulente tempeste di scoppi che si susseguivano veloci come tantissimi pugni di pugile contro un sacco d'allenamento, Eilyyn udì un tonfo rinculato, un peso metallico che dopo un boato era stato sbattuto di prepotenza contro dei blocchi di ferro.
    Poi le sue orecchie non mancarono d'udire un fischio.
    Un sibilo.
    Il sospiro di un pezzo d'artiglieria da posizione fissa.
    Il fianco nord-ovest delle colline di granito, posto sulla direttiva destra più lunga di tutto il fronte d'attacco imperiale, fu illuminato a giorno dall'esplodere d'altri tre calibri d'artiglieria da campagna.
    Granate garoniane, intuì Eilyyn.
    Calibri pesanti.
    Forse, pensò l'ufficiale politico, erano quelle da 200 millimetri. Forse, invece, erano quelle da 190 millimetri a carica deflagrante. Lei non avrebbe saputo dirlo con esattezza ma, certamente, dalle dimensioni delle detonazioni poteva dire che non erano più quelle da 150.
    «Qualcuno con un vox tra le mani dica a quegli stronzi dei garoniani di non spararci addosso!» urlò uno dei soldati a bordo dei Rynn-Gladii del 35esimo Battaglione, 105esimo Reggimento del Corpo dei Marines del mondo-fortezza di Gladius, «...Dorn Santissimo, mi fa schifo l'idea di morire per colpa LOROH!».
    Quasi a punirlo per le sue parole, una granata alleata e probabilmente garoniana impattò trenta metri innanzi alla prua del suo blindato anfibio.
    Lo scoppio conseguente alla caduta innalzò una colonna d'acqua spumeggiata alta quanto un Hokha posta in verticale.
    Con il boato che le rimbalzava nelle orecchie, sbattendole una massa trillante contro i timpani, Eilyyn udì quell'uomo imprecare ancora ed ancora.
    Innalzava delle bestemmie a dir poco epiche, degne d'essere inscritte...e di fargli avere un brutto quarto d'ora in compagnia di un prete-guerriero del Ministrorum.
    «Capitano-maggiore, stia zitto! Ci sentiranno, schifoso quel Sebastian Thor succhia-cazzi!»
    «Vai a farti fottere, Raynor!»
    «Qui ci moriamo TUTTIH
    «Piantala di fare la fighetta, Jim!» urlò chi aveva bestemmiato il Santo Rogal Dorn.
    Dal fronte del Sogno provennero nuove cariche d'artiglieria leggera. Un proiettile centrò l'ala sinistra dello scafo dello Hokha sul quale Eilyyn si trovava, facendole esplodere il cuore in cola.
    Cazzo!
    Non era morta, si rese conto. Non era morta perché quel proiettile non era detonato.
    Una granata fallata...?
    La granata impattò con tutta la cattiveria di un'ape impazzita, sibilò roteando su se stessa per diversi e diversi metri tracciando cerchi polverosi nell'aria notturna ed infine quella trottola, osservata forse da un centinaio di spaventati occhi umani, terminò in un ben modesto sbuffo s'inabissò.
    Esplode dopo qualche secondo, sollevando una fontana d'acqua gelida.
    «Anghelian!» esclamò il colonnello Rad'c del 5614esimo Reggimento parlando sulle linee vox. Eilyyn intuì che stava rivolgendosi al bestemmiatore folle.
    Era Jacob Anghelian, capitano-maggiore del 35esimo Battaglione del 105esimo Reggimento del Corpo dei Marines di Gladius.
    Ed era uno degli uomini più brutti che lei avesse mai visto in vita sua.
    Il suo viso, se lo ricordava durante i preparativi per l'assalto, pareva essere stato scolpito da un cieco che dell'arte scultoria non sapeva nulla e che delle facce umane aveva soltanto una figura mentale sbagliata, obliqua e tutta storta.
    Aveva visto demoni, autentici incubi e diavoli provenienti dall'inferno, infinitamente meno brutti di quell'uomo dalla faccia costruita a colpi d'accetta.
    «Signore?!»
    «Ordina ai tuoi uomini di sgomberare il prima possibile!» disse il colonnello Rad'c. «Non dobbiamo ostruirci l'avanzata a vicenda!»
    «Ricevuto, signore!» fu la replica di Anghelian. «Avete sentito il colonnello-elmo?! Disperdersi, disperdersi appena si sbarca! Sparpagliatevi, ci si ricongiungerà ai punti di raccolta riparati!»
    Probabilmente egli aveva già dato ordini simili ma ripeterli faceva solo che bene.
    «Buona fortuna, Anghelian! Ci vediamo sulla spiaggia!»
    «Roger!»
    In quel momento, il pilota dello Hokha urlò nel megafono-vox: «Venti secondi! Sgomberare la rampa!»
    Krevr'n, uno tra gli elementi più vecchi di tutto il reggimento, stava pregando. Eilyyn lo vide farsi il segno dell'Aquila Terrestre-Imperiale una, due e poi tre volte di fila.
    Mormorava parole in Alto Gotico del cui significato era largamente ignorante.
    Forse credeva addirittura che quelle preghiere potessero aiutarlo o difenderlo dal male. Se quella era la verità, Eilyyn si risolse di non smentirgliela.
    Non sarebbe stato giusto.
    Un fischio proruppe dal castello di poppa del mezzo da sbarco. «Sgomberate la rampa di sbarco! Sgomberate la rampa di...»
    Il pilota non terminò mai quella frase. La sua voce fu rotta dal sopraggiungere della morte ed assordata dalla calata della rampa e dalla pioggia metallica.
    In un istante, il vano di carico dello Hokha fu bersagliato da quello che le parve un migliaio di calibri di mitragliatrice pesante.
    Chiodi di bara.
    Le prime tre fila del Terzo Plotone furono falcidiate non appena la rampa loro antistante si fu abbassata di mezzo metro. L'acqua fluviale penetrò nel lungo e stretto corridoio, scorrendo già rossa ed irta di frammenti umani.
    Coloro che erano stati colpiti per primi, Eilyyn li aveva visti scoppiare come palloncini di plastica riempiti con troppa acqua. Una zaffata di schegge ossee inzuppate di brandelli corporei e frammenti d'organo le volò addosso, macchiandola assieme a tutti gli assaltatori che la fiancheggiavano e le stavano alle spalle.
    Lo Hokha non si fermava. Scoccato un colpo d'occhi al castello di poppa, l'ufficiale politico vide che il pilota era riverso sul timone.
    Il suo assistente stava disperatamente cercando di sganciarlo dalle imbracature di sicurezza per raggiungere la piastra-cervello dei comandi.
    Il motore fuoribordo ronzava ancora, nervoso.
    «Fuori! Fuori, fuori, cani! Andate a morire!» Urlò Iaken avanzando a spintoni tra i vivi, i feriti ed i cadaveri che non avevano spazio per cadere. Precipitandosi alle sue spalle, Eilyyn lo vide entrare nella risacca con l'acqua che lo bagnava sino alle ginocchia.
    «Sgomberate le rampe!» urlò il colonnello Rad'c, disperso chissà dove lungo il profilo degli sbarchi. L'inferno era sopra di loro.
    Eilyyn incespicò in avanti, un piede messo in fallo su di un pezzo d'intestino, e rovinò nel liquido gelo dello Ianqur-Ionesa. S'isso fuori dai flutti ed alle sue spalle, cinque uomini del Terzo Plotone furono, in un solo istante, spappolati dalle mitragliatrici dei separatisti.
    Un braccio umano, tranciato all'altezza della spalla, le volò roteando sopra la testa per poi perdersi nell'acqua che ondeggiava lungo il bagnasciuga.
    Con una bestemmia sulle labbra ed il sapore dell'acqua dolce nella bocca, Eilyyn avanzò carponi per qualche metro. Un pugno di soldati Egalsthiri la superò coprendo la propria avanzata con spari imprecisi ed a fine di mero sbarramento.
    Stivali alti, rinforzati da ghette, che schiaffavano contro l'acqua in falcate pesanti e gravate dalla postura china di chi non voleva offrire troppo bersaglio alle mitragliatrici poste sulla collina. Un ruggito di motore aereo le passò sopra la testa e, tre secondi dopo, una colonna di fuoco s'accese sull'ascesa per l'aiuola più vicina ai siti di sbarco del 5614esimo Reggimento.
    Un'altra colonna di fuoco s'accese, invece, a ridosso di uno degli Hokha, devastandolo.
    Non bombardateci, pezzi di m...
    Il suo udito, potenziato dai sensori ausiliari della sua maschera a guisa di corvo, captò un tic metallico provenire da una delle falcate dei soldati che l'avevano superata.
    Un suono chiaro, cristallino.
    Un suono spaventoso in mezzo al tuonare delle raffiche di mitragliatrice.
    S'inabissò con la testa, schiacciandosi contro il fondo della riva, e non fu abbastanza per evitarsi d'udire la detonazione della mina anti-uomo. L'acqua s'infervorò, quasi bollendo come in una pentola, e l'onda d'urto le strappò l'aria dai polmoni forzandola a riemergere.
    Il resti di chi aveva calpestato la mina le piovvero addosso. Rimase per un frammento di secondo a sentirsi picchiate dai resti di chi aveva condotto in quel disastro.
    Era ammutolita.
    Cento metri alla sua sinistra, un nastro di mine a strappo esplose levando in aria diverse centinaia di chili di terra granitica. Sfrecciando nel buio, un centinaio di dardi traccianti illuminò la spiaggia.
    Vide che provenivano da uno dei Gorgoon dei nova-cadiani.
    Un pezzo di cingolo la superò, schiantandosi addosso ad alcuni marines gladiani.
    Non s'era accorta della cannonata. Dov'era caduta?!
    Aveva distrutto un Gorgoon oppure uno dei Chimera Egalsth-Pattern dei suoi?
    Con molto ritardo s'accorse che la sua visuale era macchiata da schizzi trasparenti e rossicci.
    Sangue umano ed acqua fluviale.
    Schiaffandole addosso una dozzina di passi fradici, altri soldati del Terzo Plotone la superarono in corsa. Una sventagliata di mitragliatrice ne tagliò due a metà, rovesciandole addosso un braccio ed un torso dal quale scivolavano viscere ed intestini.
    Alcuni cadaveri erano incendiati.
    Fosforo oppure alto-fuoco?
    Si pulì le lenti con la manica. La bocca del suo Hokha era costellata da cadaveri spezzati a metà, mutili e riversi a terra. Vide il soldato semplice Derren che faceva rotolare un cadavere giù per la passerella e poi scorse due suoi commilitoni aggiungersi allo sforzo.
    «Toglietevi da lì!» urlò.
    Con la coda dell'occhio destro vide un gruppetto di marines gladiani che avanzava dietro lo scafo di un Chimera anfibio. Il carro-armato esplose un colpo di cannone automatico, assordandola.
    Tornò con lo sguardo a Derren ed ai suoi compagni, le armi gettate sulla schiena e le uniformi grigio-scure umide e sporche di sangue.
    Gli elmi integrali impedivano di vedere se erano terrorizzati oppure scioccati.
    Quei tre stavano liberando la via di sbarco. Il sergente Krevr'n s'affiancò, prese due di loro per la collottola del pastrano grigio scuro e li spinse in avanti bestemmiando ed urlando.
    Una raffica rimbalzò sulla rampa, aprendo il cranio di un soldato in fase di sbarco. Un suo compagno, immediatamente alle spalle del caduto, tentennò e crollò sulla schiena. Addosso al tronco aveva pezzi di cranio e schegge di cervella.
    Krevr'n lasciò uno dei soccorritori e si volse verso lo scioccato. Eilyyn lo vide dargli un calcio sulla spalla ed urlargli nelle orecchie.
    Il sergente urlò ed urlò e poi urlò ancora.
    Le sue parole non avevano suono.
    Una mano la prese per il braccio, strappandola dalla sua staticità, e la gettò in avanti. Corse al suo fucile laser Merovech Pattern, istintivamente pronta a sparare a colui o colei che la stava toccando, e poi vide che sotto l'elmetto quella figura aveva un volto austero.
    «In piedi, commissario! Morirà se resterà qui!»
    «Ci stanno ammazzando tutti!» urlò una voce proveniente da destra, dai Rynn-Gladii dei marines provenienti dal lontano mondo di Gladius. «Questo è uno schifo! Ci ammazzano! Ci ammazzano tutti!»
    «Piantala di frignare, marine!» urlò Anghelian. Eilyyn vide che il capitano-maggiore era quasi a ridosso di un riparo.
    Per la collottola teneva uno dei suoi subordinati. Un servente Vox lo seguiva, attaccato alle sue spalle come una zecca succhia-sangue.
    In terra crollò una granata d'artiglieria separatista ed il vulcano che produsse scaraventò una dozzina di persone in ogni direzione. Quasi a volerla subissare giunsero una mezza dozzina di cannonate garoniane dalla traiettoria ad arco.
    Non una sola centrò le postazioni separatiste sulle colline. Caddero, martellati celeste, su di un messo da sbarco Rynn-Gladii e tra i sassi e l'acqua.
    «Vaffanculo! Vaffanculo!» ruggì qualcuno. Eilyyn non sapeva dire chi. Un fischio le stava frantumando i timpani, lasciandola ancora sorda.
    Era buio.
    «Non si perda!» le disse chi l'aveva raccolta dall'acqua. «Mi resti attaccata, commissario! Mi resti attaccata! Non si perda!»
    La voce non era quella di uno egalsthiro.
    Alzò lo sguardo e notò che era cadiano.
    Non un nova-cadiano ma un cadiano tradizionale, uno di quelli che avevano gli occhi viola.
    Fece per liberarsi dalla sua presa e saltare in piedi ma lui la tenne giù, quasi spingendola contro il fango sassosso del bagnasciuga.
    Era tutto buio. Le mitragliatrici fiammeggiavano e lampeggiavano la spiaggia ma senza le luci dei traccianti, ogni cosa era immersa nel buio della notte.
    Tutti si muovevano come dei ciechi.
    Piombandole vicino come dardi incendiari, un gran numero di calibri di mitragliatrici segarono in linea retta lo spazio che aveva occupato sino al momento della spinta. Annaspando, ella cercò di ritornare in piedi a dispetto dello zaino, fradicio e pesante, che la teneva incollata a terra.
    Se ne liberò con un colpo di pugnale, dimentica degli sblocchi sulle bretelle, e carponi si spinse in avanti, in cerca di chi l'aveva spinta via da quella raffica di morte.
    Le parve di riconoscerlo e cercò di aiutarlo a rimettersi in piedi. Gli urlò addosso per esortarlo ad andare a combattere.
    «In piedi!» esclamò lei, con tutt'attorno il bailamme di un assalto suicida. Da qualche parte, il colonnello Rad'c stava urlando ordini e sparando sia dardi laser che bestemmie. Vide alcuni nova-cadiani con il simbolo del medicae venirle vicino, dire qualcosa che lei non udì e poi passare oltre.
    «In piedi, razza di bastardo! Siamo in guerra!»
    Il cadiano che l'aveva salvata non rispondeva. Era ruotato a pancia in giù, con il fucile laser Kantrael Pattern stretto tra le mani.
    Per ruotarlo e guardarlo in faccia, lei gli vibrò nei fianchi un calcio dato di piatto.
    L'aveva salvata ma adesso stava facendo da inutile bersaglio umano.
    «In piedi, pezzo di merda! In piedi, in piedi!»
    «Andate a combattere, vigliacchi!» gridò il sergente Krevr'n. Eilyyn vide che trascinava dietro di sé alcuni degli egalsthiri che s'erano impegnati a sgomberare la rampa di sbarco. «Andate a combattere! Per l'Imperatore, ammazzate quei figli di troia o vi apro il cranio a pugni!»
    Gli egalsthiri si liberarono dalla presa del sergente e, chini ed appesantiti dall'acqua fluviale, cominciarono ad avanzare verso la spiaggia.
    Adesso sparavano qualche colpo.
    «Li hai visti quelli, cadiano? Non fare il codardo, adesso! In piedi, pezzo di merda! In piedi!»
    Eilyyn gli diede una spinta, finendo involontariamente per ruotarlo a pancia in su.
    Sull'uniforme c'era scritto CPT Bastonne, Lukas.
    Non aveva più la faccia, al cui posto si stagliava un cratere annerito e fumante. Liquidi cerebrali e sangue colavano dai bordi anneriti.
    Si alzò presa da un impeto di rabbia. Le sue orecchie udirono il colonnello Rad'c urlare qualcosa, riferirsi direttamente a tutti gli uomini del suo reggimento gridando nel vox.
    «Soldati di Egalsth! Volete vivere per sempre?!»
    Eilyyn non comprese mai la loro risposta. Forte e rauca, si perse tra il piombare delle cannonate e le raffiche di tuono alzate dalle mitragliatrici.




    Farewell, captain Lukas Bastonne from Cadia!
    May you find your rest in the dreaming world..,


    Edited by dany the writer - 14/3/2016, 15:50
  7. .
    CITAZIONE
    Carino questo pezzo della mercenaria spathiana!

    Yay! Missione compiuta!
    Approvazione da parte del creatore degli spathiani ottenuta.
    +50 punti, gg a tutti.

    CITAZIONE
    Me lo avevi promesso da un po' devo dire... e dopo N pezzi sulla bambolina bionda che gioca con le bambole finalmente eccola!

    Ormai lo sai che quello che prometto, a patto di sapere attendere INTERE ERE GELOGICHE, alla fine lo porto in tavola.
    Devo avere l'ispirazione, il tempo e la voglia di scriverlo, però.

    CITAZIONE
    Dannato VG che non accetta mercenari...

    Mettiti nei suoi panni: ha 35+ milioni di soldati "nazionali", suoi e forniti dai suoi alleati, e sborsare i big money per qualche mercenario lede l'immagine di questi eserciti e le sue casse.
    Non che comunque lui si preoccupi molto del denaro speso: "Lui richiede, Hilda provvede".

    CITAZIONE
    Credo che il reggimento di Irina sia poco numeroso e non sia proprio a buon mercato...
    Il sogno deve aver sborsato parecchio.

    Non ho inserito tutta la sua storia onde evitare una patina di pesantezza ad un pezzo che doveva essere il principio del carnaio che è questo capitolo ma, come sempre, ho degli appunti.
    In origine stava sui 6.000 elementi tutti spathiani che, post alcune campagne, s'erano presi la liquidazione ed avevano deciso di fare da soli.
    Ora come ora, il suo reggimento conta 3000 spathiani e 1.500 esterni raccolti in anni ed anni d'onorata carriera mercenaria.
    La più grande paura di Irina è sia vederli sprecati che vederli scomparire un rango alla volta.
    Il 119esimo non esiste senza un cuore spathiano.

    CITAZIONE
    Bella la cosa del "già visto, già fatto" sa di mercenaria navigata.

    Ma è proprio quello che lei è!
    Nel suo pezzo mi sono curato d'inserire molti, sebbene un po' vaghi, riferimenti a tanti mondi ed altrettante forze. La ragazza ne ha viste parecchie ed ha imparato tanti utili trucchetti.
    Il primo ed il più importante? Metti bene in chiaro che chi ti paga ha sempre ragione, OK, ma solo a patto di darti la possibilità di aggirare i suoi comandi.
    Ed ecco che lei, infatti, usa l'Esercito Continentale come uno scudo umano per i suoi ragazzi.

    CITAZIONE
    questa Accademia degli ptucosi deve essere davvero enorme.

    Credimi, è una costruzione a dir poco ciclopica. Come il tempio di Anais Oedeona in Hive Regial, anch'esso di natura phtumeriana, è una costruzione dal cuore ottagonale e dalle estremità rettangolari.
    Dico solo che misura 7.500 metri in lungo da parte a parte.

    CITAZIONE
    Oalis è altavistiano, Valari di dove è?

    Valari è ynnorita.
    Valari sta combattendo per casa sua, proprio come V'cerri, anche se rispetto al secondo crede giusto un minimo in più nella Causa Coloniale.
    V'cerri, lo vedrete ed è un personaggio che apprezzo per la ragione che ora riassumo en passant, non ci crede affatto ed era contro l'adesione al Sogno.
    Però il governo è il governo e lui è un soldato.
    Gli ordinano di difendere Ynnor e lui difende Ynnor. Quando arriveremo al suo POV, vedrete come lui non nasconda a se stesso che è una campagna "tenete duro il più a lungo possibile."
    Una presa sull'idea di "onore nella pace" caro agli statunitensi.

    CITAZIONE
    Carini i riferimenti ai soldati di fanteria di linea britannici (gli altavista) e ai soldati americani sia i minute men sia gli altri con il berretto con visiera.

    Occhio!
    Il 36esimo è Fanteria di Linea. I Queen Victoria's Royal Altavistian Marines sono...appunto, royal marines.
    Quanto ai minute men e gli unionisti, hai azzeccato ambo le cose.
    Bravo!
    (non che ci volesse molto, ammettiamolo!)

    CITAZIONE
    Si odiano già di loro?

    Yup.
    Provengono dalla stessa gente (si capisce quale) ma Neo Junchaer e Ynnor sono inclinati verso Nebula Kalinchev e disconoscono il governo Altavistiano.
    Altavista li vede come provincialotti.
    Addirittura parlano l'uguale lingua, questo Angaleno derivato dall'inglese, ma nella resa grafica ho provato a rendere l'idea di delle differenze con alla base una comune radice (l'inglese) modificata dalle scorciatoie e da 40+ millenni nel futuro.
    Pur premettendo che tale lingua, così come il drangunaìc di Armageddon, sta evolvendo verso l'essere simile al suo punto d'origine.

    CITAZIONE
    Sono addestrati tipo boia di spathian, fanteria di linea, fanteria leggera o altro?

    Disciplinata (via rudis e fruste e bestemmie) fanteria di linea a ranghi, quadrati e linee. Come ti dissi, sono il risultato di uno scambio con Altavista MA rifiutai l'idea di uno schieramento più primitivo alla tercio spagnolo.
    Nossignore, in alcun modo no.
    Non sono più primitivi; rispetto ad altre fanterie di linea sono anche eccellenti ma se li poni contro "i maestri" emerge che sono più lenti, disorganici e meno fluidi.
    Tuttavia è sostanzialmente impossibile combattere a ranghi e quadrati meglio degli Altavistiani e della gente che hanno formato loro.
    Sostanzialmente, è uno stile che hanno (ri)edificato loro nei millenni scorsi e posto qualche accorgimento tecnologico, è un jack d'ogni via che funziona discretamente bene sempre contro molti nemici.

    Grazie del commento! ^.^
  8. .
    CITAZIONE
    BAM! PRIMO COMMENTOH!

    FUCK!
    Qualcuno dia un premio a questo Lord-B!

    CITAZIONE
    Parolacce, sangue, esplosioni, carri armati, altre parolacce, personaggio femminile ipotetico travestito che fa lo scaricatore di porto.
    Non ci manca proprio nulla!

    Servivano più riferimenti alla Guerra Civile Americana, secondo me! Insomma, soldati unionisti e "When Jhonny Comes Marching Home" forse non erano abbastanza per capire il riferimento...
    Nah, scherzo!
    Sono contento che ti sia piaciuto!

    CITAZIONE
    Decisamente pittoresco il personaggio, non so se sia voluto o meno ma sei riuscito a creare una figura che si fa amare e odiare al tempo stesso.

    Lo scopo era quello, quindi direi che l'ho raggiunto!
    Da un lato è una vostra nemica ma è anche un personaggio con la sua dignità e la sua personalità. Irina combatte per i soldi ed ha un notevole bagaglio d'esperienze dalle quali attinge.
    Insomma, la volevo in modo che non fosse possibile odiarla senza riconoscerle che sa il fatto suo.

    CITAZIONE
    E' un validissimo soldato, combatte per il sogno ma è una mercenaria, fa di tutto per i suoi soldati ma non si esimia dal compiere delle bassezze veramente rocambolesche.

    Quando la creai, pensai subito una cosa: doveva un po' dare a voi lettori quest'aria da consumata "donna avventuriera" prima che semplice soldatessa.
    L'idea è che lei fosse qualcuno che ne ha viste tante, passate ancora di più e che abbia imparato ad essere più furba dei furbi e più scaltra degli scaltri senza però ammorbarsi.
    Ha un reggimento bene addestrato al quale pensare e badare e non lo vuole vedere sprecato per nulla. Allo stesso tempo, non combatte per la tanto decantata "Causa Coloniale" del Sogno quanto più per i soldi della paga che il Sogno le offre per i suoi servigi.
    Il khanìd, spathiano orientale basso per signore, Von Gianellen non ritiene i mercenari delle truppe degne e non la paga. Lei non può fare la fame perché l'ennesimo nobile preferisce le truppe regolari o quelle della sua casa, quindi...chi più paga è chi può comandarla.
    Davvero, un punto cardine nella costruzione di Irina è stato il suo atteggiamento da "niente di personale, ragazzi! E' solo lavoro!".
    Un po' è simile a Vhalkhardt, un po' è il suo opposto. Entrambi sono persone "già visto, già fatto" ma da qui si dividono.

    CITAZIONE
    La cosa poi è ancor più ampliata dai riferimenti ai tanti mondi, ci lascia intendere che la tipetta ha visitato mezzo imperium e ciò aumenta il suo carisma.

    Ti posso assicurare che di strada Irina ne ha percorsa davvero tantissima.
    Costei è partita da Spathian come allieva sottufficiale di collegamento per uno scambio con Altavista Capitol e poi ha viaggiato, viaggiato, viaggiato e poi ancora viaggiato.
    La dannatissima ha visto pure i Protoss, che per gli imperiali sono molto rari da vedere!

    CITAZIONE
    Mi ricorda un certo bastardo dagli occhi color acciaio...
    *AGITA IL PUGNO AL CIELO IN SEGNO DI VENDETTA*

    Eheheh!
    Fen potrebbe apparire tra non molto, la Von Gradenoff è stata menzionata un paio di capitoli orsono...

    CITAZIONE
    Malekith sarà felice della prima comparsa ufficiale dei suoi space helghast XD

    Spero lo sia!
    Sono Boh-Canon da questo pezzo in poi! E non sono dei brutti soldati, hanno il loro verso, ma spesso vengono impiegati come fa lord Oalìs.
    Krieg di seconda mano, carne da cannone.
    Non godono di un grandissimo rispetto in giro...ma Boh Saga potrebbe fare loro un po' di giustizia.

    CITAZIONE
    Mentre il riferimento così spiattellato a SC, per quanto pregevole, potrebbe essere leggermente fuori luogo.
    C'è anche da dire però che ormai sono mesi che architetti e complotti riguardo alla loro presenza, quindi IN VIA DEL TUTTO ECCEZIONALE sei perdonato.

    Nah. secondo me ci stava!
    Sono pochissimi gli imperiali che hanno VISTO di persona i Protoss.
    Comunque sia, da quello che dice si può intendere facilmente che lei abbia visto dei khalai Protoss.
    I Tal'Darìm sono un po' più comuni ma nessuno li vuole incontrare, quelli. Non hanno alcuna simpatia per noi.
    I Khalai, invece, tendono a starsene per conto loro...

    CITAZIONE
    Swarmalord, anche questa tizia dice che i garoniani sono un branco di incapaci...che ci sia un fondo di verità?

    Parla male degli stessi che a forza di granate stanno cambiando la geografia di questo postaccio...

    CITAZIONE
    Non molto se non da farti dei bei MEGACOMPLIMENTI e sottolineare il fatto che io sarei entrato coi carri armati la dentro, altro che coi mongoflettici di Malekith

    Chissà, chissà! xD

    CITAZIONE
    Sono d'accordo con Lord-B. Irina è un personaggio che si fa odiare e amare. Un classico mercenario che è pronto a cambiar bandiera in qualunque momento ma che allo stesso tempo è un ottimo combattente e anche "un'ottima" stratega.

    Mi piace che siate d'accordo ma occhio, qui!
    Irina ti direbbe che un mercenario TROPPO VELOCE a cambiare bandiera è un mercenario che avrà ben pochi clienti.
    Devi sapere anche restare attaccato alle mammelle del suo signore se, sopratutto alla lunga, ti conviene di più di perdere rovinosamente la faccia per un guadagno più alto ma incerto.
    E' un mercato complesso e bisogna sapersi muovere!

    CITAZIONE
    Ma Oalis ha fatto di testa sua o mi sbaglio?

    Ha fatto tutto da solo, sì.
    Se ricordate, propose a Vendas di lasciarlo attaccare ma Vendas, come sempre molto calcolatore, gli oppose un secco rifiuto, ordinandogli di restare dov'era e lasciare che fosse il Sogno ad attaccarlo.
    Lui sta agendo di testa sua e sta svuotando il fianco sinistro per fare una spinta in avanti.
    E che bel risultato; sta perdendo centinaia di persone per quattro corridoi!

    CITAZIONE
    Praticamente ha contravvenuto ad un ordine e potrebbe sputtanare tutto il lavoro di Lord Vendas! ... beep* beep* (insulti di vario genere rivolti contro il suddetto generale).

    E' la prima istanza del grande problema che affligge l'esercito crociato di Von Gianellen (il suo come tanti altri); ha molti individui che, per tutto il loro talento e la loro storia, sono convinti di sapere fare meglio degli altri.
    E, sopratutto, non sempre sono disposti a riconoscere la catena di comando.
    Questo sarà importante, altro non dico.
    Non sempre avere un grande guerriero come comandante è una buona cosa; un grande guerriero è singolarmente bravo, ma un buon soldato obbedisce agli ordini mentre un guerriero li "segue" se gli interessa.

    CITAZIONE
    Spero vivamente che il Sogno non riesca a contrattaccare! Lord Vendas non conosce sconfitta!

    Ne siamo del tutto certi? L'importante non è vincere TUTTE le battaglie, come già ci ha detto, ma non perdere la guerra.
    Anzi, qualche volta è conveniente lasciare vincere il tuo nemico per indurlo in trappola...alla fine, una delle tattiche del serpente per catturare una grossa e succulenta preda è quella di fingersi ferito, scappare nell'erba ed attendere che la preda si allunghi per finirlo...

    CITAZIONE
    «Ué Gino, come si chiamano i tuo space (che poi lo sono già) Helghast»
    «Boh perché?»
    «Perché compaiono...»
    «Bella!»
    «...stile garoniani...»
    «FUCK!»

    "Garoniani Style" è, ormai, un BOH-iano eufemismo per "appaiono morti", per chi non l'avesse intuito.
    Fa riferimtno ad una storia che vedrete l'anno prossimo prossimo venturo, FOOOOOOORSE xD

    CITAZIONE
    A quanto vedo è andato meglio del previsto.

    Non fosse che stanno venendo spediti un po' al macello perché Oalìs vuole risparmiare le sue truppe di linea fino al momento decisivo, sì.
    Non sta andando loro così male, pur considerando che la loro offensiva è stata progettata in qualche ora ed è buttata contro delle difese a ghiera.
    Tutto tutto, il loro stare anche avanzando fa molto onore al valore del reparto senza però riconoscerglielo.
    Hanno tutti gli svantaggi, salvo i numeri ed i mezzi, e comunque avanzano!

    CITAZIONE
    Non a caso si chiamano Leviathan bitch!

    Si xD
    Tuttavia i Leviathan sono fatti BENE.
    Gli Hokha sono...beh, proprio come ci dice Irina sono "fare lo stesso con di più spendendo meno" sulla carta, nella pratica sono lunghe e strette scatole di sardine tratte dal leviathian ma senza tutta la necessaria controparte tecnica.
    Gli Egalsthiri non sono la tua prima scelta circa gli sbarchi...

    CITAZIONE
    Sara Picasso:Questa è una MIA battuta! O meglio, lo sarà ma l'ho detta prima io!

    Chissà che non si conoscano...magari sono pure andate a letto assieme una o due volte.

    CITAZIONE
    Comunque riguardo al personaggio che dire, è del sogno quindi deve MORIRE!

    Irina combatte pagata dal Sogno, lei ci rende chiaro che nella "Causa Coloniale" non ci crede manco un po'.
    Tuttavia ha 4000 bocche da sfamare e da tenere impegnate e il grande signor Von Gianellen non paga bene i mercenari. Se non li sbatte fuori dalla parte, è tanto se regala loro qualche obolo.
    Che deve fare, morire di fame assieme ai suoi soldati?
    Il Sogno paga bene, quindi...se la signorina Hilda le fa una migliore offerta, e ci allega la grazia per lei e per tutti i suoi soldati, in tempo uno e due passa a combattere per lei.
    Se i Von Gianellen non la vogliono, lei si trova qualche altro cliente: sono soltanto affari ^.^

    CITAZIONE
    Lord dannazione! Mi hai fatto ricordare l'esistenza di quel viscido verme!

    DOOM-DododoDOOOM-DOOOM-DOOM-DOOM-Dodododomdomdomdom-DOOOM...
    Drums.


    CITAZIONE
    Spero vivamente... che tu... con quell'aggettivo non ti riferisca al GrammarNazi Comandante Lord Vendas... spero...

    Okay che tra Gaspard e Vendas non corre il miglior sangue ma dubito stia parlando del Primo Signore Militante!
    Quantomeno, da Primo Uomo a Primo Uomo, non gli daresti mai del "verme": i "Vermi" sono ben altre cose e la parola è gravida di un potere necromantico.
    Non va usata con leggerezza.
    I Lich, gli Oltre-Lich ed il Re dei Lich non sono persone che vorresti incontrare...o menzionare, anche se solo per errore.
    Vendas è un serpente, non un verme ^.^


    CITAZIONE
    La serpe? Nah

    CVD! xD
  9. .
    CITAZIONE
    Ebbene no!
    Non si tratta di Warhammer 40000 e nemmeno di una fantasy!

    D: D:
    Impossibile!
    SHAMEFUL DISPLAY!

    CITAZIONE
    Scritto come POV (almeno mi esce una cosa parzialmente decente), spero possa piacervi.

    Dai, sei bravo con i POV! Non sminuirti :(
    Grz se nn lo f41

    CITAZIONE
    Grosse gocce di pioggia mi svegliano.
    Sono fredde e fitte, temporalesche.

    Bell'immagine!
    E' netta e nitida, fornisce l'idea.

    CITAZIONE
    “Alla fine di grandi battaglie si scatenano sempre temporali straordinari” avevo detto una volta il Magister Militum1 Ezio durante un banchetto a cui avevo preso parte come domesticus2.

    Chissà come mai, quella dei temporali non è solo una balla.
    Occasionalmente tende a piovere tanto. E' carino che lui rammenti questa frase: pone subito l'ottica sul periodo e fornisce un quadro.
    Diciamo che è un secondo impatto, dopo quello della pioggia.

    CITAZIONE
    Gli occhi si sono ormai abituati all’ oscurità: lo spettacolo che mi si apre di fronte è tremendamente macabro.
    Centinaia di migliaia di carcasse di uomini e animali giacciono sul campo di battaglia ormai diventato un unico pantano.

    L'iperbole è chiara e ci sta, dice che lui non è un narratore affidabile, ma rende l'idea della parola "carnaio".
    E per un momento ho pensato di scrivere come replica "Martirios was here".

    CITAZIONE
    L’ odore che proviene da quel enorme carnaio è disgustoso: una curiosa mistura di sangue, sudore, feci umane e animali, pioggia, terra bagnata e carni bruciate.

    Ed intestini e viscere e cervella e cuoio bagnato...
    Non è bellissimo l'odore della guerra finita? Sa d'inconclusivo.

    CITAZIONE
    Mi alzo finalmente con fatica, un giramento di testa mi lascia per qualche secondo incerto sulle gambe.
    Poi vomito il pranzo.
    “Carote… non ricordo di aver mangiato carote” mugugno con ancora fili di bava agli angoli della bocca.

    A quanto pare le hai mangiate, carotaio.
    Ecco perché le stai vomitando.
    E te lo meriti.
    Carote...bah! Cosa sarà la prossima cosa, altro cibo sano?!
    A me le SCHIFEZZE!
    Scherzi a parte, è una bella immagine. Rende il disgusto.

    CITAZIONE
    “Cerchiamo di fare mente locale… la battaglia è terminata ed è notte fonda, chi ha vinto non è poi così importante visto che ho intenzione di squagliarmela a breve.
    Sia che abbiamo vinto sia che abbiamo perso il campo sarà nella confusione più totale e di certo nessuno farà caso se un miles3 sparisce dalla circolazione anche se è uno degli auxilia palatina4… in fondo potrei anche essere morto come lo sono chissà quanti dei miei camerati… beh, ex camerati.
    Sarà però meglio mettere da parte qualcosa come… liquidazione ,diciamo.
    No, non è rubare, in fondo a che servono soldi e i gioielli a un morto?
    E la mia diserzione nemmeno la vedrei come un tradimento al Magister…
    Sono senza paga da mesi dopotutto…”

    Quello che amo dei tuoi personaggio meglio riusciti -costui, Mactas, Strahil...- è che sono delle carogne.
    Li fai senza nobiltà e senza lode eppure riescono a piacere perché sono talmente bassi che da un certo punto di vista, sono estremamente autentici. Costui non è un campione, non è un condottiero.
    E' un soldataccio sopravvissuto e come tale pensa a: 1) portarsi il più lontano possibile e 2) paga, cibo, paga.

    E comunque concordo con lui: non è rubare.

    CITAZIONE
    Direi che per Roma ho anche dato abbastanza, ricevendo in cambio ben poco, oltre a belle parole e discorsi incoraggianti.

    No, ragazzo.
    Soltanto nella morte il dovere ha fine.
    Rammenta queste parole: tra 40.000 anni conteranno qualcosa.

    CITAZIONE
    Con tutto quel ben di Dio ne avrei abbastanza per passare qualche mese a oziare nelle migliori taverne di Lutetia13…

    Credo sarebbe difficile rivenderle...ma forse mi sbaglio.
    Nota quanto sono socialisti ed egualitari i corvi: non fanno distinzioni di ceto ed origine!

    CITAZIONE
    Non avevo nessun obbligo verso re Teodorico ma a vedere questa scena mi sono sentito in dovere di vendicare quell’ onta visto che i suoi figli se ne erano dimostrati incapaci.
    E Dio mi è testimone se l’ ho fatto.

    Se ne sono* suona meglio!
    Bravo veterano/spaventapasseri vivente!

    CITAZIONE
    Estratta con una violento torsione la lancia dal ginocchio ormai sfasciato del miserabile e, strattonato all’ indietro l’ elmo con la mano che reggeva lo scudo, ho vibrato un affondo di lancia dall’ alto in basso.

    Mmm, è troppo dettagliata come linea di pensieri.
    Fa perdere il senso del pensiero, secondo me. Dovrebbe essere una cosa molto meno precisa, sopratutto considerando che quest'uomo ha il cranio mezzo rotto.
    Metterei questa descrizione in narrazione normale!

    CITAZIONE
    “A queste penserò dopo, ora… Teodorico… dove sei…”

    Spooky, scary ostrakòn...

    Interessante progetto!
    Ti seguo u.u
  10. .
    Anche quello è vero...
  11. .
    Crrrrrrr! (Statica della HBO)
    Sigla!


    Capitolo II: Grand Campaign
    Atto II, Commissario Vhalkhardt Romarich di Krieg



    M42.018, ultimi giorni del mese di Aprile
    Imperium dell'Uomo; Segmentum Solar, Sub-Sector Dar-Amalasta, Sistema Stellare di Dar'Arric, Imperiale Mondo Civilizzato di Daraìcha III.
    Continente di Ynnor; Breccia di Oruos.


    Principiava il prologo della notte fonda.
    L'accampamento del Primo Signore Militante, il quartier generale del fronte a ridosso della Breccia di Oruos, era un vulcano d'attività.
    Nell'aria, in un punto pervasa dagli incensi religiosi ed in un diverso luogo fatta statica dalle scariche di prova dei fucili laser delle guardie, c'era una sensazione.
    Un presentimento, ecco.
    Presentimento era la parola giusta.
    C'era il presentimento di un qualcosa, la battaglia oppure qualcos'altro, d'imminente e più che prossimo, immediato successore a quegli ultimi secondi di tregua.
    Sotto la copertura offerta da quella notte senza stelle e senza lune, gli ultimi spostamenti tattici venivano compiuti e sotto la stessa difesa erano fatti gli ultimi ritocchi alle linee difensive ed ai progetti d'attacco.
    Era sempre così.
    Vhalkhardt l'aveva sempre saputo.
    Il momento più concitato e nervoso non era quello in cui lo scontro stava già avvenendo: in quei frangenti molto nervosismo era già svanito, lasciando gli uomini e le donne in armi come esseri istupiditi che seguivano gli ordini per riflesso condizionato a priori e non sempre si rendevano conto di ciò che stavano facendo.
    In quei momenti, quando lo scontro già era in atto, i soldati imprecavano e bestemmiavano ed urlavano e qualcuno e la faceva addosso ma il grande nervosismo aveva già lasciato i loro animi.
    Il momento più concitato?
    Il momento più nervoso, tanto dilaniante e spastico da essere difficile da descrivere? Oh, quello era il preludio allo scontro.
    Erano gli ultimi minuti.
    L'attimo un passo dallo scadere dell'immaginario conto alla rovescia che precedeva l'istante in cui ogni fronte toglieva le sicure alle proprie armi e cominciava a vomitarsi l'uno addosso all'altro tutta la potenza degli arsenali in mano al popolo del Dio-Imperatore dei Generi Umani.
    In quei momenti, dentro un qualsiasi accampamento, si poteva rimirare una vasta gamma di esemplari umani alle prese con la bestia nera chiamata Panico e con la sua sorella, la Paura.
    Salvo pochi casi, tutti provavano il primo ed era bene che tutti avessero in sé un po' della seconda.
    Degli uomini o delle donne del tutto senza panico oppure paura erano pericolosi.
    Gli idioti avventati, sapeva Vhalkhardt, facevano naufragare le campagne militari molte mosse e manovre prime delle disfatte.
    La guerra non era una faccenda da lasciare a chi aveva fretta od a chi era troppo lento.
    Chiedeva un equilibrio speciale.
    Non tutti lo possedevano.
    Principiava il prologo della notte fonda.
    Le tre lune di Daraìcha il Terzo si nascondevano alla vista degli uomini. Celavano le loro forme, e con esse le loro magre luci riflesse, dietro un tappeto di brutte nubi piene come donne incinte.
    Avrebbero partorito un fortunale?
    Sia il parto che la guerra vedevano un fiume di sangue scorrere...
    Oltre il buio della piana, occasionalmente squassato dalla detonazione di una o due mine, il Sogno si muoveva all'attacco ma il fronte imperiale giaceva fermo.
    Perché?
    L'oscurità, sopraggiunta un paio d'ore prima del previsto con la fulminea avanzata di una mano di nubi scure e minacciosamente gonfie, si era portata via i tutti colori e tutti i calori.
    L'oscurità, pensò Vhalkdardt, aveva lasciato solamente il freddo.
    Null'altro.
    Nemmeno faceva filtrare le luce delle stelle, coperte dalla tela di nubi portate a ridosso della Breccia di Oruos da un vento che per parecchie ore era spirato da sud verso e poi oltre la corrente fluviale che divideva in due sezioni le brutte colline in centro a nord-est.
    I sospiri di quelle correnti erano state irte, del tutto piene, di polveri sottilissime. Forse in essi v'era stata anche della cenere, quella della fortezza bruciata pochi giorni prima.
    Chi poteva dirlo con certezza?
    Le ceneri viaggiavano sempre tantissimo e, qualche volta, originavano delle tristi canzoni nelle menti degli uomini malinconici e capaci di comporre.
    Forse si stava solo immaginando tutte quelle cose.
    Prima di una battaglia, lo sapeva per esperienza personale, la mente dei soldati vagabondava tanto lungo troppe strade che forse era meglio non intraprendere.
    Vi era chi cercava la compagnia delle puttane, chi si gettava nell'alcool se la situazione glielo consentiva, chi stava in silenzio e poi perfino chi anelava alla solitudine offerta dal parlare agli dei.
    Loro non rispondevano, nuovi od antichi che fossero.
    Alcuni dicevano che gli dei nemmeno esistevano, quindi...
    Se davvero ci sono degli Dei, od un singolo Imperatore-Dio davvero onnipotente ed onnisciente, quello che è successo in Krieg non sarebbe mai accaduto.
    L'avrebbero impedito.

    Quale dio degno di tale nome avrebbe mai potuto lasciare che un mondo intero venisse inondato da un bagno di fiamme nucleari per oltre cinquecento anni?
    Durante gli anni di servizio trascorsi facendo la guardia dell'Imperium lungo l'estrema e lontanissima Frangia Orienale il commissario-colonnello aveva sentito parlare e dire a proposito di un'incalcolabile marea di dei e di culti misteriosi.
    Come quelli degli antichi solaria, per esempio.
    Quegli alieni non avevano per caso una qualche dea della natura e della vita tra i loro numerosi idoli strani ed inquietanti?
    Se non rammentava male, doveva trattarsi di una sorta di figura materna devota alla natura ed a quel genere di sordide cazzate da mondo primitivo.
    Tnìt?
    Si chiamava Tnìt? No, no; il nome era diverso.
    Joricia?
    Tanit, forse?
    Tanit oppure Tanith, come il pianeta andato distrutto durante la Crociata dei Mondi di Sabath?
    Tanit Joricya, ecco.
    Probabilmente era una delle tante cazzate spiritual-idiote con le quali i solaria si facevano belli davanti agli umani dell'Imperium.
    Se esistesse, si darebbe da fare per risanare Krieg oppure Indyolyonelia od ancora Adras-Anthwherdh...forse non è potente come viene cantata dai solaria.
    Forse non esisteva e basta.
    Il commissario-colonnello scacciò quei pensieri dalla propria mente con un cenno della testa, si rassettò l'uniforme, sistemò la presa sulla testa del suo impegnativo cappello da ufficiale politico del buon vecchio Imperium, s'assicurò che l'anello di sicurezza della sua sciabola potenziata fosse saldo e per un momento egli fu distratto e completamente assorbito dal volteggiare, debolmente illuminato da una coppia di torce da campo, di una smeraldina farfalla a sei ali.
    Volava calma in una notte che, sotto porzioni del suo ventre distanti da quella che dominava il castrvm, era incendiata dagli scoppi delle mine. Saltuariamente, le artiglierie che lord Vendas aveva disposto lungo la seconda e la terza linea aprivano il fuoco.
    Ma lei volava senza farci caso.
    L'ufficiale le rivolse un cenno incuriosito. La tentazione d'allungare la mano e prenderla al volo lo portò a stringere ed aprire le dita della sinistra.
    La prima volta che aveva visto una farfalla, una sunburstar vanessia bianca e rossa, era stato su di un atlante della fauna di Krieg Pre-Catastrofe.
    Non ne aveva mai vista una viva.
    Una farfalla autentica.
    Quella era una farfalla autentica. Viva.
    Era una cosa, pensò l'ufficiale, molto rara.
    E tu da dove vieni?
    L'insetto svanì nel buio serale, nell'oscurità notturna, lasciandolo senza una risposta.
    Oh.
    Adesso era un po' deluso.
    Ciò che sul momento gli impedì d'assecondare uno stupido istinto di pura curiosità e quindi andarla a cercare tra le sistemazioni dell'accampamento e le figure degli uomini in attesa della battaglia fu l'emergere, dalla tenda alla quale gli era stato ordinato di presentarsi prima dell'ora dell'attacco, di un ragazzino.
    Lo scudiero di Lord Vendas.
    L'aveva notato all'inizio della campagna di Daraìcha III, quando i primi reparti della Quattordicesima Armata Crociata avevano cominciato a sbarcare in Hive Tolamte Ualtaus.
    In piedi vicino al suo signore, la bandiera della Casata dei Vendas stretta nel pugno destro ed uno sguardo che nascondeva la sorpresa per l'immensità del formicaio e l'enorme numero di effettivi militari in fase di sbarco, lo scudiero gli era apparso come un briciolo più grande di quel che poi era.
    Succedeva. Da lontano anche i vermi potevano apparire come dei giganti.
    La distanza estendeva le ombre e le ombre raramente mentivano, aveva sentito dire in giro per il vasto Imperium dell'Uomo.
    Anche quel dannato pirata, Lokhaìr Elendì; da lontano, durante il suo devastante raid su Astria-Port De'Royal, gli era apparso come un gigante.
    Come un frammento preso dalle vecchie leggende, quelle sulla presunta potenza degli Alti Uomini della Numenòria Affondata.
    Ma egli era soltanto un pirata, un volgare ladro.
    Un pazzo che, non c'era motivo per farlo e se c'era nessuno lo conosceva, prendeva a frustate il suo vascello ammiraglio e depredava intere città senza mostrare nemmeno un po' di schifo per se stesso.
    Da lontano appariva come un gigante.
    Da vicino, Vhalkhardt era certo di poterlo uccidere senza difficoltà di sorta, proprio come il Primo Signore Militante era convinto di potere distruggere il Sogno e la sua infestazione su quel mondo.
    Per combattere l'Esercito Continentale di Ynnor, capitanato dal Primo Console di Ynnor, lord Vendas aveva portato l'intero esercito dal Lord Solar messo a sua disposizione. E con esso, a quanto pareva, una volta ancora c'era il suo personale scudiero.
    Il Primo Console, tale titolo per il Sogno sembrava equivalere a quello di re, era un soggetto che il lord Terrore non era disposto a sottovalutare od andare a combattere con truppe limitate.
    Vhalkardt temeva di sbagliare, forse non era affatto come lui pensava, ma gli appariva più o meno verosimilmente possibile che i due uomini si conoscessero.
    Una volta, durante una riunione strategica, lord Vendas si era riferito alla figura del Primo Console apostrofandolo come “Antaren il traditore”.
    Forse si era informato al riguardo.
    Forse lo conosceva di fama oppure di persona.
    Principiava il prologo della notte fonda.
    Il ragazzo era pallido.
    Garyn Whitehall era pallido.
    Il suo pallore veniva accentuato dalla livrea del Sire del Terrore; il signore di Castel Anthraax non aveva molti colori brillanti ed accesi sulla sua araldica personale.
    Era anzi molto scura.
    Di araldiche nobiliari ne aveva viste molte, moltissime: solo per dimostrare le sue conoscenze e rispondere ad una domanda non posta, il commissario-colonnello avrebbe potuto elencare diversi stemmi e coloro ai quali questi appartenevano.
    Il dayre-kraken d'oro e riflessi marini brandente quattro corone su di un campo rosso e verde e blu?
    Quelli erano gli El-Hidalgòs nativi di Minerva, una delle Grandi Casate dell'Imperium. Aveva sentito dire che si stilavano come la gente dello: “Ultimo Cuore dei Primi Uomini”.
    Vhalkhardt non capiva che cosa ciò volesse dire.
    Erano gente strana, aveva sentito dire in giro, con culti misteriosi sul mare e sull'oceano. Grandi navigatori...e secondo alcuni, ancor più grandi predoni e pirati.
    Il rampante Magno-Griphoria azzurro e metallico in campo bianco e grigio? Gli Andarra-Merìn Gryphoria, nativi degli aspri monti d'acciaio di Eternya Titanya Gryphoria, la cui fedeltà all'Imperium era detta assoluta ed al pari con la loro discutibile presenza sulla scena politica.
    Si sentivano nominare molto poco, inculati com'erano in una regione un po' distante dai centri nevralgici e dalle aule dei bottoni, ma di loro si dicevano grandi cose.
    Erano noti per avere i migliori cavalieri di tutto l'Imperium.
    Chi lo diceva non doveva starci molto con la testa.
    Poi ve n'erano tantissime altre, araldiche e casate assieme, ed interi libri devoti a tracciarle e segnalarle. Sulla Sacra Terra v'era una gloriosa, immensa ala del Palazzo Imperiale dedicato a segnare i codici genetici, le simbologie e gli alberi genealogici dei nobili di rilievo, quelli riconosciuti dal potere imperiale e considerati degni d'attenzione.
    Vhalkhardt quella sala non l'aveva mai vista.
    Aveva sentito dire che esisteva e...basta, davvero. Non sapeva altro in merito a quello specifico argomento.
    Conosceva tante altre cose, in certi casi più utili.
    Vedere lord Vendas ed il suo scudiero faceva tornare in mente delle figure mitologiche, si diceva originarie della Sacra Terra, delle quali aveva sentito parlare con un certo terrore e che gli erano state descritte come predatrici notturne.
    Orribili fusioni d'uomo e pipistrello, che cosa fosse il secondo lui non lo sapeva, che si nutrivano del sangue altrui per sopravvivere ed odiavano la luce solare.
    Per quale ragione una cosa del genere faceva paura?
    Non lo comprendeva.
    Quando era a corto di cibo, la cavalleria leggera di Krieg usava nutrirsi con piccole quantità di sangue prese alle proprie bestie e varie polveri e stralci vegetali atti, se mischiati, a creare una zuppa disgustosa ma capace di sostenere una persona per qualche tempo.
    Quanto al vivere durante la notte...
    Krieg era sempre, sempre e poi ancora sempre immersa nella notte.
    Il suo ultimo giorno era stato così tanto abbagliante, in maniera così devastante pieno di luce forte e distruttiva, da non potere più esistere in forme successive.
    Il sole non sorgeva mai, laggiù.
    Il sole si era spento, si diceva a terra.
    Non era così ma l'immagine rendeva bene.
    Quelle creature della mitologia erano forse uomini di Krieg?
    La gente aveva tanta fantasia.
    Troppa, forse.
    Troppa fantasia faceva male.
    La realtà era ben diversa dai sogni e le due cose non s'incrociavano mai.
    Comunque fosse, lo scudiero di Vendas e lo stesso lord di Castel Anthraax lo facevano pensare a quegli esseri, all'immagine che lui personalmente aveva di loro per come li erano stati descritti. Figure d'ombra, quindi, con poca carne chiara che emergeva dai vestiti o dal manto.
    Il ragazzino non era pallido quanto un uomo di Krieg od un natio di Armageddon, loro erano davvero molto più chiari di pelle, però non aveva l'incarnato di una persona abituata a stare sempre sotto il sole.
    O sotto i soli, plurale.
    Nell'Imperium v'erano migliaia di mondi con più di una stella ed alcuni avevano gente davvero, davvero pittoresca a popolarli.
    Gente alle volte completamente nera oppure del tutto color carbone od ancora marrone come i manici delle scope!
    Le possibilità erano infinite.
    Ed in sé non volevano dire proprio nulla.
    Non gli sembrava essere malato, tuttavia.
    Di capello Whitehall era un brutto castano scuro, il colore di un ligneo manico di fucile bagnato, ed i suoi occhi come marcatore cromatico ostentavano un verde che lungo i propri bordi schiariva, od almeno sembrava schiarire, alla volta dell'azzurro chiaro.
    Vhalkhardt aveva visto mutazioni ben più strane di quella.
    Non lo sorprendevano anche se più guardava quei bordi e più essi parevano croste di ghiaccio emerse nel mezzo di un folto bosco; nella sua mente inducevano un senso d'avanzata, di qualcosa in movimento lento ed ineluttabile, ma era un pensiero stupido.
    Il ragazzino doveva essere nato così, in quel modo. Era soltanto una stranezza, una curiosità del tutto indegna di nota.
    «Lord Vendas è pronto a ricevervi, signore!»
    Il commissario-colonnello annuì di riflesso, nemmeno conscio del perché di quell'azione. L'aveva visto fare ad un mucchio di gente, mai di Krieg, e pensava che quel gesto avesse un qualche significato particolare.
    Esprimeva un senso d'accettazione, aveva sentito dire. Si annuiva per fare intendere che tutto andava bene e che si aveva capito.
    Forse era così, forse l'aveva davvero capito.
    Forse non importava a nessuno.
    Lo scudiero si fece da parte, reggendo sopra alla propria testa un lembo della tenda personale del Primo Signore Militante della Crociata.
    Togliendosi il capello, il commissario-colonnello del 19esimo Reggimento di Fanteria d'Assalto di Kasr Gladivs entrò di gran carriera.
    Un passo oltre la soglia, attraversando in un balenio i sistemi di filtraggio della maschera anti-gas, ciò che l'accolse fu l'odore d'incenso e la sensazione d'essere osservato da uno sguardo capace di spiare fin dentro la sua anima.
    Lord Arer Vendas, Primo Signore Militante e padrone delle vaste regioni di Anthraax in Armageddon, fronteggiava un tavolo attraversato dalle linee e dai dettagli di un preciso olo-grafico delle linee del fronte.
    Una riproduzione in scala della Breccia di Oruos, precisa quanto poteva permettersi d'esserlo.
    Egli doveva averla ottenuta combinando le fotografie satellitari con le ricognizioni dei monitori astrali dispiegati nella bassa orbita del pianeta.
    Quelle carte geografiche interattive aiutavano a pianificare per bene le operazioni militari; offrivano una profondità geografica notevole, quando potevano essere ottenute, e ciò nelle mani di un condottiero estremamente capace era in grado di fare la differenza.
    Non erano una carta della vittoria, però. Possederle non significava affatto avere il trionfo già foderato nelle tasche dei calzoni.
    Non ci si poteva dire i vincitori di una battaglia, pensava Vhalkhardt, fintanto che la sconfitta del nemico non era chiara e del tutto innegabile.
    Questo il Lord Terrore lo sapeva.
    Ne era anche lui a conoscenza e ciò era cosa buona e giusta.
    Niente siglava la disfatta di un esercito meglio di un condottiero che non sapeva come e quando bisognava cogliere una vittoria importante.
    Avere un titolo non voleva dire avere l'acume ed il talento necessari a quell'opera.
    L'uomo in comando della Quattordicesima Armata...
    Armageddon era un mondo vecchio.
    Molto vecchio.
    Le genti che l'abitavano, per la maggior parte, vi erano giunte molto prima della nascita del Grande-e-Glorioso Imperium dell'Uomo ed avevano attraversato tanti millenni turbolenti.
    Si dicevano parte delle stirpi della razza dei Primi Uomini, i Primigeni Coloni delle Prime Nazioni secondo altre dizioni, ed avevano combattuto molte guerre.
    I Vendas, così si diceva, venivano da loro.
    Arer Vendas apparteneva alla cosiddetta genia dei Primi Uomini e c'era qualcosa nel suo sguardo che, agli occhi di Vhalkhardt, tradiva un qualche senso di pesantezza.
    Era il frutto del continuo gravare sulle sue spalle delle responsabilità che venivano a farsi sentire quando si possedeva il bastone ed i poteri del comando.
    Probabilmente.
    Nel nome del Warmaster Fabritiòs Von Gianellen, egli guidava la Quattordicesima Armata Crociata in Daraìcha il Terzo da ormai otto mesi, sin da quando aveva lasciato il comando dell'Undicesima al lord-comandante Gaspard di Zevona.
    In lontananza, oltre la tenda ed oltre il Castrvm del Primo Signore Militante, esplosero alcune granate il cui fragore parve un rullar di tamburi.
    Si stava già combattendo, laggiù.
    Alcune unità di schermagliatori, out-rydahrs in gergo militare, erano partire diverse ore prima per rintuzzare il fronte in assestamento dell'Esercito Continentale e del Sogno suo alleato.
    Vhalkhardt apprezzava la schiettezza di lord Vendas; egli non si faceva troppi scrupoli a mandare in avanti, nelle vesti rischiose degli schermagliatori, gente come il suo primogenito ed una sua lontana parente. Se erano capaci, dovevano svolgere il loro dovere come tutti.
    Forse sapeva di solariano come comportamento ma...era nobile.
    Era giusto così.
    Il commissario-colonnello già in precedenza servito proprio sotto quell'ultimo nome blasonato, sotto il comando di Gaspard, e poteva fare un confronto tra lui e Vendas ora che da molti mesi obbediva agli ordini del Signore di Castel Anthraax.
    Gaspard guidava tutte le sue battaglia della prima linea, senza mai sottrarsi allo scontro ed anzi cercando il punto laddove era più violento e gli uomini bisognosi di una guida.
    Certo se ne potevano raccontare tante sul conto di Gaspard, anche troppe secondo alcuni, ma era atto di spergiuro quello dell'attribuirgli la codardia.
    Lord Gaspard di Zevona era coraggioso.
    Forse anche troppo.
    Lord Vendas, invece, aveva un differente approccio al comando. In un certo senso si asteneva dal partecipare agli scontri se ciò non era strettamente necessario; piuttosto egli coordinava e, spesso e volentieri, guidava tutto lo scontro dal centro oppure dall'immediata seconda linea, ottenendo un posto la prima quando e solo quando serviva ai suoi scopi.
    Gaspard era un comandante, un tattico.
    Lord Vendas era uno stratega.
    Le prime due tipologie combattevano tutte le loro battaglie e lo facevano sempre dalla prima linea.
    Quello era anche lo stile, personale ed indelebile, della leadership propria del celebre e per il momento vittorioso Warmaster Fabritiòs Von Gianellen.
    L'altro, differente in tal senso, aveva qualche volta dimostrato che dare battaglia non serviva a niente se i presupposti per evitarla e guadagnare comunque il campo vi erano.
    Se qualcuno avesse chiesto la sua opinione, domandandogli chi di quei tre fosse il migliore, il commissario-colonnello avrebbe risposto che chi formulava quella domanda non aveva capito niente.
    Tattici, comandanti e strateghi erano complementari anelli di una singola catena.
    Il primo era inutile senza i secondi, a loro volta insufficienti se mancavano i primi.
    Un tattico sapeva soltanto vincere battaglie, un comandante faceva in modo che i suoi piani non fossero soltanto dei vacui disegni ed uno stratega impostava il tutto affinché comandanti e tattici servissero a qualcosa oltre che guadagnare un campo od un fiume oppure una città.
    Senza la dovuta coordinazione, l'esercito era soltanto una marmaglia.
    Se invece gli fosse stato chiesto se lord Vendas era un buon stratega, Vhalkhardt avrebbe risposto che sì, egli lo era...ma non era abbastanza ardito.
    Anzi.
    Il signore di Castel Anthraax, in certi punti, era una fottutissima lumaca.
    Temporeggiava, schivava molte battaglie attraverso l'uso di dissimulazioni e movimenti di sfuggita e quando impostava lo scontro lo faceva pianificando tutto.
    Si prendeva molto tempo per pensare e qualche volta le truppe risentivano della sua scarsa presenza sul singolo campo di battaglia.
    Poteva benissimo darsi che, in un certo senso, egli fosse fin troppo lento.
    Con un solo colpo d'occhio rivolto al tavolo con l'ologramma, Vhalkhardt notò la presenza di non una sola ma bene due linee di icone reggimentali lungo il tracciato che lui sapeva sarebbe stato interessato dalla controffensiva preventiva.
    Gli venne in mente una domanda: lord Vendas intendeva strutturare il suo assalto su due ondate, una successiva all'altra?
    Era un approccio rischioso, quello. Poteva permettersi di colpire una sola volta, con un largo fronte pesante ed inarrestabile. A sua disposizione aveva più che abbastanza truppe per farlo.
    Perché andava di mano leggera?
    Perché rinforzava tanto il fianco nord-est, quello che copriva le creste di Alatanna Adannar, lasciando meno robusta l'ala ad ovest che invece disponeva soltanto di una serie di contingenti del reale-ed-imperiale mondo di Altavista?
    Non sarebbe stato più conveniente forzare di più sul nord-ovest e meno a nord-est?
    «Lord Vendas...» esordì il commissario-colonnello, battendo i tacchi e rivolgendo al Primo Signore Militante un breve saluto militare.
    Non era l'unico presente nella tenda, osservò subito l'ufficiale politico.
    V'erano anche la Ruas'Eastera del misterioso mondo di Maràh'Amshaede e lord Strahil Der Magyar in qualità di soggetti d'alto calibro. Una donna rossa ed un Tetrarca di Spathian.
    Meno rilevante nella gerarchia, ma importante per il suo cognome, era il cavaliere ser Siegfrid Von Ondsthaynar-Gianellen.
    Ser Siegfrid il coraggioso, secondo il nomignolo che le truppe avevano affibbiato a quella figura.
    Per alcuni era ser Siegfrid l'impavido od il senza-paura.
    Faceva male a non avere paura se quel nomignolo era autentico. La paura manteneva sani di mente e capaci di reagire bene, se e soltanto se si sapeva in che modo imbrigliarla con la ben più sana razionalità.
    «Siete in ritardo, commissario-colonnello» fu la replica del Primo Signore Militante, con gli occhi già tornato alla carta olografica ed alle sue proiezioni. «...finalmente vi siete uniti a noi.»
    «Vendas...» borbottò Strahil, al quale Vhalkhardt rivolse un cenno con i propri occhi, nascosti alla vista dalle lenti della maschera anti-gas.
    Era un gigante d'uomo, bardato in un'armatura completa dall'aspetto funzionale ed un po' decorato.
    Si sapeva che egli eccelleva nell'uso della cavalleria, un'arma con la quale Vhalkhardt non aveva molta dimestichezza, e che già altre volte aveva combattuto sotto le bandiere di lord Vendas.
    «Le lavagne potrai fargliele pulire dopo. Adesso, per cortesia, non perdiamo tempo a sottolineare ritardi e puntualità.»
    La Ruas'Eastera ridacchiò dietro il velo che nascondeva il suo viso.
    L'ufficiale natio di Krieg trovava quella risata, ed in generale quella donna, estremamente snervante. Aveva lo stesso tono di qualcuno che sapeva qualcosa in più rispetto agli altri e non perdeva nemmeno la più piccola occasione per sottolinearlo.
    Maràh'Amshaede era un conglomerato di sistemi leali ai Tinysia di Elysia ma questi non stavano fornendo un supporto esattamente generoso in termini d'uomini ed armi al Lord Solar.
    Stavano approntando dei reggimenti di forze avio-lanciate, se le voci erano vere, ma per il resto si stavano limitando a fornire viveri e munizionamento. I Tinysia, da soli e senza ordinare una leva, potevano adunare oltre settanta milioni di soldati.
    Maràh'Amshaede almeno cento.
    La Ruas'Eastera era la sola guida del mondo capitale dei sistemi di 'Amshaede ad avere portato dei reggimenti e delle armi al servizio della Crociata.
    Gli altri cinque regnanti di quei pianeti stavano pigramente girandosi i pollici? Perché i Tinysia non intervenivano in forze?
    Che ella sapesse qualcosa in merito a quell'arcano?
    Il suo contributo, fino ad allora, era stato chiaro e tutto tranne che cancellabile: Utgard Oruos-Niketaira era caduto grazie all'Altofuoco prodotto dai suoi Piromanti ed alle squadre infiltratesi nelle cisterna, ai comandi di ser Ortaias Vendas.
    Che quella sostanza fosse magica od in qualche modo vitalizzata dal potere di delle creature sovrannaturali, come la Ruas'Eastera diceva, Vhalkhardt lo licenziava come una stupida balla.
    Non esistevano quelle cose.
    Non erano mai esistite.
    «Vi porgo le mie scuse per il ritardo. Ispezionare i reparti del reggimento ai miei ordini ha richiesto qualche momento in più del necessario.»
    «Se vi ha trattenuto la cautela, non dovete scusarvi.» Fatta una microscopica pausa, forse ad effetto, lord Vendas rivolse un preciso cenno dell'indice al tavolo definito dagli ologrammi. «Ora che abbiamo licenziato questa formalità, possiamo procedere.»
    «Sono ai vostri comandi, signore.»
    Con una mano stretta sull'impugnatura della sua spada, una lama bastarda in puro Acciaio di Valayr, Vendas abbandonò la sua posizione ed in due passi fu letteralmente dietro alle linee nemiche.
    V'era un secondo tavolo in quel grande tendaggio, osservò il commissario-colonnello, ed ospitava simili rappresentazioni realizzate però con vecchie miniature da scacchi delle Accademie Ufficiali della Guardia Imperiale ed artigianali elementi scenici.
    «In cento e trentuno minuti a partire da ora, il 218/114esimo Reggimento di Gladius lancerà il suo assalto alle Creste di Alatanna Adannar» fu l'inizio della spiegazione del Primo Signore Militante. «Il generale Horatio è già intento a predisporre le sue truppe, abbiamo definito la sua parte in questa battaglia alcuni minuti or sono. Sa che potrebbe incontrare una dura resistenza.»
    Come egli parlò, le figure sul tavolo con gli ologrammi, collegato via cavi blindati ad un tecno-servitore in catalessi e seduto all'angolo est più estremo della tenda, si mossero di conseguenza.
    L'ufficiale di Krieg vede due pedine, un fante ed un cavallo d'acciaio, tracciare delle rete solo vagamente curvate alla volta di una estesa ma sottile proiezione di creste rocciose.
    Le Creste erano basse e, nominalmente, mai più spesse di due o tre metri. Puntellavano una striscia di terreno lunga poco più di centoventi chilometri e larga a malapena cinque.
    Una formazione ben strana, secondo i cartografi del Departemento Munitorum.
    Un'assurdità geologica che, infatti, non era dovuta alla geologia e nemmeno era un'assurdità.
    Erano tumuli, sapeva l'ufficiale.
    Tumuli e sepolcri lasciati dell'estinta Linea degli Phtumeria, gli Evocatori dell'Incubo secondo le leggende degli uomini-drangunaìc o Primi Uomini, ed abbandonati lì dov'erano da millenni e poi molti altri millenni lunghi e pieni d'altri eventi.
    A nessuno interessava sapere bene chi era sepolto in quei sassi triangolari.
    Sentendo un momento di silenzio, Vhalkhardt prese la parola: «Il vostro volere è che il mio reggimento si accodi al 218/114esimo, signore?»
    Staccatosi dal tavolo degli ologrammi, lord Vendas rivolse le sue attenzioni a quello fisico, costellato da pedine manovrabili con il ben poco tecnologico ausilio delle mani. Vhalkhardt lo vide prendere con la mano sinistra, tutta stretta in un guanto nero come la notte, un fante armato di lancia e scudo.
    Il Primo Signore Militante osservò quella figurina lignea, di per sé priva del benché minimo valore, e chiuse gli occhi.
    In quell'istante, il commissario-colonnello trovò l'atmosfera della tenda più sopportabile.
    Era meno...
    Era meno fredda, in qualche modo.
    Per tutto il tempo di un respiro, egli fu libero di guardarsi attorno e studiare meglio la mappa olografica. La Breccia di Oruos era quello che in gergo militare sarebbe stato giusto definire come “un miraggio”.
    Una lunga e vasta lingua di terra, resa una penisola dal corso sinuoso e serpentino dello Ianqur-Ionesa, che si allungava a mezzaluna verso l'angolo est di Hive Yahar-Gùl.
    La Breccia di Oruos era una delle zone quasi del tutto spoglie di vegetazione, principiante all'altezza dei Corni di Atiah-Oamruaìa e chiusa dal risorgere di una vaga prateria in prossimità della libera polìs commerciale di Arùrtalih-Gùl.
    Stando alle ricognizioni aeree ed alle informazioni passate dai servizi segreti della dodeca-poli capitanata da Hive Tolamte Ualtaus, la città era stretta d'assedio ed a corto di cibo.
    Un mese e mezzo prima, Vendas aveva disposto l'inizio di una manovra d'accerchiamento capitanata dai reggimenti di lord Wyllyaem Raeburn della Black-Watch di Altavista Hylsydea e del colonnello-generale Andraj Tsrichòv del distante mondo di Garon.
    Quei due comandavano un terzo delle forze che il Primo Signore Militante aveva portato sul fronte di Ynnor e, pur macinando chilometri su chilometri ogni dì, spingevano il braccio dei rifornimenti a delle lunghe corse a perdifiato.
    I garoniani, aveva notato Vhalkhardt, erano degli spreconi.
    I loro rapporti parlavano di un progressivo avvicinamento al punto della stretta, laddove i due eserciti avrebbero dovuto incontrarsi al fine di chiudere in una saga vagamente circolare l'Esercito Continentale mosso dal Primo Console ed il Corpo di Spedizione inviato in suo ausilio da parte dei governi “ufficiali” del Sogno.
    Quella riflessione lo fece ghignare dietro l'aspetto della maschera.
    Il Sogno aveva dei governi ufficiali?
    Quella era una buona battuta, davvero!
    Il Sogno era soltanto una manica di ladri e di taglia-gole.
    Non si doveva avere pietà o rispetto per lui, né bisognava dargli quartiere. Bisognava distruggerne gli eserciti, bruciarne le città, abbatterne i feriti in barella ed impiccarne i disertori.
    Non c'era altra cura per quel cancro in seno all'Imperium.
    Poi il Primo Signore Militante, l'uomo che aveva vinto gli Strab nelle grandi battaglie del Fiume Acheront e contribuito sostanzialmente all'assedio di Strab's Vare, sollevò le proprie palpebre e rivolse all'ufficiale natio di Krieg un colpo d'occhi di profilo.
    La tenda, nonostante le candele e l'aroma d'incenso, tornò ad essere più fredda.
    C'era qualcosa di vecchio, arcaico quasi, nel portamento del Signore di Anthraax.
    Una figura da psi-quadro ad olio, pensò Vhalkhardt. Signorile e temibile.
    Ed aveva occhi di ghiaccio.
    Autentici iceberg lasciati perennemente in mezzo al bianco.
    «Non è una previsione del tutto corretta, commissario-colonnello. Eventualmente vi accoderete all'opera di lord Horatio; eventualmente, non subito. Il vostro compito è avanzare a ventaglio sulla Depressione di Riezath'Yhah, trentuno chilometri ad est del Tridente di Xyr'zr delle Creste.»
    «Questo ordine già mi era pervenuto, Signore Militante. Se ritenete che il mio reggimento possa riuscire da solo in quell'impresa...»
    Il Primo Signore Militante mandava lui e le sue cinquemila ragazze a prendere il controllo di una depressione, un avvallamento umido qualche metro sotto il livello del mare.
    Era un lavoro da zevonesi, quello. Se la cavavano bene con l'acqua alle caviglie, loro.
    Le sue ragazze, per pigre ed indisciplinate e sciocche e selvagge che fossero, non apparivano come la forza più adatta per marciare in una nobilitata palude insabbiata.
    Vendas voleva che marciassero dalla prima linea alla Depressione di Riezath'Yhah a piedi, coprendosi con l'ausilio della notte? Aveva un suo senso, però...
    «Tale è la premessa, difatti» disse lord Vendas. «Questa sera vi assegno una specifica imprevista nella prima redazione di questa strategia. Non importa che cosa vi colpisca o chi risponderà all'assalto che lancerete entro breve: il vostro imperativo è persistere nell'attacco e nel mantenimento delle posizioni acquisite.»
    «E nel qual caso fossimo vittime di un contrattacco a regola d'arte, lord Vendas?»
    «Il vostro imperativo non subisce modifiche: orientate le posizioni acquisite a sostenere l'urto e dissanguate l'Esercito Continentale. Perché quanto ho in mente funzioni occorre che la Depressione sia in mano nostra e che si comporti come un'incudine.»
    Era un paragone semplice. L'incudine subiva una parte dell'impeto delle martellate dei fabbri.
    Fare da incudine era come dire fare da spugna.
    Si stava a subire i colpi, ai quali si rispondeva con due volte la violenza ricevuta.
    «Soltanto? Soltanto l'Esercito Continentale? Voi ritenete non vi siano formazioni del Sogno, a Riesat'iah?»
    «Riezaf-iàh-ah»
    «Chiedo venia...come?»
    «Si pronunzia Riezaf iàh-ah, commissario-colonnello, non Riesat'iah
    Quella correzione cambiava tutto.
    Cambiava ogni cosa.
    Ogni singola cosa.
    Davvero.
    Doveva ringraziare la sua signoria, il Primo Signore Militante della Grande Crociata, perché si era preso personalmente il disturbo di correggere il suo modo di pronunziare un nome di merda riferito ad un posto di merda.
    Se non l'avesse fatto, l'Imperatore-Dio dell'Umanità sarebbe morto per un arresto cardiaco e l'Astronomican piombato immediatamente nel buio più totale.
    E gli Elendìili, probabilmente, avrebbero approfittato del caos conseguente per imporre una tirannide eugenetica su tutti i mondi dell'umanità.
    Sì, come no.
    «Domando venia. Non sono studiato in materia...»
    Vide una perturbazione di fastidio colpire il viso del Primo Signore Militante. «Non sono ferrato od esperto in materia, ufficiale. Usare studiato in quel senso è terribilmente spagliato.»
    «Oh. Comprendo.»
    Stratega e Palatini-Pater Grammaticvs Extraordinaire?
    Non credo che il nostro glorioso Imperium lo paghi abbastanza bene per fare ambo i lavori.
    Forse doveva fare il maestro invece che il generale.

    «Non gli date anche una versione da correggere, Vendas?» rimarcò allora Strahil, recuperando l'uso della parola dopo parecchio silenzio.
    Il Primo Signore Militante ripose il pedone laddove s'era trovato prima di venire preso dalle sue mani, si volse senza staccare la destra dell'impugnatura della sua spada e per un momento Vhalkhardt fu convinto che il Primo Signore Militante fosse prossimo a stringere gli occhi.
    Proprio come una serpe.
    Non era quella la bestia ricamata in grande sulle sue araldiche personali? I serpenti erano tutti infidi.
    Ed i corvi erano tutti bugiardi.
    I dayre-kraken erano predatori e le aquile dei Gianellen sempre e soltanto conquistatrici.
    Un mucchio di belle, bellissime bugie.
    Poetiche, arzigogolate e decorate balle.
    Una marea di stronzate, insomma.
    «No.»
    «Era uno scherzo, Vendas...»
    «Che io opti per spedirvi all'attacco della prima linea dell'Esercito Continentale, senza coperture di sorta ad aiutarvi ed appiedato, invece potrebbe non esserlo.»
    Strahil curvò gli angoli della bocca in un ghigno sardocio. «Oh, non era mia intenzione offendervi.»
    «Lo spero per voi, Der Magyar.»
    «Più che altro lo sperate per le mie cavallerie» borbottò il Tetrarca incrociando le braccia contro il petto. Se la Ruas di Maràh'Amshaede era rossa e terribile, egli era pallido e scuro e terrificante. Poteva strappare la testa di un uomo con un solo pugno.
    O così dicevano i soldati.
    Non era in grado di farlo, probabilmente. Alla truppa piaceva esagerare e certe volte, Vhalkhardt lo sapeva bene, quelle storie aiutavano. «Non la sprechereste per riscuotere una vendetta ai miei danni. Penso di conoscervi abbastanza da poterlo dire ed esserne certo.»
    In silenzio, Vhalkhardt vide lord Arer Vendas stringere gli occhi.
    Dei nobili non bisognava fidarsi troppo.
    Era un consiglio, quello. Un consiglio utile a sopravvivere un giorno in più nel grande e vasto e freddo Imperium del Genere Umano.
    Una persona come lord Vendas poteva decidere che la parola di un soggetto l'aveva offeso ed architettare la sua morte in un batter d'occhio, stando a quello che si diceva.
    Forse, pensò Vhalkhardt, lo stesso Vendas aveva agito così prima e dopo il suo avere purgato la Via Lattea dall'indegno sangue dei Von Strab.
    Quella non era la prima volta che aveva modo di parlargli direttamente o trovarsi in sua compagnia e, come nelle precedenti occasioni, si trovò a ringraziare mentalmente il sistema di filtraggio sonoro della sua maschera per la comprensione.
    Lord Vendas discorreva a voce bassa.
    Neanche con la possibilità di un insulto direttamente rivolto alla sua persona aveva alzato la voce o dato in particolari escandescenze.
    Anzi.
    Egli aveva abbassato il suo tono, se ciò era umanamente possibile.
    Vhalkhardt pensò che quello in comando della Quattordicesima Armata Crociata, quello che una volta ancora stava masticando la bistecca dura della tavola dei problemi del Warmaster Fabritiòs Von Gianellen, rientrava nella categoria degli uomini dei quali non fidarsi troppo.
    Una persona che non testimoniava la propria rabbia, nemmeno un po', era assolutamente da tenere d'occhio. Aveva montato l'accampamento delle sue truppe personali e del quartier generale in centro a tutto lo schieramento, nemmeno spostandolo un po' indietro rispetto alla prima linea, e sembrava pianificare tutto con la certezza che l'assalto del Sogno non sarebbe avanzato che di qualche povero chilometro.
    O era estremamente sicuro di sé oppure stava giocando troppo su ben poco.
    Ma che il piano fosse proprio quello?
    Voleva portare le truppe del Sogno a ridosso dei suoi acquartieramenti per poterle imbottigliare, colpendole al momento giusto su ambo i fianchi?
    Era rischioso.
    Certo in guerra bisognava prendere delle iniziative pericolose ma quella a Vhalkhardt pareva una stupidaggine che metteva in palio troppa posta.
    E se il castrvm, l'anello centrale della prima linea imperiale in quella regione, fosse caduto? Il Sogno avrebbe potuto attaccare in profondità per uno spazio indefinito, forse portandolo a riguadagnare perfino le posizioni perdute nei giorni scorsi.
    Le schermaglie con gli Ulani del 42esimo Cavalleria Leggera di Spathian e con gli ouy-rydahrs degli Anthraxi-Vaduva, una serie di piccoli scontri tra bande di fanti intenti a provare delle infiltrazioni nelle linee imperiali e squadre di cavalleria rapida, avevano rivelato che sì, il Sogno provava a trovare un punto debole nello schieramento di lord Vendas.
    Forse “espone” il Castrvm proprio per quello, per imbottigliarli qui e non altrove. Sta però ordinando delle manovre di contenimento sull'ala destra e degli attacchi massicci su quella sinistra.
    Mira a formare una sacca?
    Una sacca avrebbe probabilmente chiuso i conti con l'Esercito Continentale senza estendere ulteriormente la grande campagna in Ynnor.
    In un'altra serata, lord Vendas aveva espresso una sua preoccupazione: che il Sogno stesse usando quel fronte come una spugna, assorbendo la forza di una delle Venti Armate della Crociata su di un singolo fronte a spese dell'Esercito Continentale, così da avere il tempo per preparare un colpo di mano?
    In Armageddon, Hive Hyls-Rech stava predisponendo qualcosa. Le spie riportavano di massicci movimenti di truppe e di turni di lavoro allungati nelle fabbriche.
    Che i traditori volessero riaprire il fronte di nord-ovest in Armageddon? Minacciare Hive Regial avrebbe fatto convergere in Armageddon le migliori armate della Crociata...
    «E poi sarebbero davvero sprecate, non credete? Per colpire di notte un nemico a riposo...»
    Rivolti i suoi passi al tavolo olografico, lord Vendas tagliò corto su quell'argomento sferrando una risposta secca a lord Strahil: «Se è stanco, che riposi all'inferno.»
    L'ufficiale di Krieg approvò quelle parole, trovandole più che giuste.
    I fedeli del Sogno sbarcati sul pianeta ed i loro alleati dell'Esercito Continentale...erano tutti quanti degli sporchi separatisti.
    Dei traditori della patria imperiale.
    Ribelli che agivano al fine di sciogliersi dall'unione dell'Imperium dell'Uomo, seguendo i voleri di un pazzo morto da ormai vent'anni e padre delle loro stupidaggini da più di settanta.
    I dreamis, il nomignolo utile ad identificare tutti quegli sporchi separatisti, agivano non in qualche regione ai limiti dell'Imperium ma nel suo cuore stesso, ed usare loro una cortesia quale quella di lasciare del tempo per il riposo era ingiusto.
    Stupido sopratutto, ma anche ingiusto.
    Negli anni in cui i separatisti erano andati all'attacco, quando erano stati sull'offensiva ed i leali verso l'Imperium avevano provato a contenere l'urto, quella cortesia non l'avevano rivolta o concessa.
    Perché ricambiare?
    Lord Vendas aveva ragione.
    Che riposassero pure all'inferno! Non meritavano altro.
    «Lord Vendas!» esclamò la voce del suo scudiero, facendo capolino nella tenda. «Mio lord di Vendas...lady Amalia ha fatto ritorno e vi chiede udienza.»
    Amalia Amaereina Anthraxi-Vaduva, rammentò Vhalkhardt. Era una donna del pittoresco parentado del lord Terrore. In alcune occasioni lady Amalia aveva svolto un ruolo da punta, andando a cacciare le punte d'avanscoperta del nemico.
    Vhalkhardt la riteneva una buona cavallerizza; personalmente egli non amava troppo le forze montate in arcione, anche se per qualche tempo aveva condiviso il comando di una brigata di dragoni di Delta Colonìs Thelta Seconda.
    La cavalleria era indubbiamente efficace, sì, tuttavia richiedeva delle spese logistiche alle quali la ben più semplice fanteria era immune.
    Nel complesso, poi, preformava meno della fanteria motorizzata oppure meccanizzata...pur, in cambio, costando inferiormente circa il mantenimento in condizione operativa.
    Lord Vendas faceva ampio uso di cavallerie e forze di out-rydahrs. Era un pezzo del suo personale stile circa il fare la guerra.
    Proprio quest'ultimo, osservò Vhalkhardt, ricevuto quell'avviso dallo scudiero fece per guadagnare la testa del tavolo olografico e ivi, sui bordi, appoggiò le mani strette nei guanti neri.
    Di che cos'erano fatti, quelli?
    Giravano certe storie sulle tradizioni della famiglia del Lord Terrore e...
    Bah.
    Puttanate.

    «Falla entrare, Garyn.»
    «Subito, lord Vendas.»
    Emergendo dalla penombra della notte incombente sull'accampamento, una mano stretta sull'impugnatura della sua spada potenziata ed un braccio appeso al collo via una fasciatura da medicina da campo, Amalia Anthraxi-Vaduva entrò nella tenda.
    Le bende portate al braccio erano sporche di un'umidità rossiccia.
    L'impugnatura dell'arma bianca, invece, era macchiata da qualche stralcio di sangue rappreso. Il colorito che la vita umana dava al legno fasciato da lamine di bronzo scuro era malsano, infido.
    La forma stessa di quella presa lo era; aveva la guisa di una donna inchiodata ad un palo, con i piedi forati da un grosso chiodo e le braccia slogate aperte a formare la guardia a croce.
    L'artista, il fabbro tecno-prete padre di quell'arma, l'aveva resa molto emaciata e cadaverica, quasi nel suo ultimo momento di vita prima del sopraggiungere della morte.
    Era una guardia, per infida e malsana, anche molto bella ed artistica, secondo Vhalkhardt.
    Aveva del carattere, diceva qualcosa di serio.
    Morso Crudele di lord Vendas, una di quel migliaio scarso d'armi in Acciaio Arcano di Valayr, aveva un'impugnatura talmente barocca e rifinita da far sorgere spontanea nella mente del commissario-colonnello una domanda.
    Quante volte aveva visto la battaglia, quella suprema stanga di ferro?
    Probabilmente poche.
    «Mio signore Vendas...», fu l'esordio di Amalia, davvero molto tranquilla nella voce per una donna ferita in battaglia. Voleva dire che non era grave. «Ufficiali, comandanti, ser Siegfrid...io ed i miei out-rydahrs abbiamo avvistato dei corazzati vaddùn in marcia per le Creste.»
    «La Crayvsriah sta oltrepassando ogni limite...» borbottò Strahil Der Magyar. Stando a ciò che aveva potuto apprendere di lui, il Tetrarca di Spathian odiava alcune cose più di tante altre.
    Una di queste era la genia degli Elendìili, che alcuni anni prima avevano lanciato un violento raid sul distante mondo di Spathian.
    Un'altra erano le Mega-Corporazioni, sia Interne che Esterne.
    Quella che secondi alcuni era la sua amante, la rossa ed esotica Ruas'Eastera di Maràh Amshaede, prese la parola e nella tenda si udì la sua voce.
    Vhalkhardt non sapeva che cosa pensare di quella donna. Era sinistra e rossa, armata di fuoco ed eserciti fedeli a lei più che alla Crociata.
    Ed era rossa.
    Quel colore la permeava. Era quello dei suoi vestiti, del suo velo, dei riflessi della sua corazza di lamine e cotta di scaglie, dei suoi occhi e dei suoi gioielli.
    Era rossa e terribile
    «Anticipano i nostri movimenti e muovono per rafforzare il fronte di nord-est.» Quella era una premessa, intuì il colonnello nonché ufficiale politico. Era ovvio, sebbene non del tutto certo. «Ed al contempo...muovono nella vostra trappola, lord Vendas.»
    Contro le Creste, il Primo Signore Militante aveva mosso il 218/114esimo reggimento di Gladius. In suo supporto, se lo scontro fosse stato più violento del previsto, sarebbero accorse da una a due compagnie del Sessantottesimo Reggimento della Legione d'Acciaio di Armageddon.
    «Il 218esimo dispone di mezzi adatti a respingere i Vaddùn. Nei suoi arsenali schiera quattro Vanquisheres.»
    «Non se l'infida Crayvsriah ha venduto più di una partita ai ribelli, lord Vendas» replicò la Ruas. «Se tale fosse la verità, il 218esimo potrebbe venire respinto con gravi perdite. Bisogna aspettarsi anche questi tiri mancini da parte sua: tutte le mega-corporazioni sono delle puttane traditrici.»
    «Il generale Horatio ha i suoi ordini, lady Khairiya. Non ci lascerà scoperti sul fianco sinistro.»
    «Ne siete assolutamente certo, lord Vendas?»
    Era una domanda legittima, sebbene un po' difettante in merito al rispetto.
    «Presumo di conoscere a dovere i miei soldati e le loro capacità.»
    «E nel qual caso cedessero il campo e si dessero alla rotta?»
    Vhalkhardt vide il volto di lord Vendas venire fulminato da un malcelato lampo di fastidio. «Nel qual caso ciò accadesse, lady Khairiya, allora saremmo tutti innanzi ad un primato storico per quanto concerne quel reggimento.»
    «Non riponete in loto eccessiva fiducia? I gladiani sono ottusi, tutti lo sanno.»
    «Non ripongo in loro eccessiva fiducia, fate attenzione. Conosco il generale Horatio e comprendo la mentalità che gli viene insegnato dovere applicare all'atto della guerra. L'ottusità che voi nominate...soltanto gli sciocchi, Ruas'Eastera, scambiano un modo di vivere la sfida per un qualche, dubbioso deficit mentale. Non sono ottusi, vi prego di tenerlo a mente. Dirgli tali è andare errando in malo modo: sin dalla nascita sanno che non hanno nulla alle proprie spalle e tale è la ragione-madre del loro comune impiego come forze di punta; sono noti come soggetti che avanzano fino a vittoria ottenuta o morte sopraggiunta.»
    Gli uomini di Gladius, pensò Vhalkhardt, sarebbero andati d'accordo con gli alti comandi di Krieg.
    Quelli successivi alla Catastrofe, però. Non certo gli indegni maiali che avevano causato la morte della sua terra-natia.
    Gente come quella che, facendosi chiamare Sogno di Von Strab, attirava le coscienze deboli in una spirale di perversioni ed idiozie.
    Traditori.
    «Ciò può esserci dannoso, già ve lo feci presente.»
    «Indubbiamente; i soldati del mondo di Gladius difettano di alcuni gradi di flessibilità tattica. Tuttavia, nei frangenti che richiedono una spinta decisa e costante, quando la situazione domanda una pressione solida, si rivelano eccellenti. Chi crede che non si ritirino mai sbaglia più di chi li definisce ottusi, lady Khairiya. È la fama di non cessare mai l'attacco una volta che questo è stato lanciato a renderli adatti a colpire spesso e continuamente.»
    «Oh, fate fare loro la vostra guerra psicologica.»
    «Se vinci la mente del nemico, trionfarlo ogni volta sul campo è futile: hai già ottenuto tutto ciò che ti serviva e non resta che raccogliere i frutti del tuo operato.»
    «M. Von Kemlot?» chiese lord Strahil.
    «No, Der Magyar. Alistair Von Gianellen. Questa frase che vi ho citato precedere gli scritti di lord Von Kemlot di tre secoli e quarantuno anni.»
    «In tutta onestà non ho mai pensato che un 'Gianellen potesse fare questi salti mentali, Primo Signore Militante Vendas. Non lo credevo possibile.»
    «Siate cauto con le vostre parole.»
    L'ultima frase, notò Vhalkhardt, aveva un sentore d'ultimo avviso.
    «Non era mia intenzione insultare nessuno, adesso non cercate di rintracciare una ragione per rivolgermi una delle vostre lezioni. Esprimo il mio parere, sono libero di farlo, ed anche voi ammetterete che non è del tutto infondato.»
    «Citando i Von Gianellen», cominciò ser Siegfrid frapponendosi tra lord Strahil e lord Vendas, «potreste avere dato della stupida a mia cugina, l'Over-Lady Hilda. Lei vi appare una sciocca?»
    Strahil scosse il capo. Era di un buon braccio più alto di ser Siegfrid, che già torreggiava su molti uomini d'elevata statura, ed almeno mezza volta più ampio e solidamente costruito.
    Ma egli era anche sette volte più vecchio del giovane cavaliere, che Vhalkhardt sapeva essere a malapena sulla ventina.
    «No, quello no» disse il Tetrarca della lontana Spathian, soffocando sul nascere uno sbuffo forse di noia. «Ho avuto l'indubbio piacere d'incontrarla una volta sola, tuttavia. Concorderete che non è certamente abbastanza per dire molto circa la sua persona.»
    «A me sembra una bella bambolina di porcellana» commentò la Ruas'Eastera, attirando diversi sguardi addosso alla propria persona.
    Come?
    Quasi senza fare caso alla luce ora fissa su di lei, la Ruas proseguì: «La piccola signora di Armageddon...è tutta fine e cortese, come quelle bambole che si regalano alle figlie della buona aristocrazia quando sono soltanto delle bambine senza primo sangue. Ne avevo una.»
    «Attenta, lady khairiya» l'ammonì ser Siegfrid, prendendo un singolo, ma ben deciso, passo in avanti. «State dando del balocco a...»
    «Se davvero le stessi dando del balocco, ser Siegfrid...» borbottò la donna, una delle cinque persone più potenti dei sistemi governati nel nome di Maràh'Amshaede «...certamente non mi troverei qui, con i miei eserciti ed il mio Altuofoco, a combattere una guerra anche in suo nome...il tutto senza avere formali obbligazioni o giuramenti di vassallaggio nei suoi confronti. Voi che ne dite, cavaliere?»
    Vhalkhardt vide Siegfrid ingoiare la precisazione.
    «In verità mi fa piacere che almeno lei possa essere una bella bambolina, cavaliere. Qualche donna dovrà pure avere il privilegio d'esserlo, non credete?»
    «Così la riducete ad un qualsiasi ornamento!»
    «Un ornamento non sistema l'economia del vostro carissimo Armageddon in tre anni. La descrivo per quel che potrebbe apparire alla gente quasi comune e, credetemi perché ho qualche anno in più di voi, è un bene che sia così.» Per un momento, Vhalkhardt ebbe la sensazione che la terribile e rossa Ruas'Eastera stesse occhieggiando lo scudiero di lord Vendas.
    «Un faccino angelico inspira qualcosina di più di un volto austero come quello del lord suo padre...o di una brutta bandiera, qual'è quella alzata dagli eserciti del Sogno.»
    C'era stato un momento, un minuscolo istante, nel quale la voce della Ruas'Eastera era fluttuata da severa e musicale a vagamente...aspra.
    Come mai?
    «In fin dei conti, noi oggi siamo qui per rifinire un'ultima volta i passi di un piano di battaglia...ma domani, probabilmente, potrebbe essere lei a rivalutare questo posto e renderlo utile a qualcosa. Oppure uno qualsiasi dei presenti di questa tenda, chi può dirlo prima della vittoria ottenuta? Oh, certo; ci sarà bottino per tutti, non sarebbe giusto se non ve ne fosse, ma personalmente ritengo che le mani d'oro siano quelle nelle quali i saggi consigliano di mettere le rocce.»
    «Le mani d'oro sono sempre fredde» borbottò Strahil. «Non combatto per arricchire gli altri ed è il ferro che vince le guerre.»
    La Ruas'Eastera, vide Vhalkhardt, si rivolse al tetrarca con un divertito colpo d'occhi: «Oh, Strahil...sai benissimo che il ferro, da solo, non si muove. Ti serve l'oro.»
    Pronunziava il nome del Tetrarca con una divertente inflessione, rendendolo qualcosa di vicino ad uno sconclusionato “Strà-yl”.
    Vhalkhardt ghignò dietro la maschera.
    «Mia cugina Hilda non è bambolina, state in guardia» affermò Siegfrid, recuperando l'uso delle voce dopo alcuni momenti di silenzio. «Lei potrà anche apparirvi tale, forse avrete le vostre personali ragioni per vederla in quell'errata guisa ma la porcellana, come la dite voi, nasconde l'acciaio. Ve ne accorgerete.»
    Lord Strahil Der Magyar soffocò uno sghignazzo divertito. «Diciamo piuttosto che la porcellana nasconde un assetto invalutabile e sulla carta la signora di Armageddon ha ai suoi ordini uno degli eserciti più vasti e meglio versati nella guerra agli Orki di tutta questa regione dell'Imperium.»
    «Indubbiamente» commentò Vendas, che a Vhalhardt parve per un momento essere pensieroso. «Come stavo dicendo prima d'essere interrotto...il vostro reggimento, commissario-colonnello, attaccherà all'altezza della Depressione di Riezath'Yhah fra tre ore esatte.»
    «Come mai questa fase di latenza? Le mie ragazze si muovono con quasi un'ora e mezzo di ritardo rispetto alle forze del generale Horatio.»
    Lord Vendas, vide l'ufficiale natio di Krieg, gli rivolse un cenno degli occhi. «Avete creduto che vi avrei spedito all'attacco senza una solida copertura e solo con l'ausilio dei vostri piedi e delle vostre baionette? No, commissario-colonnello. Mi occorre che reggiate l'urto, non che veniate spazzati via durante l'avvicinamento al bersaglio.»
    «Mi assegnate del supporto?»
    «Avrei potuto farvelo presente anzitempo, so che cosa state pensando, e darvi più tempo per predisporvi. Potete lamentarvene, siete libero di farlo, ma agire alla luce del giorno avrebbe potuto risultare nello svelare con troppo anticipo le mie mosse all'Esercito Continentale di Ynnor.»
    Quello era un comportamento atipico.
    «Quindi avete agito di nascosto?»
    Lord Vendas tagliò l'aria innanzi a sé con un lento gesto del braccio sinistro. «Prediligerei che voi usaste la dizione “con il favore delle tenebre”, grazie.»
    Quella specifica cambiava davvero ogni cosa.
    Certo.
    «Tutto il Sessantottesimo Reggimento della Legione d'Acciaio di Armageddon, minus maximum duo compaginae, vi assisterà nel vostro attacco. Ho definito tre ore di latenza perché il 15esimo Reggimento di Fanteria d'urto della Black-Watch di Altavista Hylsydea deve terminare la sua marcia per unirsi alle forze in partenza dal Castrvm
    «Dopo una marcia, non saranno in condizione di battersi al cento percento della loro efficacia, lord Vendas.»
    «Questo è un dettaglio irrilevante» determinò il Primo Signore Militante. «Al di là del fatto che il generale Andraj Tsrichòv farà in modo che voi non incontriate una strenua resistenza, ciò che mi occorre è che occupiate quel Punto Saliente.»
    «Intende operare uno sbarramento d'artiglieria sul fronte dell'Esercito Continentale?»
    «Per essere esatti, presumo voi la conosciate in modo uguale nella pratica ma sotto un diverso nome, la manovra che ho stilato si chiama “avanzata coperta”. L'artiglieria precede l'avanzata delle truppe, fornendo una copertura costante.»
    Oh, capisco.
    «E voi siete certo che funzionerà?»
    Lord Vendas appose l'indice sulla Depressione. «Quando disponete di una media di cinquecento calibri pesanti per singolo chilometro quadrato, commissario-colonnello, il mio personale consiglio è di non sprecare tempo a chiedere dove sta riparando l'armata a voi opposta ed in quale stato il nemico si trovi.»
    «Citate il Lord Solar Ingarondìr Tsar Whitehall?»
    «Sì.»

    Edited by dany the writer - 2/2/2016, 15:32
  12. .
    CITAZIONE
    Attacco o proprio "attracco"?

    Attracco, Pavone ^.^
    L'attracco è l'atto di portare una nave in porto ed assicurarla alla banchina.

    CITAZIONE
    Sembra di origine francese XD

    Ed invece è un po' quel-che-capita ed un po' greco xD
    Chronos è greco antico per "tempo, nel senso di tempo cronologico" ed era il Titano padre di Zeus e tutti gli altri Dei, figli suoi e di Gaia.
    Il chronometròn, per i solariani, è quello che noi conosciamo come "orologio".

    CITAZIONE
    Molto al naturale la tizia

    Potrebbe non esserlo, Pav?
    E' la buonissima Madre-Natura! xD
    Perché dovrebbe vestirsi d'artificio, quando la natura è il suo peplo ed il suo vestito?
    Oltre al fatto che LE PIACE TANTISSIMO sfoggiare e flashare le sue divine grazie solo per trollare la gente normale.
    Quando sei una dea, nello specifico una dea naturale, non ha un gran senso della vergogna e puoi avere il fisico da giunonica fotomodella tutte le volte che vuoi.

    CITAZIONE
    Che cosa figa avere due cuori XD

    Yup! xD

    Anche se rende terribilmente difficile per i pochi medici che studiano anche l'anatomia Jarichan (una festa per gli occhi, i jarichan nudi!) operarli in maniera efficace.
    E' difficile determinare il loro battito cardiaco, dato che è duale, così come fare loro trasfusioni efficaci: hanno QUATTRO sistemi circolatori sempre attivi e due di riserva, dovuti al terzo organo mio-cardico/respiratorio incastrato tra i due cuori ed i tre polmoni principali.

    CITAZIONE
    Leggendo la prima parte ero tipo: l'ansia. Povero Xan -.-" e povero bozzolino di Ayarra!

    La prima parte l'ho costruita apposta per dare un senso di ansia, quindi sono felicissimo che abbia avuto quell'effetto e che poi la tensione si stemperi nella conversazione.

    Siamo lì lì a vedere Xanie che contempla se non fare niente -BEST HERO EVER MUTHAFUCKAS- o se invece dichiarare guerra al governo di 6 galassie per salvare Imiva dalla prigionia.

    Ayarra, invece, ci mostra che cosa succede se tu NON sei un/a jarichan, NON sei il suo prediletto Xanie "Mannaggia a Te Xanie Dove Sono i Miei Nipotini" e sei quel tanto stupido da metterti a parlarle.
    Dice subito quanto lei ci valuti sopra alla sua personalissima gente: davvero meno di niente.
    Ed è una lavorazione leggera, comunque.
    In una prima versione Tanit faceva scoppiare Ayarra come un palloncino soltanto perché aveva l'ardire d'aprir bocca in sua presenza.
    L'ho un po' ingentilita.

    Mi fa piacere che ti sia piaciuto! Allora al prossimo POV!
    Vado a scriverlo!
    ...forse...
  13. .
    ...trollone di pesto-landia...
  14. .
    Che si ritenga fortunato.

    Grrr, le mie Nozze Rosse sfumate nell'aria...!
  15. .
    FAREWELL, GOOD WRITERS! MAY YOU FIND YOUR WORTH IN THE SN'S WORLD...
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